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Vecchio 11-06-2006, 14.17.39   #1
Lucio Musto
Rudello
 
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Data registrazione: 08-01-2006
Messaggi: 943
Giobbe

Nel quotidiano, Giobbe viene indicato come l’archetipo della mitezza, della pazienza, della sopportazione passiva.

A me sembra invece di vedere in lui soprattutto l’immagine della certezza.

Giobbe è immagine dell’uomo che non capisce, che non sa spiegarsi il perché delle cose che gli accadono, ma ha fiducia, sconfinata, nel suo signore, nel suo dio.
Ed è incrollabile nell'abbandono in colui di cui si fida.

Come un bambino che picchiato dalla madre piange, ma egualmente cerca conforto nelle braccia di lei, così Giobbe soffre, nel corpo per l’effetto del male e nello spirito per l’incomprensione della moglie, e sa che questo è permesso da Dio.

Lui non sa perché, ma non importa. Dio lascia che accada, quindi viva Dio.

Che ne pensate?


Lucio Musto 9 giugno 2006 parole 124
Lucio Musto is offline  
Vecchio 24-06-2006, 16.49.28   #2
sorel
Ospite
 
Data registrazione: 10-06-2006
Messaggi: 31
Mi ha sempre affascinato la lettura di Giobbe perchè rinvia al concetto di colpa, un concetto non facile da affrontare e che non si presta a determinazioni.
Non è un caso che in greco il concetto di causa aitìa significhi colpa.
La colpa nella nostra "modernità" ha sempre il rimando ad una causa. Noi siamo o meglio vogliamo essere scientifici e pensiamo ad una causa e ad un effetto.
Nel caso di Giobbe abbiamo una pena e una immensa sofferenza senza colpa.
Kafka è riuscito a drammatizzare questo concetto di colpa metafisica e in qualche modo il personaggio rientra in un mondo dove lo spettro della colpa si aggira come un giudice che dispensa le sue "cure" agli ignoti colpevoli.
Ignorare una colpa non equivale a essere incolpevoli.
Espiare una colpa da innocente è credere in un ordine trascendente ma non per questo meno significativo.
Riconoscere un ordine anche se ingiusto è dargli dignità di giustizia.
Giobbe è significativamente antimoderno nella sua modernità.
La sua crisi lo porta all'impegno e il suo impegno è quello di un uomo situato che ha una gerarchia di valori in cui credere.
Nella lettura di Giobbe abbiamo una sorta di teodicea, una giustificazione dell'azione di Dio.
Questa riflessione di voler in qualche modo umanizzare Dio e divinizzare l'uomo sta forse uno dei grandi messaggi di quest'opera.
sorel is offline  
Vecchio 25-06-2006, 15.20.46   #3
SebastianoTV83
Utente bannato
 
Data registrazione: 11-05-2005
Messaggi: 639
beh, con tanta fiducia incrollabile e scriteriata, non guidata dalla ragione. basta un demone anche infimo ma bravo a sparar fuochi d'artificio per assicurarsi la schiavitù eterna di un Giobbe.. non confondiamo fede e fiducia con la cecità.
SebastianoTV83 is offline  
Vecchio 26-06-2006, 08.58.49   #4
sorel
Ospite
 
Data registrazione: 10-06-2006
Messaggi: 31
Cecità? Scusa Sebastiano ma in che senso parli di cecità?.
Ciao.
sorel is offline  
Vecchio 26-06-2006, 13.30.30   #5
and1972rea
Moderatore
 
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
Sono d’accordo con Rudello; non il Giobbe stupido e pusillanime credulone ( come pensa Sebastiano), ma il Giobbe cosciente bestemmiatore e’ il simbolo biblico della fede che agisce in lui e persino contro di lui.
La bestemmia di Giobbe e’ una vera e propria forma di preghiera, perche’ espressione della propria lotta contro se’ stesso verso il volere del suo dio; la via della fede indicata da Giobbe sembra dover passare proprio sopra e contro noi stessi ,anche attraverso la bestemmia, prima di giungere a Dio.

Saluti
and1972rea is offline  
Vecchio 26-06-2006, 19.03.00   #6
SebastianoTV83
Utente bannato
 
Data registrazione: 11-05-2005
Messaggi: 639
ma ci rendiamo conto che la divinità abramitica tortura Giobbe (uccidendone i figli, interrompendo vite come se fossero oggetti) solamente perchè Satana gli ha lanciato una sfida e lui ha ceduto. Satana ha preso bene per i fondelli Dio!
Dio è una divinità tronfia e inferiore, sicuramente creatrice e proprio per questo imperfetta, bisognosa della creazione per confermare il porprio status. Giobbe è un cieco che si fa guidare da un'altro cieco.
SebastianoTV83 is offline  
Vecchio 26-06-2006, 19.40.24   #7
sorel
Ospite
 
Data registrazione: 10-06-2006
Messaggi: 31
Caro sebastiano. il Giobbe che tu descrivi è quello prometeico o tragico. il quale sopporta ciecamente tutte le sofferenze inflitte da Dio.
Qua ci troviamo di frontre all'uomo razionale che conosce il limite, cioè l'azione giusta e da questa non deroga qualunque siano le conseguenze e l'atteggiamento di Dio. Entrambi agiscono non come ciechi ma come consapevoli che non servono ricompense o castigo ma che esiste una morale (kantiana) indipendente da una giustizia retributiva.
Non vedo cecità ma solo consapevolezza dei propri limiti che fanno di una persona la consapevolezza di sè e che sa guardare all'infuori di sè solo se conosce i confini di se stesso.
sorel is offline  
Vecchio 27-06-2006, 14.13.20   #8
SebastianoTV83
Utente bannato
 
Data registrazione: 11-05-2005
Messaggi: 639
beh, probabilmente è un testo che può lasciare aperte molte interpretazioni. Io ci vedo quella di un Dio sadico e di uno schiavo masochista.
SebastianoTV83 is offline  
Vecchio 27-06-2006, 16.47.08   #9
Elijah
Utente assente
 
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Data registrazione: 21-07-2004
Messaggi: 1,541
Citazione:
Messaggio originale inviato da Rudello
Che ne pensate?

C'era nel paese di Uz un uomo che si chiamava Giobbe. Quest'uomo era integro e retto*; temeva Dio e fuggiva il male.
(Giobbe 1:1)

Amèn, amèn, io vi dico che, in realtà Giobbe, non solo era un uomo integro e retto (vedi *), ma era l'uomo più integro e retto che si fosse mai visto sulla terra. Così veniva considerato.
Poi, essendo un po' esagerata la cosa, e poco credibile, che esistesse un uomo del genere, nel testo scrissero unicamente quanto troviamo sopra, ma il senso del libro di Giobbe non cambia.

Il libro fa rendere conto a tutti, prima di iniziare a raccontare qualsiasi fatto, di come Giobbe sia innocente, sia senza peccato, sia nel giusto, e che non ci sia un solo motivo per cui sia possibile condannarlo.

Insomma, la storia inizia con questa premessa: noi - lettori - sappiamo che Giobbe non ha colpe.

Cosa succede con l'evolversi del racconto?

L'innocente, inizia a soffrire...!

Come è possibile si chiedono tutti - Giobbe, gli amici di Giobbe, i lettori stessi, ecc.?

Giobbe afferma con tenacia la sua innocenza.

Sono innocente? Sì, lo sono!
(Giobbe 9:21)

Ma i suoi tre amici - Elifaz, Bildab e Zofar -, che possiamo considerare come i teologi moderni, insomma gli esperti del campo a quei tempi, non possono accettare l'idea che Dio - l'Onnipotente - possa permettere all'innocente di soffrire. Se uno soffre, è perché ha colpa, è perché ha peccato.
Non esiste proprio che l'innocente soffra, perché è Dio a permetterlo.
Per questo motivo, non credono a Giobbe e lo criticano quando dice di non avere colpe.

Cosa risponde Giobbe?

Oh, se faceste silenzio! Esso vi sarebbe contato come saggezza.
(Giobbe 13:5)

Fino a quando mi affliggerete e mi tormenterete con i vostri discorsi? Sono già dieci volte che m'insultate e non vi vergognate di malmenarmi. Ammesso pure che io abbia sbagliato, il mio errore concerne me solo.
Ma se proprio volete insuperbire contro di me rimproverarmi la vergogna in cui mi trovo, allora sappiatelo: chi m'ha fatto torto
e m'ha avvolto nella sua rete è Dio.

(Giobbe 19:2-6)

Questa innocenza da parte di Giobbe, e anche questa forma di ingiustizia che sta vivendo, non è evidente solo dal punto di vista di Giobbe, bensì anche dal punto di vista del lettore, che ha sempre ben in mente la premessa, in cui ci sta scritto, come Giobbe sia un uomo integro e retto.

La domanda che ora tutti si pongono è:
Perché?
Perché è possibile che avvenga tutto ciò?
Come mai Giobbe - innocente qual è -, soffre? Come mai Dio lo permette? Perché gli amici lo attaccano?
È Dio il colpevole della sofferenza dell'innocente?

Possiamo trovare una risposta?

La saggezza [divina], dove trovarla? Dov'è il luogo dell'intelligenza? L'uomo non ne sa la via, non la si trova sulla terra dei viventi. [...] Essa è nascosta agli occhi di ogni vivente, è celata agli occhi del cielo. [...] Dio solo conosce la via che vi conduce, egli solo sa il luogo dove risiede.
(Giobbe 28:12-13.21.23)

Io [Giobbe] grido a te [Dio], ma tu non mi rispondi!
(Giobbe 29:20)

L'Onnipotente mi risponda!
(Giobbe 31:35)

Non è cosa concernente l'essere umano, il venire a conoscenza del come mai.

Lo si capisce anche dal susseguirsi del racconto di Giobbe.
Dio, cosa fa? Risponde forse?

La risposta è no.

Dio, arriva, parla, fa un bel discorsetto a Giobbe, ma non risponde al problema della sofferenza.

Anche se alla fine dice agli amici di Giobbe una cosa interessante:
"La mia ira è accesa contro di voi, perché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe.
(Giobbe 42:7)

Giobbe, l'uomo che tutti i lettori sanno che è integro dal principio, alla fin fine viene considerato tale anche da parte di Dio, che gli da pure ragione a scapito degli amici.

Dio stesso ammette:
Sì, anche l'innocente soffre...
Anche chi non ha colpa soffre...

E il perché?
Il perché non ci è permesso saperlo.


Ecco il nucleo centrale - a mio avviso - del libro di Giobbe:
L'impossibilità di comprendere appieno la sofferenza dell'innocente, del come mai esista al mondo una cosa del genere, e l'impossibilità di voler attribuire questa colpa a Dio.

Citazione:
Rudello scrive
A me sembra invece di vedere in lui [Giobbe]...


Ciò che a me viene di norma in mente con il nome Giobbe, è il suo lamento, per la sofferenza che patisce senza un motivo evidente in questa realtà che ci circonda tutti.

Elijah is offline  
Vecchio 27-06-2006, 17.36.03   #10
turaz
Ospite abituale
 
Data registrazione: 24-11-2005
Messaggi: 3,250
"integro e retto"?
a mio parere è sicuramente egoico prima del suo dialogo con dio e "forte" di una fede "cieca" e non ragionata.



come la visione di un dio "iracondo" mi sembra... tanto l'esposizione scritta dell'ego umano...

ciao

Ultima modifica di turaz : 27-06-2006 alle ore 17.37.10.
turaz is offline  

 



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