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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 04-07-2014, 08.26.00   #11
Koirè
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Riferimento: La mente che sabota.....

Citazione:
Originalmente inviato da FMJ
E' quella che il grande psicologo americano G.A. Kelly, chiama "Ostilità". E' l'aggrapparsi alle "vecchie maniere" anche se non funzionano e, in questo caso, visti i sintomi depressivi, conducono ad una "costrizione del campo percettivo". Perché torni sui tuoi passi? Ci torni perché non hai costruito delle buone "alternative". Sei cambiata, per un momento, "per contrasto". E' come quando la casalinga frustrata e servizievole, dice a se stessa: "Da domani, dirò NO a tutti. Basta fare la serva!". La casalinga, si sentirà meglio per qualche ora ma poi, ripiomberà nel solito gioco, nei soliti significati, nelle solite relazione. E' cambiata, per un po', ma solo "per contrasto". Si è spostata sul polo opposto dei suoi costrutti ma i suoi costrutti, quelli erano e quelli rimangono. Per questo non può uscirne veramente attraverso la costuzione di NUOVI significati maggiormente percorribili.

FMJ
Ottimo intervento perchè in effetti uno può ri_cercare il passato xchè non ha costruito una via,una strada x il futuro..e se andasse avanti cadrebbe nel vuoto...allora ..ops!..meglio fare marcia indietro.Ci stà tutta questa tua osservazione.
Grazie.
Koirè is offline  
Vecchio 05-07-2014, 08.18.28   #12
gyta
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Riferimento: La mente che sabota.....

Citazione:
in effetti uno può ri_cercare il passato xchè non ha costruito una via,una strada x il futuro..e se andasse avanti cadrebbe nel vuoto...allora ..ops!..meglio fare marcia indietro.Ci stà tutta questa tua osservazione.

(Koirè)

Sicuro: “ci sta!”

Ma siamo proprio sicuri che la strada di un futuro si progetti
o non sia unicamente risultato della coscienza di ciò che sentiamo di essere?
Certo, più semplice l’idea del progetto..
ma che ti progetti se l’essere non ammette finalità intruse?

Un pensierino ce lo farei..

Magari cercando di comprendere un po’ più radicalmente cosa sia “vecchia maniera”
e chi si aggrappa a che..?!?
Questa è ciò che reputo psicologia di pronto uso che nulla serve se non
a rendere ancor più cristallizzate le realtà profonde, il sentire, il senso personale..
così la vita procede in un futuro e noi chissà dove mai restiamo..
in quale galattica negazione di identità..

Ognuno è veramente libero di autoprogettarsi come vuole..
ma il fine ed il mezzo sono la medesima pappa..
ed il fine a quanto vedo non sembra essere in questa sintesi la comprensione
ma il mutamento di posizione..
Come se si potesse mutare la volontà profonda senza nemmeno
prendersi la briga di conoscere le sue di finalità!!

Non vi salta all'occhio quanto sia in sintesi questa psicologia di pronto uso
un remare contro una possibile conoscenza, unico percorso "progettuale" possibile? ..
gyta is offline  
Vecchio 14-07-2014, 15.21.13   #13
FMJ
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Riferimento: La mente che sabota.....

[quote]
Citazione:
Originalmente inviato da gyta
Sicuro: “ci sta!”

Ma siamo proprio sicuri che la strada di un futuro si progetti
o non sia unicamente risultato della coscienza di ciò che sentiamo di essere?
Certo, più semplice l’idea del progetto..
ma che ti progetti se l’essere non ammette finalità intruse?

Un pensierino ce lo farei..

Scusa, che stai dicendo? Ho forse scritto che va escluso il "chi sono"? Il "chi sono" è fondamentale. Fondamentale è la "costruzione" che una persona ha di se stessa. Ovvio. banale. Ma se tu pensi di te stesso di essere un fallito, come ti comporterai? Intraprenderai nuovi studi in astrofisica? Fonderai una nuova impresa nel campo delle nanotecnologie? O farai altre cose? Magari tenendoti ben al riparo da possibili "sfide"? Capisci quello che intendo? Il movimento verso il futuro non si "progetta" come si progetta un ponte ma si rende POSSIBILE attraverso il cambiamento delle nostre "costruzioni". Così germogliano le "alternative". Solo così posso provare a costruirmi in maniera diversa dal solo "sono un fallito" e cominciare a rendere POSSIBILI delle alternative.

Citazione:
Magari cercando di comprendere un po’ più radicalmente cosa sia “vecchia maniera”
e chi si aggrappa a che..?!?

Cos'è "vecchia maniera"? Semplicissimo: significa "stessi e vecchi significati a se stessi, agli altri, alle relazioni con gli altri, alle cose ecc.". Significa "costruire" gli "eventi" sempre allo stesso modo. Significa essere "fermi". In questo modo, si bloccano le vite e non si rendono possibili le alternative.

Citazione:
Questa è ciò che reputo psicologia di pronto uso che nulla serve se non a rendere ancor più cristallizzate le realtà profonde, il sentire, il senso personale.. così la vita procede in un futuro e noi chissà dove mai restiamo..
in quale galattica negazione di identità..

Ma quale psicologia pronta all'uso... ma come si fa a dare giudizi di questo tipo in "quattro e quattr'otto?". La vita, non procede da sola. La vita, siamo NOI e il NOSTRO sistema di SIGNIFICATI. Possiamo ripetere le stesse cose, allo stesso modo, con gli stessi significati, per migliaia e migliaia di volte e non uscirne più. Oppure possiamo imparare e mutare i nostri significati, allargare il campo percettivo su nuovi scenari e quindi, cambiare, diventare diversi, persone diverse, in MOVIMENTO. Il futuro E' questo MOVIMENTO.

Citazione:
Ognuno è veramente libero di autoprogettarsi come vuole..
ma il fine ed il mezzo sono la medesima pappa..
ed il fine a quanto vedo non sembra essere in questa sintesi la comprensione
ma il mutamento di posizione..
Come se si potesse mutare la volontà profonda senza nemmeno
prendersi la briga di conoscere le sue di finalità!!

Queste sono tutte TUE "costruzioni". Comprensione di cosa? Ognuno ha le SUE di "comprensioni". Le MIE, diverse dalle TUE. Non so nemmeno cosa sia la "volontà profonda". E' tutta roba TUA che riguarda TE e il TUO sistema di significati. Ognuno ha il SUO. Ci sono persone che si sentono felici e realizzate ad allevar pecore ed altre che lo sono occupandosi di bosoni. Altri sono felici in coppia, altri ancora da single, altri ancora praticano la poligamia, altri ancora la castità... si chiama "alternativismo costruttivo"... il problema non è la via, il problema è l'arrestarsi lungo la via senza saper rendere possibili NUOVI sentieri e nuove strade...

Citazione:
Non vi salta all'occhio quanto sia in sintesi questa psicologia di pronto uso un remare contro una possibile conoscenza, unico percorso "progettuale" possibile? ..

ASSIOMA: "esiste UNA possibile conoscenza, che è l'unico percorso "progettuale" possibile".
Se va bene a TE, assumi pure questo ASSIOMA a capo del TUO sistema. Buon per te, se per te funziona. Per altri, funzionano altre cose: per alcuni, funzionano le pecore, per altri i bosoni; per alcuni funziona la religione, per altri l'ateismo; C'è chi conferisce senso alla propria vita attraverso l'agricoltura in unop speduto paesino di montagna e chi lo fa lavorando in ufficio a NYC. Costrutti diversi, costruzioni diverse, significati diversi. Funzionano tutti. Sono viabili, percorribili. Il giorno in cui non lo dovessero più essere, l'impiegato di NYC, potrebbe ritrovare la sua felicità allevando pecore e il pecoraio, laureandosi in fisica nucleare... l'importante è aver le risorse per rendere possibili delle ALTERNATIVE. Questo è il vero cambiamento: saper riprendere il cammino, verso nuovi ed entusiasmanti orizzonti. La vita umana è MOVIMENTO, fisico e psicologico.

FMJ
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Vecchio 16-07-2014, 18.29.12   #14
gyta
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Riferimento: La mente che sabota.....

Citazione:
Scusa, che stai dicendo? Ho forse scritto che va escluso il "chi sono"? Il "chi sono" è fondamentale. Fondamentale è la "costruzione" che una persona ha di se stessa. Ovvio. banale. Ma se tu pensi di te stesso di essere un fallito, come ti comporterai? Intraprenderai nuovi studi in astrofisica? Fonderai una nuova impresa nel campo delle nanotecnologie? O farai altre cose? Magari tenendoti ben al riparo da possibili "sfide"? Capisci quello che intendo? Il movimento verso il futuro non si "progetta" come si progetta un ponte ma si rende POSSIBILE attraverso il cambiamento delle nostre "costruzioni". Così germogliano le "alternative". Solo così posso provare a costruirmi in maniera diversa dal solo "sono un fallito" e cominciare a rendere POSSIBILI delle alternative. [..]

(FMJ)


Seppure tutto sia fondamentalmente relativo (a qualcosa che ne definisca il riferimento)
il pensiero umano sebbene costruito attraverso una lunga strada spesso faticosa di ricerca
resta comunque il segno distintivo della dignità dell’uomo che si eleva al di sopra della più rozza
reattività propria della bestia e proprio in virtù di tale affrancarsi da bestialità può giungere a valutare
che la comprensione è proprio quella capacità di saper osservare secondo prospettiva
che non è lo stesso che asserire che tutto sia parimenti valido né verosimile
[intendendo
per verosimiglianza la capacità di aderire quanto più possibile all’autenticità
dell’esperienza
alla quale facciamo riferimento secondo contesto].

Il valore non può essere strumento e mezzo ma il fine medesimo.
In questo mi discosto dal tuo pensiero circa il costruttivismo del quale sottolinei
la linea utile di uno strumento il cui fine è la verifica di un funzionamento che resta però
semplice gioco dialettico poiché il funzionamento stesso è obiettivo della costruzione
quindi assumerà se stesso come gioco interpretativo senza peraltro nulla scoprire se non
un ipotetico valore inteso come qualità propria del mezzo di funzionare.
Non è proprio questo –a mio avviso- falso valore a consegnare quella falsa democrazia, quel falso dialogo,
quella falsa reciproca comprensione tanto cara ad un epoca il cui vuoto abissale centrato
nella funzione risucchia ogni latente identità?

Ci andrei anche cauta a citare un Feyerabend a sostegno di quel costruttivismo
che sempre più mi appare come gioco di specchi e di rimando più che una formula di apertura
a sostegno delle differenti prospettive ed interpretazioni nella ricerca scientifica.

Più propriamente, nel tema considerato in questo 3d, un conto è analizzare
la superficie dei moti esterni,
motivazionali e caratteriali e trarne una direttiva interpretativa di sintesi comportamentale,
altra cosa è tentare di scendere ad analizzare le motivazioni al di sotto delle motivazioni
per cercare di cogliere quella storia, quel filo esperienziale personale che alimenta quel percorso.
Non “i” percorsi ma “quel” percorso. Come saprai di sicuro meglio di me esistono equazioni possibili
ed equazioni che pur sembrando tali non lo sono affatto.. allora meglio accertarsi e non trasformare
una mente della quale ben poco conosciamo nel più banale pallottoliere di turno,
utile a quelle somme che l’esistenza nella maggior parte dei casi non contempla affatto con il fatale rischio
oltretutto di dimenticarsi che la coscienza appurata non è che una minuscola parte delle nostre facoltà.

Naturalmente questo percorso come qualunque altro percorso di ricerca non è affatto d’obbligo
per chi ami differentemente procedere. Nonostante tutto però le equazioni apparenti apparenti restano
perlomeno per la conoscenza che in merito ne abbiamo. Questo a dire che una descrizione può apparire
spesso e volentieri per ciò che non è affatto. A meno che non ci serva esclusivamente una vaga mappa
di riferimento ma allora allo scopo sarebbe più che sufficiente intendere doloroso ciò che è doloroso
e deviare altrove senza peraltro chiedersi perché né come rendere verosimile un differente percorso.

Se la psicologia comportamentale fosse completa sarebbe sufficiente tale esterna consapevolezza
al fine di giungere a liberare gli individui oppressi dalle loro oppressioni, non mi risulta che in casi
di reale oppressione interiore sia sufficiente delucidare un quadro generico comportamentale
e spingere verso un nuovo linguaggio interiore al fine di giungere a sciogliere quei nodi attraverso cui
si determinano i relativi stati di coscienza. Encomiabile percorso se ci dilettiamo entro un percorso
di riscoperta intellettuale differente però da quel percorso capace di mutare la coscienza nel profondo.

Dobbiamo comunque aggiungere che un percorso di analisi autentica può non essere per tutti
non che potenzialmente non lo sia ma che in effetti vengono preferite strade più morbide e che
per il livello di necessità apparente di benessere possono sembrare e persino essere talvolta più che sufficienti.

Non ho nulla contro l’utilità di un sistema qualora quell’utile coincida per davvero con la finalità preposta
e non si limiti a scavalcare in realtà ciò che sembrerebbe in un primo tempo ambire a risolvere.

Che dire? Anche il termine “benessere” è molto relativo seppure in questo forse meglio hanno saputo
mirare i filosofi di ogni epoca chiedendosi cosa in realtà fosse “benessere” e quanto di quel “benessere”
fosse nella realtà di riferimento sociale e culturale potenzialmente possibile.
Non siamo monadi e quei costrutti non sono mero gioco intellettuale ma frutto di un sentire
e di una esperienza che ci rende più simili di quanto talvolta non vorremmo ammettere;
simili non identici. Se mai esiste una identità meglio la vedrei vestire l’idea più esterna dell’esperienza umana.
Altro che equazioni a più variabili.. Non mondi separati però, non monadi incapaci di scambiarsi quel linguaggio
profondo che spesso non riconosciamo se non nella sua più delicata veste della più minuscola esperienza empatica.
La razionalità ad esempio come ogni altra capacità e virtù giunge da mondi lontanissimi, un’empatia di antica
antichissima data e meno male.. La razionalità è un costrutto sostituibile e gratuito od un percorso al di sotto
ed al di dentro la storia umana, frutto di un bisogno profondo dell’uomo di riconoscere il proprio mondo interiore,
la propria esperienza, nell’altro? La razionalità non è che frutto di quell’esperienza interiore, di essere, condivisa.
Ma se la ragione non è un mero pensare ma la qualità stessa del pensare allora possiamo ancora parlare
di costrutto fondamentalmente sostituibile in virtù di funzioni?

Un percorso di conoscenza interiore è ben differente da una generica psicologia comportamentale
più interessata all’aspetto sociale che non a quel senso e significato a quei valori fondanti l’identità dell’essere.

Non si sostituiscono modelli culturali se si è alla ricerca di una coscienza autentica di essere
e non si crede che il pensiero sia mero specchio di superficie intenzionale.
Non la presunzione dunque di risolvere in un benessere immediato ma l’investimento,
qualora il fine sia di autentica conoscenza e sblocco dei nodi profondi, in una conoscenza
ed autenticità dell’essere unici presupposti ad un benessere plausibile.
gyta is offline  
Vecchio 09-08-2014, 10.36.24   #15
Jacopus
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"Cosa pensate che sia?da cosa viene innescato....solo dalla voglia di tornare ad essere come prima e quindi riprendersi un ruolo famigliare?"

Questo tema mi ha sempre interessato e la conclusione di Koirè può già essere una possibile spiegazione. Alcune famiglie funzionano attraverso ruoli disfunzionali che "fissano" le persone e non le fanno evolvere. Qualsiasi cambiamento è una potenziale minaccia. In queste famiglie esiste spesso il ruolo della "vittima designata" ovvero il c.d. capro espiatorio, un ruolo scomodo, ma volerlo superare comporta dei costi psichici fortissimi: ci si evolve a costo di tradire il mandato dei familiari di coloro "che ci vogliono bene".
Non è l'unica interpretazione possibile dell'autosabotaggio mentale e dimostra come i processi endopsichici siano strettamente connessi alle interazioni socio-familiari, esattamente come i processi organici interagiscono con i processi mentali.
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Vecchio 09-08-2014, 14.35.32   #16
acquario69
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Originalmente inviato da Jacopus
"Cosa pensate che sia?da cosa viene innescato....solo dalla voglia di tornare ad essere come prima e quindi riprendersi un ruolo famigliare?"

Questo tema mi ha sempre interessato e la conclusione di Koirè può già essere una possibile spiegazione. Alcune famiglie funzionano attraverso ruoli disfunzionali che "fissano" le persone e non le fanno evolvere. Qualsiasi cambiamento è una potenziale minaccia. In queste famiglie esiste spesso il ruolo della "vittima designata" ovvero il c.d. capro espiatorio, un ruolo scomodo, ma volerlo superare comporta dei costi psichici fortissimi: ci si evolve a costo di tradire il mandato dei familiari di coloro "che ci vogliono bene".
Non è l'unica interpretazione possibile dell'autosabotaggio mentale e dimostra come i processi endopsichici siano strettamente connessi alle interazioni socio-familiari, esattamente come i processi organici interagiscono con i processi mentali.


vorrei esprimere una mia libera "astrazione" dopo aver letto il tuo commento al post..
non mi dispiacerebbe sapere cosa ne pensi,(se ci sarà l'occasione) e te la propongo esattamente così come mi e' venuta;
e premetto che non mi aspetto che questo mio pensiero venga recepito per come mi e' venuto di interpretarlo..

ritorno alla famiglia…che potrebbe forse significare un ritorno al "grembo materno"?
e questo voler tornare al grembo materno,vuol forse significare a sua volta un desiderio di voler tornare da dove siamo venuti in origine?…facendo pero un percorso al contrario?
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Vecchio 09-08-2014, 16.48.51   #17
Jacopus
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"ritorno alla famiglia…che potrebbe forse significare un ritorno al "grembo materno"?
e questo voler tornare al grembo materno,vuol forse significare a sua volta un desiderio di voler tornare da dove siamo venuti in origine?…facendo pero un percorso al contrario?"

Senz'altro. Non sono un esperto di Melanie Klein, ma il concetto è analogo. Laddove non si è elaborato il lutto del seno buono, che non può tornare, si è costretti a quello che Nietzsche chiamava spregiativamente "eterno ritorno" e che in chiave psicologica potrebbe significare essere costretti a ripetere coattivamente esperienze negative o stati di blocco vitale.
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Vecchio 10-08-2014, 04.59.57   #18
acquario69
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Originalmente inviato da Jacopus
"ritorno alla famiglia…che potrebbe forse significare un ritorno al "grembo materno"?
e questo voler tornare al grembo materno,vuol forse significare a sua volta un desiderio di voler tornare da dove siamo venuti in origine?…facendo pero un percorso al contrario?"

Senz'altro. Non sono un esperto di Melanie Klein, ma il concetto è analogo. Laddove non si è elaborato il lutto del seno buono, che non può tornare, si è costretti a quello che Nietzsche chiamava spregiativamente "eterno ritorno" e che in chiave psicologica potrebbe significare essere costretti a ripetere coattivamente esperienze negative o stati di blocco vitale.


grazie della risposta!
io ci vedo qualcosa che non riguarderebbe solo un blocco vitale..pero come al solito mio tenderai a sconfinare,pero ci voglio provare lo stesso
in sintesi riguarda (chiaramente,sempre secondo il mio libero fantasticare.. ) che il nostro,dal momento che siamo in vita,diventa un percorso,che noi possiamo scegliere o meno di fare,o meglio,scegliere se andare avanti e progredire oppure il contrario e regredire…fatto sta che e' una condizione da cui non possiamo sottrarci..oppure in un altra chiave interpretativa,per origine intenderei,il SE' (UNO-Dio) da cui ci sentivamo separati..e quando mi riferisco di percorso al contrario intendo in questo senso,un ulteriore arroccamento dell'IO
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Vecchio 10-08-2014, 11.39.14   #19
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Originalmente inviato da Jacopus
"Cosa pensate che sia?da cosa viene innescato....solo dalla voglia di tornare ad essere come prima e quindi riprendersi un ruolo famigliare?"

Questo tema mi ha sempre interessato e la conclusione di Koirè può già essere una possibile spiegazione. Alcune famiglie funzionano attraverso ruoli disfunzionali che "fissano" le persone e non le fanno evolvere. Qualsiasi cambiamento è una potenziale minaccia. In queste famiglie esiste spesso il ruolo della "vittima designata" ovvero il c.d. capro espiatorio, un ruolo scomodo, ma volerlo superare comporta dei costi psichici fortissimi: ci si evolve a costo di tradire il mandato dei familiari di coloro "che ci vogliono bene".
Non è l'unica interpretazione possibile dell'autosabotaggio mentale e dimostra come i processi endopsichici siano strettamente connessi alle interazioni socio-familiari, esattamente come i processi organici interagiscono con i processi mentali.
Il tiro parte sempre da dentro, il legame di sangue è un'illusione, il coinvolgimento determina quello che sentiamo, più siamo coinvolti, più ci sentiremo attaccati, ai nostri ruoli che ci condizionano, rivestiamo tanti di quei ruoli, ognuno col suo diverso sentire.. ma sono solo ruoli.. noi non siamo quello..noi non siamo nessuno, questo sentirsi nessuno, senza identificazione, libera dal coinvolgimento. La depressione è un urlo dell'anima che tenta di farsi ascoltare, se non ascolti veramente l' anima, in risposta manderà la depressione, o farà venire l'ansia, pur di farsi ascoltare. Se la famiglia mi vede come la pecora nera, l'inconsapevolezza mi influenzerà, condizionandomi al punto di essere la pecora nera, sono convinta di essere una pecora nera e tutto ruoterà attorno a quello e più tento di distaccarmi da questo, più invece otterrò il suo rinforzo. Il distacco fa vedere tutte le cose anche nei suoi contorni, ma il paradosso e che veniamo coinvolti anche nel volerci distaccare, ottenendo il risultato opposto, mentre invece dovremmo imparare a distaccarci anche dal distacco, questo è il vero non attaccamento. Imparare a farci amiche e complici le nostre ombre, che vengono per mostrare la luce. Ognuno ha il proprio sistema, ed il proprio modo e metodo, a seconda di quello che sente, nessuno può dirti come fare, solo tu sai e saprai come, consigli e indicazioni sono come cartelli stradali, messaggeri d'aiuto, ma siamo sempre e solo noi a dover entrare ad imboccare quella strada, che non è per un futuro, ma è semplicemente dove sta. La volontà conta, volere e potere, la volontà che diventa essa stessa un'ideale. Dove l'essere umano muovendosi cade e si rialza, ma quando si rialza è per sempre la prima volta.
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Vecchio 10-08-2014, 18.09.54   #20
Jacopus
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"in sintesi riguarda (chiaramente,sempre secondo il mio libero fantasticare.. ) che il nostro,dal momento che siamo in vita,diventa un percorso,che noi possiamo scegliere o meno di fare,o meglio,scegliere se andare avanti e progredire oppure il contrario e regredire…fatto sta che e' una condizione da cui non possiamo sottrarci..oppure in un altra chiave interpretativa,per origine intenderei,il SE' (UNO-Dio) da cui ci sentivamo separati..e quando mi riferisco di percorso al contrario intendo in questo senso,un ulteriore arroccamento dell'IO"

Grazie per la discussione Acquarius. Vorrei chiederti se ho capito bene. In questa tua visione "progredire" significa riunirsi "all'origine" all'UNO-Dio e regredire arroccarsi dell'Io, nella contrapposizione Dio/tutto VS Io/singolo? Pertanto la mente che sabota è quella che si arrocca nel proprio Io?
Jacopus is offline  

 



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