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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 30-11-2005, 22.02.33   #61
Metropolis
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Io ho litigato solo una volta con il mio ex analista.
Ora mi capita invece di sentire tipo senso di inferiorità e di avere idealizzato fortemente la persona con cui interloquisco attualmente.
Il transfert per quello che mi riguarda è gia scattato perche anche se da paziente,mi rendo conto,di quali fondamenti prendono le emozioni che sento nei suoi confronti.
Però secodo me non è necessario sentire un transfert pesantissimo...il transfert è proporzionale al trauma pregresso.
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Vecchio 30-11-2005, 22.18.45   #62
sisrahtac
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Io col mio psicoanalista ressi la prima volta per soli tre mesi e poi lo mandai a farsi benedire. Dopo un'anno tornai, piegando il mio orgoglio ed ora siamo ancora in ballo...l'ultima seduta è stata di quelle che mettono a k.o...
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Vecchio 30-11-2005, 23.09.16   #63
Fragola
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Messaggio originale inviato da ellea
Ciao a tutti,
avrei una domanda da fare sull'argomento:

può capitare che il transfert non scatti?E nel caso, ciò rappresenta un problema per l'analisi?
Esempio personale: con il mio expsi eccome se era scattato: un transfert negativo, fatto di ostilità, timori di abbandoni, controllo incredibile da parte mia. Era una relazione che mi lasciava molta insicurezza addosso, sia perchè non avevo mai la certezza di quando sarei tornata, sia perchè aveva un atteggiamento un po' particolare,lui, che a volte mi sembrava proprio che mi sfottesse. Poi lui ha interrotto la terapia e le mie emozioni collegate alla relazione non è stato oggetto di elaborazione, con grande mio rammarico perchè immagino che un bel po' di materiale sia andato perduto.

Però era impallante al massimo quella centralità che aveva assunto la persona del terapeuta: non era uno strumento con cui lavorare su di me, era diventato l'oggetto quasi di un pensiero fisso, di un'inquietudine costante che ingombrava lo spazio per altro sia in seduta che fuori...e,purtroppo, credo che lui gradisse questo suo "potere" e lo recuperasse ogni volta che diventavo più indipendente.

Ora, recentemente, ho fatto un colloquio con una psicologa che non ha avuto un'immediata presa su di me. E io sto valutando questo fatto nei suoi aspetti positivi ,
perchè,al di là del fatto che non è detta l'ultima e che con un colloquio solo è difficile giudicare,il fatto che non la percepisca come un modello e che senta che le mie proiezioni su di lei sono contenute,tutto questo potrebbe forse avere il vantaggio che , invece di inchiodarmi nella relazione, io prenda a coltivare in me stessa ciò che prima andavo ammirando in giro, che io possa raccontare liberamente cose che , se c'è una tensione positiva o negativa con una persona, rimarrebbero bloccate nella dinamica della relazione....
E' un mio dubbio perchè non so se questa anestesia emotiva che il colloquio con questa psi mi ha lasciato, a parte l'impressione di buona professionalità, possa al contrario essere un risvolto negativo, poichè non "sento" la persona.

Insomma dev'essere "transfert - tosto" perchè la terapia funzioni,perchè ci sia roba su cui lavorare, o possiamo accontentarci di una relazione soft che lascia più liberi di spaziare all'esterno?

E' possibilissimo che i transfert non scatti e non sempre questo è un vero problema per la terapia. Il modello freudiano punta tutto sul transfert. Quello lacaniano e quello junghiano, molto meno. Degli altri non parlo perchè non li conosco in maniera approfondita. Jung poi da anche una definizione di transfert un po' diversa.

Indipendentemente dai modelli, però, tutte le relazioni sono diverse e quindi il sentimento che si prova è diverso. Il che non significa che non ci sia il tranfrert, che comunque non si instaura certo con un solo colloquio.
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Vecchio 30-11-2005, 23.11.05   #64
Fragola
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Messaggio originale inviato da Deapsico
E' la prima volta che scrivo su questo sito. E sono davvero contenta di averne trovato uno di psicologia.

Riguardo l'argomento trasfert, questo è un "affetto" che si ha tra il terapeuta e il paziente, è proprio attraverso questo affetto che il paziente riesce a guarire. Questo investe tutte le sue pulsioni sull'analista, e in una terapia si va a fondo quanto più l'analista è andato a fondo durante la sua analisi personale.
In una terapia si attua poi il controtransfert da parte dell'analista, il quale, magari anche deriso come qualcuno ha fatto, è tassativo con i 45 min, non deve accettare compensi, non ci si guarda negli occhi, deve assumere sempre una certa freddezza nei confronti del paziente. In un certo senso dominarlo. Cosi' facendo evita di creare dipendenza al paziente, e quindi la quasi totale guarigione alla fine della terapia.

Io ho avuto un legame con un medico, mio medico, non analista. E per quanto possa sembrare amore, è solo dipendenza.

In teoria : il paziente si sente dipendente da chi " gli ha salvato la vita", l'analista si sente colui che " ha salvato la vita".

Beh, no, non è proprio così. O meglio, questo può essere il tuo vissuto ma non è una speigazione teorica accettabile
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Vecchio 01-12-2005, 09.00.55   #65
Deapsico
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Messaggio originale inviato da Fragola
Beh, no, non è proprio così. O meglio, questo può essere il tuo vissuto ma non è una speigazione teorica accettabile

Perchè Fragola?
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Vecchio 01-12-2005, 12.30.42   #66
Fragola
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Messaggio originale inviato da Deapsico
Perchè Fragola?

Tanto per incominciare ripeto quello che ho detto nel mio primo intervento e cioè che non ha senso parlare di transfert senza darsi un modello teorico di riferimento.
A seconda dei modelli teorici cambia il concetto di transfert e anche l’importanza che esso assume nella terapia. E’ spesso così per le cose molto “tecniche”. In po’ come in filosofia. Sarebbe come se io parlassi, in fisolofia, del termine “trascendentale” senza dirti mai se parlo di Kant o no. E per Kant quella parola ha un significato ben preciso e diverso dal significato che ha nella lingua comune.

Ora, partendo dal presupposto che tu stia parlando del concetto freudiano di transfert, provo a risponderti dicendo sui cosa non sono d’accordo.

Riguardo l'argomento trasfert, questo è un "affetto" che si ha tra il terapeuta e il paziente, è proprio attraverso questo affetto che il paziente riesce a guarire.

Il transfert è certamente anche un “affetto” (tenere presente che la parola “affetto” ha per Freud un significato diverso da quello della lingua comune), ma è anche molto altro. E’ una dinamica psichica.
Semplificando molto, per Freud è quel fenomeno per cui il paziente vive il suo analista come una persona che è stata significativa nel proprio passato e per questo motivo sviluppa nei suoi confronti tutta una serie di sentimenti. In questo modo, sentimenti ed emozioni inconsce e quindi generatrici di sintomi, vengono riattualizzate dalla relazione terapeutica (la nevrosi si trasforma in nevrosi da transfert) e possono quindi essere “rese consce” dal lavoro analitico.
Questo per Freud. Per jung e per lacan è tutta un’altra storia.

Questo investe tutte le sue pulsioni sull'analista, e in una terapia si va a fondo quanto più l'analista è andato a fondo durante la sua analisi personale.

Beh, tutte le sue pulsioni sull’analista mi sembra un po’ eccessivo
Per la seconda cosa, potrei anche essere d’accordo, ma certo non è l’unico fattore.

In una terapia si attua poi il controtransfert da parte dell'analista, il quale, magari anche deriso come qualcuno ha fatto, è tassativo con i 45 min, non deve accettare compensi, non ci si guarda negli occhi, deve assumere sempre una certa freddezza nei confronti del paziente. In un certo senso dominarlo. Cosi' facendo evita di creare dipendenza al paziente, e quindi la quasi totale guarigione alla fine della terapia.

Qui stai parlando del setting, non del controtranfert.
E anche il setting dipende sempre dai modelli di riferimento.
Il tempo fisso della seduta (45 minuti, 50, un’ora) è una caratteristica dell’analisi freudiana. I Lacaniani ad esempio fanno sedute di lunghezza variabile. Gli Junghiani di lunghezza più o meno fissa ma con molta meno rigidità.
Compensi? Ma il compenso (pagamento) è una componente fondamentale del setting freudiano. L’analista si fa pagare!
Non ci si guarda negli occhi? Con i freudiani non durante il colloquio. Non ci si guarda proprio durante il colloquio. L’analisi junghiana invece di solito non prevede l’uso del lettino. Si sta seduti e ci si guarda tranquillamente negli occhi.
Dominarlo! Mio dio, no!!!! Il motivo per cui i freudiani ritengono che la relazione terapeutica debba essere un po’ frustrante per il paziente è un altro. L’idea è, sempre semplificando molto, che se la relazione terapeutica fosse troppo gratificante, verrebbe meno l’impulso a guarire.

Io ho avuto un legame con un medico, mio medico, non analista. E per quanto possa sembrare amore, è solo dipendenza.

Questo è il tuo vissuto, quindi non lo discuto assolutamente. Ogni vissuto è personale.

In teoria : il paziente si sente dipendente da chi " gli ha salvato la vita", l'analista si sente colui che " ha salvato la vita".

Non ho mai pensato neppure per una frazione di secondo che la mia analista mi avesse salvato la vita! Nè ricordo di essermi mai sentita dipendente da lei.
E come (forse) futura analista credo che se mai un giorno dovessi pensare che mi sto sentendo “quella che ha salvato la vita” a un paziente, correrei subito dal mio supervisore per analizzare questo delirio di onnipotenza!!!!!

Ho scritto abbastanza in fretta, spero di essermi spiegata.
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Vecchio 01-12-2005, 14.20.43   #67
ellea
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Fragola,se puoi, avrei una domanda perchè mi hai fatto venire una curiosità: cosa intende per transfert Jung?

Poi, leggendoti, mi hia fatto ricordare che la psi (junghiana) con cui ho fatto un colloquio di recente mi disse che le sedute durano, per l'appunto 45',e che a volte può capitare che si "interrompano sul più bello" e che questo fa parte della necessaria frustrazione. Ecco,io avevo sempre pensato che l'interruzione sul più bello fosse necessaria per non mettere troppa carne al fuoco o per lasciare un "compito", diciamo così, uno spunto di riflessione da far macerare nel paziente tra una seduta e l'altra, mentre non ho chiara questa necessità di una funzione frustrante dell'interruzione...(sempre che io abbia capito bene quanto mi è stato detto)

ellea is offline  
Vecchio 01-12-2005, 14.21.01   #68
Deapsico
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A breve scriverò nei dettagli cosa significa secondo me, e per gli psicanalisti in gnereale , e Freudiani il concetto di transfert. Ometto quello che penso di Jung.

Fragola quando dico però:

In teoria : il paziente si sente dipendente da chi " gli ha salvato la vita", l'analista si sente colui che " ha salvato la vita".

uso una metafora che racchiunde un concetto difficilissimo da comprendere e da spiegare, e faccio presente che la stessa metafora è presente in " storia della pscianalisi" di Vigetti Finzi.
Deapsico is offline  
Vecchio 01-12-2005, 14.28.06   #69
Deapsico
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Messaggio originale inviato da Lord Kellian
Io ti risponderei, ma la mia analista è un po' come quello di Catharsis. Se le chiedo di spiegarmi cosa sono il transfert e il controtransfert, mi dice che mi faccio delle seghe intellettuali e che queste cose non servono per l'analisi.

Personalmente non ho mai provato a livello cosciente delle emozioni positive che mi ricordassero quelle coi miei genitori. Solo quelle negative. Cioè continuo a comportarmi con l'analista come mi comportavo con mio padre quand'ero piccolo. Mi sembra sempre di andare a un interrogatorio e di essere giudicato. La prima associazione mentale che facevo, al posto di seduta, era "lezione".

Credo d'altra parte che l'analista sappia riconoscere subito queste reazioni e comportarsi di conseguenza. Credo anch'io che per il buon esito di questa vicenda, bisogna avere una buona empatia.


Davvero non ti risponderebbe??
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Vecchio 01-12-2005, 14.29.58   #70
sisrahtac
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Un "pensiero interrotto" (mi ricorda qualcos'altro) è la cosa più tremenda. Magari verso la fine riesco a mettere a fuoco un'idea che mi pare rivoluzionaria (cosa che mi accade preticamente sempre senonchè la sensazione svanisce tristemente di li a poco, dopo averla metabiolizzata...) track..rimango a metà con questo mezzo aborto di pensiero. Secondo me è sbagliato perchè crea dipendenza. Non si vede l'ora di riniziare l'analisi la volta dopo per chiarirsi le idee a riguardo. Centuplica il "transfert". Poi non so...

Forse dovrebbe spronare alla pazienza?

Ultima modifica di sisrahtac : 01-12-2005 alle ore 14.31.35.
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