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Immortalità

 

Una riflessione che ha sempre interessato l’umanità è quella della immortalità dell’uomo.
In questo periodo mi sto interrogando molto su questioni quali: il senso della libertà, che cos’è la democrazia, il nesso tra libertà e sviluppo economico o che cos’è la felicità ed in ultimo esiste l’immortalità o l’eternità?
Desidero analizzare questa ultima questione per esprimere un mio punto di vista.
Recentemente ho letto un saggio di Edoardo Boncinelli sulla natura umana [Ndr "Necessità e Contingenza della natura Umana" pubblicato su Micromega Almanacco di Filosofia 4/2005].
La psicologia sperimentale, le neuroscienze e la biologia evoluzionistica ci hanno costretto a riconsiderare ad imo cosa l’uomo è, a mettere a fuoco quale sia l’essenza vera della natura umana e la sua specificità.
Due categorie, per Boncinelli, sono fondamentali: la contingenza e casualità degli accadimenti umani da una parte; il determinismo biologico della natura umana e dell’Universo dall’altra.
La prima categoria: la contingenza e casualità sono il principio della libertà di ogni individuo nell’universo.
Questo è vero, ma vi è una casualità dell’essere umano che è il nascere.
Ogni individuo è nato per una casualità e per scelta di altri individui. Ogni singolo individuo non ha scelto di nascere, né in un dato tempo, né un dato luogo, né chi dovevano essere i propri genitori.
Questi sono quegli accadimenti casuali e contingenti e non prestabiliti.
Questa categoria della casualità e contingenza fa parte della dinamica della vita dell’uomo, già esistente come individuo, e ci mette in relazione con il concetto di libertà o di libero arbitrio del singolo individuo, il quale nello svolgersi della propria esistenza è posto in situazioni contingenti sempre diverse e quindi egli ha la possibilità della scelta da seguire una o un’altra direzione, di fare o non fare un’azione.
L’altra categoria: il determinismo biologico, che va oltre il concetto religioso o dogmatico, è l’elemento fondamentale sulla stabilità della trasmissione delle informazioni genetiche contenute nel genoma di ogni uomo. Il genoma degli uomini è lo stesso dei nostri antenati da circa 150 mila anni. In questo anche la teoria evoluzionistica è messa in discussione nel senso strettamente genetico. Il determinismo biologico è l’elemento che assicura un andamento stabile e governa l’universo in modo determinato ed in una certa maniera tale da consentire la vita nel cosmo.
Se non ci fosse un determinismo e le cose seguissero un andamento imprevedibile e caotico non ci sarebbe vita e non ci sarebbe vita intelligente.
Consideriamo l’ipotesi che la temperatura del nostro pianeta non avesse delle leggi prevedibili e controllabili, pur in un lasso di tempo ampio, e salisse o scendesse in modo imprevedibile a 200° tutta la vita svanirebbe smantellata dall’agitazione termica.
Questa è, sommariamente, la visione che la scienza di oggi ci offre della natura dell’uomo e del suo posto nel mondo.
Questa visione può essere considerata arida e sconsolata. La scelta è in noi o ci facciamo prendere da una risentita disperazione o da una orgogliosa assunzione di responsabilità.
Meglio essere grandi partendo da premesse piccole che essere piccoli partendo da premesse grandi.
L’uomo è grande ed unico, grande nella sua collettività.
Il determinismo biologico, che la scienza ci consegna, può derivarne il concetto di immortalità dell’uomo, come essere composto dal suo genoma, che trasmette ai propri discendenti.
Nella categoria del determinismo biologico ravviso il concetto d’immortalità nel senso della continuità della specie, come essere collettivo, ma ogni singolo individuo trasmette i propri geni ai suoi eredi.
Naturalmente questa immortalità non ha niente a che vedere con la fede religiosa.
Vi è un’altra forma di immortalità, che Goethe chiama “il tempio della gloria”. Si tratta di un’altra immortalità, tutta umana. L’immortalità di coloro che dopo morti restano nella memoria dei posteri.Costoro vivono nella nostra memoria la loro immortalità.
Ognuno di noi ricorda i propri cari, i quali vivono la loro immortalità nella nostra memoria.
Ogni uomo può raggiungere questa immortalità più o meno grande e più o meno duratura.
Vi sono uomini, come i filosofi, gli scrittori, i condottieri i quali vivono nel ricordo degli altri anche se non sono stati personalmente conosciuti.
Essi vivono nella memoria degli altri per le loro opere, per i loro scritti, per le loro imprese.
Quindi esiste per ogni uomo una immortalità piccola o grande che possa essere.
L’immortalità è “il tempio della gloria” che ogni uomo ne coltiva il pensiero fin da giovane.
Nella vita ogni uomo è messo faccia a faccia con questa immortalità, ancorché incerta, ma tuttavia innegabilmente possibile.
Questa immortalità può essere piccola e trasmessa attraverso i propri geni ed il ricordo di chi lo ha conosciuto, può essere grande come per gli scrittori  e pensatori famosi o gli uomini di stato.
L’uomo desidera essere immortale, l’unica cosa che ci resta di lui sono i suoi geni e quello che ricordiamo di lui è la parabola della sua intera esistenza.


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