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Vecchio 16-09-2005, 17.02.20   #1
Woodward
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Radici cristiane sì, radici cristiane no.

Con il rigetto della costituzione europea da parte dei francesi e degli olandesi si torna a ridiscutere la proposta di inserire l'importanza delle radici cristiane all'interno del preambolo.
Cosa ne pensate? E' un giusto riconoscimento a una religione che ha fatto la nostra storia o un retaggio del potere cattolico?
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Vecchio 16-09-2005, 19.30.04   #2
Nemo
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[ E' un giusto riconoscimento a una religione che ha fatto la nostra storia]
Veramente sono quelli che hanno combattuto la chiesa e i suoi dogmi che hanno fatto la storia...
Cmq non sono d'accordo uno stato non deve riconoscere nessuna religione...
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Vecchio 17-09-2005, 10.32.15   #3
Woodward
Frequentatore abituale
 
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Messaggi: 33
Perchè non dovrebbe?

Perchè uno stato non dovrebbe riconoscere una religione se la religione c'è, ed è lì da 2000 anni?
Tengo a precisare che sono agnostico e esigo uno stato laico (la laicità vera, non la religiofobia della sinistra italiana e dell'europa in generale) ma vorrei il preambolo (che è un documento in cui sono state inserite le radici elleniche dell'europa) in cui si citasse la religione cristiana, meglio se cattolica, come la guida spirituale di un'europa invasa dai barbari, con gli amanuensi che salvano i libri e il papa che legittimava il potere degli imperatori.
Perchè negare ciò che è stato?
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Vecchio 17-09-2005, 11.31.52   #4
Nemo
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Messaggi: 297
Allora diciamo la chiesa dal 900DC in poi...
Se è vero che ha salvato molti libri...
Ha soffocato tutta la filosofia,l'arte,l'invenzione ,la scenza per più di 700 anni...
Perchè negare ciò che è stato?
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Vecchio 17-09-2005, 12.02.50   #5
La_viandante
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Re: Radici cristiane sì, radici cristiane no.

Citazione:
Messaggio originale inviato da Woodward
Con il rigetto della costituzione europea da parte dei francesi e degli olandesi si torna a ridiscutere la proposta di inserire l'importanza delle radici cristiane all'interno del preambolo.
Cosa ne pensate? E' un giusto riconoscimento a una religione che ha fatto la nostra storia o un retaggio del potere cattolico?

io ritengo che non debbano essere menzionate, perche' esiste gente che trova tutto buono e santo e guarda solo al positivo di quello che e' stato il passato e gente che invece ne vede il male che ne' e' derivato, non siamo tutti uniti nelle radici cristiane, io ad esempio le ripudio perche' sono sporche d sangue innocente e mi sembrerebbe immensamente iriverente per quelle vittime
La_viandante is offline  
Vecchio 17-09-2005, 13.27.23   #6
Tommaso
Ospite
 
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Messaggi: 0
Personalmente credo che ognuno di noi abbia, alle sue spalle, un grande amore e un grande odio, perché nessuna creatura umana è una realtà perfettamente univoca. Mi spiego. Ognuno di noi, in passato, ha avuto occasione di prodigarsi nell'aiuto del prossimo suo (o anche, semplicemente, di se stesso). Magari abbiamo visto quella persona che proprio aveva bisogno di una mano e non ci siamo tirati indietro, abbiamo preso parte a quella iniziativa benefica ecc. ecc. Ma magari, in un momento d'ira, abbiamo anche negato il nostro affetto ai nostri genitori, abbiamo fatto soffrire persone amate, abbiamo compiuto gesti di cui ora ci pentiamo.

Però non è che alla formazione della nostra coscienza, della nostra mentalità e del nostro modo di essere concorrano solo i momenti felici e belli: anche le nostre nefandezze sono una componente della nostra vita. Una componente che ci dovrebbe insegnare una cosa: come evitarle e come inquadrarle nella globalità della nostra esistenza - capire che, alla fin fine, compiere determinati gesti non risolve, anzi peggiora le situazioni.

Da tutto ciò segue che non sono d'accordo quando si dice che il passato della cristianità è macchiato di sangue, quindi non vale la pena menzionare le radici cristiane dell'Europa nel preambolo della Costituzione Europea. Se il mio passato è costellato di omicidi e crimini d'ogni genere io non sono saggio se cerco di dimenticarli, ma se cerco di farmi una ragione del fatto che essi, comunque, sono parte della mia storia.

Alla base di queste argomentazioni, tuttavia, poggia la convinzione che la vicenda storica della cristianità sia stata il concretarsi di una macchina sfornatrice di morti e massacri. Convinzione tutt'altro che inattaccabile.

La cristianità degli scandali del potere ecclesiastico e dell'oscurantismo è una manifestazione storica di una realtà dotata di una complessità più vasta e articolata. Perché accanto ad essa c'è l'opera di evangelizzazione e riassestamento culturale e spirituale dell'Occidente ad opera di San Benedetto, c'è Papa Paolo III che condanna quanti vedono nei neri dell'Africa delle bestie e che si sente dare dell' "oscurantista" (tanto per cambiare), c'è la semplice serenità di San Francesco d'Assisi e la profondità teologica e filosofica, nonché spirituale, di San Tommaso d'Aquino e Sant'Agostino da Ippona. Come si può emettere un giudizio univoco e compatto su una storia lunga mille anni? Piuttosto, credo, sarebbe utile chiedersi come e in che misura il Cristianesimo continua ad esercitare la sua presenza nel mondo che noi stiamo incontrando oggi, a duemila anni dal suo affacciarsi nella storia.

Se poi sono i morti il problema, dovremmo eliminare anche il riferimento alle radici greco-romane dell'Occidente - a meno che i bambini gettati dalla rupe nei pressi di Sparta non vengano ritenuti morti di serie B.

Sul fatto che la religione non debba entrare a far parte delle faccende statali si è, poi, perfettamente d'accordo. Ma qui non si parla di catechesi o, per essere più precisi, di religione in senso spirituale quanto, piuttosto, di come l'esperienza spirituale cristiana abbia influenzato, per conseguenza, la cultura del nostro mondo. E' alla cultura che il Cristianesimo ha generato che ci si riferisce, non all'esperienza religiosa. La quale è, prettamente, un fattore riguardante la coscienza privata di ognuno.
Tommaso is offline  
Vecchio 17-09-2005, 15.21.12   #7
Woodward
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Grande Tommaso...

Sottoscrivo tutto ciò che ha detto Tommaso e non sarei capace di ribadirlo meglio di così.
Penso che in quest'occasione vengano chiamati in causa la vera importanza della storia e i valori fondanti della nostra cultura.
Per lo stesso motivo per cui studiamo la storia, cioè la voglia di conoscere il nostro passato, nel bene e nel male, dovremmo ricordare, a noi stessi e a chi seguirà, qual'è stato il cammino che ci ha portato ad essere laici eppure dogmaticamente rispettosi dell'uomo in sè, diversi eppure dogmaticamente uguali nei diritti.
Non sono stati soltanto i greci e gli illuministi a fare l'Europa.

Anche la chiesa, che come ogni istituzione ha passato dei momenti di difficoltà (Socrate non è stato ucciso dal papa), ha indiscutibilmente contribuito a formare i concetti di uguaglianza, giustizia e libertà. D'accordo, un'altra libertà, quella ultraterrena, ma in ogni caso il primo abbozzo di ciò che altre aree del mondo non hanno ancora conosciuto.
Tutti hanno percorso questo cammino. Anche tra i greci l'accusa di ateismo era ritenuta gravissima!

Come si può dimenticare che la chiesa è stata un rifugio durante le invasioni barbariche? Che il popolo stesso chiedeva aiuto al papa? Che il periodo di Avignone durante il quale il papato visse esule, fu uno dei periodi più neri del medioevo con una Roma quasi spopolata?
Se è vero che ci sono stati la caccia alle streghe e le persecuzioni, è altrettanto vero che nei momenti bui la chiesa ha dato speranza. Ricordate l'assedio di Vienna del 1683? Una Vienna atea e un'esercito ateo dove avrebbero trovato la forza per fare ciò che la cattolica Vienna ha fatto contro i Turchi?
E l'Europa di Giovanni Paolo II, che aiutò gli Stati Uniti ad abbattere il comunismoi? E Pio XII che rincuora i fedeli in mezzo alle macerie?

Rischiamo di essere clementi con i limiti dei greci e con le stragi di Robespierre, mentre rinfacciamo alla chiesa sbagli che sono stati fatti da tutti. E lo ripeto: lo dico da agnostico.

Inoltre rischiamo di rendere incompleto un documento che, volenti o nolenti, sarà un punto di riferimento per i secoli futuri (ammesso che l'Europa possa durare così tanto).
Lasciamo agli storici del 2100 una traccia in cui diciamo "Noi proveniamo da qui. Tenetelo a mente quando scrivete i libri di storia su cui studieranno i vostri figli".
Se non riusciamo a essere d'accordo su un passato comune, con quali basi potremo costruire il fututo nostro e quello di chi verrà dopo?
Woodward is offline  
Vecchio 17-09-2005, 17.44.39   #8
Nemo
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Le radici dell'europa sono quelle greco-romane.
Anche la chiesa cattolica è frutto di queste radici...
Non vedo il motivo di nominare la cristianità come radice europea...
Sicuramente lo stato della chiesa ha dato un pò d'ordine al caos totale del medioevo evitando alle forze medio orientali di occupare l'europa...
Il prezzo di quest'ordine è stato il più grande colpo alla filosofia e alle scienze occidentali...
Ed oltre a rischiare la distruzione di tutta la filosofia greca(che non è stata distrutta grazie ad alcuni uomini che nascondevano i libri eretici) hanno distrutto completamente tutta la letteratura nativo americana...
Mentre i romani e i greci erano coerenti e facevano morti per attacco o per difesa,la chiesa cattolica è forse la più irritante istituzione fondamentalista mondiale che se da un lato predica l'amore dall'altro fà quasi sempre il contrario...
Ex uccidete i musulmani in nome di jesù cristo...(8 crociate...)
Ex Caccia alle streghe
Ex Nazismo
Ex Pinochet
Sono sicuro poi di non dovervi fare l'elenco di tutti gli scenziati e i filosofi che sono stati messi al rogo...
Per questi motivi non vedo la coerenza di mettere nella costituzione che l'europa ha radici cristiane...
Nemo is offline  
Vecchio 18-09-2005, 00.39.57   #9
Tommaso
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In realtà il problema dei rapporti intercorrenti tra l’apparato istituzionale e culturale della Chiesa di Roma e il mondo greco-romano viene qui affrontato in una maniera che definirei… antiquata. Nel senso che mettere in rilievo influenze che si smuovono esclusivamente dal campo greco a quello cristiano è stata una delle abitudini maggiormente praticate dalle scuole storiche comparatiste dell’inizio del XX secolo e che già nel 1913 un personaggio come Clemen contestava. Parlare del problema con gli specialisti di oggi significa sentirsi dire che, certo, non si può negare che dei rapporti tra la classicità greco-latina e la cristianità siano un dato di fatto, ma che essi non sono univoci.

Non solo la letteratura latina e la saggezza greca hanno fornito strumenti ai cristiani, ma anche la spiritualità dei credenti in Cristo ha dato modo al mondo, per così dire, “pagano” di formarsi, istruirsi e rinnovarsi concettualmente. La filosofia greca, ad esempio, è ben distante dall’aver compiuto la sua parabola storica nel momento in cui il Cristianesimo fa capolino tra le pagine del libro della storia - e che Filostrato scriva, agli albori del III secolo, una biografia di Apollonio da Tiana che sembra una copia dei Vangeli dovrebbe quantomeno far pensare.

Esempio troppo specifico? Bene: Giuliano, Imperatore di Roma, prese a modello l’organizzazione gerarchica e il sistema di servizio sociale del mondo cattolico al fine di rimettere in sesto l’ormai declinante culto pagano. E che dire delle scuole neoplatoniche di Alessandria? - con un tale di nome Ierocle, pagano, a tracciare una metafisica che sembra così cristiana che qualcuno si è anche posto il problema se questi avesse o meno aderito al richiamo del Cristo.

Certo, ciò non toglie le palesi influenze culturali che la latinità e la grecità hanno esercitato sul mondo cristiano, ma da qui a dire che la Chiesa cattolica è frutto di tale realtà ad essa antecedente mi pare un tantino avventato.

Passiamo al secondo punto: il “po’” d’ordine che la Chiesa ha assicurato al Medioevo. Che non mi pare cosa da poco, se consideriamo il fatto, da Nemo stesso riportato, che l’Occidente così com’è oggi avrebbe potuto non aver mai luogo, qualora l’Europa fosse diventata una provincia dell’Impero ottomano o fosse stata abbandonata alle razzie dei popoli barbarici. L’ordine presentato dalla Chiesa non è stato, sic et simpliciter, una serie di normative etiche e/o giuridiche che hanno attecchito nel costume sociale, ma è stato un nuovo, vero e proprio centro di gravità per delle popolazioni che avevano perso la bussola che fino ad allora era stata l’Impero romano. Pensiamo solo a quando San Girolamo, rendendosi ormai conto del progressivo ed inevitabile disfacimento dell’Impero, scriveva “Abbiamo perso il nostro punto di riferimento costante: siamo perduti!” per capire quale poteva essere l’entità di quel dileguarsi.
Un mondo venne meno, ma a quel mondo replicò un nuovo mondo.

Quando Nemo parla di “un po’” d’ordine parla di quella condizione che ha reso possibile il formarsi dell’Europa per come noi la studiamo sui libri di storia e per come, di conseguenza, la vediamo oggi: non parla di bruscolini. E, paradossalmente, finisce per dare ragione a coloro che vorrebbe smentire. Né vale molto di più l’argomento secondo cui il Medioevo è stato la tomba di filosofia e sapere scientifico - volendo citare anche solo Tommaso d’Aquino si entra in un discorso che è più grande dello spazio che si ha qui a disposizione, essendo la filosofia dell’Aquinate il cardine non solo del pensiero cristiano dal XIII secolo ad oggi, ma anche di una gran parte della filosofia moderna (chi può comprendere Cartesio senza conoscere San Tommaso?). Né il nome di Agostino da Ippona è meno importante, come di grosso peso sono anche personalità come San Bonaventura da Bagnoregio, e poi geni artistici come Giotto, Cimabue, Masaccio ecc. Tutti costoro il mondo classico lo conoscevano, e benissimo: tuttavia seppero non rimanerne invischiati, cioè seppero assimilare concezioni della vita, dell’arte e del pensiero mantenendo ciò che è buono e scartando ciò che non lo è - à la San Paolo.

D’altra parte non è forse questa una delle tendenze più umane possibili? Non è forse vero che, di fronte ad un libro per noi insignificante, non sentiamo neanche la minima tentazione di sfogliarlo a meno che ciò non sia prettamente necessario per motivi di studio? In fondo l’uomo medievale non distrugge: semplicemente conserva quanto di buono riesce a trovare e mette da parte l’errore, ciò che meno corrisponde al suo animo di fedele in Cristo. Se avesse distrutto non ci sarebbe stato nessuno a poter trovare niente - e allora hai voglia tu a creare la scienza filologica degli umanisti!!! Però sappiamo che gente come Petrarca, Bracciolini, Alberti, Manetti ecc. ha trovato eccome! E non in mezzo agli eretici - coi quali loro, uomini di cultura, non avevano la minima intenzione di immischiarsi - ma nelle biblioteche d’Europa (anche quelle vaticane).

Sul resto mi limito a ribadire quanto già detto: il passato, nel bene e nel male, ci appartiene. Ed è bene guardarlo tutto, non giustificare la necessità della razza pura spartana o della pederastia ateniese per poi diventare inflessibili verso gli errori della Chiesa.
E aggiungo una cosa: i casi da Nemo citati, presi ad uno ad uno, sono non difficilmente confutabili. Su Galileo Galilei, ad esempio, sono state dette un sacco di menzogne - e laici come Paul Feyerabend o Karl Popper, nel XX secolo, lo hanno riconosciuto apertamente. La stessa cosa vale per le Crociate, l’Inquisizione e quant’altro. Ad avere tempo e spazio non sarebbe difficile mettere in crisi le certezze vendute da certa storiografia che, a sua volta, a venduto la sua anima, la sua scientificità, alle divinità del Partito.
Tommaso is offline  
Vecchio 18-09-2005, 10.38.50   #10
Nemo
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Alla fine del 300 l'impero romano diventa cristiano, l'imperatore Teodosio ordina: "Noi vogliamo che tutti i popoli a Noi soggetti seguano la religione che l'apostolo Pietro ha insegnato ai romani". Ormai si è cristiani per legge e nei confronti di chi non lo è si usano le maniere forti, che contribuiscono efficacemente al trionfo del cristianesimo sulle altre confessioni religiose. La confisca dei beni e la condanna all'esilio per eretici, pagani ed ebrei, oltre alla distruzione dei templi e delle sinagoghe, hanno dato i loro risultati, tanto che l'imperatore Giustiniano alla metà del 500 può assicurare il vescovo di Roma che tutti i sudditi professano ormai la retta fede cattolica. E l'impero che rinasce in Occidente con Carlomagno interverrà in maniera ancora più violenta a sostegno della religione. Non soltanto imporrà la conversione con la spada ma punirà con la morte chi non obbedisce ai precetti ecclesiastici: "Chiunque, per disprezzo del cristianesimo, rifiuterà di rispettare il santo digiuno quaresimale e mangerà carne, sarà messo a morte"...
L'Europa medievale è diventata la Christianitas anche con questi metodi, ma chi esalta le radici cristiane sembra dimenticarlo quando esprime il suo apprezzamento per Carlomagno: "È la grandiosa sintesi tra la cultura dell'antichità classica, prevalentemente romana, e le culture dei popoli germanici e celtici, sintesi operata sulla base del Vangelo di Gesù Cristo, ciò che caratterizza il poderoso contributo offerto da Carlo Magno al formarsi del Continente. Infatti, l'Europa, che non costituiva una unità definita dal punto di vista geografico, soltanto attraverso l'accettazione della fede cristiana divenne un continente, che lungo i secoli riuscì a diffondere quei suoi valori in quasi tutte le altre parti della terra, per il bene dell'umanità". Così scriveva nel 2000 Giovanni Paolo II in un Messaggio al Card. Antonio María Javierre Ortas In occasione del Convegno per il 1200° anniversario dell'incoronazione imperiale di Carlo Magno.
Non è il caso di soffermarsi sui frutti di violenza prodotti da una cristianizzazione che certo non è stata opera solo di uomini pacifici come Benedetto o Cirillo e Metodio: la riconquista della Spagna che ha posto fine all'armoniosa convivenza tra musulmani, ebrei e cristiani, le crociate con la sanguinosa conquista di Gerusalemme, l'Inquisizione nei cui tribunali Innocenzo IV autorizza anche l'uso della tortura, la svalutazione della donna e della sessualità, la caccia alle streghe e la persecuzione degli omosessuali, il genocidio di milioni di nativi in seguito alla 'scoperta' dell'America, la tratta degli schiavi dall'Africa, le secolari guerre tra Paesi europei che pure si dicevano cristiani, la politica coloniale, l'economia capitalistica che prospera sullo sfruttamento dei lavoratori e delle regioni del Terzo Mondo...
No, non si può suggerire l'idea che il cristianesimo abbia prodotto solo frutti di pace ricordando come "le ideologie, che hanno causato fiumi di lacrime e di sangue nel corso del XX secolo, siano uscite da un'Europa che aveva voluto dimenticare le sue fondamenta cristiane"(Giovanni Paolo II, nel citato Messaggio al Card. Antonio María Javierre Ortas)Anche nell'Europa cristiana, e anzi proprio a motivo della religione, scorrevano fiumi di sangue: basti pensare all'ultima guerra di religione, la guerra dei Trent'anni che nel 1600 ha fatto, in proporzione, più morti della prima guerra mondiale, la quale del resto è stata scatenata nel novecento da Potenze ancora sedicenti cristiane.
La mia domanda è: perchè tanta insistenza nel voler mettere le radici cristiane nella cost?Le chiese cristiane vogliono forse premunirsi contro possibili attentati alla loro indipendenza da parte dell'Unione Europea? Ma tale pericolo non esiste affatto, dato che anzi la nuova Costituzione "rispetta e non pregiudica" tutte le situazioni di privilegio di cui le chiese godono oggi in base agli specifici sistemi giuridici nazionali, riconosce "l'identità ed il contributo specifico" delle chiese ed impegna l'Unione Europea a "mantenere con esse un dialogo aperto, trasparente e regolare"(art. 51). Cosa si vuole di più?
Ebbene, il Vaticano chiede molto di più: chiede che la Costituzione stabilisca che l'Europa come è stata così deve continuare ad essere cristiana... Già nell'ottobre del 1982, nel corso del V Simposio dei vescovi d'Europa, wotyla(o come cavolo si scrive), dopo avere ricordato che "l'Europa è stata battezzata dal Cristianesimo; le nazioni europee, nella loro diversità, hanno dato corpo all'esistenza cristiana; nel loro incontro si sono mutuamente arricchite di valori che non sono solo divenuti l'anima della civiltà europea, ma anche patrimonio dell'intera umanità", affermava: "Se nel corso di crisi successive la cultura europea ha cercato di prendere le distanze dalla fede e dalla Chiesa, ciò che allora è stato proclamato come una volontà di emancipazione e di autonomia in realtà era una crisi interiore alla stessa coscienza europea, messa alla prova e tentata nella sua identità profonda, nelle sue scelte fondamentali e nel suo destino storico".
Il lento processo di secolarizzazione dell'Europa moderna e la conseguente faticosa uscita dal regime di cristianità medievale sono dunque per Giovanni Paolo II deviazioni da ripudiare con forza. L'identità profonda e il destino storico dell'Europa sono ormai segnati una volta per tutte dal cristianesimo. Saranno possibili sviluppi, adattamenti alle nuove situazioni storiche e alle nuove prospettive culturali: mai però dovrà essere rinnegata la tradizione cristiana.
Essa, come per Hegel la sua propria filosofia, è capace di inverare il passato, assimilando quanto di meglio ha prodotto la cultura precedente, e di fondare tutti gli ulteriori possibili progressi... E infatti wotyla, in una solenne Dichiarazione sottoscritta il 4 maggio del 2001 assieme a Christodoulos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, ha ribadito il suo impegno contro la secolarizzazione della società europea: "La tendenza emergente a trasformare alcuni Paesi europei in Stati secolarizzati senza alcun riferimento alla religione costituisce un regresso e una negazione della loro eredità spirituale. Siamo chiamati ad intensificare i nostri sforzi affinché l'unificazione dell'Europa giunga a compimento. Sarà nostro compito fare il possibile perché siano conservate inviolate le radici e l'anima cristiana dell'Europa".
Ora, è assolutamente evidente che chi è convinto della bontà della civiltà europea e cristiana abbia il diritto di considerare la fedeltà al passato un limite invalicabile nell'evoluzione culturale dell'Europa e perciò di opporsi alla secolarizzazione della società contemporanea. Ma l'obiettivo può essere perseguito con modalità diverse: operando a livello culturale, perché simili convinzioni siano condivise da un numero crescente di cittadini europei o pretendendo che la tradizione cristiana sia il fondamento costituzionale dell'Unione europea, così che la violazione di essa diventi un atto di dubbia costituzionalità. Questa seconda via, che è quella attualmente seguita dal Vaticano, in caso di successo avrebbe implicato infatti, che ogni decisione ritenuta in contrasto con la radice cristiana dell'Unione sarebbe stata sospetta di illegittimità...
La differenza tra queste due strategie, quindi, è semplicemente abissale, perché la prima rispetta la libertà di scelta di ciascuno mentre la seconda ricorre alla forza del diritto per imporre soluzioni, si pensi per esempio al divorzio o all'eutanasia o ai diritti degli omosessuali, coerenti con la tradizione cristiana anche se oggi sempre meno condivise. A questo punto è evidente che la posta in gioco è enorme: si tratta di scegliere tra un'Europa laica, in cui tutte le posizioni possono confrontarsi senza preconcetti, rispettando la libertà di coscienza sia dei credenti che dei non credenti e garantendo i diritti delle minoranze, e un'Europa confessionale, che identificandosi con una tradizione religiosa si pone sotto la tutela delle chiese che quella tradizione hanno il compito di custodire nella sua integrità, nel migliore dei casi tollerando i devianti...
Nemo is offline  

 



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