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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 20-02-2008, 17.25.28   #1
odissea
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Una relazione empatica è sempre possibile?

Salve a tutti!
Nelle ultime settimane ho seguito con interesse le discussioni (per lo più aperte da arsenio) che trattavano di comunicazione e relazione di aiuto. Mi rendo conto che tutto ciò che riguarda i rapporti interpersonali può sembrare spesso molto teorico e poco concreto; nella vita di tutti i giorni però, soprattutto per chi si occupa professionalmente di persone, concetti come empatia, accoglienza, disposizione all’ascolto, hanno un valore forte e vengono costantemente applicati; a volte queste predisposizioni nascono spontaneamente nella comunicazione, altre ancora (quando ci sono difficoltà) viene richiesto uno sforzo che implica una specie di “autodisciplina”.
E’ di queste altre volte che vorrei parlare e chiedervi consiglio: quando cioè la relazione è difficoltosa perché la persona che si ha davanti è così diversa da risultare incomprensibile, quindi in un certo qual modo difficilmente “accettabile”.
Non so se vi è mai capitato di trovarvi nella condizione dove sentite che ogni tentativo di empatizzare (calarsi nei panni dell’altro, cercare di comprendere le sue motivazioni e stati d’animo) fallisce, e fallisce per colpa vostra. Quotidianamente mi confronto con una persona che sento talmente lontana dal mio modo di essere, che ogni nostra comunicazione mi risulta pesantissima e mi richiede un continuo sforzo di monitorare gli stati d’animo che mi provoca: il suo comportamento tocca delle corde che mi urtano, violentemente anche. Tra l’altro dovrei essere in grado di offrire un aiuto a questo ragazzo, lo richiede il mio ruolo; invece ogni volta mi ritrovo a dover controllare le reazioni che mi suscita, scoprendo che queste celano (mi vergogno ad ammetterlo) sentimenti di fastidio, intolleranza e antipatia. Per quanto cerchi di sforzarmi e per quanto sia supportata da una equipé in gamba, mi rendo conto che non riesco ad uscire da questa specie di circolo vizioso. Delle volte ho la sensazione che questa persona semplicemente “non mi piace”, e mi sento in colpa, poco professionale.
Quello che mi/vi chiedo è questo: la relazione (anche nella vita quotidiana) è sempre possibile qual’ora vi sia uno sforzo sincero, oppure esistono dei casi dove è più sano mollare? Nella vita di tutti i giorni è più semplice, i conoscenti e gli amici si scelgono in base alle affinità, ma nel lavoro o in situazioni formali dove non è possibile scegliere, come si può fare?
In più mi domando se un professionista è legittimato a provare antipatia per un utente e, in questo caso, dovrebbe “abbandonare il campo”e “passare la palla ai colleghi"?
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Vecchio 21-02-2008, 09.43.28   #2
nevealsole
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Io talvolta ho mollato

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Quello che mi/vi chiedo è questo: la relazione (anche nella vita quotidiana) è sempre possibile qual’ora vi sia uno sforzo sincero, oppure esistono dei casi dove è più sano mollare? Nella vita di tutti i giorni è più semplice, i conoscenti e gli amici si scelgono in base alle affinità, ma nel lavoro o in situazioni formali dove non è possibile scegliere, come si può fare?
In più mi domando se un professionista è legittimato a provare antipatia per un utente e, in questo caso, dovrebbe “abbandonare il campo”e “passare la palla ai colleghi"?

Non so se sia più sano mollare, so che io ho mollato, un paio di volte almeno.
Credo che ci siano situazioni in cui si crea talmente tanta tensione che diviene difficile vedere le cose con distacco e ci si rende conto che le proprie reazioni sono estremizzate (ciò che da un'altra persona tollererei, da quella persona non lo tollero ma anzi mi tira fuori una rabbia incredibile).
Pur riconoscendo che può esserci il problema dell'altro di sentirsi rifiutato, per sostenere le situazioni dobbiamo essere pronti noi.
E' probabile che in questo momento tu abbia bisogno di comprendere meglio le tue reazioni ed emozioni nel particolare contesto che stai vivendo, ma non puoi farlo se ci sei dentro... non so spiegarti, è come se fosse necessario far decantare le emozioni prima di poterle analizzare e superare.
Cerca di non vivere l'altro come una sconfitta ("ma come, con tutti riesco e con lui no... è colpa sua") ma come un banco di prova per capire qualcosa in più su di te.
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Vecchio 21-02-2008, 10.25.01   #3
chlobbygarl
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Riferimento: Una relazione empatica è sempre possibile?

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Salve a tutti!
Quello che mi/vi chiedo è questo: la relazione (anche nella vita quotidiana) è sempre possibile qual’ora vi sia uno sforzo sincero
, oppure esistono dei casi dove è più sano mollare? Nella vita di tutti i giorni è più semplice, i conoscenti e gli amici si scelgono in base alle affinità, ma nel lavoro o in situazioni formali dove non è possibile scegliere, come si può fare?
In più mi domando se un professionista è legittimato a provare antipatia per un utente e, in questo caso, dovrebbe “abbandonare il campo”e “passare la palla ai colleghi"?
ahimè no, la relazione è non-sempre possibile quando lo sforzo sincero viene compiuto da entrambe le parti, dunque se ti riferisci ai tuoi sforzi compiuti da sola (solo?) il risultato che consegue è 'peggiore' anche con la migliore buona volontà.In situazioni senza via d'uscita io relativizzo la mia prima dell'altrui inadeguatezza, assumo abiti mentali adeguati ma 'candidi', che non sono la sincerità ma non sono nemmeno la menzogna, strutture leggere e diverse, ad intensificazione progressiva se il prosieguo del rapporto lo permette, lo rende opportuno, lo richiede.
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Vecchio 21-02-2008, 13.03.39   #4
odissea
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Riferimento: Io talvolta ho mollato

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Originalmente inviato da nevealsole
Non so se sia più sano mollare, so che io ho mollato, un paio di volte almeno.
Credo che ci siano situazioni in cui si crea talmente tanta tensione che diviene difficile vedere le cose con distacco e ci si rende conto che le proprie reazioni sono estremizzate (ciò che da un'altra persona tollererei, da quella persona non lo tollero ma anzi mi tira fuori una rabbia incredibile).
Pur riconoscendo che può esserci il problema dell'altro di sentirsi rifiutato, per sostenere le situazioni dobbiamo essere pronti noi.
E' probabile che in questo momento tu abbia bisogno di comprendere meglio le tue reazioni ed emozioni nel particolare contesto che stai vivendo, ma non puoi farlo se ci sei dentro... non so spiegarti, è come se fosse necessario far decantare le emozioni prima di poterle analizzare e superare.
Cerca di non vivere l'altro come una sconfitta ("ma come, con tutti riesco e con lui no... è colpa sua") ma come un banco di prova per capire qualcosa in più su di te.

cara nevealsole, grazie mille per aver risposto.
Accidenti.....faccio fatica anche solo a parlarne! Quello che dici è proprio esatto, questa persona mi suscita reazioni estreme, ed è vero che un certo comportamento lo tollererei da qualcun'altro, mentre con lui mi scatta la rabbia.
Sono razionalmente consapevole che il limite appartiene a me, se non altro, perchè dovrei essere io la "parte sana" della relazione e invece...dio ce ne scampi Uso la parola razionalmente perchè in realtà, nel turbinio di emozioni in cui questo rapporto mi precipita, chi sa che cosa vivo dentro di me. Se mi scatta antipatia e rifiuto, sicuramente è perchè attribuisco caratteristiche negative alla sua persona, ma sia ben chiaro: queste caratteristiche lui le ha davvero, è la negatività ad essere una percezione mia, un'attribuzione che dipende da me, da una mia lacuna.
Tra l'altro la situazione è seria perchè, se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i, mi rendo conto che non sto facendo altro che assecondare una sua modalità (malata) che è quella di distruggere le relazioni significative.
Sicuramente un bel banco di prova, sicuramente richiederà che lavori in questo momento più su me stessa che su di lui....una bella grana insomma
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Vecchio 21-02-2008, 13.27.58   #5
odissea
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Riferimento: Una relazione empatica è sempre possibile?

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Originalmente inviato da chlobbygarl
ahimè no, la relazione è non-sempre possibile quando lo sforzo sincero viene compiuto da entrambe le parti, dunque se ti riferisci ai tuoi sforzi compiuti da sola (solo?) il risultato che consegue è 'peggiore' anche con la migliore buona volontà.In situazioni senza via d'uscita io relativizzo la mia prima dell'altrui inadeguatezza, assumo abiti mentali adeguati ma 'candidi', che non sono la sincerità ma non sono nemmeno la menzogna, strutture leggere e diverse, ad intensificazione progressiva se il prosieguo del rapporto lo permette, lo rende opportuno, lo richiede.

Ti ringrazio molto
Mi fa riflettere questo tuo intervento.
Sento che in questo momento quello che non riesco a controllare è proprio la progressività, un'intensità che sia misurata, non a briglie sciolte.
Altra cosa su cui mi interrogo è questa: se il rapporto lo consente, come dici tu. Io credo che lo richiederebbe, se ne avverte la necessità, ma è fattibile?
E' da più di due anni che ci lavoriamo sopra, e alle volte ci pare di non aver mai mosso un passo dal punto di partenza, almeno non in avanti.
Non è facile compiere una scelta, perchè non è facile fare una valutazione obiettiva. Sappiamo (so) che questa situazione di stallo dipende in grossa misura da un'inadeguatezza nostra, personale; ci interroghiamo però se il tipo di ambiente in cui si svolge questa relazione, permetta un reale progresso, consenta di superare "il problema" (un rapporto che non funziona). Se così non fosse, si tratta di spostare questa persona da un'altra parte: ed ecco da dove deriva gran parte della pesantezza, perchè queste decisioni un peso ce l'hanno davvero, sono sacchi di cemento psicologico
Vestire abiti più leggeri: questo mi sembra un ottimo consiglio....cercherò di seguirlo...grazie mille.
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Vecchio 21-02-2008, 14.57.36   #6
espert37
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Riferimento: Una relazione empatica è sempre possibile?

Citazione da Odissea:

Tra l'altro la situazione è seria perchè, se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i, mi rendo conto che non sto facendo altro che assecondare una sua modalità (malata) che è quella di distruggere le relazioni significative.
Sicuramente un bel banco di prova, sicuramente richiederà che lavori in questo momento più su me stessa che su di lui....una bella grana insomma
Oggi 10.25.01

Carissima Odissea, Sicuramente è una gatta da pelare.Ma vale la pena a mio avviso, tentare in tutti i modi di pelarla. Come tu ben dici, cerca di lavorare su te stessa.Immaginati già da adesso quanta soddisfazione nella riuscita.
I compiti facili danno soddisfazione blande.
un cordiale saluto. espert37
espert37 is offline  
Vecchio 21-02-2008, 15.30.59   #7
hava
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Riferimento: Una relazione empatica è sempre possibile?

Tra l'altro la situazione è seria perchè, se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i, mi rendo conto che non sto facendo altro che assecondare una sua modalità (malata) che è quella di distruggere le relazioni significative...
[quote]


Cara Odissea, e' questa frase che mi aiuta a comprendere meglio il problema. Ci sono persone che hanno assunta per se stessi l'immagine di respinti e non-amati e con il loro comportamento cercano di preservarla. Quando li vogliamo avvicinare faranno del loro meglio per respingerci e ritrovarsi cosi' sulla consueta posizione di outsiders.
Alla base di questa situazione ci sono naturalmente esperienze distruttive.
Con il loro comportamento ci mettono alla prova ferendoci nei nostri punti piu' sensibili , specialmente se la relazione e' professionale. Solo noi possiamo giudicare se siamo capaci di continuare, e ci sono molti casi nei quali si decide negativamente, perche' anche i professionali sono esseri umani. L'importante e' di arrivare ad essere chiari con noi stessi. Cara Odissea, sono con te.
hava is offline  
Vecchio 21-02-2008, 15.39.50   #8
nevealsole
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Riferimento: Io talvolta ho mollato

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Originalmente inviato da odissea
Tra l'altro la situazione è seria perchè, se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i, mi rendo conto che non sto facendo altro che assecondare una sua modalità (malata) che è quella di distruggere le relazioni significative.

Questa è una cosa verissima, che anche io ho sperimentato.
Mi sembra fosse Hava, un po' di tempo fa, a suggerire che la relazione empatica si fonda su un mettersi nei panni dell'altro che non è "sentire con".
Non dubito affatto che le caratteristiche negative siano presenti in lui, credo solo che tu debba riuscire a neutralizzare l'effetto che hanno su di te: se poi ci riesci... dimmi come hai fatto!!!

nevealsole is offline  
Vecchio 22-02-2008, 09.01.26   #9
pallina
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Riferimento: Una relazione empatica è sempre possibile?

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Originalmente inviato da odissea
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Quello che mi/vi chiedo è questo: la relazione (anche nella vita quotidiana) è sempre possibile qual’ora vi sia uno sforzo sincero, oppure esistono dei casi dove è più sano mollare? Nella vita di tutti i giorni è più semplice, i conoscenti e gli amici si scelgono in base alle affinità, ma nel lavoro o in situazioni formali dove non è possibile scegliere, come si può fare?
In più mi domando se un professionista è legittimato a provare antipatia per un utente e, in questo caso, dovrebbe “abbandonare il campo”e “passare la palla ai colleghi"?

Io mi sono arresa. E devo dirti che, per esperienza diretta ( non so, chiaramente, se il mio ragionamento e il mio comportamento sono stati quelli giusti) nella vita di tutti i giorni non è affatto più semplice.
Penso che sia importante tenere sempre a mente che abbiamo dei limiti, non dobbiamo sopravvalutarci, perchè per quanto possiamo avere a che fare con una persona "disturbata" o semplicemente "mal disposta nei nostri confronti" questo non vuol dire che essa non sia intelligente e può avere sviluppato meccanismi di difesa e di offesa non tanto a noi sconosciuti quanto per noi tossici. Se questa tossicità è stata da noi "elaborata", riconoscendola quando compare, possiamo gestirla, altrimenti ci avvelena. L'impenetrabilità dell'altro, sia nel rapporto professionale che in quello familiare o amicale ci rimanda, secondo me, sempre ai nostri limiti non- o riconosciuti, comunque ad una nostra incapacità. E' il prendere atto di questo, il percepire che, in quel momento, l'altro è più forte di noi, che forse ci manda in crisi. L'Altro che ci costringe a tornare con i piedi per terra, che ci costringe forse ad ammettere che in noi c'è un pizzico latente di presunzione....tutto il nostro sapere, la nostra "preparazione professionale" si infrangono di fronte a quell'Altro "da noi" che non ci vuole. Si è capaci di accettare l'incapacità o la si vive come una sconfitta?
Non penso nemmeno che sia una questione di empatia. Penso che ci sia una sostanziale differenza tra chi lo è e spontaneamente "si offre" e chi, invece, cerca solo "un modo empatico" per "penetrare" nell'Altro. Chi mi dice che non percepisca la differenza e mi viva come un "invasore" e per questo, conseguentemente, mi rifiuti?
Ora, per quanto riguarda il rapporto lavorativo un professionista, se lo è veramente, dovrebbe capire quando è il momento di fare un passo indietro e di lasciare ad un altro. Lui può farlo. Questi "stop" forzati potrebbero essere anche la dimostrazione che, forse, si è arrivati ad un punto in cui la professionalità ha preso il sopravvento sulla nostra "umanità" e che forse dovremmo umilmente rifare il punto su di noi e riconsiderare, probabilmente, alcune cose...
Nei rapporti familiari, invece, penso non si possa e non si debba, MAI chiedere ad un altro di intervenire là dove noi abbiamo un blocco comunicativo. Questo, per me, non è possibile.
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Vecchio 22-02-2008, 09.33.13   #10
falbala48
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Riferimento: Una relazione empatica è sempre possibile?

Cara Odissea,
quando ho iniziato la terapia, ho fatto un colloqui preliminare proprio per vedere se io e lo psicologo che avrebbe dovuto seguirmi eravamo compatibili.
Io sono totalmente profana, ma se ho dovuto fare questo colloquio vuol dire che la possibilità di non piacersi sia già contemplata.
non penso sia un semplice passare la palla ai colleghi, ma piuttosto un atto di grande autoconsapevolezza, riconoscimento dei propri limiti, e professionalità
buona fortuna
falbala48 is offline  

 



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