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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 25-07-2015, 12.18.37   #11
marcoriccardi1980
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Riferimento: La famiglia del mulino bianco

Citazione:
Originalmente inviato da Duc in altum!
** scritto da marcoriccardi1980:



Dire che una donna può amare veramente solo i figli è una personale e perciò rispettabile opinione, niente di oggettivamente vero però, poiché asserirebbe che una donna senza figli non potrebbe mai amare veramente.


Pace&Bene


diciamo che si può amare a diversi livelli, ma l'amore di una (buona) madre per i propri figli è totale ed incondizionato.
Una madre ama anche un figlio che la odia.
marcoriccardi1980 is offline  
Vecchio 25-07-2015, 14.26.38   #12
acquario69
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Riferimento: La famiglia del mulino bianco

vi ricordo che il tema centrale della discussione e' "la famiglia del mulino bianco"
acquario69 is offline  
Vecchio 25-07-2015, 17.15.45   #13
Sariputra
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Riferimento: La famiglia del mulino bianco

La famiglia/fiaba del mulino bianco mi ricorda spesso un bel film bucolico-agreste di Alfonso Arau, "Il Profumo del Mosto Selvatico".
Stessi paesaggi agricoli, pieni di pace e laboriosa allegria, un ritorno alle nostre perdute origini contadine. Io, che ho vissuto il tramonto di quella civiltà nella nostra terra, sono molto sensibile all'argomento e, pur cogliendo il subdolo messaggio pubblicitario, sono molto tollerante, direi quasi indifeso, di fronte al candore dei campi e degli aratri, della farina e dei sorrisi familiari, raccolti intorno alla tavola, tutti uniti e felici.
Cosa c'è di male nel perdersi in quei dolci ricordi che, tratti da una scena o da uno scorcio, riaffiorano prepotenti e mi risospingono all'infanzia ?
Anch'io me ne stavo tutto contento, con i miei fratelli, una fetta di polenta in una mano e nell'altra una fetta di soppressa fatta in casa, grossa tre centimetri, a mangiare sotto il noce gigantesco, nell'aia profumata di fieno. Noi piccoli fuori...e i grandi dentro l'angusta cucina a parlar d'affari, di vender vacche al sensaro o comprar altra terra nella longhella. E in questo perduto, per me, paradiso...perchè paradiso è l'infanzia con tutti i suoi dolori e le sue giovanili paure e imbarazzi, pur senza bianchi mulini e attori ammiccanti, ritorno a volte, per ritrovarmi.Purtroppo solo nel ricordo.
I pubblicitari conoscono bene, ahinoi, le debolezze e le nostalgie umane e...le sfruttano biecamente, per farci credere che un morbido biscotto ci riporti a quei perduti anni, a quell'innocenza.
Ma, pur sapendo che di falsità si tratta, un sorriso mi strappano e non riesco ad esser troppo severo e critico con loro. E vedo che anche ai bimbi, che nulla conoscono di quel tempo, l'atmosfera li attrae.
E allora...ci troviamo di fronte ad un archetipo ? C'è qualcosa nell'animo che risponde positivamente a queste scene ? C'è una silente nostalgia, infinita, di tornare a Casa?
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Vecchio 25-07-2015, 18.38.32   #14
CVC
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Riferimento: La famiglia del mulino bianco

Citazione:
Originalmente inviato da Sariputra
La famiglia/fiaba del mulino bianco mi ricorda spesso un bel film bucolico-agreste di Alfonso Arau, "Il Profumo del Mosto Selvatico".
Stessi paesaggi agricoli, pieni di pace e laboriosa allegria, un ritorno alle nostre perdute origini contadine. Io, che ho vissuto il tramonto di quella civiltà nella nostra terra, sono molto sensibile all'argomento e, pur cogliendo il subdolo messaggio pubblicitario, sono molto tollerante, direi quasi indifeso, di fronte al candore dei campi e degli aratri, della farina e dei sorrisi familiari, raccolti intorno alla tavola, tutti uniti e felici.
Cosa c'è di male nel perdersi in quei dolci ricordi che, tratti da una scena o da uno scorcio, riaffiorano prepotenti e mi risospingono all'infanzia ?
Anch'io me ne stavo tutto contento, con i miei fratelli, una fetta di polenta in una mano e nell'altra una fetta di soppressa fatta in casa, grossa tre centimetri, a mangiare sotto il noce gigantesco, nell'aia profumata di fieno. Noi piccoli fuori...e i grandi dentro l'angusta cucina a parlar d'affari, di vender vacche al sensaro o comprar altra terra nella longhella. E in questo perduto, per me, paradiso...perchè paradiso è l'infanzia con tutti i suoi dolori e le sue giovanili paure e imbarazzi, pur senza bianchi mulini e attori ammiccanti, ritorno a volte, per ritrovarmi.Purtroppo solo nel ricordo.
I pubblicitari conoscono bene, ahinoi, le debolezze e le nostalgie umane e...le sfruttano biecamente, per farci credere che un morbido biscotto ci riporti a quei perduti anni, a quell'innocenza.
Ma, pur sapendo che di falsità si tratta, un sorriso mi strappano e non riesco ad esser troppo severo e critico con loro. E vedo che anche ai bimbi, che nulla conoscono di quel tempo, l'atmosfera li attrae.
E allora...ci troviamo di fronte ad un archetipo ? C'è qualcosa nell'animo che risponde positivamente a queste scene ? C'è una silente nostalgia, infinita, di tornare a Casa?
Cogli nel segno. Anch'io pur avendo presente l'utilitarismo e il cinismo del messaggio pubblicitario, non riesco ad essere del tutto indifferente all'atmosfera rasserenante che trasmette. Sicuramente, pur non essendo culture di Jung, credo ci sia dietro qualche archetipo, una sorta di convivialità arcaica che viene risvegliata in noi. Ci dev'essere in noi un profondo e intimo desiderio di pace e quiete, come un voler tornare nell'utero materno. E non è facile stabilire se bisogna condannare la pubblicità perché strumentalizza o ringraziarla per le sensazioni che offre, se queste contribuiscono a farci stare meglio. Io credo si tratti di ipnosi in senso eriksoniano, che viene suscitata in modo naturale, senza una rigidità troppo tecnica. Chi ipnotizza ha bisogno che il soggetto sia rilassato, e credo non ci siano dubbi (già Packard ne parlava negli anni '50) che i pubblicitari ricorrono ai migliori ipnotisti e psichiatri e psicologi in generale. Uno dovrebbe dirsi: si bello sto filmato, ma io sta roba la voglio o non la voglio mangiare? Bisogna esercitare la capacità di accorgersi di quando qualcuno cerca di manipolarci. Perché basta prestare attenzione e ci si accorge di come ciò capiti di frequente. Come quando dicono: si offrono trattamenti esclusivi! Ma se li offrono a tutti come fanno ad essere esclusivi? Infatti poi ti accorgi che di esclusivo non c'è niente in ciò che ti offrono.
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Vecchio 25-07-2015, 21.21.24   #15
Aeroplano Italiano
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Riferimento: La famiglia del mulino bianco

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Originalmente inviato da CVC
Mi sembra chiaro che dal punto di vista dei pubblicitari oramai non si tratta più di vendere cose, ma di vendere idee. Quando si associa la star del cinema ad un prodotto, ciò che si compra è l'idea associata al personaggio. Lo Star System rappresenta ciò che vorremmo essere. .

E' vero, ma non è un dramma. Anche perchè il concetto di testimonial di un qualcosa, non è nuova.
Il Re Sole impose una moda dello sfarzo, fatto di merletti, tessuti preziosi e parrucche, che richiedeva l'imitazione. Nessun nobile poteva vestire in modo sobrio, se voleva essere riconosciuto come parte del sistema.

Pietro il Grande che tutta la nobiltà russa di qualche importanza, avesse un palazzo a San Pietroburgo. Era una questione di status.

Nell'Olanda del Seicento, lo status borghese era il tulipano.

Cambiano i mezzi ma il fatto di saper vendere un'idea resta. E l'elenco può continuare.
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Vecchio 26-07-2015, 01.14.05   #16
Sariputra
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Riferimento: La famiglia del mulino bianco

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Originalmente inviato da Aeroplano Italiano
E' vero, ma non è un dramma. Anche perchè il concetto di testimonial di un qualcosa, non è nuova.
Il Re Sole impose una moda dello sfarzo, fatto di merletti, tessuti preziosi e parrucche, che richiedeva l'imitazione. Nessun nobile poteva vestire in modo sobrio, se voleva essere riconosciuto come parte del sistema.

Pietro il Grande che tutta la nobiltà russa di qualche importanza, avesse un palazzo a San Pietroburgo. Era una questione di status.

Nell'Olanda del Seicento, lo status borghese era il tulipano.

Cambiano i mezzi ma il fatto di saper vendere un'idea resta. E l'elenco può continuare.


Penso esistano due tipi di esseri umani, posti di fronte al messaggio pubblicitario. Un tipo (80-90% circa) ci ride sopra, lo definisce una stupidaggine, guarda cosa vogliono farci credere,ecc.
Questi, invariabilmente, giunti al supermarket , riempiono il carrello di biscotti, fette biscottate, dolcetti vari a marca...mulino bianco ovviamente.
Uno sparuto gruppo osserva il messaggio, viene sopraffatto dalle emozioni, fors'anche da ricordi, si intenerisce. Entra cioè nel recinto pacifico dell'assenza di paura, della tranquillità.
Giunto pure lui (perchè , anche se sedicente filosofo in erba, desidera, ha bisogno di sfamarsi) al supermarket vede i prodotti, non gli ispirano più nulla, perché non è il prodotto in sé che gli interessava, ma la pace perduta che emanava il filmato e...osserva i prezzi dei vari prodotti esposti, a volte legge gli ingredienti (il filosofo di solito preferisce prodotti dietetici, poco zuccherini, perché afflitto da disfunzioni metaboliche varie, causate dalla vita sedentaria e dalle ore piccole davanti ai libri o alla tastiera...) e finisce di solito per acquistare i prodotti più economici (la tirchieria del filosofo o aspirante filosofo è proverbiale e ben documentata).
Per me, la "magia" dei filmati tipo mulino bianco, risiede nel creare un fittizio , breve, "mondo senza paura".
E la loro leggerezza sta proprio nell'assenza del peso vivo della paura.
Quella paura che, purtroppo, accompagna continuamente i nostri giorni.
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Vecchio 26-07-2015, 05.22.58   #17
acquario69
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E' vero, ma non è un dramma. Anche perchè il concetto di testimonial di un qualcosa, non è nuova.
Il Re Sole impose una moda dello sfarzo, fatto di merletti, tessuti preziosi e parrucche, che richiedeva l'imitazione. Nessun nobile poteva vestire in modo sobrio, se voleva essere riconosciuto come parte del sistema.

Pietro il Grande che tutta la nobiltà russa di qualche importanza, avesse un palazzo a San Pietroburgo. Era una questione di status.

Nell'Olanda del Seicento, lo status borghese era il tulipano.

Cambiano i mezzi ma il fatto di saper vendere un'idea resta. E l'elenco può continuare.

la moda e' un invenzione tutta moderna,che avra pure le sue origini più lontane di quello che si pensa,(magari nel tuo esempio metti solo in conto la classe nobiliare ma credo andrebbe esclusa a tutto il resto della popolazione,di cui non sentiva affatto il bisogno) e tuttavia mi sembra innegabile che la velocità e la presa che vi avrebbe fatto nelle nostre coscienze si sia non solo massificata coinvolgendo tutto e tutti ma l'invadenza stessa si e' talmente radicata che ora ne siamo così condizionati che nemmeno ce ne rendiamo più conto.
inoltre oggi se vai in cina o se vai in patagonia vedrai le stesse identiche cose e gli stessi identici modelli appiattiti su un unico standard,privo di qualsiasi originalità
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Vecchio 26-07-2015, 05.32.15   #18
acquario69
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Anch'io sono del parere che vi sia un archetipo di cui sentiamo la profonda nostalgia e non penso che sia solo legato al tempo mitico dell'infanzia,perché credo che nel mondo attuale sia vissuto come qualcosa di andato via per sempre e molto probabilmente questa e' un anomalia sentita solo dall'odierna umanità
gli equilibri che per millenni garantivano armonia e stabilita sono stati spezzati e se prima l'immagine che oggi riproduce la pubblicità la si poteva vivere in maniera del tutto naturale,direi ovvia,queste persone non credo venisse in mente questo "senso di mancanza" perché loro vi erano dentro,siamo noi che ne siamo usciti fuori. (fino a 60-70 anni fa,secondo voi cera qualcuno che rimpiangeva i tempi andati?)
in questo senso penso pure che vi sia un paradosso perché alla fine accordiamo un consenso alla stessa pubblicità e allo stesso sistema che ci avrebbe tolto quanto vi era di più scontato,proprio quello per cui ci vuole riproporre…cioè prima ce la tolto ed ora ce lo vuole ridare ma in maniera del tutto falsificata e stereotipata,direi "industriale e artificiale",proprio lo stesso che avrebbe distrutto sia la nostra percezione interna da una parte e sia quella esterna (vedi conseguenze ecologiche/disequilibrio uomo-natura) dall'altra
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Vecchio 26-07-2015, 10.00.08   #19
Sariputra
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Anch'io sono del parere che vi sia un archetipo di cui sentiamo la profonda nostalgia e non penso che sia solo legato al tempo mitico dell'infanzia,perché credo che nel mondo attuale sia vissuto come qualcosa di andato via per sempre e molto probabilmente questa e' un anomalia sentita solo dall'odierna umanità
gli equilibri che per millenni garantivano armonia e stabilita sono stati spezzati e se prima l'immagine che oggi riproduce la pubblicità la si poteva vivere in maniera del tutto naturale,direi ovvia,queste persone non credo venisse in mente questo "senso di mancanza" perché loro vi erano dentro,siamo noi che ne siamo usciti fuori. (fino a 60-70 anni fa,secondo voi cera qualcuno che rimpiangeva i tempi andati?)
in questo senso penso pure che vi sia un paradosso perché alla fine accordiamo un consenso alla stessa pubblicità e allo stesso sistema che ci avrebbe tolto quanto vi era di più scontato,proprio quello per cui ci vuole riproporre…cioè prima ce la tolto ed ora ce lo vuole ridare ma in maniera del tutto falsificata e stereotipata,direi "industriale e artificiale",proprio lo stesso che avrebbe distrutto sia la nostra percezione interna da una parte e sia quella esterna (vedi conseguenze ecologiche/disequilibrio uomo-natura) dall'altra


Sono d'accordo con te.
I distruttori del vecchio "ordine" millenario alimentano continuamente il nuovo ordine ( e ci si arricchiscono ) utilizzando il ricordo, la nostalgia, l'indefinibile bisogno di una vita diversa.
I "valori" negati dal nuovo ordine ci vengono riproposti come ideali.
I nuovi valori che si stanno affermando (famiglia atomizzata, confusione di pratiche sessuali che ci rende tutti asessuati, carrierismo con biscotto del mulino bianco, ecc.) non riescono a toccare il cuore profondo dell'uomo. C'è in loro una artificiosità che non emozione, fredda, disperata...
"Nei valori tradizionali, il senso di una via..." recita una bella canzone di F.Battiato. C'è del vero.
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Vecchio 26-07-2015, 10.50.25   #20
Aeroplano Italiano
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CVC e Sariputra,

capisco i vostri ragionamenti e mi sembrano fondati. Solo va aggiunto qualcosa, e cioé che la pubblicità odierna non fa che proporre piccoli miti per tutti, per i consumi di massa.
Il mito che il flauto di Banderas è più inzupposto è un micro-mito, (anche maliziosetto, direi)
C'è un'infinità di questi micro-miti.

Ma la capacità umana di creare miti e prodotti è cosa vecchia. Solo che prima della TV erano miti più importanti e con i mezzi disponibili allora. Prendiamo il fascismo: Mussolini si è venduto come un prodotto per vent'anni: onnipresente, è apparso come spadaccino, ussaro, motociclista, motoscafista, aviere, trebbiatore, tennista,condottiero, picconatore, posatore di prime pietre. Poi ritratto in abiti da Ottaviano, da principe rinascimentale, da busto per l'arte classica e futurista, poi da pompiere, da minatore, da soldato e un'infinità di altre cose. Egli stesso ha adottato la maschera del muso duro, con le labbra serrate. Si è reso egli stesso un'icona, in ofndo simile a Mastro Lindo, solo che questi è sorridente.


Mussolini fu un prodotto di consumo di massa e poteva disporre del grande apparato pubblicitario del ministero della propaganda. Mussolini usò giornali, radio e cinema, per vendersi al meglio come Duce. E infatti fu creduto

Ma la storia abbonda di leader politici che si vendono al grande pubblico.

Diversi quadri dipinti da Jacques Louis David erano spot pubblicitari per Napoleone.
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