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Neghentropismo ed eudaimonia

di Fedro Anacoreta - Luglio 2017

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Stato computazionale e metacomputazionale

La teoria della mente insita nel Neghentropismo, in linea generale, è assimilabile al dualismo kantiano e affonda le sue radici nel pensiero di Bohm, considerando la mente come un fenomeno che nasce dall'interazione tra l'Ordine Implicito e l'Ordine Esplicito del cervello, entità separate ma profondamente interconnesse. In accordo con Penrose, è verosimile che il contatto tra Ordine Implicito e Ordine Esplicito avvenga a livello dei microtubuli del citoscheletro neuronale (5,23,24,26,27,28,31,41).
Inoltre il neghentropismo, basandosi sui risultati dell'analisi dei dati neurofisiologici nell'ottica della dinamica non lineare (esposti precedentemente) identifica almeno tre modalità diverse di funzionamento del cervello.
La prima è quella che si riscontra durante gli stati di sonno profondo, caratterizzati da un'attività elettrica costante ed amalgamata su una banda ristretta di oscillazioni a bassa frequenza.
La altre due modalità, invece, riguardano lo stato di veglia.
Durante lo stato di veglia si può riscontrare una attività cerebrale piuttosto caotica in cui più aree corticali tra loro funzionalmente indipendenti vengono sincronizzate da una attività di fondo più coerente. In questi casi si può parlare di stato computazionale, caratteristico dell’intelligenza e delle capacità logico-deduttive con le quali si risolvono problemi più o meno complessi.
Una eccessiva predominanza però dell'attività disorganizzata determina situazioni patologiche o di malessere caratterizzate da una marcatissima riduzione di coerenza dell'attività cerebrale (emozioni negative, ansia, depressione, comportamenti paranoici o schizoidi).
Se invece l'attività cerebrale è globalmente più coerente il cervello opera secondo una modalità che potremmo definire metacomputazionale,  tipica delle situazioni in cui le capacità intuitive dell'individuo prevalgono su quelle logico-computazionali e dove vi è, di fatto, una riduzione dell'entropia. Il cervello metacomputazionale può essere quindi considerato come la sede dell'intuizione e della creatività.
Una eccessiva predominanza di attività coerente, inoltre, pare essere il correlato neurofisiologico delle situazioni di benessere sia fisico che psichico tipiche ad esempio degli stati meditativi profondi o degli stati di percepita “unione con la totalità”. Quest’ultima situazione la possiamo definire “stato quantico”
Quindi, per riassumere, secondo il neghentropismo cervello e corpo sono costituiti della stessa sostanza e appartengono al mondo fenomenico mentre la mente e le funzioni cerebrali superiori sono sì prodotte da una corretta attività cerebrale, ma risiedono in un sistema di riferimento diverso dal cervello.
Dalla teoria del neghentropismo si deduce anche che quanto maggiore è la coerenza dell'attività elettrica cerebrale tanto maggiore è il grado di interazione con l'Ordine Implicato e quindi l'informazione che da Esso giunge a noi.

 

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