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Vecchio 17-07-2006, 14.02.31   #1
Pirrone85
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Una riflessione sull'ateismo

Riporto dalla prefazione del libro di Carlo Tamagnone “Ateismo filosofico nel mondo antico” (ed. Clinamen)


“Va ribadito che il mondo ateo è effettivamente (e purtroppo) segnato, in larga parte, da atteggiamenti che sono perlopiù “contro” la religione piuttosto che “per” ciò che l’ateismo offre in termini di visione del mondo, che si coniuga con quella libertà metafisica che di esso è presupposto fondamentale. In altre parole, è maggioritario, oggi come ieri, un ateismo che si qualifica per quello che nega piuttosto che per quello che propone, ovvero un ateismo di “protesta” piuttosto che “di proposta”. Noi pensiamo, al contrario, che un ateismo razionale e consapevole dovrebbe “storicizzare” la religione piuttosto che combatterla e per alcuni versi persino accoglierne certe risposte antropologiche, analizzandole alla luce della ragione e della storia della specie homo sapiens nelle sue origini e nei suoi sviluppi.
Tra due estremi abbastanza ben definiti (un ateismo realizzato nella condotta della vita in termini di inconsapevolezza concettuale ed un altro che sia il frutto di una riflessione teorica) emerge una domanda di carattere pragmatico ed etico che potrebbe essere così enunciata: “E’ possibile non soltanto fare a meno di Dio sul piano della coscienza individuale, ma anche su quello generale, promuovendo nel consorzio umano dei valori alternativi alla religione che realizzino meglio una qualche forma di eudemonismo largamente diffuso ed eticamente ineccepibile?”. Ovvero: “E’ possibile costruire una società senza Dio e nello stesso tempo assolutamente libertaria, la quale pur facendo a meno dei “valori morali” fissati dalla fede religiosa, abbia almeno le stesse o maggiori chances di costruire una società giusta e volta al maggior bene dei cittadini?”. Si tratta di una domanda più o meno formulata esplicitamente che ha caratterizzato il dibattito tra gli atei in ogni tempo e che però “oggi” è più difficilmente ponibile dopo le disastrose esperienze dell’ “ateismo di stato”, sia durante la rivoluzione francese e sia durante i cosiddetti “socialismi reali” del XX secolo. Da un punto di vista storico questa possibilità sembrerebbe infatti clamorosamente smentita, ma bisogna tuttavia domandarsi se ciò non sia avvenuto perché proprio quei regimi che hanno imposto l’ateismo erano a loro volta delle religioni (culto della Dea Ragione o culto del “proletariato”) o perlomeno delle pseudo-religioni, nel loro ricorso costante alla violenza ideologica (e per alcuni versi con pretese “salvifiche” non molto dissimili alla soteriologia cristiana stessa che si intendeva combattere). L’ateismo autentico, in quanto assertore di libertà metafisica (che sta alla base d’ogni altra libertà umana) ha un senso soltanto ed esclusivamente se è in grado di condurre sul piano sociale all’affermazione e alla diffusione della libertà in ogni suo aspetto e ad ogni livello.”


Cosa ne pensate?
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Vecchio 17-07-2006, 17.10.19   #2
Heraclitus
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Una cosa è certa.

Atei (o agnostici, ma nella vita pratica il risultato è uguale) non si diventa, al massimo si ri-diventa.

Perchè atei si nasce.

Nessun bambino appena nato crede in dio.

Esistono persone che dicono "Io credo che esistano il cielo, la terra, le piante, gli animali e l'uomo e ciò che essi fanno (vivere, avere sentimenti, morire...) perchè ho le prove di ciò. Poi ci sono cose (dei, draghi, unicorni...) che dato che non li ho mai visti e non ho prove di essi, io penso che non esistono con alte probabilità ma SOPRATTUTTO che in quanto tali trovo inutile che io mi debba comportare in un certo modo (andare in luoghi sacri, vivere e amare con persone d'ugual sesso...) solo perchè queste entità ce lo hanno detto (magari con minacce di castighi eterni)".
Dato che nessun dio ha dato prove della sua esistenza in modo che si possa dire che esiste il dio cristiano e non quello musulmano o quelli indù o egizi, ciò dovrebbe dire che nessun dio vuole che noi uomini dobbiamo credere in lui.

L'etica, cioè come gli uomini devono comportarsi per vivere bene nel mondo, lo dice l'espressione stessa, è una cosa che DIPENDE dagli uomini (dunque non un solo uomo o un solo gruppo) e dal mondo, i quali mutano, e che quindi non si può ridursi a leggi immutabili. E' questo ciò che distingue un ateo da una semplice persona contro le religioni.
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Vecchio 18-07-2006, 10.30.19   #3
Elijah
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Una cosa è certa.
[...]
atei si nasce.

Nessun bambino appena nato crede in dio.

Sicuro?

In cosa consiste la credenza in Dio?

Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me.
(Gesù in Giovanni 14:11)

Si tratta di una simbiosi.
Come un bimbo appena nato è ancora un tutt'uno con propria madre, e assieme a lei vive e cresce,
così anche un credente è un tutt'uno con Dio.

Un figlio che crede ciecamente a quanto gli dice un genitore, assomiglia ben poco ad una persona atea.

Un bambino che muore, non viene abbandonato da Colui che è.

Una citazione che non mi dispiace:

I bambini sanno com’è fatto Dio, ma arrivano in un mondo che fa di tutto per farglielo dimenticare il più fretta possibile.

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Vecchio 18-07-2006, 16.25.06   #4
Heraclitus
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Messaggio originale inviato da Elijah


Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me.
(Gesù in Giovanni 14:11)

Si tratta di una simbiosi.
Come un bimbo appena nato è ancora un tutt'uno con propria madre, e assieme a lei vive e cresce,
così anche un credente è un tutt'uno con Dio.

Un figlio che crede ciecamente a quanto gli dice un genitore, assomiglia ben poco ad una persona atea.

Un bambino che muore, non viene abbandonato da Colui che è.

Una citazione che non mi dispiace:

I bambini sanno com’è fatto Dio, ma arrivano in un mondo che fa di tutto per farglielo dimenticare il più fretta possibile.


Sai elia, io conosco vari figli di non credenti. Loro mi hanno detto che nella loro infanzia i loro genitori non hanno MAI detto a tali figli "ora vi faccio imparare che dio non esiste e che tutte le persone che ci credono sono nel torto".

Loro li hanno fatto crescere facendoli apprezzare ciò che di bello c'è nella vita e nelle emozioni che essa dà senza mai parlare di dio, a favore o contro.

Tali genitori hanno detto ai loro figli la prima volta che questi ultimi gli chiedevano perchè gli altri compagni e amici facevano catechismo e religione:
"loro hanno sentito parlare da altri uomini che qualcuno ha creato il mondo e ci vuole bene e per ricambiarlo lo cantano e pregano. Io questo qualcuno non l'ho visto. Tu puoi pensare CIO' CHE VUOI, cosa ne pensi?"

E i figli hanno risposto più o meno così "Non ci ho mai pensato,ma non penso che anche se lui esista, voglia che qualcuno creda in lui. Il mondo a volte è bello a volte è brutto, se lui si preoccupasse di noi dovrebbe farsi vedere almeno una volta ogni anno o no? Non penso di far male verso di lui se vivo felice cogli altri anche se non penso che lui ci sia. Dato che vivere una volta è possibile, forse si può vivere ancora dopo morti, ma io sono già contento delle cose che vedo qui e ora.Io sono già contento."
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Vecchio 19-07-2006, 00.39.23   #5
odos
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Re: Una riflessione sull'ateismo

Citazione:
Messaggio originale inviato da Pirrone85
Riporto dalla prefazione del libro di Carlo Tamagnone “Ateismo filosofico nel mondo antico” (ed. Clinamen)


“Va ribadito che il mondo ateo è effettivamente (e purtroppo) segnato, in larga parte, da atteggiamenti che sono perlopiù “contro” la religione piuttosto che “per” ciò che l’ateismo offre in termini di visione del mondo, che si coniuga con quella libertà metafisica che di esso è presupposto fondamentale. In altre parole, è maggioritario, oggi come ieri, un ateismo che si qualifica per quello che nega piuttosto che per quello che propone, ovvero un ateismo di “protesta” piuttosto che “di proposta”. Noi pensiamo, al contrario, che un ateismo razionale e consapevole dovrebbe “storicizzare” la religione piuttosto che combatterla e per alcuni versi persino accoglierne certe risposte antropologiche, analizzandole alla luce della ragione e della storia della specie homo sapiens nelle sue origini e nei suoi sviluppi.
Tra due estremi abbastanza ben definiti (un ateismo realizzato nella condotta della vita in termini di inconsapevolezza concettuale ed un altro che sia il frutto di una riflessione teorica) emerge una domanda di carattere pragmatico ed etico che potrebbe essere così enunciata: “E’ possibile non soltanto fare a meno di Dio sul piano della coscienza individuale, ma anche su quello generale, promuovendo nel consorzio umano dei valori alternativi alla religione che realizzino meglio una qualche forma di eudemonismo largamente diffuso ed eticamente ineccepibile?”. Ovvero: “E’ possibile costruire una società senza Dio e nello stesso tempo assolutamente libertaria, la quale pur facendo a meno dei “valori morali” fissati dalla fede religiosa, abbia almeno le stesse o maggiori chances di costruire una società giusta e volta al maggior bene dei cittadini?”. Si tratta di una domanda più o meno formulata esplicitamente che ha caratterizzato il dibattito tra gli atei in ogni tempo e che però “oggi” è più difficilmente ponibile dopo le disastrose esperienze dell’ “ateismo di stato”, sia durante la rivoluzione francese e sia durante i cosiddetti “socialismi reali” del XX secolo. Da un punto di vista storico questa possibilità sembrerebbe infatti clamorosamente smentita, ma bisogna tuttavia domandarsi se ciò non sia avvenuto perché proprio quei regimi che hanno imposto l’ateismo erano a loro volta delle religioni (culto della Dea Ragione o culto del “proletariato”) o perlomeno delle pseudo-religioni, nel loro ricorso costante alla violenza ideologica (e per alcuni versi con pretese “salvifiche” non molto dissimili alla soteriologia cristiana stessa che si intendeva combattere). L’ateismo autentico, in quanto assertore di libertà metafisica (che sta alla base d’ogni altra libertà umana) ha un senso soltanto ed esclusivamente se è in grado di condurre sul piano sociale all’affermazione e alla diffusione della libertà in ogni suo aspetto e ad ogni livello.”


Cosa ne pensate?

Gran bella vecchia questione questa.

Due osservazioni veloci:
si pensa spesso che i nostri predecessori fossero più ingenui di noi e che gli fosse sfuggito qualcosa, come in un perenne dialogo atemporale. Ma i nostri predecessori dicevano quello che dovevano dire, proprio come stiamo facendo noi, nel modo più esaurente possibile.
Ed eccoci qua ancora, eccoci qua ad utilizzare ancora una volta un aggettivo "autentico", l'ateismo autentico, che starebbe alla base di ogni libertà umana, addirittura umana (vorrei vedere che ne pensa un pigmeo).
Anche qui sembra esserci il carattere salvifico da cui ci si vorrebbe allontanare. Ma questo è un modo di pensare poco efficace. Quindi passo alla seconda conclusione.

Non riuscirei mai e poi mai a convincere nessuno che sarebbe un bene anche per lui una presunta libertà metafisica. Questo significa una cosa: l'illuminismo o il marxismo cercavano di cogliere l'esigenza e lo spirito di un epoca. L'ateismo autentico coglie l'esigenza e lo spirito di quelli che hanno letto qualche libro in più. Di conseguenza un suo proporlo non potrebbe che avere la forma dell'imposizione o di una sorta di "rivoluzione culturale", che forse ci ricorda qualcosa.

Secondo me bisognerebbe porre l'attenzione su due cose:

la prima è che la verità non agisce da sola e automaticamente. Non è che se si ha qualcosa di più ragionevole in mano, allora questo viene accolto indiscrimanatamente.

La seconda è che l 'ateismo autentico, non dice perchè TUTTI dovrebbero preferirlo. Fin quando non si comprenderà che questo non è il bene di tutti, si avranno persone che credono di avere la verità ETICA in mano, e la storia si ripeterà.
odos is offline  
Vecchio 21-07-2006, 00.50.17   #6
Elijah
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Sai...

Parlo arabo?
Bismi Allahi alrrahmani alrraheemi
Può anche darsi...

Credo che tu non abbia focalizzato quanto volevo dire con le mie parole.
Io parlavo di simbiosi, non di cosa uno dice, o pensa.
Parlavo di fatti.

Immagino che anche tra gli atei i figli siano in una prima fase dipendenti dei genitori (in realtà preferisco il termine "in simbiosi"), per poter crescere e maturare.
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Vecchio 23-07-2006, 11.51.28   #7
and1972rea
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Liberta’ religiosa e liberta’ metafisica discendono dalla stessa necessita’ per l’uomo di dover credere in qualche cosa; solo cosi’ i valori possono assumere un senso universale , e che queste religioni vogliano chiamarsi scienza, natura, ateismo, cristianesimo, buddismo , socialismo, giusnaturalismo etc…e’ perfettamente irrilevante ai fini della comunione fra gli uomini…l’importante e’ che gli uomini si ritrovino d’accordo su un qualche cosa in cui credere, sia nella pratica della dottrina che nella motivazione della loro fede.

Saluti
and1972rea is offline  
Vecchio 23-07-2006, 13.29.09   #8
alessiob
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Messaggi: 749
Forse Elijah non accetta l'idea dui essere stato ateo almeno per qualche anno

(ora si inzcazza........ )
alessiob is offline  
Vecchio 25-07-2006, 10.23.55   #9
diogenerasta
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Messaggi: 14
è diverso tempo che mi chiedo se dio possa esistere o meno, ma non riesco ad arrivare ad una risposta concreta. Questo non riuscire a comprendere mi sta facendo diventare matto....avete consigli?
diogenerasta is offline  
Vecchio 25-07-2006, 11.28.45   #10
VanLag
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Re: Una riflessione sull'ateismo

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Messaggio originale inviato da Pirrone85
“E’ possibile non soltanto fare a meno di Dio sul piano della coscienza individuale, ma anche su quello generale, promuovendo nel consorzio umano dei valori alternativi alla religione che realizzino meglio una qualche forma di eudemonismo largamente diffuso ed eticamente ineccepibile?”. Ovvero: “E’ possibile costruire una società senza Dio e nello stesso tempo assolutamente libertaria, la quale pur facendo a meno dei “valori morali” fissati dalla fede religiosa, abbia almeno le stesse o maggiori chances di costruire una società giusta e volta al maggior bene dei cittadini?”.
Credere che in assenza di indicazioni esterne, (la verità rivelata), l’uomo non sia etico e morale è un concetto che per millenni ci hanno fatto credere le religioni monoteiste, per convincerci della loro indispensabilità. In realtà l’etica e la morale sono presenti dentro ogni uomo come riflesso delle leggi naturali che ci circondano.
Dio è stato usato come sigillo per garantire la superiorità della fede sulla ragione, una sorta di imprimatur che garantisce la, passatemi il termine, “bontà del prodotto”, in realtà la potenzialità di farsi interprete del bene e del male è uguale per tutti gli uomini, anzi, possiamo dire che, chi ha fede, rifacendosi a concetti esterni al suo sentire, è spesso maggiormente confuso.

Ricordo inoltre che il Buddismo, pur essendo una religione a tutto tondo, prescinde dall’idea di Dio in quanto nel Buddismo il bene lo si cerca e lo si fa per la propria liberazione e non per dovere....

VanLag is offline  

 



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