Forum di Riflessioni.it
ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura
Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS

Torna indietro   Forum di Riflessioni.it > Forum > Psicologia
Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
>>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze


Vecchio 05-08-2005, 08.58.30   #1
marco59
Ospite abituale
 
Data registrazione: 28-06-2004
Messaggi: 91
Interazione sociale atta alla ricerca del proprio benessere interiore.

Constatando da tempo una palese tendenza nel porsi in maniera individuale all’interno della odierna società con target finalizzato alla carezza del proprio ego, all’autoprotezione e alla “ripulitura”della propria coscienza ricercando alibi posticci e a volte ridicoli, vorrei riproporvi delle considerazioni in merito..che ne pensate? Perdonatemi la lunghezza del post..

La società odierna con la sua cultura ad hoc mostra spesso l’incapacità di produrre “senso”,
in questo modo la soggettività è stata sempre più valorizzata fino a diventare il centro del senso dell’esistenza umana.
Così è diventata normalità nell’odierna società contemporanea la condizione di non aver una identità stabile, coerente ed unitaria.
L’identità è spesso frammentata, composita, ambivalente, contraddittoria e non viene mai completamente raggiunta. In questo modo sembrerebbe che l’unico metodo per relazionarsi con la realtà sia quello di non formularsi domande poiché sicuri che non vi siano risposte certe.
Se prendiamo in esame le molte analisi sociologiche svolte, possiamo constatare come la società sia sottoposta a un bombardamento di input e di possibilità che la costringono a continue scelte con conseguenti ed angoscianti crisi esistenziali e di adattamento.
Come scrive un famoso sociologo dei giorni nostri da cui ho attinto numerose considerazioni:
“si vive come se l’unico modo che la persona abbia oggi di non farsi schiacciare dall’angoscia sia quello di scegliere senza di fatto scegliere, cioè di scegliere una certa opzione tra quelle possibili senza per questo rinunciare a tutte le altre.
Questo iperpragmatismo, questa rinuncia a voler costruire se stesso ed il proprio futuro secondo un progetto, comporta come conseguenza diretta una crisi del tradizionale concetto di identità, che tradizionalmente è sempre stata definita come la sintesi dinamica, nella persona, di passato, presente e futuro, dove il futuro non era che il progetto che di sé elaborava l’individuo.
Eliminare il progetto di sé dal futuro significa di fatto minare alla radice la concezione di identità tradizionale”:
La vera differenza di approccio che si avverte ora, è che non assistiamo più a un netto schieramento ideologico ed etico circa la visione dell’uomo e della vita, ma al rifiuto del fatto che l’essere umano debba porsi in modo progettuale e coerente di fronte alla sua avventura nel mondo, che debba cioè pensare al senso della propria vita come senso di una storia individuale dentro una storia sociale.
Così si perde di vista appunto il concetto originale di destinazione etica, e cosa rimane allora della vita stessa? Soltanto una serie di accadimenti biologici e pratici, un organismo che appare, cresce, invecchia e muore..
marco59 is offline  
Vecchio 07-08-2005, 18.14.09   #2
mark rutland
Ospite abituale
 
Data registrazione: 27-01-2004
Messaggi: 343
Proponi un questito ,delle riflessioni niente male, Marco59....


queste parole mi hanno ricordato una frase di G.L.Gustafsson che ho letto su un 'opera di Sven Broman

Life could be so wonderful if we only knew what to do with it

ovvero,

la vita potrebbe essere così meravigliosa, se solo sapessimo cosa farcene..

la mancanza di una 'missione' nella vita è probabilmente uno dei problemi principali che ci caratterizzano.Assillati da una freneticità imperante, la contrazione dei ritmi, lo sconvolgimento delle fasi naturali di sonno, veglia, età, le incertezze sul lavoro, la specializzazione ormai quasi istericamente maniacale delle discipline di lavoro e conoscenza inducono sempre più spesso ad una chiusura a riccio nella soggettività relativistica, nella mancanza di una progettualità comune o di un significato del singolo nella storia della moltitudine nel tentativo di vivere una vita il più possibile tranquilla , serena, avulsa da incalzanti ritmi ,parando le nevrosi quotidiane che , anche se non cercate, ci vengono a far visita incarnate negli altri
Le case si trasformano in rifugi dove il trillo di un telefono,il suono di un citofono o quant'altro sia connesso ad adempiere tecnicamente ad un contatto con l'esterno vengono vissuti con sospetto e malcelato disturbo.Le camere da letto e il bagno divengono luoghi ove compiere ritualistiche operazioni tese al raggiungimento di un parziale rasserenamento con se stessi, nei ritagli di tempo lasciati liberi dalle incombenze quotidiane stante tuttavia l'esiguità degli spazi abitativi concessi dai prezzi del mercato immobiliare.
Le fughe da casa nei periodi di vacanza, anche se non realizzate, vengono istituzionalizzate non più come status symbol ma come necessaria operazione di allontanamento fisico a sugello della distanza mentale dall 'alienante vivere quotidiano .Le mete vengono ampiamente ricercate nella esorcizzante lontananza dalle totemiche tensioni dei rapporti interpersonali familiari, lavorativi e quant'altro,vicinato compreso , fosse pure il cane della vicina che abbaia di notte ...

l'introflessione cui si assiste e cui hai fatto cenno,Marco, non consente una apertura al mondo esterno , nel tentativo di chiedersi quale sia la funzione ultima del vivere personale; la scelta della singletudine è forse il segno anche della sfiducia nella coppia e nel vivere fruibile da eventuali figli, la volontà di interrompere la ciclicità di una vita che appare senza senso?la carenza nelle ideologie politiche di fronte al loro sfaldamento non è forse anche disinteresse alla vita comune , in cui gli esempi di interessi personali denunciati ripetutamente determina un certo disgusto?L'abbandono delle religioni tradizionali non è forse un amaro segno anche dell'incredulità di una necessità di una vita comune di amore del prossimo?

mancano occasioni di coesione transgenerazionali..., ideologie, sogni, la fiducia nelle capacità dell'uomo operare uno sforzo collettivo di crescita di coscineza tesa ad un a realizzazione non egoistica delle virtuali capacità umane di vivere civile...

pongo dunque di rimando una questione che potrebbe apparire dissonante:
si dice che quando si han seri problemi non si ha tempo di angosciarsi, tesi come si è a risolverli.
fosse un effetto, questo, del benessere generalizzato?


tradotta in soldoni, si stava megli quando si stava peggio?

Ultima modifica di mark rutland : 07-08-2005 alle ore 18.22.14.
mark rutland is offline  
Vecchio 07-08-2005, 19.04.39   #3
marco59
Ospite abituale
 
Data registrazione: 28-06-2004
Messaggi: 91
si stava megli quando si stava peggio?

Hai ben centrato il problema caro Mark, ed è desolante assistere a questa guerra tra poveri dove ci si usa per puro esorcismo l'un l'altro..
Forse il progresso, forse il benessere, sicuramente un relativismo strumentale...le angosce sono "malvivibili"..ma il fuggire da esse non aiuta la nostra relazione con gli altri..come ben saprai..
grazie per il tuo contributo...
marco59 is offline  
Vecchio 07-08-2005, 19.11.30   #4
mark rutland
Ospite abituale
 
Data registrazione: 27-01-2004
Messaggi: 343
dovere e piacere insieme, in questo caso, Marco, non ringraziarmi
mark rutland is offline  
Vecchio 07-08-2005, 19.29.29   #5
oizirbaf
Ospite abituale
 
 
Data registrazione: 11-01-2005
Messaggi: 168
Citazione:
Messaggio originale inviato da mark rutland
la vita potrebbe essere così meravigliosa, se solo sapessimo cosa farcene..
si dice che quando si han seri problemi non si ha tempo di angosciarsi, tesi come si è a risolverli ... tradotta in soldoni, si stava megli quando si stava peggio?

Daccordissimo con le analisi di Marco e Mark e bella la frase di Gustafsson che richiama quella citata dal sociologo De Masi:
"In un bel racconto di Borges, all'allievo che gli chiede se esiste il paradiso, il maestro Paracelso risponde dicendosi convinto che il paradiso esiste: ed e' questa nostra terra. Ma esiste anche l'inferno: e consiste nel non accorgersi che viviamo in un paradiso". (Domenico De Masi - Ozio creativo, p. 299 - BUR)

Il nostro benessere "generalizzato" è costruito sulla fame di gran parte del mondo: non il benessere ha ucciso il senso comunitario ma la logica alienata ed alienante della societa' dei consumi che si regge sulla competizione sempre piu'esasperata tra individui e popoli, sull'insoddisfazione pianificata dai mass media affinchè l'individuo atomizzato cerchi nell'avere quello che non ha piu' nell'essere.

Tornare indietro non serve Mark, anzi occorre redistribuire all'intera umanita': il benessere che l'uso delle tecnologie produce in minor tempo e con minori costi, se condiviso porterebbe ad un riappropriarsi della dimensione non schizofrenica del tempo.

L'informatizzazione e l'automazione, ridurra' sempre piu' in occidente il numero di occupati, prefigurando uno "sviluppo senza lavoro".

Il tempo libero dal lavoro occupera' uno spazio sempre piu' centrale nella vita umana: perche' non ripensare, dunque, tutto l'assetto sociale verso una valorizzazione remunerata di tutte le attivita' umane, dalla cura dei figli e dei propri anziani, allo studio, alla creativita' in ogni campo, alla ricerca e a tutto cio' che apporta maggior qualita' della vita?

Voi capite quali enormi interessi ci son dietro questa vita alienata?

Pensate che le multinazionali mollerebbero l'osso e si accontenterebbero di guadagnare il giusto, abbattendo le barriere protezionistiche sull'agricoltura che distruggono le possibilita' di riscatto dell'Africa e di gran parte dell'Asia?

Chi paghera' tutto questo? "Ecco chi paga: i cittadini che lavorano sempre di meno e le macchine che lavorano sempre di piu'. (...) chi ci guadagna, oltre al singolo, e' la scienza, l'arte, la societa' tutta intera e la qualita' della vita." (Domenico De Masi - Ozio creativo, p. 292,293 - BUR)

Riappropriandoci dell'essere, moderando l'avere, riscopriremo il gusto della vita e delle relazioni: altrimenti sì che al ritmo esasperato dell'aumento del PIL, distruggeremo tutte le energie non rinnovabili e "quando l'ultimo albero sara' tagliato, l'ultimo fiume sara' inquinato, l'ultimo pesce sara' morto, scopriremo che i soldi non si possono mangiare".



No, non sono pessimista, non è nel mio carattere ma la drammaticita' di una SCELTA, questa sì di civilta', ci impone un'autocoscienza collettiva che rigetti le false scelte d'incivilta' che le lobby degli armamenti e della finanza mondiale ci propongono per sviarci dai REALI problemi del Pianeta.

... anche in un mondo ideale la vita è sempre andata e ritorno.
... la vita è un frutto: quando sara' maturo, cadra'. Non siamo eterni. Impariamo a non sprecarla, godendo di ogni sorriso, di ogni alba ed ogni tramonto, della rugiada e delle nebbie mattutine.
... ascoltiamo il grido di chi non ha nulla e diffondiamo tra tutti sensibilita', senso di giustizia, umanita'.


Ultima modifica di oizirbaf : 07-08-2005 alle ore 19.42.57.
oizirbaf is offline  
Vecchio 07-08-2005, 20.23.07   #6
Psycoache
Ospite
 
Data registrazione: 07-05-2005
Messaggi: 12
Si è vero il benessere ci fa creare dei problemi ma chi è soverchiato da problemi concreti sta forse meglio?
NO spiacente.
E' forse più socievole e ha un maggiore spirito collettivo?
No neppure questo può essere benissimo un terribile essere egocentrico e coi paraocchi (ma non lo siamo anche noi)
Si la società influisce, si ci sono interessi economici, c' è gente che fa i propri comodi sulle spalle degli altri (ma nel nostro piccolo non lo facciamo anche noi?), tuttavia sono di carne e sangue.
C' è gente che venera falsi idoli che sono identici a noi sono vulnerabili come noi e non hanno nulla di diverso da noi.
C' è chi dice che l' uomo sia un' animale sociale e se pensiamo alla nostra genesi e alle nostre necessità potremmo dire di si, ma tuttavi ci sono persone che nel lato sociale trovano solo la loro stessa distruzione martiri per se stessi, sanguinano e si spengono sotto i nostri occhi.
Ci sono un sacco di cose che non vanno e che generiamo noi stessi ma prima di pensare a giudicare/aiutare gli altri per darci quella ipocrita coscenza pulita non faremo meglio a lavorare su noi stessi?

L' abbraccio tra due istrici non può che provocare loro dolore.

Ultima modifica di Psycoache : 07-08-2005 alle ore 20.24.49.
Psycoache is offline  
Vecchio 07-08-2005, 21.25.16   #7
marco59
Ospite abituale
 
Data registrazione: 28-06-2004
Messaggi: 91
perdonami

perdonami ma non ho proprio capito il nesso del tuo intervento...ti spieghi di nuovo magari con più calma?
Un saluto..
marco59 is offline  
Vecchio 07-08-2005, 21.32.50   #8
mark rutland
Ospite abituale
 
Data registrazione: 27-01-2004
Messaggi: 343
ben detto,Psycoache, era dove volevo arrivare


la situazione descritta da Marco è astorica , immanente con la condizione umana o è una consapevolezza solo recente, una scoperta ad appannaggio esclusivo di questi ultimi secoli?

e soprattutto....come uscirne?
superando se stessi e la propria realtà/egoismo non sarebbe una cattiva soluzione, come suggeriva Oizirbaf...ma è attuabile?
mark rutland is offline  

 



Note Legali - Diritti d'autore - Privacy e Cookies
Forum attivo dal 1 aprile 2002 al 29 febbraio 2016 - Per i contenuti Copyright © Riflessioni.it