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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 29-10-2003, 12.24.53   #21
visechi
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
Citazione:
No, direi di scartare la possibilità che si possa sempre pretendere di essere anche ciò che non manifesteremo mai

Eppure è anche così. Siamo anche ciò che per svariati motivi non riusciremo mai a manifestare, questo perché tutto l'essere, anche ciò che non si manifesta, concorre a determinare il nostro agire manifesto che non sarebbe tale, così come percepito da un terzo osservatore, se non fosse anche il prodotto di elementi non manifestati. Se una persona si ferma per aiutare un proprio simile in situazione di difficoltà, lo fa perché? Per un osservatore esterno presumibilmente lo farebbe solo per effetto di un gran senso di pietà, o, viceversa, solo per manifestare questo lodevole sentimento; ma non è il terzo osservatore che potrà essere a conoscenza delle vere motivazioni che spingono la persona a comportarsi in un determinato modo… la sua sarà solo un'elaborazione indotta fra l'altro dal suo proprio essere. Per cui continuerei a sostenere che l'uomo è tanto quel che intimamente è, quanto quel che tende ad essere e quanto gli altri credono che sia. Ribadisco: ciò che effettivamente qualifica un individuo è l'intenzionalità delle proprie azioni, agli osservatori esterni non rimane che permanere nel dubbio che le cose siano effettivamente così come da lui percepite.

Citazione:
Quel che si é nelle proprie potenzialità mai manifestate all'esterno e che mai manifesteremo, é reale senz'altro, ma, proprio perchè non avrà mai avuto effetti per tutta la propria esistenza risulta perciò indifferente, ininfluente, proprio come non fosse mai stato (infatti non lo é stato mai).

Su questo punto probabilmente hai anche ragione, ma noto e constato che pare tu abbia modificato notevolmente le tue idee. Ciò che non è manifesto non è utile, quindi indifferente ed ininfluente rispetto alla realtà delle cose percepite (immagino). In altra occasione, oramai datata, hai sostenuto il perfetto contrario, ma lì si discuteva intorno a Verità metafisiche, qui solo di uomini la cui consistenza ed azione nel mondo non sono solo supposte ma tangibili realtà esperibili quotidianamente.
visechi is offline  
Vecchio 29-10-2003, 12.31.13   #22
deirdre
tra sogno ed estasi...
 
L'avatar di deirdre
 
Data registrazione: 21-06-2002
Messaggi: 1,772
Re: perche andare in una setta

Citazione:
Messaggio originale inviato da bomber
spesso mi sono chiesto come mai le persone tendono ad entrare nelle sette ...
a volte non mi spiego come mai succede questo tipo di scelta ,
e incredibile come alcune sette come scientology (ho scritto bene )
trovono continuamente delle persone nonostante la setta in questione non sia in effetti dotata di buona fama ,in effetti e stata bandita da alcuni paesi come la germania la russia e la frqancia (paesi mi pare assai democratici ) perche riteunuta colpevole di derubare o truffare i suoi adeppti ,adesso mi chiedo come mai se le persne magari sanno che il gruppo in cui vanno e di malafede abbandonano spesso la famiglia e si accaniscono contro le persone care che magari vogliono impedire questo ???

Hubbard ha avuto contatti con diversi esponenti di altre, come tu definisci, sette. Ricevette notevoli conoscenze, ma posso assicurarti che anche uno dei maggiori esoteristi, anche egli rinnegato dalla chiesa cristiana, lo giudicò un pazzo per i vari "esperimenti" che fece. Non mi è dato rivelare la fonte, di fatto, la persona che mi ha inviato questo materiale mi ha anche pregata di tenerlo ben celato... ma posso garantirti che sette come questa sono davvero prive di un valido motivo d'esistere, non solo, derubano ed inducono nell'errore.

Il motivo che spinge le persone ad entrare in un gruppo? Bhe..semplice, almeno credo, senso di appartenenza, il sentirsi parte di.... riempie la vita e conferisce stima in se stessi.
Ciao
deirdre is offline  
Vecchio 29-10-2003, 12.34.53   #23
deirdre
tra sogno ed estasi...
 
L'avatar di deirdre
 
Data registrazione: 21-06-2002
Messaggi: 1,772
Citazione:
"Noi siamo quel che crediamo essere oppure ciò che gli altri vedono di noi?"

Noi siamo ciò che il nostro io dimostra a se stesso ed a latri ma non solo, siamo apparenza ed illusione dei sensi... siamo un insieme di unicità che vivono in simbiosi e manifestano la loro esistenza nell'io.
deirdre is offline  
Vecchio 29-10-2003, 21.01.31   #24
Mistico
Utente bannato
 
Data registrazione: 05-11-2002
Messaggi: 1,879
Questo che stai dicendo mi fa venire in mente qualcosa di cui ho discusso a pranzo nel bar sotto l'ufficio dove lavoro. Si parlava di come molta gente che è andata via, lontano, perchè non accettava il mondo nel quale si trovava, poi sia sempre tornata. Molti casi, ognuno citava almeno un esempio di cui era al corrente.
Ne é venuto fuori che quando si va via, quando si fugge, in realtà si scappa da un mondo che ha assunto la configurazione più adeguata al nostro modo di essere. Così, andando via, se non si fà alcuno sforzo per cambiare, se si pretende di portare lì dove andiamo tutto il nostro intatto modo di essere, si finisce con il configurare il nostro nuovo ambiente nell'identico modo, attraverso le normali spontanee reazioni degli altri, nell'identico modo del vecchio ambiente... e si é nuovamente scontenti di dove ci si trova, e si torna a casa.

Quanto c'è da imparare ancora non lo sapremo mai, ma é importante imparare qualcosa, ogni tanto, se si vuole migliorare qualcosa.

Prima bisogna migliorare noi stessi.


(...o no?...)
Mistico is offline  
Vecchio 31-10-2003, 00.22.16   #25
bomber
Ospite abituale
 
Data registrazione: 27-09-2003
Messaggi: 4,154
Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
Chissà perché io invece sono fermamente convinto che noi, in una certa misura, siamo tanto quel che crediamo di essere, quanto ciò che gli altri pensano noi siamo. Ma non è tutto, sempre in una certa misura, penso siamo anche ciò che tendiamo ad essere. Nel senso che l’Essere che è in noi non è statico e si adatta alle situazioni e, relazionandosi anche e soprattutto con altri individui, si trasforma incessantemente. Partendo da uno stato, da una condizione data – figlia essa stessa di precedenti sviluppi indotti o dell’ambiente/cultura in cui si è scaraventati al momento della nascita - il nostro essere si modella sulla base delle aspettative altrui (vorrei vedere chi lo potrebbe negare), ma la sua ‘evoluzione’ (fra apici perché nessuno voglia attribuire al termine un significato diverso da quello schifosamente umano che è corretto attribuirgli: culturale) è anche dipendente dalla intima tensione a divenire qualcosa di diverso (migliore) da quello che in quel momento è. Chi dovesse immaginare un essere statico credo stia semplicemente sbagliando. Un essere è immerso in una contingenza che, sempre in una certa misura – alle volte limitata, altre molto più invasiva – lo condiziona e plasma. Questa contingenza è nota per essere la forza cogente dell’educazione: delle cose, delle circostanze, delle persone, delle ideologie con cui, tempo per tempo, entriamo in contatto, anche non diretto. Per questo non sottoscriverei l’affermazione che noi siamo quel che facciamo. Sarebbe davvero troppo semplice immaginare di essere sempre in condizioni di rendere pienamente concreti i nostri desideri, emozioni, sentimenti o pensieri… se noi fossimo solo quel che facciamo, saremmo alla mercé del giudizio altrui, e sarebbe solo il giudizio altrui la misura dei nostri atti. Ma così non è, e non è per due ordini di motivi: anche il giudizio altrui sottostà alle medesime interferenze e limitazioni che regolano il nostro agire (incomprensioni, fraintendimenti etcc…), per cui molto spesso non rispecchia la realtà delle cose e sarebbe oltremodo soggettivo. Ma vi è un motivo ancora più importante: focalizzare l’attenzione al solo atto compiuto (siamo quel che facciamo) non tiene nel debito conto di un elemento essenziale: l’intenzionalità dell’atto stesso. Eppure è l’intenzione, volontaria e conscia, insieme alle conseguenze dell’atto stesso, l’elemento principe che determina e definisce il nostro Essere. Con ciò voglio semplicemente affermare che un contesto che tenga in considerazione esclusivamente l’atto e le sue conseguenze dirette, non rende giustizia del complessivo agire e dell’Essere stesso: offendere senza che vi sia l’intenzione di offendere è ben diverso, tanto per l’offeso quanto per chi offende, rispetto ad offendere avendone la vera intenzione… così via per quasi tutte le tipologie di relazioni o rapporti che coinvolgono due o più individui… basterebbe pensare all’amore, all’adulazione etcc…

Deprivare, deprivare… hai poi aggiornato il tuo inadatto vocabolario?



e vero che cambiamo ma e anche vero che per quanto si puo cambiare ,insomma un pezzo di marmo per quanto possa cambiare rimmara sempre marmo e non diventera mai oro
bomber is offline  
Vecchio 31-10-2003, 00.31.18   #26
Marco_532
Vivi!
 
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Messaggi: 1,159
Citazione:
Messaggio originale inviato da bomber
e vero che cambiamo ma e anche vero che per quanto si puo cambiare ,insomma un pezzo di marmo per quanto possa cambiare rimmara sempre marmo e non diventera mai oro

Si ma c'è differenza tra essere polvere o scultura .
Marco_532 is offline  

 



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