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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 15-11-2007, 16.40.01   #21
kore
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Riferimento: i maschi seduttivi

Rimango dell'idea che da tempo immemorabile nella donna sia stata inculcato un imperativo categorico che resiste ai secoli e al progresso sociale e culturale: Io ti salverò! Per amor mio tu cambierai!
Quintali di film che narrano la realizzazione di un sogno, la Bestia che per amore si trasforma in principe azzurro. Una degenerazione dell'amore stilnovistico. Una tentazione irresistibile più della mela di Eva.
Nelle Relazioni Pericolose, Madame di Tourvel è attratta irresistibilmente dal libertino Valmont perché si illude di poterlo ricondurre alla virtù, di poterlo "salvare". E' innegabile che il Visconte sia un figone di prima categoria incarnato nel film da un bellissimo e succulento John Malkovich, peccato che la celestiale beghina, inesperta del mondo, cada nella trappola e poi muoia!
Gli esempi si possono moltiplicare all'infinito, non tutte sono abili come la saggia Sharazade che riesce a trasformare il sanguinario Sultano in un uomo giusto. Prima di lei ne sono morte a centinaia, stando al racconto.
Questi casi sono stati analizzati da una serie di psicologhe americane a partire dagli anni '70 ed è risultata un nuovo e misconosciuto disturbo ovvero: la dipendenza relazionale o co-dipendenza.
Il modello semplificato è questo: famiglia disfunzionale, padre alcolizzato, madre depressa, super-figlia che si occupa di tutto e di tutti e cerca, dove può, di metterci una pezza. Il modello è glorificato da films romanzi e quant'altro. Lei cresce con un'immensa voragine affettiva, ne ha viste di tutti i colori, ha imparato a vivere in un continuo clima di emergenza emotiva ed è completamente allo sbaraglio. Ha sviluppato però una capacità extra-sensoriale, riesce a captare un pazzo nel giro di 100 Km e a innamorarsene perdutamente. Sfiga garantita, clima di emergenza emotiva garantito, rifiuto o sfruttamento emotivo e fisico garantiti. Un bocconcino succulento per mettere alla prova l'io ti salverò, tu cambierai per amor mio. Si aprono le danze, la festa del triangolo di Karpmann, e finisce a schifìo. Ma laggiù, dietro l'angolo, c'è pronto un altro pazzo furioso in attesa di principessa azzurra da massacrare, e lei lo capta prontamente e tutto ricomincia.
Tutte queste donne hanno di solito un amico affidabile, buono e caro, di cui puntualmente non si innamorano perché non garantisce l'apporto adrenalitico necessario per mantenerle in vita senza farle sprofondare in quelle brutte depressioni che si manifestano nei periodi intermedi tra un pazzo e l'altro.
Chi riesce a cavarne le gambe lo fa dopo un lungo percorso simile a quello degli alcolisti-anonimi: psicoterapia individuale, gruppi di auto-aiuto, astinenza dagli uomini. Dopo un certo periodo alcune si recuperano e guariscono, altre invece, ormai cronicizzate, continuano con questo inferno fino alla morte.
Il modello sembra ottimo, verificabile quotidianamente, spiegherebbe molte cose. Peccato che non spiega perché certe donne non si recuperano.
Tralascio le teorie new-age della Norwood, che pensava di aver trovato la ricetta dell'amore eterno, ma poi ha divorziato e si è rinchiusa a studiare astrologia sfornando libri sul karma e la reincarnazione, nei quali afferma che se ti ostini con i pazzi è a causa del tuo karma.
In effetti il modello non è applicabile a tutte le donne. C'è anche chi sostiene che un pazzo nella vita sia fondamentale per la crescita di una fanciulla, che da lì in poi si fa scaltra e impara ad evitare le trappole.
In effetti sono poche quelle che non hanno mai avuto a che fare con questi gentili signori... Anche le più felici e sicure si sé ci sono cascate, almeno una volta nella vita e anche se per breve tempo.
Il mascalzone non è roba da dopo-guerra, ma è un archetipo universale che dovrebbe servire all'emancipazione e alla crescita della malcapitata fanciulla, secondo me è una trappola funzionale, non lo puoi prevedere (perché è multiforme e si cela dietro vari sembianti) e non lo puoi evitare prima di averlo "assaggiato".
Alzare il tiro, in questo caso, non serve a niente, prima o poi una ci inciampa.
Co-dipendenza, karma o archetipo universale (il famigerato Barbablù, per intenderci...) in ogni caso mi sembrano spiegazioni più interessanti rispetto a quella della mimica facciale.
Ma chissà, magari hanno ragione loro, le cause sono più banali di quelle ipotizzate finora da romantiche e combattive psicologhe anni sessanta. Certo, se così fosse, altro che nichilismo... Il sole in occidente sarebbe già tramontato da un pezzo, e siamo veramente, ormai, a notte fonda!!!
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Vecchio 15-11-2007, 17.48.33   #22
vagabondo del dharma
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Rimango dell'idea che da tempo immemorabile nella donna sia stata inculcato un imperativo categorico che resiste ai secoli e al progresso sociale e culturale: Io ti salverò! Per amor mio tu cambierai!
Quintali di film che narrano la realizzazione di un sogno, la Bestia che per amore si trasforma in principe azzurro. Una degenerazione dell'amore stilnovistico. Una tentazione irresistibile più della mela di Eva.
Nelle Relazioni Pericolose, Madame di Tourvel è attratta irresistibilmente dal libertino Valmont perché si illude di poterlo ricondurre alla virtù, di poterlo "salvare". E' innegabile che il Visconte sia un figone di prima categoria incarnato nel film da un bellissimo e succulento John Malkovich, peccato che la celestiale beghina, inesperta del mondo, cada nella trappola e poi muoia!
Gli esempi si possono moltiplicare all'infinito, non tutte sono abili come la saggia Sharazade che riesce a trasformare il sanguinario Sultano in un uomo giusto. Prima di lei ne sono morte a centinaia, stando al racconto.
Questi casi sono stati analizzati da una serie di psicologhe americane a partire dagli anni '70 ed è risultata un nuovo e misconosciuto disturbo ovvero: la dipendenza relazionale o co-dipendenza.
Il modello semplificato è questo: famiglia disfunzionale, padre alcolizzato, madre depressa, super-figlia che si occupa di tutto e di tutti e cerca, dove può, di metterci una pezza. Il modello è glorificato da films romanzi e quant'altro. Lei cresce con un'immensa voragine affettiva, ne ha viste di tutti i colori, ha imparato a vivere in un continuo clima di emergenza emotiva ed è completamente allo sbaraglio. Ha sviluppato però una capacità extra-sensoriale, riesce a captare un pazzo nel giro di 100 Km e a innamorarsene perdutamente. Sfiga garantita, clima di emergenza emotiva garantito, rifiuto o sfruttamento emotivo e fisico garantiti. Un bocconcino succulento per mettere alla prova l'io ti salverò, tu cambierai per amor mio. Si aprono le danze, la festa del triangolo di Karpmann, e finisce a schifìo. Ma laggiù, dietro l'angolo, c'è pronto un altro pazzo furioso in attesa di principessa azzurra da massacrare, e lei lo capta prontamente e tutto ricomincia.
Tutte queste donne hanno di solito un amico affidabile, buono e caro, di cui puntualmente non si innamorano perché non garantisce l'apporto adrenalitico necessario per mantenerle in vita senza farle sprofondare in quelle brutte depressioni che si manifestano nei periodi intermedi tra un pazzo e l'altro.
Chi riesce a cavarne le gambe lo fa dopo un lungo percorso simile a quello degli alcolisti-anonimi: psicoterapia individuale, gruppi di auto-aiuto, astinenza dagli uomini. Dopo un certo periodo alcune si recuperano e guariscono, altre invece, ormai cronicizzate, continuano con questo inferno fino alla morte.
Il modello sembra ottimo, verificabile quotidianamente, spiegherebbe molte cose. Peccato che non spiega perché certe donne non si recuperano.
Tralascio le teorie new-age della Norwood, che pensava di aver trovato la ricetta dell'amore eterno, ma poi ha divorziato e si è rinchiusa a studiare astrologia sfornando libri sul karma e la reincarnazione, nei quali afferma che se ti ostini con i pazzi è a causa del tuo karma.
In effetti il modello non è applicabile a tutte le donne. C'è anche chi sostiene che un pazzo nella vita sia fondamentale per la crescita di una fanciulla, che da lì in poi si fa scaltra e impara ad evitare le trappole.
In effetti sono poche quelle che non hanno mai avuto a che fare con questi gentili signori... Anche le più felici e sicure si sé ci sono cascate, almeno una volta nella vita e anche se per breve tempo.
Il mascalzone non è roba da dopo-guerra, ma è un archetipo universale che dovrebbe servire all'emancipazione e alla crescita della malcapitata fanciulla, secondo me è una trappola funzionale, non lo puoi prevedere (perché è multiforme e si cela dietro vari sembianti) e non lo puoi evitare prima di averlo "assaggiato".
Alzare il tiro, in questo caso, non serve a niente, prima o poi una ci inciampa.
Co-dipendenza, karma o archetipo universale (il famigerato Barbablù, per intenderci...) in ogni caso mi sembrano spiegazioni più interessanti rispetto a quella della mimica facciale.
Ma chissà, magari hanno ragione loro, le cause sono più banali di quelle ipotizzate finora da romantiche e combattive psicologhe anni sessanta. Certo, se così fosse, altro che nichilismo... Il sole in occidente sarebbe già tramontato da un pezzo, e siamo veramente, ormai, a notte fonda!!!

Il bello della co-dipendenza, che tu hai così bene illustrato, sta nel fatto che la relazione è problematica non solo perchè lei ripropone sempre lo stesso schema, succube della cosiddetta coazione a ripetere, ma anche perchè incontra un'altra persona che è vittima dello stesso schema, seppur interpretando una parte antitetica. Il mascalzone si innamora e cerca sempre una figura che gli faccia da genitore...
vagabondo del dharma is offline  
Vecchio 15-11-2007, 18.03.13   #23
iulbrinner
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Riferimento: i maschi seduttivi

"L'argomento non è nuovo....“Perchè le donne amano i mascalzoni, alla luce di una nuova ricerca sperimentale inglese." (arsenio)

Ma stai a vedere che il "macho" impenitente e reattivo che si era voluto cacciare dalla porta (lato nord - razionale) viene poi fatto rientrare sveltamente dalla finestra (lato sud - irrazionale) della casa femminea?
Forse la natura agisce per proprio conto, in barba alla cultura del tempo ed alle ideologie dominanti?

P.S. - Non sono domande, anche se lo sembrano: sono il mio punto di vista.
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Vecchio 15-11-2007, 19.47.16   #24
kore
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Originalmente inviato da vagabondo del dharma
Il bello della co-dipendenza, che tu hai così bene illustrato, sta nel fatto che la relazione è problematica non solo perchè lei ripropone sempre lo stesso schema, succube della cosiddetta coazione a ripetere, ma anche perchè incontra un'altra persona che è vittima dello stesso schema, seppur interpretando una parte antitetica. Il mascalzone si innamora e cerca sempre una figura che gli faccia da genitore...

Vero, il mascalzone rimane fulminato dalle cure amorevoli della donna che ama troppo. Innanzitutto lei è seducente, ordinata, apparentemente perfetta, spende miliardi in lingerie per il suo piacere, lavora onestamente, ha la casa pulitissima, mangia in orario. Tutte regole apparentemente rassicuranti. Ma poi, piano piano, questa dedizione totale viene avvertita come un prigione dorata, la donna che ama troppo cova aspettative che il mascalzone puntualmente delude, lei controlla lui, lui controlla lei, la frustrazione aumenta da ambo le parti. Lui continua con i suoi stravizi, continua a comportarsi sempre peggio, magari è pure geloso marcio e cerca di boicottare ogni tentativo di indipendenza da parte di lei, lui ha bisogno di lei come dell'aria che respira e viceversa. Ma lei non riesce a cambiarlo, lui non riesce a cambiare, il rancore cresce a dismisura e degenera spesso in violenza.
I due conoscono i passi della danza e si armonizzano alla perfezione, peccato sia una danza mortifera! Nessuno dei due riesce a interrompere la relazione se non con gesti drastici, tipo scappare di casa e sparire, salvo poi ricomparire per bisogno (tanto lei lo riprenderà subito in casa), oppure tornare a casa dei genitori o andare da un'amica, sopportando le telefonate, le minacce, i pedinamenti di lui fino magari a denunciarlo per molestie.
Questi sono casi spinti fino alle estreme conseguenze, ma una cosa è certa, con un mascalzone la passione è garantita!
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Vecchio 16-11-2007, 08.56.01   #25
vagabondo del dharma
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Vero, il mascalzone rimane fulminato dalle cure amorevoli della donna che ama troppo. Innanzitutto lei è seducente, ordinata, apparentemente perfetta, spende miliardi in lingerie per il suo piacere, lavora onestamente, ha la casa pulitissima, mangia in orario. Tutte regole apparentemente rassicuranti. Ma poi, piano piano, questa dedizione totale viene avvertita come un prigione dorata, la donna che ama troppo cova aspettative che il mascalzone puntualmente delude, lei controlla lui, lui controlla lei, la frustrazione aumenta da ambo le parti. Lui continua con i suoi stravizi, continua a comportarsi sempre peggio, magari è pure geloso marcio e cerca di boicottare ogni tentativo di indipendenza da parte di lei, lui ha bisogno di lei come dell'aria che respira e viceversa. Ma lei non riesce a cambiarlo, lui non riesce a cambiare, il rancore cresce a dismisura e degenera spesso in violenza.
I due conoscono i passi della danza e si armonizzano alla perfezione, peccato sia una danza mortifera! Nessuno dei due riesce a interrompere la relazione se non con gesti drastici, tipo scappare di casa e sparire, salvo poi ricomparire per bisogno (tanto lei lo riprenderà subito in casa), oppure tornare a casa dei genitori o andare da un'amica, sopportando le telefonate, le minacce, i pedinamenti di lui fino magari a denunciarlo per molestie.
Questi sono casi spinti fino alle estreme conseguenze, ma una cosa è certa, con un mascalzone la passione è garantita!


Eccezionale descrizione di situazioni che anche nella realtà ho visto molte volte.
vagabondo del dharma is offline  
Vecchio 16-11-2007, 10.19.54   #26
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...il rumore del mare...
 
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Quintali di film che narrano la realizzazione di un sogno, la Bestia che per amore si trasforma in principe azzurro. Una degenerazione dell'amore stilnovistico. Una tentazione irresistibile più della mela di Eva.
Nelle Relazioni Pericolose, Madame di Tourvel è attratta irresistibilmente dal libertino Valmont perché si illude di poterlo ricondurre alla virtù, di poterlo "salvare". E' innegabile che il Visconte sia un figone di prima categoria incarnato nel film da un bellissimo e succulento John Malkovich, peccato che la celestiale beghina, inesperta del mondo, cada nella trappola e poi muoia!
Gli esempi si possono moltiplicare all'infinito, non tutte sono abili come la saggia Sharazade che riesce a trasformare il sanguinario Sultano in un uomo giusto. Prima di lei ne sono morte a centinaia, stando al racconto.
Questi casi sono stati analizzati da una serie di psicologhe americane a partire dagli anni '70 ed è risultata un nuovo e misconosciuto disturbo ovvero: la dipendenza relazionale o co-dipendenza.
Il modello semplificato è questo: famiglia disfunzionale, padre alcolizzato, madre depressa, super-figlia che si occupa di tutto e di tutti e cerca, dove può, di metterci una pezza. Il modello è glorificato da films romanzi e quant'altro. Lei cresce con un'immensa voragine affettiva, ne ha viste di tutti i colori, ha imparato a vivere in un continuo clima di emergenza emotiva ed è completamente allo sbaraglio. Ha sviluppato però una capacità extra-sensoriale, riesce a captare un pazzo nel giro di 100 Km e a innamorarsene perdutamente. Sfiga garantita, clima di emergenza emotiva garantito, rifiuto o sfruttamento emotivo e fisico garantiti. Un bocconcino succulento per mettere alla prova l'io ti salverò, tu cambierai per amor mio. Si aprono le danze, la festa del triangolo di Karpmann, e finisce a schifìo. Ma laggiù, dietro l'angolo, c'è pronto un altro pazzo furioso in attesa di principessa azzurra da massacrare, e lei lo capta prontamente e tutto ricomincia.
Tutte queste donne hanno di solito un amico affidabile, buono e caro, di cui puntualmente non si innamorano perché non garantisce l'apporto adrenalitico necessario per mantenerle in vita senza farle sprofondare in quelle brutte depressioni che si manifestano nei periodi intermedi tra un pazzo e l'altro.
Chi riesce a cavarne le gambe lo fa dopo un lungo percorso simile a quello degli alcolisti-anonimi: psicoterapia individuale, gruppi di auto-aiuto, astinenza dagli uomini. Dopo un certo periodo alcune si recuperano e guariscono, altre invece, ormai cronicizzate, continuano con questo inferno fino alla morte.
Il modello sembra ottimo, verificabile quotidianamente, spiegherebbe molte cose. Peccato che non spiega perché certe donne non si recuperano.
Tralascio le teorie new-age della Norwood, che pensava di aver trovato la ricetta dell'amore eterno, ma poi ha divorziato e si è rinchiusa a studiare astrologia sfornando libri sul karma e la reincarnazione, nei quali afferma che se ti ostini con i pazzi è a causa del tuo karma.
In effetti il modello non è applicabile a tutte le donne. C'è anche chi sostiene che un pazzo nella vita sia fondamentale per la crescita di una fanciulla, che da lì in poi si fa scaltra e impara ad evitare le trappole.
In effetti sono poche quelle che non hanno mai avuto a che fare con questi gentili signori... Anche le più felici e sicure si sé ci sono cascate, almeno una volta nella vita e anche se per breve tempo.
Il mascalzone non è roba da dopo-guerra, ma è un archetipo universale che dovrebbe servire all'emancipazione e alla crescita della malcapitata fanciulla, secondo me è una trappola funzionale, non lo puoi prevedere (perché è multiforme e si cela dietro vari sembianti) e non lo puoi evitare prima di averlo "assaggiato".
Alzare il tiro, in questo caso, non serve a niente, prima o poi una ci inciampa.
Co-dipendenza, karma o archetipo universale (il famigerato Barbablù, per intenderci...) in ogni caso mi sembrano spiegazioni più interessanti rispetto a quella della mimica facciale.
Ma chissà, magari hanno ragione loro, le cause sono più banali di quelle ipotizzate finora da romantiche e combattive psicologhe anni sessanta. Certo, se così fosse, altro che nichilismo... Il sole in occidente sarebbe già tramontato da un pezzo, e siamo veramente, ormai, a notte fonda!!!

Ogni volta che leggo una di queste attentissime "analisi" mi viene immediatamente da pensare che spesso ci dimentichiamo che dietro ad ogni maschio c'è una mamma come c'è una mamma anche dietro ad ogni figlia femmina.

Ho letto tempo fà il saggio molto interessante di A. Naouri "Le figlie e le loro madri" dove tra l'altro scrive:
" E perchè trascurare l'aspetto che, meglio di qualsiasi artificio o di qualunque costruzione teorica, ci permette di comprendere la ferocia dell'attaccamento che il bambino, sia maschio che femmina, dimostra nei confronti della madre? Quando si esaminano con attenzione questi fenomeni[...] si capisce nel modo migliore per quale ragione la madre sia il primo oggetto d'amore del bambino.
[..] Infatti, se è vero che questo amore resta per sempre il modello originario sul quale verrà ricalcato ogni amore successivo, bisogna anche constatare che il destino amoroso del maschio è, naturalmente e fin dall'inizio, eterosessuale, mentre quello della femmina, altrettanto naturalmente, è omosessuale. L'impulso che quindi viene dato al primo lo costringerà soltanto ad una forma, certo più o meno problematica, di sostituzione; mentre quello stesso impulso dovrà, per la seconda, operare una svolta che sotto molti aspetti passerà necesariamente attraverso una conversione, anzi un tradimento che talvolta sarà una vera e propria acrobazia. [...] L'incontro di un uomo con una donna è sempre all'insegna del ritrovamento, mentre l'incontro di una donna è all'insegna dello scoperta. Al punto che, indipendentemente dal posto occupato da una donna nell'ordine degli incontri di un uomo, lei sarà sempre la seconda, e indipendentemente dal posto occupato dall'uomo nell'ordine degli incontri di una donna, sarà sempre il primo. L'interesse di questa svolta che coinvolge il nucleo fondamentale del rapporto edipico consiste nel fatto che, poichè riguarda tutti, interviene in modo ricorrente anche negli orientamenti sessuali successivi che non possono in alcun modo farla tacere o soppiantarla".
pallina is offline  
Vecchio 16-11-2007, 13.43.09   #27
kore
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E quali sono le conseguenze di questa teoria?
Mi interessa, perché io sono rimasta ferma a qualche anno fa. Conosco le teorie che prendono in considerazione il modello paterno per le donne e quello materno per l'uomo, ma a quanto pare sono datate.
In ogni caso i miei primi modelli d'amore conserverebbero i loro contorni inquietanti, quindi se mi dici che in fin dei conti le mie sfighe successive erano dovute a desiderio di scoperta, sarebbe per me motivo di speranza e consolazione. Non mi sentirei determinata o marchiata a vita dai modelli genitoriali che ho avuto e mi sentirei alquanto liberata. Niente karma, niente archetipi, niente modelli terrificanti, ma esplorazione, scoperta e crescita.
D'altra parte però bisognerebbe buttare l'occhio sulle madri dei nostri compagni per comprenderli meglio?
Mi piacerebbe che ci spiegassi meglio, magari con esempi pratici.
kore is offline  
Vecchio 17-11-2007, 15.34.28   #28
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E quali sono le conseguenze di questa teoria?
Mi interessa, perché io sono rimasta ferma a qualche anno fa. Conosco le teorie che prendono in considerazione il modello paterno per le donne e quello materno per l'uomo, ma a quanto pare sono datate.
In ogni caso i miei primi modelli d'amore conserverebbero i loro contorni inquietanti, quindi se mi dici che in fin dei conti le mie sfighe successive erano dovute a desiderio di scoperta, sarebbe per me motivo di speranza e consolazione. Non mi sentirei determinata o marchiata a vita dai modelli genitoriali che ho avuto e mi sentirei alquanto liberata. Niente karma, niente archetipi, niente modelli terrificanti, ma esplorazione, scoperta e crescita.
D'altra parte però bisognerebbe buttare l'occhio sulle madri dei nostri compagni per comprenderli meglio?
Mi piacerebbe che ci spiegassi meglio, magari con esempi pratici.

Si parte da molto lontano.

Al contrario dell'uomo la donna, da sempre, inconsciamente ha fatto i conti con il tempo. Il flusso mestruale è ciò che in lei, mese dopo mese, ha scandito il tempo preparandola a quell' "angoscia di morte" che la sconvolgerà nel momento in cui avrà un figlio. Tutte le donne sanno di essere portatrici di vita e di morte nel momento in cui mettono al mondo un figlio. Automatismi inconsci che risalgono alla notte dei tempi faranno sì che ogni figlia femmina porterà dentro di sè questa consapevolezza anche nel caso non abbia figli, anche nel caso non debba mai incontrare sessualmente un uomo, perchè per quanto non abbia messo a frutto la sua potenzialità ne è comunque portatrice grazie proprio al rapporto con sua madre. Sa che avrebbe potuto farlo se le scelte (proprie ma, ahimè, anche di altri) e le circostanze non glielo avessero impedito.
Ma nel momento in cui una donna diventa madre, in modo del tutto inconscio trasmette alla figlia femmina tutta la sua storia, già dal principio permeata dalla pressione dell'angoscia di morte, mentre al figlio maschio in quanto tale (oltre a potergli trasmettere soltanto una "parte" della sua storia) essendo privo "dell'angoscia di morte" (e quindi della percezione del tempo) dal momento in cui lui nasce la madre sentirà (inconsciamente, non dimentichiamolo mai) di doverlo proteggere. Ed è "uomo" per cui non dimentichiamo che SPESSO, attraverso lui, la madre fa il conto OLTRE che con le sue pulsioni e spinte aggressive verso l'altra specie (e cioè il proprio padre o il fratello e non ultimo il compagno), anche con quelle ereditate da SUA MADRE. Per questo motivo è facile capire per esempio quella dinamica familiare dove si osserva che il modo in cui una madre tratta il padre dei suoi figli sarà imitato dalla figlia femmina e porterà il figlio maschio a indurre la propria moglie a farlo nel momento in cui avranno a loro volta dei figli. Quello di cui non ci rendiamo conto è quanto siano fondamentali e importanti la figura paterna e il legame di coppia per una crescita equilibrata del bambino. Quando il legame di coppia è forte e soddisfacente la donna, attraverso il desiderio del proprio partner sarà naturalmente portata a dare la "giusta importanza" al figlio e a non essere proiettata completamente, solo ed esclusivamente verso di lui, tornando così a ricoprire il ruolo di "femmina" e non solo quello di "madre" imparando cioè a scindere i due ruoli. Allora il compagno riprenderà giustamente (e felicemente) il "suo ruolo": quello di essere "l'uomo" per lei e non soltanto "il padre" del figlio.

Per ora mi fermo qui perchè mi rendo conto che il discorso è complesso e molto articolato e non so nemmeno quanto possa essere stata chiara.
pallina is offline  

 



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