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Neghentropismo ed eudaimonia

di Fedro Anacoreta - Luglio 2017

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Gnoseologia ed Epistemologia

La gnoseologia è quella branca della Filosofia che si occupa del rapporto tra mente e realtà oggettiva, di ciò che si può conoscere (8).

Il concetto stesso di conoscenza presuppone che esistano due elementi fondamentali; la predisposizione del soggetto a cogliere informazioni di qualsiasi natura e l'esistenza di un oggetto, non necessariamente diverso dal soggetto (anche la conoscenza di sé stessi è contemplata).
Il problema del rapporto tra soggetto e oggetto è uno dei cardini del pensiero filosofico occidentale ed è stato affrontato secondo gli schemi di due fondamentali paradigmi teorici.
Il primo paradigma trasforma l'operazione conoscitiva in una identificazione, o assimilazione, del soggetto all'oggetto, mentre il secondo paradigma considera il procedimento del conoscere come la manifestazione dell'oggetto al soggetto nel processo di intuizione; questa operazione conoscitiva può anche essere interpretata come atto di  “trascendimento” del soggetto verso l'oggetto.
L'impalcatura teorica del Neghentropismo appartiene sicuramente al secondo paradigma e poggia pesantemente su alcune considerazione fisiche e metafisiche che nascono dalla fisica quantistica.
La nuova fisica pone l'accento sulla soggettività del ricercatore, che in nessun modo è eliminabile del tutto durante il processo di indagine.
La soggettività assoluta prevista quindi da Kant come garante dell'universalità delle scienze, diviene il limite assoluto che si pone tra l'osservatore e l'oggetto e che preclude un vero sapere scientifico.
Nella scienza moderna si assiste al superamento di quel rapporto statico tra soggetto e oggetto verso uno scambio più dinamico di informazione.
Da ciò derivano alcune conseguenze fondamentali:

  • soggetto e oggetto non possono essere più considerati come entità del tutto separate in quanto interagiscono continuamente durante il processo conoscitivo

  • lo scienziato non può più rivendicare un diritto alla Verità assoluto e immediato.

Nel contesto di questa rivoluzione scientifica si inserisce anche la figura di David Bohm, noto fisico quantistico allievo di Einstein, cultore del pensiero filosofico orientale e amico di Jiddu Krishnamurti. Egli sostiene che:

...lo spazio non è vuoto. È un plenum in opposizione al vuoto assoluto ed è il terreno che permette l'esistenza di ogni cosa, inclusi noi stessi. L'universo non è separato da questo mare cosmico di energia, è una increspatura sulla sua superficie, una specie di “area di eccitazione” nel mezzo di un oceano incomparabilmente vasto. Questa area di eccitazione è relativamente autonoma e dà luogo a proiezioni approssimativamente ricorrenti, stabili e separabili in un ordine di manifestazione tridimensionale” (56)

La realtà fenomenica diventa quindi una sorta di illusione al di sotto della quale vi è un ordine di esistenza più fondamentale che dà origine a tutte le apparenze del mondo fenomenico. Questo livello di realtà più profondo è stato definito Ordine Implicito (nascosto) mentre il nostro livello di esistenza è l'Ordine Esplicito (o svelato). Quando un qualsiasi soggetto o strumento percepisce un oggetto (che sia una singola particella o una forma molto più complessa) è semplicemente perché tale oggetto si è rivelato in quella determinata collocazione spazio-temporale. E se un oggetto sembra essere distrutto, in realtà non è perduto; è stato solo celato nuovamente nell'Ordine Implicito.
Inoltre, siccome ogni oggetto dell'universo è costituito dalla sostanza alocale e atemporale dell'Ordine Implicito, l'universo stesso, di fatto, deve essere considerato come un tutt'uno interconnesso.
Bohm definisce quindi gli oggetti della realtà fenomenica come “subtotalità relativamente indipendenti”. Se osserviamo le onde del mare ad uno sguardo superficiale ognuna di esse può sembrare una entità separata con delle proprie caratteristiche individuali; ma ad un attento esame si comprende come sia di fatto impossibile definire dove ogni onda finisca ed inizi l'oceano.
Inoltre, in base alla Teoria Olografica, la realtà ultima è in verità un vasto oceano di onde e frequenze e la realtà fenomenica appare solo perché il cervello trasforma questo vasto oceano di energia negli elementi che costituiscono il mondo sensibile (3,20,25).

Nell'ottica del Neghentropismo l'interpretazione corretta della realtà, e quindi anche la quantità e qualità di informazione che possiamo cogliere dall'Ordine Implicito, dipende fortemente dal funzionamento del cervello e della sua capacità di “trascendere” lo stato computazionale verso quello metacomputazionale o, addirittura, verso quello quantico.
Nel processo di informazione i dati possono essere trasmessi o “captati” in modo frastagliato, meno organizzato, fornendo una informazione poco utile o, addirittura, fuorviante o incompleta. Oppure possono essere ricevuti in modo molto più ordinato e fornire quindi informazioni più utili ad una effettiva espansione della conoscenza.
Ovviamente una attività cerebrale meno “caotica” facilita la ricezione dei dati; ecco perché negli stati metacomputazionale e quantico la quantità di informazioni utili è sicuramente maggiore rispetto allo stato computazionale.
Possiamo così identificare vari livelli di informazione e di conoscenza a seconda dello stato mentale predominante, come semplificato dallo schema seguente.

 

INFORMAZIONE STATO

 

Ecco quindi che lo stato metacomputazionale e quello quantico sembrano essere il punto di origine della vera intuizione, della capacità, cioè, di cogliere, come una improvvisa epifania, l'essenza della realtà ultima.
Al cervello computazionale spetta invece prevalentemente il compito di tradurre in simboli (immagini, simboli matematici, suoni) le informazioni captate.
Per usare un parallelismo ingegneristico il cervello potrebbe essere considerato come un sofisticato ricevitore radio che, se correttamente sintonizzato, riesce a captare informazioni e a convertirle in suoni o immagini nitide e significative.
Quindi per il Neghentropismo il mondo delle “ombre” platonico è solo una interpretazione incompleta, da parte del cervello, delle informazioni provenienti dall'Ordine Implicito.
Per la visione neghentropica contrariamente all'idealismo kantiano, una corretta “sintonizzazione“ dell'Ordine Esplicito (il cervello) può effettivamente portare, al limite estremo, alla conoscenza globale dell'universo atemporale e alocale dell'Ordine Implicito.
Tale fenomeno, se vogliamo, è già stato rilevato e descritto in situazioni di estasi mistica o di meditazione avanzata.
Ed è stato definito come “illuminazione”.

 

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