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Il desiderio di libertà
di Isabella Di Soragna - Ottobre 2019
Il desiderio di libertà, anche se sepolto o camuffato in mille modi, è in ognuno di noi. Per molti non è abbastanza quello materiale di poter agire senza limitazioni, di volare, di esprimerlo con azioni nel quotidiano: manca qualcosa cui non si riesce ad attribuire un nome. Ecco che un desiderio di trascendere i confini delle percezioni fisiche abituali, anche mentali, si fa luce, soprattutto il bisogno di ovviare alla costante e spesso intollerabile sofferenza. Molti si fermano all’occultismo, ai poteri magici e paranormali, s’infiammano di sciamanesimo e pensano di esserne soddisfatti classificandolo come realtà spirituale. Vi sono poi quelli che frequentano dei guru che parlano di Assoluto, di Nirvana e iniziano un faticoso cammino per lottare contro un ego che sentono come blocco al traguardo agognato. In realtà non serve combatterlo, poiché alla fine tutti rimangono fermi nelle loro antiche convinzioni e condizionamenti, credendo di proseguire verso un traguardo che li elude. Esoterismi e spiritualità finiranno poco alla volta nel dimenticatoio. In realtà, è quando si smette di “cercare un traguardo” che si realizza che non vi è mai stato un ricercatore. In seguito si affaccia anche la convinzione che si è sempre GIÀ “QUELLO” che si cerca e che la nostra vera natura è “OLTRE LA LIBERTÀ”.
Il paradosso sembra incolmabile. Da un lato si dice che ci vuole un desiderio esagerato di liberazione - come quello di un uomo cui si tiene la testa sott’acqua e cerca invano di respirare - dall’altro che siamo già quello che cerchiamo. Come conciliare tutto questo?
La prima indicazione è il sentirsi ingabbiati (nati) in un corpo limitato che è destinato a scomparire (morte): questo ci provoca paura e cerchiamo di ovviarla con metodi, pratiche che possano risolvere il problema, ma spesso la mente se ne serve per intrappolarci ancor di più. Dimentichiamo però che l’origine di questa ricerca proviene dalla nostra vera natura, inconcepibile e immanente, ma si frantuma nella gabbia subdola dell’…ego!
Un viaggio concettuale, con un traguardo da raggiungere, non è la porta del ...risveglio! e nemmeno affermare che questo significhi che si può fare quello che si vuole = EGO! Ascoltare invece la voce intima di eliminare totalmente il falso cui siamo avvinti come l’edera, è un buon mezzo.
La seconda indicazione, infatti, è che a un certo punto, se siamo davvero appassionati e onesti con noi stessi, ci rendiamo conto che non vi è nessuna “origine” a questo IO, ma che esso è come un cappello inutile su un fantasma. Allora siamo già quello che cerchiamo? Certamente, ma è necessario smaltire la zavorra accumulata dal pacco di pensieri, memorie ecc. che hanno creato questa palla al piede e che pomposamente chiamiamo IO, prima di poter dire “siamo oltre”: sarebbe di nuovo un tranello sottile della mente impostore che non vuol sparire.
Con questo la nostra vera natura ci chiama al rientro in noi, e quindi tutte le attività inutili, spariscono da sé e dedichiamo onestamente tutto il tempo disponibile nel rimanere vigili alla presenza di sé, unico modo di sganciare i duri uncini dell’ego fasullo. Verrà poi spontanea la risposta se un’attività è utile al nostro scopo o ci avviluppa ancora nel falso. In seguito, tutto questo diventerà automatico (senza il volere questo o quello o la rinuncia che è ancora “ego”). Le faccende necessarie saranno eseguite spontaneamente e senza sforzo, anche se molti si chiedono impauriti se saranno ancora capaci di agire nel mondo! Saranno le emozioni esagerate di un tempo a sparire o al massimo saranno come quelle di un bambino, che piange, si arrabbia e poi di botto sorride e dimentica.
Non si tratta di considerare che si diventa liberi da limitazioni e drammi, (il corpo-mente è limitato) ma si vivrà la certezza che non abbiamo mai avuto a che fare con quello!
Se consideriamo solo le ricerche non solo dei mistici e cosiddetti “liberati’’ che apparentemente si avvicendano nei secoli (che poi si rivelano fittizi), ma di seri ricercatori della nuova fisica, arriviamo alla conclusione certa e evidente che stiamo vivendo un sogno: siamo avvinti dall’ipnosi di un ologramma, estratto dai nostri neuroni e memorie, non solo del nostro corpo, ma di tutto il creato.
Il sogno non è forse questo? Estraggo da me stesso panorami, gente, situazioni e storie, per poi svegliarmi e vedere che era solo una proiezione del mio cervello su uno schermo immaginario. Tutti i fenomeni cosiddetti “paranormali” che avvengono puntualmente in ogni tempo e ovunque, ne sono la dimostrazione: non c’è solo l’apparente solidità di una casa e di persone note, c’è… qualcos’altro. Che siano poteri straordinari, immagini di Ufo, o di Vergini miracolose, sono sempre produzione del sistema neuronale, per avvalorare un ego inesistente, anche se questo ci appare come prodigioso, vuol mostrarci che non esiste solo il solido quotidiano. Per non parlare dei cosiddetti pazzi, schizofrenici o psicopatici, down o autistici: sono altrettanto ingannati dalle loro visioni quanto noi, i cosiddetti “normali”. Ognuno vive il suo sogno che poi fa parte del sogno collettivo. Ecco appunto le proprietà dell’ologramma che è un miscuglio vibratorio indifferenziato, finché un laser non riattiva l’immagine iniziale: il laser è la coscienza, assieme al nostro sistema nervoso, rinsaldato dalle memorie e insegnato dalla nascita in poi, che produce il mondo, sia del personaggio normale sia di quello considerato anormale. Lo spazio-tempo - rivelatosi poi apparente - impedisce la disidentificazione alla persona immaginata, e alla vera visione unitaria e reale. Non si tratta di assumere DMT o altre droghe (LSD, ayahuasca, peyote), per sfuggire a una pseudo-realtà chiusa e opprimente, perché queste sono già insite nel nostro sistema: basta attivarle (meditazione, attenzione all’io-sono, qualche digiuno o alimentazione particolare, ritiro, ecc.) e poi trascendere anche quelle. Questo detto in parole molto scarne: non basta “saperlo”, bisogna verificarlo e soprattutto vedere che le informazioni e decisioni che sembrano “nostre” sono già nella nostra aura e non nel cervello-computer. Ho potuto verificarlo per un puro caso.
(Rimando alla lettura di “Tutto è Uno” di Michael Talbot che lo analizza con molta precisione scientifica e storica, per concludere che tutto è pura ipnosi collettiva)
Avendo valutato tutto questo, si può riprendere il discorso dei sat-guru autentici che incoraggiano, per la ricerca e lo smantellamento dell’ego bloccante, la determinazione assoluta, l’onestà intellettuale e soprattutto la chiarezza nel rilevare i trucchi mentali che sottilmente coprono la verità della nostra autentica natura: possiamo solo viverla, quando le reazioni si fanno rare, quando tutto è verificato e annullato, ma non sperimentarla! È logico: se scopriamo di essere tutto e nulla, non vi è più niente di oggettivabile o conoscibile, la mente deve ridiventare il servitore fedele e non assumere l’autorità del padrone. Questo spaventa molti che arrivano a sentire il senso dell’infinito e della coscienza indivisa, ma poi non osano andar “oltre” perché temono di cadere in un vuoto terrificante: ancora un trucco della mente che cerca sempre un oggetto e non trovandolo, sembra impedire di lasciare anche quella stampella. Il premio è la totale pienezza senza nessuna separazione. Il senso di essere, di esistere è ancora l’ultimo concetto, una sbarra da scavalcare.
Anche se già ripetuto più volte, è importante un desiderio serio e appassionato di ritrovare la vera natura, la sorgente, che alla fine si rivelerà inesprimibile, perché senza alcuna separazione, unica e totale, ma di non perdersi invece nella futile vita temporanea, cercando attività diverse, anche pseudo-spirituali, una dopo l’altra e rimanendo poi delusi e scoraggiati. Chiedersi quindi ogni volta se questa o quell’occupazione ci avvicina, ci chiarisce o ci distrae dal vero scopo: ritrovare la via di casa. L’identificazione al corpo-mente è molto forte per cui è utile rendersi conto che esso può scomparire da un momento all’altro: vivere ogni giorno come fosse l’ultimo, usando i preziosi momenti per prepararsi all’Eterno che in realtà è sempre qui-ora. Ricordo di una signora, vicina di casa durante le vacanze, che mi raccontò di essere affetta da un cancro già molto attivo. La mia meraviglia fu però che continuò il discorso, affermando che non si era mai sentita così viva da quando poteva dire che ogni giorno era probabilmente l’ultimo della sua vita: si sentiva libera e senza più limiti. Questo vale non solo per chi soffre di malattie mortali: infatti non c’è… “tempo”! da perdere! Realizzare la propria vera natura significa costatare che quello che siamo non è mai nato, né è venuto alla luce - quindi non vive una vita - né mai morirà, dal momento che non è mai apparso.
Oltre la coscienza vi è un mondo reale: l’ha scoperto un fisico quantistico noto, Niel Bohr, non un maestro advaita.
SIAMO INFATTI SEMPRE (PRIMA o) …OLTRE LA LIBERTÀ, UNA LIBERTÀ CHE È ANCORA REGNO DELL’ESSERE-SOGNO.
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