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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 02-03-2007, 00.34.19   #1
Eschatos
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Data registrazione: 21-08-2006
Messaggi: 27
Malinconia Globalizzata

Ciao a tutti.
Volevo gettare un quesito in merito alla relazione che esiste tra la felicità individuale, o forse più umilmente, il benessere e la serenità nei confronti della vita e il rapporto con il mondo, non inteso come quello delle relazioni interpersonali e a "corto raggio", ma quello che entra in casa e nella nostra mente attraverso i media o con la manifestazione evidente di fenomeni più profondi (ad esempio: la presenza di stranieri interpretata come la realtà sempre più vicina di culture che consideravamo lontane, la povertà di certi luoghi da cui si fugge e il benessere di certi altri a cui si giunge; oppure la presenza di merci straniere nei supermercati come segno della debolezza, della scarsa vitalità di un'economia, o al contrario, della sua liberalità nel relazionarsi col mondo del mercato; o ancora la fioritura precoce in inverno come segno del surriscaldamento). Questi fenomeni, di cui vediamo solo la punta del'iceberg, sono frutto della globalizzazione tanto decantata e osteggiata nei nostri giorni, fenomeni incontrollabili e non intelleggibili nelle loro radici se non da tecnici delle diverse materie, ma non dall'uomo della strada. Per interpretare correttamente la mole di informazioni che riceviamo ogni giorno dal mondo esterno, quello del villaggio globale, si dovrebbe essere onniscenti e poter trovare un filo conduttore che riassuma tutto il chaos in un'unica visione storica globale.
A questo punto il singolo, la cui percezione o capacità di percepire e assimilare informazioni non credo vada veloce quanto la mole di informazioni in movimento nel mondo globalizzato, come può trovare la gioia di essere immerso in questo mondo? Percepirlo come suo e percepirsi attore, forse anche tentare di modificarlo.
Tempo addietro i quesiti che sorgevano dall'osservazione dei fenomeni restavano circoscritti alle località in cui tali fenomeni avvenivano, perché mancava la possibilità di estendere al mondo notizie su quello che avveniva dall'altra parte del globo e che, magari, era all'origine del fenomeno osservato. La spiegazione forse non si trovava e rimaneva l'enigma e lo sconcerto, oppure si spiegava in maniera soddisfacente per chi ne era partecipe, mentre ora di tutto si ha una spiegazione, ma nello stesso tempo la mole di interrelazioni tra le basi dei fenomeni si è accresciuta e le spiegazioni tecnicizzate, facendo in modo che la nostra possibilità di operare su di essi sfumi completamente e si resti attoniti nell'osservare la gigantesca complessità del mondo sovrastarci e muoverci.
Per farmi capire meglio e tentare di chiudere questa, forse delirante, introduzione accennerò al fatto che a volte, per la mia tendenza personale a non essere mentalmente coinvolto solo dal breve raggio d'azione della mia esistenza fisica ed emotiva, mi fermo ad ascoltare delle carestie, delle guerre, delle crisi atomiche, delle multinazionali, del surriscaldamento del pianeta e l'estinzione delle specie biologiche a rischio...della generale tendenza a porre l'incognita sul futuro. Tutto questo entra in casa nostra ogni giorno e so, o molti sanno e lo affermano, che è anche colpa della nostra indifferenza. Ma questo mi sconforta, a volte non riesco a gioire delle cose belle che mi succedono in una giornata perché so che il sistema in cui vivo è in crisi e, per quanto in grado di fare qualcosa per cambiarlo, mi sento come una goccia in un fiume che corre per sua naturale tendenza, senza poter veramente farlo fluire verso un'altra direzione.
Questa infelicità globale può entrare nella vita emotiva del singolo? Può influenzarla? L'uomo percettivamente ramificato fino agli estremi del mondo può gestire questa ramificazione riuscendo ad essere felice nel sua "regione umana emotiva" in cui vive e allo stesso tempo nel "globo oltreumano emotivo" che si insinua giornalmente nella sua mente? Dipende da un cambiamento che si deve operare dentro di sè o fuori di sè? Dovremmo sviluppare una nuova forma di emotività "al passo coi tempi"?(questa non è una domanda sensata, credo)
Lo chiedo per me ma anche per sapere se esiste in altri, forse descritta in maniera migliore, la stessa sensazione di spaesamento, di disarticolazione delle nostre sicurezze giornaliere in mille aspetti instabili e negativi del mondo, non in contatto con noi, ma di cui l'informazione globale ci rende impotenti spettatori fantasma, arrivando al punto di includere nei propri giorni una certa "malinconia del mondo moderno", come una patina psichica senza caratteri precisi che ti ricorda sempre che le cose che ti dominano stanno andando male e ogni giorno peggio.
Grazie e scusate la lunghezza.
Eschatos is offline  
Vecchio 05-03-2007, 12.31.20   #2
odissea
torna catalessi...
 
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Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
Riferimento: Malinconia Globalizzata

Ciao Eschatos, posso?



Molto interessante il tema che proponi.
Zigmun Bauman in uno dei suoi ultimi saggi (scusate ma non ricordo il titolo) definisce i cittadini globali (la società attuale, postmoderna) come una sciame di consumisti senza leader, senza ape regina: una sciame incontrollato e incontrollabile lasciato in balia di se stesso, o meglio, in balia di forze esterne di cui sono sconosciute le origini e il fine.

Mi trovo molto d'accordo con quanto hai scritto e a mio modesto parere la risposta è certamente affermativa; l'ambiente sociale e le dinamiche di massa che quotidianamente ci investono, influenzano la nostra vita psichica, eccome.

Dal mio punto di vista, prima ancora che parlare di mailinconia, metterei al primo posto l'angoscia che, ormai onnipresente su scala globale, filtra nei nostri pensieri come un virus intacca un organismo sano.
Il cittadino globale è angosciato e perennemente in ansia; quando è consapevole di se stesso può anche divenire malinconico, ma in genere no, si tiene stampato in faccia un finto sorriso che ha imparato dalla pubblicità, mentre nel cuore gli batte una brutta tachicardia.
Scusa, probabilmente esagero.

Diciamo che siamo di fronte a un grande smacco sociale, e forse ancor più un uno smacco storico. Si riteneva che il benessere economico e materiale avrebbe liberato l'uomo dai vincoli cui la povertà lo hanno sottomesso per secoli e che quindi una volta arricchita la società sarebbe stata felice. E invece no, non va così: abbiamo innescato qualcosa di così estraneo da noi stessi (la globalizzazione) che non abbiamo più il potere di fermarci ormai.
L'uomo sapiens sapiens, al culmine del suo sviluppo sociale-storico, ha perso il controllo quasi totalmente di ciò che accade intorno a lui: non so a te, ma a me questa cosa fa venire l'angoscia.



odissea is offline  
Vecchio 05-03-2007, 13.05.37   #3
acquario69
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Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
Riferimento: Malinconia Globalizzata

Citazione:
Originalmente inviato da Eschatos
Ciao a tutti.
Volevo gettare un quesito in merito alla relazione che esiste tra la felicità individuale, o forse più umilmente, il benessere e la serenità nei confronti della vita e il rapporto con il mondo, non inteso come quello delle relazioni interpersonali e a "corto raggio", ma quello che entra in casa e nella nostra mente attraverso i media o con la manifestazione evidente di fenomeni più profondi (ad esempio: la presenza di stranieri interpretata come la realtà sempre più vicina di culture che consideravamo lontane, la povertà di certi luoghi da cui si fugge e il benessere di certi altri a cui si giunge; oppure la presenza di merci straniere nei supermercati come segno della debolezza, della scarsa vitalità di un'economia, o al contrario, della sua liberalità nel relazionarsi col mondo del mercato; o ancora la fioritura precoce in inverno come segno del surriscaldamento). Questi fenomeni, di cui vediamo solo la punta del'iceberg, sono frutto della globalizzazione tanto decantata e osteggiata nei nostri giorni, fenomeni incontrollabili e non intelleggibili nelle loro radici se non da tecnici delle diverse materie, ma non dall'uomo della strada. Per interpretare correttamente la mole di informazioni che riceviamo ogni giorno dal mondo esterno, quello del villaggio globale, si dovrebbe essere onniscenti e poter trovare un filo conduttore che riassuma tutto il chaos in un'unica visione storica globale.
A questo punto il singolo, la cui percezione o capacità di percepire e assimilare informazioni non credo vada veloce quanto la mole di informazioni in movimento nel mondo globalizzato, come può trovare la gioia di essere immerso in questo mondo? Percepirlo come suo e percepirsi attore, forse anche tentare di modificarlo.
Tempo addietro i quesiti che sorgevano dall'osservazione dei fenomeni restavano circoscritti alle località in cui tali fenomeni avvenivano, perché mancava la possibilità di estendere al mondo notizie su quello che avveniva dall'altra parte del globo e che, magari, era all'origine del fenomeno osservato. La spiegazione forse non si trovava e rimaneva l'enigma e lo sconcerto, oppure si spiegava in maniera soddisfacente per chi ne era partecipe, mentre ora di tutto si ha una spiegazione, ma nello stesso tempo la mole di interrelazioni tra le basi dei fenomeni si è accresciuta e le spiegazioni tecnicizzate, facendo in modo che la nostra possibilità di operare su di essi sfumi completamente e si resti attoniti nell'osservare la gigantesca complessità del mondo sovrastarci e muoverci.
Per farmi capire meglio e tentare di chiudere questa, forse delirante, introduzione accennerò al fatto che a volte, per la mia tendenza personale a non essere mentalmente coinvolto solo dal breve raggio d'azione della mia esistenza fisica ed emotiva, mi fermo ad ascoltare delle carestie, delle guerre, delle crisi atomiche, delle multinazionali, del surriscaldamento del pianeta e l'estinzione delle specie biologiche a rischio...della generale tendenza a porre l'incognita sul futuro. Tutto questo entra in casa nostra ogni giorno e so, o molti sanno e lo affermano, che è anche colpa della nostra indifferenza. Ma questo mi sconforta, a volte non riesco a gioire delle cose belle che mi succedono in una giornata perché so che il sistema in cui vivo è in crisi e, per quanto in grado di fare qualcosa per cambiarlo, mi sento come una goccia in un fiume che corre per sua naturale tendenza, senza poter veramente farlo fluire verso un'altra direzione.
Questa infelicità globale può entrare nella vita emotiva del singolo? Può influenzarla? L'uomo percettivamente ramificato fino agli estremi del mondo può gestire questa ramificazione riuscendo ad essere felice nel sua "regione umana emotiva" in cui vive e allo stesso tempo nel "globo oltreumano emotivo" che si insinua giornalmente nella sua mente? Dipende da un cambiamento che si deve operare dentro di sè o fuori di sè? Dovremmo sviluppare una nuova forma di emotività "al passo coi tempi"?(questa non è una domanda sensata, credo)
Lo chiedo per me ma anche per sapere se esiste in altri, forse descritta in maniera migliore, la stessa sensazione di spaesamento, di disarticolazione delle nostre sicurezze giornaliere in mille aspetti instabili e negativi del mondo, non in contatto con noi, ma di cui l'informazione globale ci rende impotenti spettatori fantasma, arrivando al punto di includere nei propri giorni una certa "malinconia del mondo moderno", come una patina psichica senza caratteri precisi che ti ricorda sempre che le cose che ti dominano stanno andando male e ogni giorno peggio.
Grazie e scusate la lunghezza.

credo che la sensazione di spaesamento come dici tu esiste in tutti noi,vuoi perche in primo luogo siamo sommersi da informazioni al 99% volutamente false e secondo me anche dal fatto che viviamo in un epoca cosi veloce e folle che e' come se stiamo dentro un ciclone e non sappiamo ne dove appigliarci e ne dove andremo a cadere semmai questo ciclone smettesse..se mai!
io per esempio riesco solo a vivere alla giornata,pensare al cosidetto domani inteso come progetto per me non ha piu ragione di esistere e se ti fai due conti capisci che; quando sarai vecchio la pensione sara un semplice ricordo di chi ancora la poteva recepire,i nostri genitori potevano pensare di mettere da parte due soldi e con qualche sacrificio farsi una casa,ora fortunato chi ce la,perche pur volendo bisognerebbe aprire un mutuo di almeno 50 anni(se sei sicuro di avere un lavoro che nel frattempo ti permetta di pagarlo) ma gia questo sarebbe un assurdo,arriveresti all'eta di ottanta anni per dire di avere una casa tua! allora meglio che quei pochi soldi a disposizione te li godi tu anziche i strozzini legalizzati (banche) e poi ancora a brevissimo tempo sul futuro stesso del pianeta,non ci sono certo prospettive rosee...
acquario69 is offline  

 



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