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La nuova evangelizzazione
di Domenico Caruso - Ottobre 2012
La parola “Vangelo” negli scritti dei pagani riguarda gli eventi o i discorsi degli eroi popolari, mentre al tempo dell’Impero Romano indica le buone notizie. Nel linguaggio dell’Antico Testamento essa è il compimento delle promesse messianiche:
«Come sono belli nelle montagne
i piedi del messaggero che annunzia la pace,
che reca una buona notizia,
che annunzia la salvezza». (Isaia 52, 7)
Cristo usa il termine per proclamare l’attuarsi in Lui delle profezie e del Regno Celeste: «Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù venne in Galilea, predicando il vangelo di Dio. Diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è giunto: convertitevi e credete al vangelo». (Mc 1, 14-15)
Gli autori del Nuovo Testamento per Vangelo intendono la trasmissione del messaggio di Gesù morto e risorto.
Per S. Paolo è, anzitutto, parola viva degli Apostoli guidati dall’Alto:
«Conosciamo, o fratelli amati da Dio, la vostra elezione, poiché il nostro vangelo non è giunto a voi soltanto a parole ma anche con potenza, con effusione dello Spirito Santo e con piena convinzione». (1Ts, 1 4-5)
L’Apostolo delle Genti fa assumere a detta voce un significato straordinario:
«Se dunque ciò che era passeggero era glorioso, molto di più è circonfuso di gloria ciò che è duraturo». (2Cor, 3 11)
Fin dall’epoca degli Apostoli, il “Vangelo” ha mantenuto il richiamo missionario che Gesù ha fatto prima di lasciare i suoi: «Andate per tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e si farà battezzare sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato». (Mc, 16 15-16)
La parola di Gesù riportata dai “Vangeli”, storicamente attendibili, è sempre e per tutti un messaggio d’amore.
La “Conferenza Episcopale Italiana” il 4 ottobre 2010, con i suoi “Orientamenti pastorali” fino al 2020, ha inteso “Educare alla vita buona del Vangelo” poiché: «Annunciare Cristo, vero Dio e vero uomo, significa portare a pienezza l’umanità e quindi seminare cultura e civiltà».
Si legge nell’introduzione: «Nel corso dei secoli Dio ha educato il suo popolo, trasformando l’avvicendarsi delle stagioni dell’uomo in una storia di salvezza: “Egli lo trovò in una terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come la pupilla del suo occhio. Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali. Il Signore, lui solo lo ha guidato, non c’era con lui alcun dio straniero”». (Dt 32, 10-12)
La Congregazione per la Dottrina della Fede, il 3 dicembre 2007 così conclude la sua nota dottrinale: «L’azione evangelizzatrice della Chiesa non può mai venire meno, poiché mai verrà a mancarle la presenza del Signore Gesù nella forza dello Spirito Santo, secondo la sua stessa promessa: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).
Gli odierni relativismi ed irenismi in ambito religioso non sono un motivo valido per venir meno a questo oneroso ma affascinante impegno, che appartiene alla natura stessa della Chiesa ed è “suo compito primario”. “Caritas Christi urget nos” - l’amore di Cristo ci spinge - (2 Cor 5, 14)».
Questa verità è testimoniata dai tanti fedeli che, per annunciare il Vangelo, hanno finanche sacrificato la loro vita.
Un lungimirante esempio lo deduciamo dalla figura del nostro conterraneo Padre Vincenzo Idà (1909-1984), già in fama di santità.
Grazie all’opera del suo figlio spirituale, Padre Rocco Spagnolo, (1) possiamo ripercorrere il cammino di questo autentico mistico che ha accolto il duplice invito di Cristo: « a) lavorare per togliere dal mondo ogni forma di male; b) portare insieme a lui la croce dei mali ineliminabili, per essere inseriti nel mistero pasquale: con lui sepolti e con lui risorti». (2)
Padre Idà, primogenito di tre figli, nacque il 26 aprile 1909 a Gerocarne (VV).
Nel 1913 il padre, modesto agricoltore, emigrò in America rimanendovi fino al 1929. Per tutto il tempo la madre, Maria Lucia, si rivelò esemplare e aperta ai bisogni del prossimo. Il piccolo Vincenzo, da chierichetto, seguiva attentamente in chiesa i riti e le omelie che poi ripeteva fuori ai coetanei sostituendosi al sacerdote. Iscritto alla scuola elementare nel 1915, si rivelò un alunno diligente e affabile con i compagni. Dopo aver assistito alla Messa si recava sul balcone (“mignanu”) della sua casetta e ripeteva ai compagni le omelie ascoltate in chiesa. Il nonno paterno, vero “patriarca” della famiglia e uomo di polso, poiché il nipote che portava il suo nome era gracile e malaticcio, non idoneo alla fatica dei campi, pensò di assecondarne la vocazione facendogli intraprendere la carriera religiosa. Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna: mamma Lucia approvò l’idea, pur consapevole dei grandi sacrifici che le sarebbero costati. Ecco, quindi, Vincenzino nel seminario di Mileto prima e in quello di Catanzaro dopo. L’impegno nello studio e l’esemplare umiltà gli valsero presto la nomina a prefetto. Idà recepì e rielaborò in modo personale e pratico i metodi e la spiritualità ricevuti dai Padri Gesuiti a Catanzaro, dove anche l’incontro di don Francesco Mottola (oggi elevato all’onore degli altari) fu provvidenziale.
Dal 28 luglio 1935, data dell’ordinazione sacerdotale conferitagli nella suggestiva cattedrale di Mileto dal vescovo Mons. Paolo Albera, Padre Idà amò e servì la Chiesa spendendo la vita nell’evangelizzazione e nel saper soffrire.
Dal primo mandato canonico di Vazzano (VV) del 26 ottobre 1935 a quello di Anoia Superiore del 20 gennaio 1937 durato fino al 16 luglio 1947, quando chiese e ottenne il trasferimento a Cittanova, è tutto un susseguirsi di nobili iniziative a favore di poveri, orfani e anziani che superando i confini territoriali giunsero perfino nel lontano al Messico dove il Padre concluse i suoi giorni.
Don Vincenzo Idà si sentiva responsabile e non si concedeva pace fin quando non riusciva ad avvicinare ogni anima a Dio, come rivelano le istituzioni da lui create fin dal 1939.
Fra queste ricordiamo le “Anime Ostie”, primo nucleo delle Missionarie del Catechismo al quale prese parte Pasqualina Condò, cofondatrice della congregazione femminile. La signorina Pasqua, divenne “madre” di nome e di fatto. «Dimostrò di essere grande di animo e grande di ideali. Infatti, fece quattro voti, anziché i soliti tre. Unì quello di vittima. […] Intese donarsi totalmente, scegliendo così, fin dall’inizio, di essere apostola della riparazione. Si chiamò madre Pasqua dell’Eucaristia». (3)
«Fu un’anima veramente eucaristica: come il fondatore, visse accanto al tabernacolo, anche di notte. Ecco la misteriosa sorgente del suo apostolato di madre co-fondatrice. Curava, con tenerezza materna, i minori ricoverati negli Istituti della comunità e si preoccupava dei malati e delle persone abbandonate. Imparò a soffrire in silenzio e ad offrire tutto per la santificazione dei sacerdoti e il bene della Congregazione. La morte la sopraggiunse il 15 giugno del 1993 nell’Istituto Femminile “Ali Materne ” (NdR, creato da Idà nel 1937) di Cittanova (RC)». (4)
I due illustri personaggi hanno anticipato la funzione evangelizzatrice della Chiesa annunziata dal Concilio Vaticano II.
Nella sua “Esortazione Apostolica” (“Catechesi Tradendae”) del 16 ottobre 1979, Giovanni Paolo II ha affermato che la catechesi è stata sempre considerata dalla Chiesa uno dei suoi fondamentali doveri. Gesù stesso ha testimoniato: «Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare». Egli ha sottolineato, ancora, la singolarità della sua condizione: «Voi non avete che un maestro (il Cristo)».
E’ indispensabile, ricorda l’ “Esortazione”, un rinnovamento continuo ed equilibrato. «La ripetizione abitudinaria porta alla stagnazione, al letargo e, in definitiva, alla paralisi». Pure gli elementi validi della pietà popolare vanno valorizzati. Le devozioni che vengono praticate dal popolo fedele “con un fervore ed una purezza di intenzione commoventi” non vanno sottovalutate, anche se la fede, che vi sta alla base, dev’essere purificata e rettificata sotto non pochi aspetti. E’ essenziale che i testi memorizzati siano al tempo stesso interiorizzati. Il Card. Giacomo Biffi, in una sua riflessione, sostiene che «non possiamo aspettarci di avere una ridestata attenzione della gente, se presentiamo i nostri traguardi sotto l’etichetta dello scontato e del risaputo». Alla “novità” cristiana dobbiamo dare un maggior contenuto: «“Nuova evangelizzazione” significa in primo luogo la nostra volontà di cogliere e di far cogliere l’intrinseca caratterizzazione dell’azione salvifica di Dio, che è data appunto dalla “novità”». La sentinella del profeta Isaia guarda al futuro esortando alla conversione: «Mi gridano da Seir: “Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella quanto resta della notte?”. Risponde la sentinella: “Viene il mattino e poi la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi e venite» (Is.21, 11-12). Come, già ricordato da Marco, Gesù ribadisce il problema. L’esempio di Padre Idà rivela l’urgenza di rievangelizzare la nostra gente.
Il rev. Rocco Spagnolo conclude nel suo libro: «La vita e l’esperienza di padre Idà, questo mistico calabrese del secolo XX, così vicino a noi, va ad unirsi alla folta squadra dei santi calabresi, come Nilo, Bartolomeo di Rossano, Ciriaco da Buonvicino, Daniele da Belvedere Marittimo, Elia lo Speleota, Fantino da Taureana, Antonio del Castello, Jeiunio (il digiunatore), Leo d’Africo, Nicodemo di Mammola, Gioacchino da Fiore, Francesco di Paola, Umile di Bisignano, Bernardo M. Clausi, Angelo di Acri, madre Elena Aiello, madre Pasqua Condò, Elisa Miceli, Francesco Maria Greco, Gesualdo Malacrinò, madre Brigida Postorino, Francesco Mottola, Gaetano Catanoso, don Giacomo Mauro, (Angelo e Francesco di S. Martino della Piana, aggiungo io!) e tanti altri, sono il quinto vangelo. Esso ha aiutato la gente di Calabria, e non solo, a rendersi conto che la santità è possibile, anche se per ciascuno c’è sempre un percorso personale, unico e irripetibile». (5)
Domenico Caruso
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NOTE
1) R. Spagnolo, “Padre Vincenzo Idà” - profeta dell’evangelizzazione - Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) - 2006.
2) op. cit.
3) R. Spagnolo, op. citata. Sempre con le Edizioni San Paolo, nel 2009 l’autore ha pubblicato: “Madre Pasqua Condò” - Mistica dell’evangelizzazione.
4) Dal sito Internet: www.suoremissionariedelcatechismo.org.
5) R. Spagnolo, op. citata.
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