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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 29-07-2004, 16.23.48   #1
Giulma
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La legge del Karma

Che ne pensate della legge del Karma?
Potrebbe avere un senso, significa qualcosa, o che altro?
Oltre ad essere una legge di "Perfetta Giustizia" e dunque, una "Legge Divina", mia personale opinione, chiaramente, ma condivisa da molta altra gente, non è forse anche una importante legge di "Apprendimento"?
Queste cose sono ben note in una cultura quale quella orientale, ma non sono neanche sconosciute nella nostra.

Ciao, Giulio
Giulma is offline  
Vecchio 29-07-2004, 17.30.26   #2
Naima
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Messaggi: 672
Il karma è generato dalle nostre azioni, noi siamo il karma. Mi piacerebbe sapere la prima volta che siamo venuti al mondo come esseri provvisti di corpo fisico che karma potevamo aver accumulato. Se prima eravamo "particelle di Dio", com'è che siamo diventati "fisici"? Non c'è riferimento ad alcun peccato originale come nella religione cattolica per esempio, che in pratica spiega perchè siamo sulla terra.
Naima is offline  
Vecchio 29-07-2004, 17.59.36   #3
Rotaflex
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Karma è ....azione - Per Buddhisti in erba

E' affermato che il Buddhismo nega l’esistenza dell’anima e che pertanto la salvezza, l'estinzione (sanscrito: nirvanam, pali; nibhanam) si risolve nel nulla.


Le cose non sarebbero apparse così complicate, se si fosse partiti fin dall'inizio sulla base degli antichi testi canonici. Se non aves-simo conosciuto inizialmente le leggende, ricche di particolari fantastici, dell'ultimo pe-riodo, non avremmo certamente messo in dubbio, come è avvenuto in precedenza, la Storicità della persona del Buddha, ne avremmo visto l'elemento mitologico nei resocon-ti sulla sua vita. Allo stesso modo, la questione di come il buddismo originario considerasse il problema dell'anima e della vera natura della salvezza sarebbe apparsa, da subito, sotto una luce differente, se non avessimo dapprima conosciuto i testi Mahayana, per la cui comprensione mancava all'epoca qualsiasi presupposto e che dovevano necessariamente condurre a un'errata interpretazione.

E, tuttavia, dopo essere giunti a tale conclusione, era estremamente difficile rimuovere i vecchi pregiudizi". Così Frauwallner definisce, inoltre, "un insostenibile e grossolano anacronismo" l'attribuzione, delle dottri-ne tarde al Buddha e, in particolare, della dottrina del Dharma, da parte soprattutto degli studiosi russi.
(…) ci si avvicina così sapientemente all'antico spirito indiano da cui si era origi-nata la dottrina:
"Come (bisogna) porsi riguardo al problema della salvezza? Ci si è sforzati, in primo luogo, di trovare la soluzione nel termine con cui il buddhismo designa la salvezza e, cioè, nella parola estinzione (nirvanam, p. nibbanam). Questa parola indica l'estinzione di una fiamma e la salvezza viene, appunto, assimilata a quest'immagine. Si è affermato, pertanto, che come la fiamma svanisce estinguendosi e cessa di esistere, così il liberato si annulla nell'estinzione. Ma tale ragionamento si fonda su presupposti del lutto infondati e commette il grave errore d'introdurre nel mondo del pensiero indiano dei concetti che non gli appartengono. Come abbiamo già osservato nel capitolo sulla filosofia epica, nella discussione tra Bhrgu e Bharadvaja, il divampare e " l'estinguersi di una fiamma per l'indiano dell'antichità non ha il significalo di un nascere e di uno svanire, bensì di un rendersi visibile e nuovamente invisibile.


E questa è la ragione per cui quell'immagine viene usata per descrivere il destino dell'anima dopo la morte. Alla luce di questa verità le parole del testo divengono completamente chiare quando si afferma: "L'anima (jivah) che è entrata nel corpo non muore quando muore il corpo, ma è simile al fuoco quando si è bruciata la legna da ardere. Come il fuoco divie-ne impercettibile se non si aggiunge altra legna e, poiché ha penetrato l'etere, non ha un posto fisso ed è, quindi, difficile da distinguere, così l'anima quando abbandona il corpo si trova in uno stato simile e non viene percepita a causa della sua sottigliezza; su questo non ci può essere alcun dubbio. Il fuoco, dunque, estinguendosi non scompare, bensì diviene semplicemente inconcepibile, E la medesima idea sottende l'assimilazione della salvezza all'estinguersi di una fiamma da parte del Buddha.


Come non si può conoscere la via del fuoco estinto, afferma ad esempio in un passo, così non è possibile indicare il cammino dei liberati, che sono andati oltre i vincoli e il torrente dei desideri e hanno raggiunto la beatitudine eterna e immutabile. Quest'unico passo sarebbe sufficiente... Esistono, inoltre, altre affermazioni che dimostrano chiaramente come l'estinzione sia stata male interpretata nel significato di annientamento. Si parla di una sfera di estinzione (nirvanadhatuh) in cui entra il liberato, di una città di estinzione (nirvanapuram).
Ed è talmente evidente quando il Buddha parla in questi termini dei luoghi dell'estinzione:
'Esiste, o monaci, un non-nato, un non-creato, un non-fatto, un non-formato. Se non ci fosse, o monaci, questo non-nato, non-creato, non-fatto, non-formato non ci potrebbe essere il nato, il creato, il fatto, il formato'.



Il tentativo di vedere, dunque, nell'espressione dì estinzione (nirvanam) il concetto di annientamento si basa su un'errata interpretazione" (pp. 225-227)'.
Alcune affermazioni riservano, inoltre, particolare attenzione, come ad esempio:
"L'uomo comune può facilmente cadere nell'errore di considerare la propria personalità mondana come il suo vero sé (atma, p. atta). Ciò lo porta ad attribuire una particolare importanza a questo sé e a tutto quello ad esso collegato. In questo modo il desiderio e la sete si risvegliano. Egli, secondo quanto afferma il buddhismo, vi si attacca (upada-nam) creando così le condizioni che lo vincolano a questa esistenza e lo conducono di rinascita in rinascita ad un nuovo divenire (bhavah). Se, invece, l'uomo comprende che tutto ciò non è il suo vero sé e che in realtà non lo riguarda, il desiderio si spegno ed egli si allontana da ogni cosa terrena, le condizioni che lo legano all'esistenza si spezzano e ottiene così la salvezza. Tale concezione si riallaccia, in ultima analisi, ai concetti già noti, tramandatici dalla filosofìa delle Upanishad.


Lì la conoscenza dell'Atma, del Sé e, quindi, del vero Io o Sé e considerata determinante per raggiungere la salvezza. L'uomo che distingue il ve-ro Sé si allontana, infatti, da tutto il resto e si distacca dalle cose terrene. Come, appunto, afferma efficacemente Yajnavalkya nell'ultimo discorso alla sua sposa Maitreyi, è soltan-to l'Io, l'Ego, l'Atma che conferisce valore ad ogni cosa e, dunque, soltanto per esso val-gono le giuste aspirazioni. Ciò che differisce da quest'Io è sofferenza (tato 'nyad artam). In entrambi i casi ci troviamo sostanzialmente di fronte agli stessi concetti, anche se nel buddhismo sono formulati diversamente ed espressi, per così dire, in termini negativi. Il buddhismo, infatti, non afferma che si dovrebbe conoscere il vero sé, bensì che non si dovrebbe considerare come sé (atma, p. atta) quello che il sé non è. Altrimenti il desiderio si attacca al falso sé e si determina uno scompiglio nel ciclo della natura. E la salvezza ha luogo non attraverso la presa di coscienza del vero sé, bensì attraverso il ricono-scimento del non-sé (anatma, p, anatta), di tulio quello che è erroneamente considerato il sé e rimuovendo, quindi, da ciò il desiderio" (pp. 192-193)-
"Inoltre, l'amica tradizione buddhista riferisce che il Buddha, subito dopo il ser-mone di Benares, rivolgesse ai suoi primi cinque discepoli un secondo discorso, che è stato conservato ed è noto come il discorso delle caratteristiche del non-sé. In esso il Buddha spiega, innanzi tutto, in maniera diffusa che i cinque gruppi di attaccamento' non devono ritenersi il sé. Egli pone poi ai suoi discepoli le seguenti domande; 'Cosa pensate, o monaci, che la corporeità sia permanente o impermanente?….


Dunque, tutte le azioni sono seguite da conseguenze inevitabili, seppure non immediatamente. Questi semi karmici o “tracce karmiche” (bag-chags) esistono come potenzialità nascoste che giungono a maturazione quando le necessarie cause(o condizioni) secondarie sono presenti. A causa di azioni negative commesse inquesta vita o in "vite precedenti", la maggior parte delle persone ha debiti karmici dapagare : tali debiti sono delle potenzialità che, per essere saldate, possono causare danni al debitore, persino la morte".

Ma cosa sono dunque le cause secondarie?

"L’esempio che spiega la causa primaria è il seme piantato nella terra per far crescere la pianta. La causa secondaria è rappresentata da tutti i fattori che permettono prima al seme e poi alla pianta il loro sviluppo :la luce, il calore, l’acqua, il concime. Così, se pure è compiuta un’azione come causa primaria, l’effetto e la sua conseguenza si avranno solo se le circostanze successive (secondarie) ne potranno avviare la maturazione che si manifesterà in quella stessa vita o nella successiva".

Prescindendo un momento da ciò che si debba intendere per vita presente o successiva, è interessante guardare al karma come una dimensione dell'essere che presenta diverse gradazioni. Il karma che non diviene immediatamente attuale (ma che potrebbe attualizzarsi in ogni momento) "è" o ci si potrebbe azzardare a dire che assolutamente non è? Che grado di realtà attribuiremo a ciò che in assenza delle "cause secondarie" non è ancora giunto alla maturazione?
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Vecchio 29-07-2004, 18.15.12   #4
Gianfry
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La legge del karma

Il karma è in fondo un programma di apprendimento della vita in quanto è una lunga serie di forme-pensiero, incise nel nostro DNA, che nel corso della nostra vita ci attireranno diverse esperienze da vivere per comprendere la realtà. La legge del karma deriva dalla Legge di Attrazione Universale che governa Tutto il Creato basata sul principio del “simile attira simile”. Questa legge è la vera Giustizia divina e noi ce l’abbiamo incorporata nel nostro patrimonio genetico. E’ il nostro giudice imparziale ed incorruttibile.
Sono i nostri pensieri che generano il karma in quanto essi hanno il potere di creare la nostra realtà. Questi pensieri possono essere nostri personali (cioè prodotti in questa vita), oppure ereditati dai nostri antenati o possono essere pensieri di anime o entità che abbiamo accettati in noi. Tutti questi pensieri sono incisi nel nostro DNA e si attivano man mano sotto la guida della nostra anima per attirarci le esperienze che l’anima stessa ha deciso di vivere attraverso la nostra forma.
Non esiste il peccato originale come pure nessun altro peccato. Esistono solo esperienze da cui imparare le lezioni della vita per acquisire saggezza. La saggezza è l’essenza che l’anima estrae per portare con sé sul piano di luce a Dio.
Per ora fermiamoci qui.

Ciao Gianfry
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Vecchio 29-07-2004, 18.27.35   #5
Rotaflex
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no.

... o possono essere pensieri di anime o entità che abbiamo accettati in noi.

Mah! Sarà....A me pare che quì siamo più nelle psicologie da posseduti....
Così la dottrina del libero arbitrio perde integralmente il suo valore depotenziando il principio di piena responsabilità dell'essere innanzi al Principio. Così la consapevolezza anche solo potenziale sarà sempre nulla poichè non si avrà mai certa distinzione tra l'agito o l'agente.
Per me (ma solo per me!) è un NO deciso.
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Vecchio 29-07-2004, 20.40.16   #6
Cornelio
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La legge del Karma

La legge del Karma?.
Chiedi il parere del lettore a questa domanda, e cosi mi permetto di esprimere la mia opinione!
E' una legge che interpretata nel verso sbagliato è folle e suicida.
In Cambogia un popolo mite e pacifico ha avuto milioni di morti, trucidati nella maniera più orribile, forse a causa dell'accettazione e rassegnazione del loro destino, dettato dalla religione.
Leggo sul libro.."Il libro nero del comunismo": Alcuni studiosi hanno sostenuto la tesi che l'azione efferata dei Khmer rossi sia stata favorita da certi aspetti caratteristici della nazione cambogiana. Per esempio il buddismo, il cui ruolo è tuttavia ambiguo: la sua indifferenza di fronte ai contrasti sociali e il suo rinviare a un'esistenza futura la ricompensa dei meriti della vita attuale mal si conciliano con la visione rivoluzionaria. Il suo antindividualismo, invece, trova una corrispondenza perfetta nella soppressione della parola "io" da parte dei Khmer rossi. Il valore limitato dell'esistenza nel vortice delle reincarnazioni e il fatalismo di fronte all'inevitabile destino che ne deriva, hanno fiaccato la resistenza dei credenti davanti ai soprusi.
A Haing Ngor, duramente provato all'uscita dal carcere, una vecchia fini' per dire a voce alta quello che tutti pensavano dentro di sè: "Samnang, forse avete fatto qualche cosa di molto brutto nella vostra vita precedente, forse siete punito per questo". "Si', dev'essere cosi', credo che il mio Karma non sia molto buono".
Il buddismo, pur violentemente represso, non ha tuttavia costituito quella spinta alla resistenza ai Khmer rossi che è stato invece per l'islam per i Cham.
Rifletti ,Lascia stare l'oriente e le sue credenze,se hai del buon pane che senso ha di andare a cercare del cibo molto indigesto.
Cornelio is offline  
Vecchio 30-07-2004, 11.11.10   #7
Gianfry
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La legge del Karma

Caro Cornelio,
è evidente che nella filosofia buddista ci sono delle distorsioni. A me se uno mi attacca con un pugno io gliene do tre per difendermi e per fargli capire che non ci deve provare più. Questo indipendentemente dal fatto che il mio karma mi abbia attirato quell’esperienza. Se uno reagisce ad un attacco con tutte le sue forze, indipendentemente dal risultato, ha già trasceso il karma in quanto ha affrontato e vinto la paura in sé che è stata la causa dell’attacco (Ciò che temi lo attiri). Poi in più a mente fredda posso anche riconoscere che l’attacco l’ho attirato io con la mia paura e coscientemente la rilascio. In questo modo ho trasceso la paura di essere attaccato e quell’esperienza non dovrò più viverla.

Ciao
Gianfry
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Vecchio 30-07-2004, 12.38.57   #8
micaro
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come dire se ti fai pecora......il lupo ti mangia!!!!
micaro is offline  
Vecchio 30-07-2004, 12.42.02   #9
Giulma
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Re: La legge del karma

Citazione:
Messaggio originale inviato da Gianfry
Il karma è in fondo un programma di apprendimento della vita in quanto è una lunga serie di forme-pensiero, incise nel nostro DNA, che nel corso della nostra vita ci attireranno diverse esperienze da vivere per comprendere la realtà. La legge del karma deriva dalla Legge di Attrazione Universale che governa Tutto il Creato basata sul principio del “simile attira simile”. Questa legge è la vera Giustizia divina e noi ce l’abbiamo incorporata nel nostro patrimonio genetico. E’ il nostro giudice imparziale ed incorruttibile.
Sono i nostri pensieri che generano il karma in quanto essi hanno il potere di creare la nostra realtà. Questi pensieri possono essere nostri personali (cioè prodotti in questa vita), oppure ereditati dai nostri antenati o possono essere pensieri di anime o entità che abbiamo accettati in noi. Tutti questi pensieri sono incisi nel nostro DNA e si attivano man mano sotto la guida della nostra anima per attirarci le esperienze che l’anima stessa ha deciso di vivere attraverso la nostra forma.
Non esiste il peccato originale come pure nessun altro peccato. Esistono solo esperienze da cui imparare le lezioni della vita per acquisire saggezza. La saggezza è l’essenza che l’anima estrae per portare con sé sul piano di luce a Dio.
Per ora fermiamoci qui.

Ciao Gianfry


“Il karma è in fondo un programma di apprendimento della vita in quanto è una lunga serie di forme-pensiero, incise nel nostro DNA, che nel corso della nostra vita ci attireranno diverse esperienze da vivere per comprendere la realtà.”

Il vero ed unico problema è la mente. Certo, crea il pensiero, ma poi c’è l’azione. Perché non consideri anche l’azione? Bisogna compiere un azione per generare Karma: se non uccidi non sarai ucciso. Il fatto di pensarlo, non è sufficiente affinché avvenga.
Che ne pensi?

“La legge del karma deriva dalla Legge di Attrazione Universale che governa Tutto il Creato basata sul principio del “simile attira simile””

Le legge del Karma è la legge del Karma, e non deriva da niente. E’ una legge divina voluta dall’Assoluto.

“Questi pensieri possono essere nostri personali (cioè prodotti in questa vita), oppure ereditati dai nostri antenati o possono essere pensieri di anime o entità che abbiamo accettati in noi.”

In che modo le avremmo accetate?

Ciao, Giulio
Giulma is offline  
Vecchio 30-07-2004, 12.47.52   #10
Giulma
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Re: La legge del Karma

Citazione:
Messaggio originale inviato da Cornelio
La legge del Karma?.
Chiedi il parere del lettore a questa domanda, e cosi mi permetto di esprimere la mia opinione!
E' una legge che interpretata nel verso sbagliato è folle e suicida.
In Cambogia un popolo mite e pacifico ha avuto milioni di morti, trucidati nella maniera più orribile, forse a causa dell'accettazione e rassegnazione del loro destino, dettato dalla religione.
Leggo sul libro.."Il libro nero del comunismo": Alcuni studiosi hanno sostenuto la tesi che l'azione efferata dei Khmer rossi sia stata favorita da certi aspetti caratteristici della nazione cambogiana. Per esempio il buddismo, il cui ruolo è tuttavia ambiguo: la sua indifferenza di fronte ai contrasti sociali e il suo rinviare a un'esistenza futura la ricompensa dei meriti della vita attuale mal si conciliano con la visione rivoluzionaria. Il suo antindividualismo, invece, trova una corrispondenza perfetta nella soppressione della parola "io" da parte dei Khmer rossi. Il valore limitato dell'esistenza nel vortice delle reincarnazioni e il fatalismo di fronte all'inevitabile destino che ne deriva, hanno fiaccato la resistenza dei credenti davanti ai soprusi.
A Haing Ngor, duramente provato all'uscita dal carcere, una vecchia fini' per dire a voce alta quello che tutti pensavano dentro di sè: "Samnang, forse avete fatto qualche cosa di molto brutto nella vostra vita precedente, forse siete punito per questo". "Si', dev'essere cosi', credo che il mio Karma non sia molto buono".
Il buddismo, pur violentemente represso, non ha tuttavia costituito quella spinta alla resistenza ai Khmer rossi che è stato invece per l'islam per i Cham.
Rifletti ,Lascia stare l'oriente e le sue credenze,se hai del buon pane che senso ha di andare a cercare del cibo molto indigesto.


“In Cambogia un popolo mite e pacifico ha avuto milioni di morti, trucidati nella maniera più orribile, forse a causa dell'accettazione e rassegnazione del loro destino, dettato dalla religione.”

L’accettazione e rassegnazione è una cosa sbagliata, infatti. E non centra nulla con il Karma.

“ la sua indifferenza di fronte ai contrasti sociali e il suo rinviare a un'esistenza futura la ricompensa dei meriti della vita attuale mal si conciliano con la visione rivoluzionaria.”

Questa infatti è un idea enormemente distorta del Karma.

“Il valore limitato dell'esistenza nel vortice delle reincarnazioni e il fatalismo di fronte all'inevitabile destino che ne deriva, hanno fiaccato la resistenza dei credenti davanti ai soprusi.”

E’ tutto sbagliato.

Ciao, Giulio
Giulma is offline  

 



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