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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 01-08-2006, 18.34.28   #21
VanLag
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Riferimento: ..qualche riflessione..

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Originalmente inviato da gyta
Mi piacerebbe, se ti andrà VanLag, a tal proposito che accennassi a quelli ch'erano stati invece i tuoi sentori di dove subodorassi andassero a parare le direttive di tale suggerimento del 'conosci te stesso', quelle che hai immaginato e che hai sentito non venissero sufficientemente indagate qui assieme.
Grazie per la tua domanda.............

Molto in sintesi la conoscenza di ciò che siamo cambia il nostro senso di identità rompendo il legame col nostro apparato psico-somatico e facendoci esondare in tutto ciò che ci circonda al punto che, quando diciamo io non pensiamo più al nostro corpo/mente ma pensiamo a tutto il quadro nel quale siamo immersi.
Il processo di crescita e di acculturamento ci rinchiude sempre più nel corpo-mente causando lo stesso dolore che proverebbe l’infinito ad essere chiuso in un vaso o che proverebbe una bellissima principessa o un guerriero ad essere rinchiusi in uno specchio, prigionieri di una dimensione limitata, piatta, vuota di significato.
L’indagine su se stessi serve a cancellare le nozioni errate che ci sono state fornite per ricondurci alla nostra dimensione, diciamo, spirituale, cioè molto più grande e vasta di quella nella quale siamo finiti.
E’ stata indicata come la via maestra perché ha buone possibilità di successo in quanto si scontrano il vero contro il falso, cioè ciò che realmente siamo contro ciò che abbiamo finito per credere di essere.

VanLag is offline  
Vecchio 02-08-2006, 17.17.48   #22
gyta
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Originalmente inviato da VanLag
Molto in sintesi la conoscenza di ciò che siamo cambia il nostro senso di identità rompendo il legame col nostro apparato psico-somatico e facendoci esondare in tutto ciò che ci circonda

Il processo di crescita e di acculturamento ci rinchiude sempre più nel corpo-mente causando lo stesso dolore che proverebbe l’infinito ad essere chiuso in un vaso

L’indagine su se stessi serve a cancellare le nozioni errate che ci sono state fornite per ricondurci alla nostra dimensione

..ciò che realmente siamo contro ciò che abbiamo finito per credere di essere.

Grazie a te per aver posto mano ad un punto così importante come l'introspezione.. e per avermi reso partecipe dei tuoi passaggi !!

Mi sembra di cogliere molto vicine le nostre sintesi di riflessione,
ponendo invece accento in modo leggermente differente a quello che sembrerebbe il medesimo punto.

Io sottolineo il processo di pulizia dai pensieri sottintendendoli frutto della storia personale e dei condizionamenti sociali-culturali di cui fa parte lo stesso processo d'apprendimento del comune pensare-sentirsi (tramite la formazione del carattere-personalità, la crescita ad 'individuo adulto/formato'), verso un "sé" vergine al quale poter approdare come nocciolo principale di un'identità "pura" sottostante ("pura" come "pulita", esente da forme-pensiero apprese nel percorso dello sviluppo mentale). Presupponendo in ciò una fede (dell'uomo che segue il 'conosci te stesso') in una sottostante esistente (seppur latente) "identità" che possa seppur non in modo totale divenire (il più) coscientemente libera da ogni sorta di schemi in (/verso) un sentire -- seppur ancora mentalmente filtrato (poiché ancorato comunque all'interpretazioni degli stessi stimoli-sensi al cervello) -- il più fluidamente privo di separazioni.
Questa lettura-percorso sembra prevedere un punto d' "arrivo" non solo come libertà dalla non originalità dell'essere sé medesimi (ammesso possa esistere un "essere sé" privo di struttura sottostante di stretta interconnessione di ciò che si <<"è">> con ciò che <<"è" d' "attorno">> !!) ma sottintendere che tal punto -che tu ben espliciti con " rottura dei legami // spaccatura al parvente senso d'identità"- sia e coincida con una differente "identità" punto di partenza verso la reale scoperta dell'essere sé, di ciò che significa che è l'essere; sino ad un sottile tendere di tale percorso verso un ulteriore sottostante livello sottile sottintendente la possibilità dell'essere(identità-pulita) di giungere alla piena scoperta di ciò che sia Reale. [Difficile riuscire a spiegarmi meglio..]
Probabile che parte di tale percorso sia ciò che sottintendi con "pensare attraverso/entro il totale quadro cui siamo immersi" rapportandolo presumibilmente al passo (mio) di "libertà da sovrastrutture, nell'ampliamento-scoperta di quell'infinitezza del sentire-essere (cui progressivamente prende spazio il senso d'identità dell'essere)". Ed a questo punto ci si chiede se nell'intenzioni di quel "conosci te stesso" vi fosse già insita ben altra consapevolezza taciuta quella di un punto di partenza dove il linguaggio-pensiero muta il suo corso verso un "nuovo" sentire dell'essere (o meglio ancora: verso un "nuovo" Essere!), ben al di là della "semplice" pulizia da preconcetti-addestramento mentale-interpretativo..

Fosse una "fede" in un linguaggio "altro"??
Fosse, quindi il raggiungimento di ciò che si riassume 'banalmente' in Realizzazione,
e più espressamente sintetizzato in scoprire/"Divenire" la Realtà stessa??

Ed ancora, in tutto questo si ravvisa un'altrettanto sottostante fortissima fede
che la Realtà* e l'Essere siano la medesima "Sostanza".. (sennò perché mai la fede nel percorso introspettivo di chiunque verso sé???) !!!!



Gyta

*Realtà intesa come sia Totalità sia come "tangibile"
-Anche se di fronte tale sondare spingono lecite domande
tipo il nuovo re-indirizzare del significato da ridefinire di "Realtà" (!)
Scemano le figure classiche rappresentative del linguaggio..
Urge una definizione chiarimento ulteriore di cosa andiamo ad intendere con Reale..

Non è ancora una visione "parziale" costretta al linguaggio mentale-interpretativo medesimo?
Ehm... meglio che stoppo qui..
gyta is offline  
Vecchio 02-08-2006, 20.48.58   #23
VanLag
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Originalmente inviato da gyta
*Realtà intesa come sia Totalità sia come "tangibile"
-Anche se di fronte tale sondare spingono lecite domande
tipo il nuovo re-indirizzare del significato da ridefinire di "Realtà" (!)
Scemano le figure classiche rappresentative del linguaggio..
Urge una definizione chiarimento ulteriore di cosa andiamo ad intendere con Reale..
Non è ancora una visione "parziale" costretta al linguaggio mentale-interpretativo medesimo? Ehm... meglio che stoppo qui..
La Realtà è ciò che è (anche la materia che sembra morta), prima durante e dopo la nostra interpretazione. La realtà è il mondo senza il velo di Maya. Ma il velo di Maya è la nostra interpretazione e se la eliminiamo dalla scena ecco che non sappiamo più distinguere tra noi che percepiamo, l’atto di percezione ed il percepito.
Guardiamo un albero e senza il senso di identità che ci separa dall’albero, (io sono VanLag e non sono l’albero), non sappiamo più se siamo noi che guardiamo l’albero o se è l’albero che guarda noi o se noi siamo l’atto dell’osservare….. Eppure ci siamo!

Il tutto messo in parole è anche semplice. Se il processo di crescita ci ha condotti a credere di essere-questo o essere-quello, la scoperta di ciò che siamo ci riporta all’essere-in-se-e-per-se, cioè l’uno-senza-un-secondo.
Il prezzo da pagare è quell’identità che abbiamo faticosamente costruito nel corso di tanti anni, di tante lotte, di tanti sforzi, quello che ci è sembrato persino che fosse un nobile scopo da costruire e difendere. In realtà quell’identità comparata con la realtà dell’essere risulta solo un fascio di memorie e di abitudine, noiosa nella sua limitatezza e ripetitività, assurda nelle sue paranoie ed idiosincrasie, ridicola nei suoi sogni di infinito e di eternità, patetica nella sua fragilità che nasconde dietro maschere di forza e di durezza, del tipo: - voi non sapete chi sono io – eppure tanto amata, cercata e difesa forse proprio per la sua futilità.

A me ha dato una percezione di questa fusione Douglas Harding permettendomi di avere esperienza di questa identità allargata, questa fusione con la realtà. E’ stata un’esperienza perché è iniziata ed è finita ma l’odore era quello giusto…. quello, cioè, descritto in tutti i libri canonici advaitini. (In effetti sono molto bravo a “liquefarmi” nella natura e nelle cose materiali che mi circondano ma rifiuto la simbiosi con gli uomini in un atto di difesa. E se rifiuto gli uomini la fusione torna a scindersi in dualità – io e gli altri –)

Il lavoro di cui tu parli di introspezione e di conoscenza dei propri processi psicologici credo sia altrettanto valido ed importante e forse è proprio quello che mancava a me, non saprei dire…. Non sono molto bravo in introspezione.

Per me comunque è certo che la scoperta, l’evoluzione, la catarsi, la realizzazione, o comunque la si voglia chiamare passa per questo processo di conoscenza di se stessi. E se vuoi anche questo è conforme ai cammini sapienziali.

Beh la smetto anche io di sproloquiare….. anche perché sono concetti con un certo spessore.

VanLag is offline  

 



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