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I guru manipolatori delle coscienze
di Pietro Mastandrea e Fausto Sangiorgi
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Erich Fromm con “Avere o essere?” evidenzia proprio la contraddizione, nelle società capitalistiche e industrializzate, fra i valori etici universalmente riconosciuti (quelli che privilegiano le qualità morali, l’essere appunto) e quelli realmente perseguiti, vale a dire ricchezza e potere (l’avere). Come dire che nelle civiltà industrializzate si predica bene ma si razzola malissimo; cosicché la cultura è sempre più concepita in funzione del potenziale benessere economico che può derivarne e un laureato può finalmente esibire una sigla prima del proprio nome (Ing., Prof., Dott., Avv. ecc.) quale simbolico riconoscimento dello status sociale raggiunto. Quale mezzo per rivendicare la posizione da occupare nella scala gerarchica sociale. L’onestà, la correttezza, le capacità professionali o imprenditoriali, sono valori solo sulla carta. In realtà imprenditori che operano privilegiando il benessere sociale (i Ford o gli Olivetti, per intenderci) sono una razza ormai estinta, e l’unica ferrea legge della moderna economia mondiale è quella del profitto ad ogni costo. E in questa logica sono pochi quelli che rifiutano la competizione, quelli dotati di una dignità superiore o almeno pari all’ambizione che privilegiano una serenità esistenziale certamente meno “realizzante” ma sicuramente meno stressante, a dimensione umana. Gente che non si preoccupa di dover lasciare ad ogni costo una traccia (quasi sempre negativa) della propria esistenza terrena.
Purtroppo questa rincorsa all’effimero, al volubile (che io definisco gara della stupidità), questa competizione per la “realizzazione personale”, si rivela fatalmente una scelta autolesionista. Una lotta quotidiana spietata e senza regole che impedisce di coltivare gli unici valori che possono garantire la sicurezza di futura tranquillità, vale a dire la famiglia, gli amici, una società più giusta.
Allora mi chiedo: perché il messaggio che quotidianamente ci martella fino all’inverosimile, che ci condiziona l’esistenza col lavaggio del cervello, è quello della competizione esasperata e selvaggia prospettandoci quale premio per i nostri sforzi la precarietà di beni materiali (l’auto, l’abbigliamento firmato, la vacanza esotica, e chi più ne ha…) che prosciugano ogni nostra energia tanto da non lasciarci più vivere? A chi giova tutto questo? La risposta non è molto difficile. Certamente giova al consumismo e a chi lo gestisce, ai "guru" di quest’imprenditoria di manipolatori dell'essere umano che, servendosi dei mass-media e di esperti della comunicazione addestrati ad hoc per ingannare sprovveduti e poveri di spirito, condizionano mode e mercati. Giova ai guru della manipolazione del messaggio mediatico che hanno ben compreso quanto sia facile e redditizio stimolare i desideri per creare i consumi. Questi "guru" hanno ormai preso il sopravvento e si stanno occupando di tutto: della famiglia, dell'educazione dei figli, della scuola, dei divertimenti, dell'amore, della morte, della sanità, della fede e di tutto ciò che fa spettacolo. Anzi, per costoro tutto fa spettacolo. La vita fa spettacolo. La morte, la sofferenza, l’orrore fa spettacolo. Non esiste attività produttiva che non ricorre alla collaborazione dell’esperto di “marketing” e pubblicità. Non si pubblicizzano più solo prodotti, ma le mode e tutto ciò che fa parte dell’umano comportamento. Si creano le tendenze, o il “trend”, per dirla con moderna terminologia imprenditoriale. Ormai non siamo più padroni di noi stessi e pensiamo col cervello di altri. Sono i manipolatori delle coscienze che ti dicono questo va bene (per chi?) e questo va male (ancora, per chi?). Manipolatori che non si accontentano di “suggerire” cosa fare per essere felice, ma si arrogano il diritto di pontificare sul concetto di felicità e di stabilire “cosa” può renderci felici.
Per costoro l’unica etica professionale, l’unica deontologia non scritta ma tacitamente accettata, è in funzione del risultato propagandistico e del conseguente profitto economico. E riescono ad essere talmente convincenti che spesso in una disputa, per chiudere l’argomento, per mettere a tacere l’interlocutore, basta dire: “Lo hanno detto in TV”; certamente nessuno si sognerebbe più di affermare qualcosa che “è scritta nel Vangelo”. Ormai siamo schiavi più o meno consapevoli di questo sistema ma non riusciamo più ad uscirne, e spesso ci sorge il sospetto che alcune cose le facciamo pur di non andare controcorrente, per non sentirci diversi. Lo stesso anticonformismo, un tempo orgoglio e vanto di chi esibiva e difendeva con fierezza la propria personalità e la propria autonomia di pensiero (giusta o sbagliata che fosse) oggi è più che anacronistico, obsoleto, decaduto. Oggi i giovani si sono appiattiti nella stessa ricerca dell’originalità per dimostrare una diversità che finisce per essere quanto di più somigliante, uniforme ed omogeneo si possa concepire. Una ricerca di stravaganza e di eccentricità (“griffata” però da ciò che la moda impone) col risultato di una massificazione ed un conformismo mai riscontrati finora.
In pratica permane il desiderio inconscio di affermare un diritto esistenziale di divina concessione, ma si finisce poi per accettarlo in funzione dell’umano potere. Ci si rende conto di esistere solo perché a qualcuno fa comodo. Una volta l’ultima fase dell’esistenza terrena si compiva naturalmente, in modo sereno, e gli anziani avevano un loro ruolo sociale. Svolgevano nell’ambito della famiglia la funzione di consulenti, di esperti, di tecnici, di grandi saggi, ed erano considerati, rispettati, assistiti. Oggi invece sono relegati a rompiscatole che hanno perso il contatto con la realtà, esclusi dalla competizione esistenziale, trattati con sufficienza e considerati un peso sociale. È dunque questa l’evoluzione sociale e la modernità. Se è così una riflessione è d’obbligo e alcune domande sorgono spontanee: Quale futuro ci aspetta? Che tipo di umanità stiamo modellando per le generazioni future? Che mondo stiamo edificando per i posteri?
Non voglio trarre io le conclusioni, non voglio apparire un nuovo guru manipolatore, ma invito ognuno a riflettere, a fare scelte ponderate. Le mie le ho fatte da tempo. Pace e bene.
Fausto Sangiorgi - Brisighella
Pietro Mastandrea - Roma
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