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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 25-02-2008, 12.05.33   #1
arsenio
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Il dottor analfabeta

il dottor analfabeta

“Il dottor analfabeta” è un articolo apparso su Repubblica (M. Smargiassi – 6 – 2 – 2008): per una buona percentuale di laureati termini come “dirimere”, “duttile”, “faceto”, “prorogarsi”, che pur si trovano sui giornali sono parole opache e non capite.
Chi non sa maneggiare le parole, non legge e nemmeno si aggiorna, forse non sa maneggiare nemmeno gli strumenti necessari al suo mestiere: medici, insegnati,terapeuti,ecc. deprofessionalizzati. Al concorso per magistrati 3700 candidati sono stati bocciati. L' illetteralismo è la minaccia più grave del terzo millennio. Non saper scrivere nasconde il non leggere ed il non saper più leggere, di cui molti perfino si vantano perchè “leggere non serve a niente”; né si sa più confrontarsi in un'argomentazione orale. Appena 10 pagg. da studiare allarmano ogni studente. Scrivere è un modo di pensare diverso dal parlare. Non è trascrivere l'oralità in una sequenza di parole disordinate che non comunicano. Ma la situazione comunicativa oggi è veramente babelica.: il vocabolario di base per gl' italiani si aggira sulle 2000 parole. Includendo anche quelle meno usate si raggiungono 7000. Se nel discorso inseriamo parole non inusuali ma che non vi rientrano, non ci si fa capire da persone pur scolarizzate ma che hanno un'istruzione tecnica , che non s'interessano di scienze psicologiche, sociali, umane (saggistica, articoli, riviste specialistiche, conferenze., ecc. ). Per timore di apparire come “chi non sa” non resta loro che sminuire in vari modi ciò che non possono comprendere.

Figura emergente è l'analfabeta che si maschera da alfabetizzato. Come accorgersene? Chi non legge non studia, e parla male; di conseguenza pensa e vive male.
In realtà il declino delle capacità verbali è dovuto anche ai nuovi “saperi” di oggi: chat, telefonini, immagini, ecc. ) che non richiedono più la formulazione verbale. La pagina scritta annoia, i residui lettori e scriventi che usano in prevalenza la parola scritta sono pochi. C'è insofferenza per chi dimostra uno spirito analitico e una cultura divergente. Si è legati alle emozioni facili propinate dalla televisione. Gli studenti sono incapaci di scrivere su di un pensiero astratto in modo razionale.
Internet concede solo l'illusione di leggere e la complessità viene semplificata. Ci si allontana sempre più dalle realtà per un mondo illusorio. I mondi simulati sono terrificanti scenari di asocialità. e la tivù del consenso riconosce solo i programmi privi di contenuti, se non insensate baggianate.

In realtà non c'è nulla di nuovo: è una riedizione dell'”uomo a una dimensione” sotto mutate spoglie: l'homo virtualis insipiens”. Tecnologizzato, internettiano, campione del “taglia e incolla”, di wikipedie “fai da te”, di blog ultrakitsch, delle immagini volgari scagliate a milioni nel ciberspazio. “Videns” che non vede, “digitans” frenetico e in automatico,ignora il “cogito”. Trendy e imitato maestro del non-pensiero. Inconsapevole e modello ideale dell'immaginario collettivo postmoderno. Clone deindividualizzato e gregario, “appare” per mimetizzarsi con gli altri : non può lenire la sua solitudine ricorrendo a un salvifico mondo interiore mai posseduto. Superficiale e volgare,evade ogni responsabilità. Scambia ciò che crede di rappresentare con ciò che dovrebbe essere. Rigetta la cultura ed il pensiero profondo; si rilassa con la prevedibilità dei best seller o si stordisce ammazzando il tempo suo e di altri; dedito a dipendenze compulsive. Indifferente al mondo delle idee e dei ragionamenti logico-consequenziali.

Le “idee” sono state vinte. Servirono per esprimere ciò che si pensava, per espandere il pensiero, per confrontarsi con altre visioni del mondo senza doverle rifiutare a priori e tout court.
Oggi ne sono un succedaneo i pressapochismi e le immagini che oscurano l'immaginazione. Il cervello è in fuga verso i passatempi che escludono contenuti che richiederebbero troppo tempo e riflessione. L'intellettuale viene disinnescato con il definirlo “cattivo maestro” o si cerca di banalizzarlo. S'è dovuto ritirare quale testimone dell' irrilevanza del pensiero. In tempi di non -autori, di non-libri, di non -lettori,sono applaudite le ripetizioni analgesiche e non meditate, le esternazioni becere che non comunicano e la volgarità che fa sentire à al page. Pensieri alternativi disturbano le certezze infondate ed i pregiudizi,che hanno sostituito le idee che orientavano l'esistenza. L'eleganza del dire ha ceduto il posto alla parola persuasiva degl' imbonitori d'ogni “chiesa” e bottega. L'uomo si aliena proiettandosi sui modelli imposti e contrasta la solitudine partecipando alle condivise futilità. Chi vive la propria identità viene giudicato un deviante patologico rispetto al pensiero omologato. Già lo notarono i grandi critici della società americana degli anni '50. Testimoni e profeti delle menti eterodirette e dell' ormai indiscussa deriva politico-culturale dell'Occidente. Apocalittici e inascoltate cassandre come oggi i sapienti che prevedono la fine della vivibilità nell'habitat naturale.

La scuola è in reciproca dipendenza con la realtà sociale, ma l'adattarsi all'ambiente dev'essere flessibile e non imitativo in reciproci rimandi.
I sentimenti non esistono più: sono scambiati con un sentimentalismo illuso; un buonismo per false coscienze disimpegnate, lacrimose esibizioni strumentali dei politici e affini, l'apparire femmineo dei maschi vanesi, la fragilità disarmata dei maschi verso le avversità poste quotidianamente dalla vita.
L'”uomo della mente” è chi rispetta la propria e altrui soggettività; verso la realtà si pone con relativismo, possibilismo, selettività. Conosce le proprie modalità conoscitive; tollera e comprende le reciproche differenze ma non si astiene dal dire cose che ritiene vadano dette.
Non rinuncia ad individuare inganni e autoinganni. E' decentrato dall'unica realtà delle proprie convinzioni; aperto ad altre significazioni che non deraglino da corretti tragitti di pensieri; pronto ad accettare cambiamenti, revisioni e ridefinizioni. Continua ad apprendere , non è acritico conformista a modelli culturali e opportunismi.
E' impegnato a raggiungere una mente raziocinante e proteiforme, necessari per “saper essere nel mondo”
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Vecchio 25-02-2008, 15.29.49   #2
katerpillar
Ogni tanto siate gentili.
 
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arsenio
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Ci si allontana sempre più dalle realtà per un mondo illusorio. I mondi simulati sono terrificanti scenari di asocialità. e la tivù del consenso riconosce solo i programmi privi di contenuti, se non insensate baggianate.
katerpillar

Purtroppo, arsenio, è una sacrosanta verità l'interminabile sequela che hai avuto la pazienza di elencare, e la domanda che mi pongo è questa: mentre accadeva lo sfacelo del pensiero, mentre passava il noziosismo al posto della cultura ecc,....l'intellighenzia italiana...dove era? Per par Condizio, allora, dovresti aggiungere alla lista anche coloro che, pur potendolo, non hanno mosso un dito affinché la scuola non fosse più una scuola, la famiglia si disgregasse, i valori diventassero dei disvalori e il rispetto per il cittadino venisse calpestato e fatto scomparire dalla coscienza dei politici italiani.

Tutto si misura e si vuole con facilità e non più con il sacrificio, con l'egoismo e non più con l'onestà e la solidarietà. Un esempio eclatante è stato l'entrata in vigore dell'euro, su cui si è scatenato l'egoismo più sfrenato che sta mettendo l'Italia in ginocchio, avendo dimezzato il potere d'acquisto dello stipendio fisso. Ma, come vedi, tutti hanno fatto finta di nulla: dal governo Berlusconi che era in carica nel momento del passaggio, all'opposizione e ai sindacati che ora cercano l'aumento di 100 € diviso in tre anni, quando l'aumento per riportare al potere di acquisto precedente devessere il raddoppio dello stipendio..e subito.

Siamo arrivati al punto che a Milano un kg di pane costa 4,50 €, quando la farina costa 0,30 cent. Ma il panettiere, per giustificarsi ha affermato che aveva anche il pane da 3,00 €, quando prima il prezzo del pane era £. 1.500 = 0,75 €. Per contro, su un quiz televisivo ascoltiamo una studentessa universitaria, al quarto anno di lettere, affermare che il sole è un pianeta. Il bello che chissà quanta gente ci ha creduto e porterà quella convinzione, solo perché detta dalla televisione, alle generazioni future.

Ma in ultima analisi, caro arsenio, ripeto:...l'Intellighenzia italiana...dov'era? O più modestamente: noi cittadini dove eravamo e dove stiamo? Credo che la critica di Tommaso Padova Schioppa sui bamboccioni, oltre che per i quarantenni che stanno ancora attaccati alle vesti della mamma, devessere indirizzata a tutti gli italiani, con esclusione di quelli che stanno in pensione, perché, forse, la gran parte di loro se la sono meritata. Esclusi i baby pensionati.

Saluti.
Giancarlo.
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Vecchio 26-02-2008, 12.59.37   #3
bomber
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“Il dottor analfabeta” è un articolo apparso su Repubblica (M. Smargiassi – 6 – 2 – 2008): per una buona percentuale di laureati termini come “dirimere”, “duttile”, “faceto”, “prorogarsi”, che pur si trovano sui giornali sono parole opache e non capite.
Chi non sa maneggiare le parole, non legge e nemmeno si aggiorna, forse non sa maneggiare nemmeno gli strumenti necessari al suo mestiere: medici, insegnati,terapeuti,ecc. deprofessionalizzati. Al concorso per magistrati 3700 candidati sono stati bocciati. L' illetteralismo è la minaccia più grave del terzo millennio. Non saper scrivere nasconde il non leggere ed il non saper più leggere, di cui molti perfino si vantano perchè “leggere non serve a niente”; né si sa più confrontarsi in un'argomentazione orale. Appena 10 pagg. da studiare allarmano ogni studente. Scrivere è un modo di pensare diverso dal parlare. Non è trascrivere l'oralità in una sequenza di parole disordinate che non comunicano. Ma la situazione comunicativa oggi è veramente babelica.: il vocabolario di base per gl' italiani si aggira sulle 2000 parole. Includendo anche quelle meno usate si raggiungono 7000. Se nel discorso inseriamo parole non inusuali ma che non vi rientrano, non ci si fa capire da persone pur scolarizzate ma che hanno un'istruzione tecnica , che non s'interessano di scienze psicologiche, sociali, umane (saggistica, articoli, riviste specialistiche, conferenze., ecc. ). Per timore di apparire come “chi non sa” non resta loro che sminuire in vari modi ciò che non possono comprendere.

Figura emergente è l'analfabeta che si maschera da alfabetizzato. Come accorgersene? Chi non legge non studia, e parla male; di conseguenza pensa e vive male.
In realtà il declino delle capacità verbali è dovuto anche ai nuovi “saperi” di oggi: chat, telefonini, immagini, ecc. ) che non richiedono più la formulazione verbale. La pagina scritta annoia, i residui lettori e scriventi che usano in prevalenza la parola scritta sono pochi. C'è insofferenza per chi dimostra uno spirito analitico e una cultura divergente. Si è legati alle emozioni facili propinate dalla televisione. Gli studenti sono incapaci di scrivere su di un pensiero astratto in modo razionale.
Internet concede solo l'illusione di leggere e la complessità viene semplificata. Ci si allontana sempre più dalle realtà per un mondo illusorio. I mondi simulati sono terrificanti scenari di asocialità. e la tivù del consenso riconosce solo i programmi privi di contenuti, se non insensate baggianate.

In realtà non c'è nulla di nuovo: è una riedizione dell'”uomo a una dimensione” sotto mutate spoglie: l'homo virtualis insipiens”. Tecnologizzato, internettiano, campione del “taglia e incolla”, di wikipedie “fai da te”, di blog ultrakitsch, delle immagini volgari scagliate a milioni nel ciberspazio. “Videns” che non vede, “digitans” frenetico e in automatico,ignora il “cogito”. Trendy e imitato maestro del non-pensiero. Inconsapevole e modello ideale dell'immaginario collettivo postmoderno. Clone deindividualizzato e gregario, “appare” per mimetizzarsi con gli altri : non può lenire la sua solitudine ricorrendo a un salvifico mondo interiore mai posseduto. Superficiale e volgare,evade ogni responsabilità. Scambia ciò che crede di rappresentare con ciò che dovrebbe essere. Rigetta la cultura ed il pensiero profondo; si rilassa con la prevedibilità dei best seller o si stordisce ammazzando il tempo suo e di altri; dedito a dipendenze compulsive. Indifferente al mondo delle idee e dei ragionamenti logico-consequenziali.

Le “idee” sono state vinte. Servirono per esprimere ciò che si pensava, per espandere il pensiero, per confrontarsi con altre visioni del mondo senza doverle rifiutare a priori e tout court.
Oggi ne sono un succedaneo i pressapochismi e le immagini che oscurano l'immaginazione. Il cervello è in fuga verso i passatempi che escludono contenuti che richiederebbero troppo tempo e riflessione. L'intellettuale viene disinnescato con il definirlo “cattivo maestro” o si cerca di banalizzarlo. S'è dovuto ritirare quale testimone dell' irrilevanza del pensiero. In tempi di non -autori, di non-libri, di non -lettori,sono applaudite le ripetizioni analgesiche e non meditate, le esternazioni becere che non comunicano e la volgarità che fa sentire à al page. Pensieri alternativi disturbano le certezze infondate ed i pregiudizi,che hanno sostituito le idee che orientavano l'esistenza. L'eleganza del dire ha ceduto il posto alla parola persuasiva degl' imbonitori d'ogni “chiesa” e bottega. L'uomo si aliena proiettandosi sui modelli imposti e contrasta la solitudine partecipando alle condivise futilità. Chi vive la propria identità viene giudicato un deviante patologico rispetto al pensiero omologato. Già lo notarono i grandi critici della società americana degli anni '50. Testimoni e profeti delle menti eterodirette e dell' ormai indiscussa deriva politico-culturale dell'Occidente. Apocalittici e inascoltate cassandre come oggi i sapienti che prevedono la fine della vivibilità nell'habitat naturale.

La scuola è in reciproca dipendenza con la realtà sociale, ma l'adattarsi all'ambiente dev'essere flessibile e non imitativo in reciproci rimandi.
I sentimenti non esistono più: sono scambiati con un sentimentalismo illuso; un buonismo per false coscienze disimpegnate, lacrimose esibizioni strumentali dei politici e affini, l'apparire femmineo dei maschi vanesi, la fragilità disarmata dei maschi verso le avversità poste quotidianamente dalla vita.
L'”uomo della mente” è chi rispetta la propria e altrui soggettività; verso la realtà si pone con relativismo, possibilismo, selettività. Conosce le proprie modalità conoscitive; tollera e comprende le reciproche differenze ma non si astiene dal dire cose che ritiene vadano dette.
Non rinuncia ad individuare inganni e autoinganni. E' decentrato dall'unica realtà delle proprie convinzioni; aperto ad altre significazioni che non deraglino da corretti tragitti di pensieri; pronto ad accettare cambiamenti, revisioni e ridefinizioni. Continua ad apprendere , non è acritico conformista a modelli culturali e opportunismi.
E' impegnato a raggiungere una mente raziocinante e proteiforme, necessari per “saper essere nel mondo”

Non sono completamente d'accordo.
Infatti penso che persone che fanno una determinata professione e che tendono ad aggiornasi solo su quella non per forza devono sapere alcuni termini che non hanno modalità di incontrare.
Immagino che un ingegnere che legga solo libri di ingegneria, dove alcuni termini d'italiano non possono per nulla essere usati se non per esercizi stilistici d'altro canto inutili.
Tale ingenere potrebbe nel sua professionere essere bravissio anche se poi manca sulla lingua italiana.
Direi alla fine di tutto chi se ne frega, preferisco che un ing che faccia un ponte sia capace di farlo resistente piuttosto che un ing. che pur sapendo tutto sulla lingua italiana faccia dei ponti che crollano dopo due giorni dall'inaugurazione.Penso che il problema della lingua sia da considerarsi in secondo piano, molto più importnte la proffessionalità dei professionisti e che sappiano fare il loro lavoro.
Poi in aggiunta dico anche che basta che sappiano l'italiano di base, o per lo meno si facciano capire da chi di dovere.
bomber is offline  
Vecchio 26-02-2008, 15.58.12   #4
vero
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X Arsenio e Bomber

Ho avuto una strana impressione leggendovi entrambi,ossia che non stavate parlando della stessa persona,mi spiego:

Bomber,mi è sembrato che nel descrivere la persona,ne descrivevi solo la professione,le capacità lavorative,quasi come fosse stato una macchina..studi,competenze richieste,efficacità operativa...e quanto basta;dunque il resto era quasi superfluo,o non indispensabile,o non necessariamente richiesto..

Mentre Arsenio,per me,parla della persona,dell'essere umano nella sua interezza,non riassumendolo alle sue uniche "capacità"lavorative,ma ben aldilà di cio',là dove la persona rappresenta un "tutto",dentro e fuori la sua professione,che è solo parte di lui,e attraverso la quale è naturale che senta un richiamo dello spirito,una sete di conoscenze,indispensabili,se non alla professione,al suo stato di individuo,che non potrebbe mai accontentarsi di essere medico,ingegenere..di studi,di fatto..e ottuso per altro,perché la vita di un individuo non è solo competitività o competenze,almeno cosi sembra che sia per Arsenio..e anche per me.

Spero non avervi frainteso,ho solo trascritto la mia sensazione nel leggervi,se fosse il caso,me ne scuso anticipatamente.
véronique
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Vecchio 27-02-2008, 11.31.42   #5
arsenio
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Originalmente inviato da katerpillar
arsenio
katerpillar

Purtroppo, arsenio, è una sacrosanta verità l'interminabile sequela che hai avuto la pazienza di elencare, e la domanda che mi pongo è questa: mentre accadeva lo sfacelo del pensiero, mentre passava il noziosismo al posto della cultura ecc,....l'intellighenzia italiana...dove era? Per par Condizio, allora, dovresti aggiungere alla lista anche coloro che, pur potendolo, non hanno mosso un dito affinché la scuola non fosse più una scuola, la famiglia si disgregasse, i valori diventassero dei disvalori e il rispetto per il cittadino venisse calpestato e fatto scomparire dalla coscienza dei politici italiani.

Tutto si misura e si vuole con facilità e non più con il sacrificio, con l'egoismo e non più con l'onestà e la solidarietà. Un esempio eclatante è stato l'entrata in vigore dell'euro, su cui si è scatenato l'egoismo più sfrenato che sta mettendo l'Italia in ginocchio, avendo dimezzato il potere d'acquisto dello stipendio fisso. Ma, come vedi, tutti hanno fatto finta di nulla: dal governo Berlusconi che era in carica nel momento del passaggio, all'opposizione e ai sindacati che ora cercano l'aumento di 100 € diviso in tre anni, quando l'aumento per riportare al potere di acquisto precedente devessere il raddoppio dello stipendio..e subito.

Siamo arrivati al punto che a Milano un kg di pane costa 4,50 €, quando la farina costa 0,30 cent. Ma il panettiere, per giustificarsi ha affermato che aveva anche il pane da 3,00 €, quando prima il prezzo del pane era £. 1.500 = 0,75 €. Per contro, su un quiz televisivo ascoltiamo una studentessa universitaria, al quarto anno di lettere, affermare che il sole è un pianeta. Il bello che chissà quanta gente ci ha creduto e porterà quella convinzione, solo perché detta dalla televisione, alle generazioni future.

Ma in ultima analisi, caro arsenio, ripeto:...l'Intellighenzia italiana...dov'era? O più modestamente: noi cittadini dove eravamo e dove stiamo? Credo che la critica di Tommaso Padova Schioppa sui bamboccioni, oltre che per i quarantenni che stanno ancora attaccati alle vesti della mamma, devessere indirizzata a tutti gli italiani, con esclusione di quelli che stanno in pensione, perché, forse, la gran parte di loro se la sono meritata. Esclusi i baby pensionati.

Saluti.
Giancarlo.

Caro katerpilar

grazie del consenso: qui siamo sempre in meno a pensare alla società con un po' di criticismo. Alla fine rimarrò solo
Se mi hai seguito negli ultimi post (esempio l'ultimo per “vero” sull'educazione) affronto alcuni problemi che poni. In Italia gl' intellettuali, quali autorità indiscusse per alcune opinioni mirate a certi tipici problemi della società, specie italiani, in tempi di anti- illuminismo politico-culturale, sono definiti “cattivi maestri”. Tale avversione , ad esempio, è quasi unanime nei forum ... culturali. Se questi sono specchio della società, ciò la dice lunga Purtroppo sta spirando dappertutto un'aria retriva e da mentalità mai svecchiate.
Oltre il 50% degli italiani, abbagliato dal piccolo schermo, si sente rappresentato dall'”Italiano” per eccellenza: soldi e successo dal niente,con discutibile astuzia ( è vero hanno ragione i suoi seguaci che la cultura non serve) Beni raggiungibili da tutti - sorride e ammicca, se mi votate - non già per valori etici o intellettuali. E poi a qualcuno va bene un popolo non molto colto e critico. Gl' intelletuali non hanno e non avrebbero spazio nella tivù, come competere con presentatori, calciatori, autori di libri.- thras? E' come il circolo vizioso tra industria culturale e consumatore; domanda e offerta che si condizionano a vicenda in interdipendente effetto.
Non sono personaggi campioni di moralità e di eleganza personale che la cultura profonda e lungimirante concede; eppure sono assimilati come ideali modelli di vita. Abbracciati dai papi, ben più severi con altri che hanno le stesse trasgressioni coniugali.
Le responsabilità di una scuola mai riformata secondo le esigenze della società postindustriale è anche dei politici di ogni schieramento, delle famiglie, sempre in rimandi reciproci. Un insegnante creativo e innovatore, raro, deve adattarsi al lassismo generale,altrimenti gli fanno la vita molto difficile. Per esempio mia figlia educatrice di scuola materna: le sue proposte di un laboratorio creativo sono osteggiate soprattutto dai genitori che ritengono che creatività e fantasia siano tempo sprecato, per la società competitiva dei piccoli bulli aggressivi, delle bimbe mini-top model e veline, ecc. tutti approvati dagli sguardi amorevoli dei genitori. Il processo di deriva culturale è irreversibile. L'omologazione è totale. Noto anche il degrado culturale nei forum virtuali, nel corso dii otto anni.

L'euro sarebbe stato la nostra fortuna, se il giorno dell' entrata in vigore si sarebbero attuati efficaci controlli ; o si sarebbe ridotto a 1500 lire.
I Peter Pan, i mammoni, ecc. oggi ridenominati “bamboccioni” sono un fenomeno socioculturale tipico italiano,oltre che economico. Rimangono fino a 35 anni nella famiglia di origine, anche per connivenza dei genitori. Negli USA e altrove escono da casa a 18 anni, anche alla ventura e on the road.

arsenio is offline  
Vecchio 27-02-2008, 11.52.21   #6
arsenio
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Originalmente inviato da bomber
Non sono completamente d'accordo.
Infatti penso che persone che fanno una determinata professione e che tendono ad aggiornasi solo su quella non per forza devono sapere alcuni termini che non hanno modalità di incontrare.
Immagino che un ingegnere che legga solo libri di ingegneria, dove alcuni termini d'italiano non possono per nulla essere usati se non per esercizi stilistici d'altro canto inutili.
Tale ingenere potrebbe nel sua professionere essere bravissio anche se poi manca sulla lingua italiana.
Direi alla fine di tutto chi se ne frega, preferisco che un ing che faccia un ponte sia capace di farlo resistente piuttosto che un ing. che pur sapendo tutto sulla lingua italiana faccia dei ponti che crollano dopo due giorni dall'inaugurazione.Penso che il problema della lingua sia da considerarsi in secondo piano, molto più importnte la proffessionalità dei professionisti e che sappiano fare il loro lavoro.
Poi in aggiunta dico anche che basta che sappiano l'italiano di base, o per lo meno si facciano capire da chi di dovere.

non so se parli da lettore,d non-lettore che si vanta, da lettore “minimo,ecc. Comunque se “non leggi” saresti tra quei 80, 90% d' italiani. Per cui non solo leggere “non serve” ma è d'intralcio alla vita dell'uomo postmoderno tecnologico che riconoscerà solo le immagini, omologato, televidente, che ha ormai perduto certi saperi, certo ragionamento logico-sequenziale, ecc.

Una cerchia ristretta si ostina a dire che invece serve,eccome. Non solo per fini culturali, anche pratici. Sono i dissidenti, ormai pochi e senza voce in capitolo.: linguisti, pedagogisti, educatori, politici (rari e non di destra), selezionatori degli uffici personale, responsabili di risorse umane,ecc. Saper leggere-scrivere- leggere-ascoltare, sempre attività in reciproca interdipendenza, contribuiscono a eseguire meglio qualsiasi mestiere.: una diagnosi scritta in modo chiaro e senza ambiguità, una prescrizione di farmaci, una sintesi fulminea colta ascoltando una conferenza con rapidi appunti, prendere la parola in pubblico, scrivere una lettera efficace. Avere una flessibilità mentale che solo la lettura può favorire, ecc. Ora anche nelle aziende si accorgono che i laureati in filosofia hanno una visione più duttile verso certi problemi. Più di chi ha una formazione scientifica. In America fanno corsi di cultura generale ai manager .Infine per certe categorie leggere farebbe parte del mestiere: professionisti per aggiornamenti richiesti, medici,insegnanti. Ecc. Farebbe acquisire anche una maggior abilità nel leggere in Internet,sebbene tale tipo di lettura non c'entri molto con quella cartacea.

arsenio is offline  
Vecchio 27-02-2008, 16.36.44   #7
Martino Giusti
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Originalmente inviato da arsenio
non so se parli da lettore,d non-lettore che si vanta, da lettore “minimo,ecc. Comunque se “non leggi” saresti tra quei 80, 90% d' italiani. Per cui non solo leggere “non serve” ma è d'intralcio alla vita dell'uomo postmoderno tecnologico che riconoscerà solo le immagini, omologato, televidente, che ha ormai perduto certi saperi, certo ragionamento logico-sequenziale, ecc.

Una cerchia ristretta si ostina a dire che invece serve,eccome. Non solo per fini culturali, anche pratici. Sono i dissidenti, ormai pochi e senza voce in capitolo.: linguisti, pedagogisti, educatori, politici (rari e non di destra), selezionatori degli uffici personale, responsabili di risorse umane,ecc. Saper leggere-scrivere- leggere-ascoltare, sempre attività in reciproca interdipendenza, contribuiscono a eseguire meglio qualsiasi mestiere.: una diagnosi scritta in modo chiaro e senza ambiguità, una prescrizione di farmaci, una sintesi fulminea colta ascoltando una conferenza con rapidi appunti, prendere la parola in pubblico, scrivere una lettera efficace. Avere una flessibilità mentale che solo la lettura può favorire, ecc. Ora anche nelle aziende si accorgono che i laureati in filosofia hanno una visione più duttile verso certi problemi. Più di chi ha una formazione scientifica. In America fanno corsi di cultura generale ai manager .Infine per certe categorie leggere farebbe parte del mestiere: professionisti per aggiornamenti richiesti, medici,insegnanti. Ecc. Farebbe acquisire anche una maggior abilità nel leggere in Internet,sebbene tale tipo di lettura non c'entri molto con quella cartacea.

Salve,
ho letto condividendo tutto ciò che hai scritto. Oggi la lettura è considerata tempo SPRECATO.
Lo vedo in uno dei miei figli che mi canzona un po' quando parlo della lettura invitandolo a non leggere solo di sport ma di leggere leggere leggere. Qualunque cosa, dai romanzi rosa alla divulgazione più o meno scientifica. Per farsi un'opinione sua confrontando idee scritte con idee "parlate" con i suoi amici. La lettura allarga indiscutibilmente gli orizzonti, fà pensare e quindi olia il cervello facendolo andare più spedito.La capacità di sintesi poi viene da se.
Bene.
E adesso? Dovremo tornare alla societa delle immagino con i cantastorie che ci "raccontano" di come Aladino sbaragliò i quaranta ladroni?
Spero che no, ma credo che sì.
Care cose.
Martino Giusti is offline  
Vecchio 28-02-2008, 12.02.37   #8
arsenio
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Originalmente inviato da Martino Giusti
Salve,
ho letto condividendo tutto ciò che hai scritto. Oggi la lettura è considerata tempo SPRECATO.
Lo vedo in uno dei miei figli che mi canzona un po' quando parlo della lettura invitandolo a non leggere solo di sport ma di leggere leggere leggere. Qualunque cosa, dai romanzi rosa alla divulgazione più o meno scientifica. Per farsi un'opinione sua confrontando idee scritte con idee "parlate" con i suoi amici. La lettura allarga indiscutibilmente gli orizzonti, fà pensare e quindi olia il cervello facendolo andare più spedito.La capacità di sintesi poi viene da se.
Bene.
E adesso? Dovremo tornare alla societa delle immagino con i cantastorie che ci "raccontano" di come Aladino sbaragliò i quaranta ladroni?
Spero che no, ma credo che sì.
Care cose.

Ora dovrei ancora smentirmi; perfino nei forum virtuali ogni tanto c'è qualche voce in controtendenza , che non giudica il libro un reperto della preistoria ti ringrazio. Oggi è difficile dare consigli per stimolare i figli alla lettura.
Ricordo che a mia figlia non ho mai impartito suggerimenti o imposizioni, ma solo l'esempio che secondo me rimane la forma educativa più efficace. Mi vedeva più spesso con in mano un libro che con il telecomando per far zapping. Così già dopo l'adolescenza è diventata una lettrice selettiva e raffinata, alla ricerca di libri che coincidano con i suoi personali gusti letterari (non di best seller imposti dall'industria culturale). Così per altre esigenze educative.

Ma oggi rapidamente si evolve l'involuzione culturale e le seduzioni della moda, delle tendenze, dell'omologazione tecnologica sempre più pervasiva e. obbligatoria, ecc.. Ed è veramente quasi impossibile sottrarre i figli alle suggestioni mediatiche della pubblicità, e soprattutto dell' esempio dato dal gruppo, che ha sempre più potere rispetto alla famiglia.

arsenio is offline  
Vecchio 29-02-2008, 10.28.44   #9
katerpillar
Ogni tanto siate gentili.
 
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arsenio
Citazione:
Ma oggi rapidamente si evolve l'involuzione culturale e le seduzioni della moda, delle tendenze, dell'omologazione tecnologica sempre più pervasiva e. obbligatoria, ecc.. Ed è veramente quasi impossibile sottrarre i figli alle suggestioni mediatiche della pubblicità, e soprattutto dell' esempio dato dal gruppo, che ha sempre più potere rispetto alla famiglia.
katerpillar

Dai post pubblicati esce fuori prepotentemente una verità: che l'uomo della strada è impotente davanti ai meccanismi che lo riguardano, in prima persona, e che sono stati studiati e organizzati scientificamente sulla sua testa da altri e a sua insaputa. Cosa fare per per sottrarsi a questo meccanismo tritatutto?

Per quanto vogliamo sforzarci credo che i rimedi non esistono. Data la ramificazione mondiale del problema l'unica salvezza sarebbe quella di abbandonare, in toto, questo tipo di società, aggregarsi a quei gruppi sociali esistenti in altre parti del mondo e riprendere quella vita a dimensione d'uomo, che ancora esiste, con i suoi lenti cicli, le distanze incolmabili e la consapevolezza delle fatiche che ci vogliono per vivere questo tipo di vita, cercando di non ripetere gli errori condizionati del passato.

Certo, direte che non è facile prendere tale decisione sopratutto per chi ha una famiglia, ma io credo che proprio chi vuol salvare la propria famiglia e se stesso debba prendere questa decisione. L'alternativa sarebbe quella di vivere in questa società senza accettarne le regole, e allora non sò quale delle due decisioni sia più difficile, perché la strada per cambiare queste fottute ed egoistiche regole la vedo molto dura e forse inapplicabile.

L'altra possibilità è quella che abbiamo adottato un pò tutti noi: criticare & rassegnarsi.Ricordate la bellissima canzone di Mina che diceva....Parole parole parole...parole parole parole... e bla bla bala.

Saluti.
Giancarlo.
katerpillar is offline  

 



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