cheppalle sei....sette..otto..nove...._b raccine

Ma inzomma dove stà la novità dell’insegnamento?
Non avete un maestro un pochino più giovane da spennacchiare?

In effetti l'insegnamento non è nuovo, è perenne.

Molla se ti riesce questo ruolo di spacca...tutto, forzato, compulsivo, maniacale.
Sei noioso e pesante...davvero.
Però se hai fatto voto...ma sappi che tutto ciò non ha niente o poco a che fare con l'insegnamento di J.K.
Non illuderti di fare un buon servizio...legando quel che dici e come ti esprimi al suo nome.
Renditene conto, sarebbe utile.
Se poi vuoi proseguire con questa nenia...allora ti mollo.

Desidero un maestro che sia in grado di illuminarmi!
L’avete capito o no?

c'è un bel brano di K. nel suo libro 'Domande e risposte', l'hai letto?

...attraverso un forum...???

,klara

questo non è di K., ma è della sua 'scuola':

Pensate che se non fosse per il nostro senso del tempo esisterebbe una ricerca dell’illuminazione? Il tempo è creato dal pensiero, dalla memoria e dall’immaginazione: quel che io ero, quel che io sono, quel che sarò. Eternamente convinti di essere inadeguati, vogliamo diventare integri e completi in futuro. Ci assoggetteremmo a percorrere qualsiasi cammino spirituale pur di superare le difficoltà che via via si presentano. Allora, immaginiamo tutti speranzosi, verrà il giorno in cui faremo esperienza dell’illuminazione, della liberazione dalla prigionia, come promesso dalle tradizioni del passato.

Io non penso più in termini di ‘fare esperienza’. Le cose accadono semplicemente. La pioggia batte leggera. Il cuore pulsa. C’è il respiro, dentro, fuori, dentro, fuori. C’è l’ascolto silenzioso, l’apertura… il vuoto… il niente.

Illuminazione? Quanto è mortifero appiccicare un’etichetta. Allora si diventa qualcuno. Nel momento in cui si applica un’etichetta, la vitalità si congela in un concetto. “La mia esperienza dell’illuminazione!”.
Essere vivi, completamente vivi, significa scorrere senza impedimenti, un flusso vulnerabile di vitalità senza resistenze. Senza il senso del tempo che passa. Senza bisogno di pensare a ‘me’: quel che sono, quel che sarò. Il nostro affaccendarci sull’esperienza è una forma di resistenza al tempo.

Il nostro desiderio di fare esperienze è una resistenza al semplice essere qui, ora. È il ronzio dell’aeroplano. La nebbia. Il vento che spira dolcemente, la pioggia che cade, il respiro, il ronzio, il pulsare, l’aprire, il chiudere, niente di niente…

È un tale sollievo rendersi conto che non dobbiamo essere niente.

E questo è semplicemente Advaita, ben espresso e realizzato da J.K.
Perchè si deve sempre contrapporre, quando invece si esprimono le stesse "verità", solo in forme e modi diversi?
Basta saperle vedere.
E le vede solo chi le ha Comprese veramente.

Ora la lezione è completa!