Universalismo Vs identità gruppale

Aperto da Jacopus, 02 Ottobre 2025, 15:43:49 PM

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iano

#15
Citazione di: Adalberto il 06 Ottobre 2025, 19:08:23 PMCiao Iano,  mi fai pensare che il discorso possa essere visto da un'angolatura  jazz, intesa come destrutturazione e ricomposizione di questo attrito fra le pluralità del nostro io, che  diventano feconde se questa tensione non si sclerotizza. Ma non mi intendo nemmeno di musica,  quindi è meglio che io non mi accartocci su questo pensiero nato lì per lì per risponderti.
Vero, c'è poco da lodare uno qualsiasi dei componenti del nostro strano cocktail, se preso singolarmente

Questa immagine  musicale  si addice perfettamente a me.
I pensieri nati li per li, per rispondere, sono per me i migliori, perchè non nascono appunto da una posizione sclerotizzata, e inoltre un forum è lo strumento migliore per suonarli.
Hanno si il difetto di essere improvvisati, ma questo non è appunto un difetto per chi ama il jazz.
Le mie risposte sono tutte improvvisate al momento, e non è mai garantita quindi la coerenza, che però posso rilevare a posteriori.
Tutto bene però solo se rilevo coerenza nel progredire.
Se invece mi ripeto, e purtroppo invecchiando succede, è  solo un campanello di allarme a suonare. :))
Però finché ci scambiamo a vicenda temi su cui improvvisare, la jam session continua, anche con suoni  smègi e lombidiosi, ma che servono solo a dar risalto a zìmpani e zirlecchi.
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

fabriba

Citazione di: Jacopus il 02 Ottobre 2025, 15:43:49 PMIn questo panorama ecco emergere l'individuo, come portatore di valori unici, lontani e diversi sia da quelli gruppali che da quelli universalistici, con esiti difficili da prevedere. Si tratta ovviamente di tendenze in un quadro dove tutte queste prospettive coesistono ma che lasciano vedere una direzione non esattamente positiva, dal mio minuscolo punto dí osservazione.
In che senso "emerge"?
Per come la vedo io è emerso da un po', avrei una spiegazione intuitiva a quello che intendi ma preferirei avere la tua invece che tirare a indovinare.
I computer sono inutili: danno solo risposte - Socrate

daniele22

Citazione di: Adalberto il 06 Ottobre 2025, 23:01:10 PMCiao Daniele. le mie parole "qui mi sembra collaterale"  erano anche autoreferenziali, il qui indicava anche la testa in cui frullavano pensieri su questo argomento. Sono stato ambiguo, sorry

Per tornare alla tua domanda qui sopra forse sono le varie situazioni ambientali  che ci rendono diversi anche se siamo uguali. il nostro corpo mente è sostanzialmente uguale a quello dei  nostri progenitori che a spanne 12.000 anni fa hanno iniziato la prima delle grandi rivoluzioni: quella agricola. Quante generazioni sono seguite? Facciamo 400?  troppo poche per adeguarci al mondo che ci siamo creato intorno che corre sempre più veloce della nostra capacità di adattamento.
Siamo più lenti di quanto realizziamo

Su etica e morale non sono in grado si spendere parole. Che poi sono le parole, le storie che ascoltiamo sin da piccoli  quelle che conquistano le menti per imprimerci i punti di vista per orientare opinioni che magari sentiamo genuine.. . Perfino il modo di scrivere sillabando lettera per lettera sembra che orienti i  nostri pensieri diversamente da chi scrive ideogrammi.  Anche se si cerca di uscire o rompere questi gusci rivoltandoci in un modo o nell'altro non so quanto valga in termini di risultati, ma vale sicuramente lo sforzo di tentarci. In primis, individualmente. ma solo  perché non ho grandi visioni...
Poi ogni tanto, in certe (rare?) fasi storiche, quegli sforzi si scoprono essere un sentimento collettivo, primo di steccati e  confini.  Per me baby boomer,  la fine degli anni '60 è stato un periodo esemplare: un'esperienza spontaneamente universalista che è durata una decina d'anni. Poi ognuno per la sua strada, ma con un segno esclusivo dentro, forse.

Siamo più lenti della AI la cui velocità di calcolo cresce esponenzialmente. Non sono tanto interessato indagare se in qualche piccolo ambito creativo siamo o saremo più intelligenti di lei, non mi consolerebbe.
Al di là delle modalità di utilizzo che possiamo farne per un uso "intelligente", c'è  da preoccuparsi prioritariamente della concentrazione di potere di chi  la produce, gestisce e soprattutto programma i suoi protocolli di selezione delle informazioni da elaborare  per poi filtrarne i risultati agli utenti.  Non so se riesco a esprimere quanto potere ci sia in questo processo che coinvolgerà solo un numero limitato di costosissime e complesse intelligenze generative. Che  diventeranno la più grande macchina produttrice di cultura, con cui sarò difficile competere. Ma mi accorgo che stasera devo aver mangiato  mangiato troppo: la cattiva digestione mi sta facendo diventare distopico. :)

Spero tu abbia digerito nel frattempo. A dirti la verità mi aspettavo una risposta a quello che avevo detto prima di porre quella domanda (retorica per me) che tu hai ripreso.
Comunque, dieci giorni fa scrivevo (tralascio ciò che precede): "Sarebbe in fondo tutto questo processo a giustificare infine la varietà delle specie viventi e la varietà delle culture umane. Una visione in un certo senso lamarckiana della storia (alla faccia del caso)."
Mi rendo quindi perfettamente conto di come girano le cose e di come prima di homo sapiens l'individuo fabbricasse già piccoli utensili. È vero quindi che saremmo arretrati, ma la natura di tale arretratezza non sarebbe tanto di natura epistemica (tecnologico/scientifico), fermo restando che non si è tutti uomini di scienza, bensì sarebbe di natura gnostica.. in parole povere siamo (siete) privi della consapevolezza di essere solipsisti. Quello che dico naturalmente è opinabile, ma fintanto che nessuno dice nulla di serio contro la mia tesi ¿c'aggia fa? Quelli con cui dialogo, o si perdono per via o dicono menzogne, i feedback chiari sono pressoché inesistenti a parte un paio di significativamente positivi ed espressi verbalmente (non col like) da Ipazia (saranno passati due o tre anni).
Insomma, per come la vedo, una volta colmato il gap cognitivo non vedo ostative a fronte di un obiettivo chiaro, che è quello condiviso con te e Jacopus eccezion fatta per ciò che attiene al mio discorso allargato all'etica. Se non fosse chiara la nozione di solipsismo (inconsapevole) con conseguenze annesse se ne può parlare.
Infine, è assodato che a.i. è una macchina potente, ma non so se il problema sia dato da quello che dici. Sicuramente i gestori possono avere dati sul tuo pensiero individuale, su questo non ci piove. Premesso quindi che non sono un esperto, non credo però che le istruzioni che permettono il funzionamento di a.i. siano manipolabili e un indizio di questo sarebbe il manifestarsi di quelle che chiamano le "allucinazioni di a.i."
Saluti
.
.
Ps: allego questi due articoli sull'intelligenza artificiale. In ogni articolo c'è un punto che non mi trova in accordo, e dipende dal solipsismo inconsapevole, ma sono comunque interessanti:

Adalberto

Citazione di: daniele22 il 08 Ottobre 2025, 09:30:44 AM
Spero tu abbia digerito nel frattempo. A dirti la verità mi aspettavo una risposta a quello che avevo detto prima di porre quella domanda (retorica per me) che tu hai ripreso.
Comunque, dieci giorni fa scrivevo (tralascio ciò che precede): "Sarebbe in fondo tutto questo processo a giustificare infine la varietà delle specie viventi e la varietà delle culture umane. Una visione in un certo senso lamarckiana della storia (alla faccia del caso)."
Mi rendo quindi perfettamente conto di come girano le cose e di come prima di homo sapiens l'individuo fabbricasse già piccoli utensili. È vero quindi che saremmo arretrati, ma la natura di tale arretratezza non sarebbe tanto di natura epistemica (tecnologico/scientifico), fermo restando che non si è tutti uomini di scienza, bensì sarebbe di natura gnostica.. in parole povere siamo (siete) privi della consapevolezza di essere solipsisti. Quello che dico naturalmente è opinabile, ma fintanto che nessuno dice nulla di serio contro la mia tesi ¿c'aggia fa? Quelli con cui dialogo, o si perdono per via o dicono menzogne, i feedback chiari sono pressoché inesistenti a parte un paio di significativamente positivi ed espressi verbalmente (non col like) da Ipazia (saranno passati due o tre anni).
Insomma, per come la vedo, una volta colmato il gap cognitivo non vedo ostative a fronte di un obiettivo chiaro, che è quello condiviso con te e Jacopus eccezion fatta per ciò che attiene al mio discorso allargato all'etica. Se non fosse chiara la nozione di solipsismo (inconsapevole) con conseguenze annesse se ne può parlare.
Ciao Daniele, ora va decisamente meglio grazie, ma l'altra sera parlavo per metafora, dovendo digerire in una serata lombidiosa il pensiero di come sia possibile – qui vicino – affrontare temi importanti in presenza di forzate contrapposizioni propagandistiche che impediscono il dialogo pur possibile e fruttifero fra  visioni contrastanti.

Quanto al solipsismo, sono ben convinto (se non costretto dalla contingenza di trovarmi ad essere come sono) di scrivere abitualmente  consultando il mio ombelico come uno oracolo e cercando di interpretare le fumose ispirazioni da la lì mi provengono. Se ho tempo. mi interrogo anche se  proprio lì  ci sia un  qualcosa di puù profondo del  frustrante tentativo di interpretarlo (mi esprimo in forma scherzosa, ma sono serio e consapevole).
Talvolta, con discreta fatica ma scarsi risultati, mi sforzo  anche di capire  il frutto dei pensieri altrui, facendone una interpretazione ahimé inevitabilmente difforme  sia dalla combinazione delle parole lette che dalle intenzioni di chi le ha compilate. Trovo che,  bene o male,  sia questa la normalità delle relazioni umane.

Quindi un dubbio: era questa la frase che attendeva una risposta? 
Allora, un conto è la pretesa di universale espressa ai tempi quando non erano noti i confini del mondo, altro conto è la pretesa di universale che si è espressa ad esempio con la prima Esposizione universale o l'istituzione dell'ONU.
Questo fattore è determinante.
Dobbiamo dunque continuare a sprecare energie inutili per fare sì che ci si possa continuare a guardare in cagnesco?
Pensavo di averti risposto, ma in maniera indiretta e non si capiva un acca, sorry.
In breve non sono convinto che noi umani moderni ora siamo più in grado dei nostri progenitori di concepire "per davvero" un senso di universalità con i nostri simili e nemmeno con  il vasto e asservito mondo animale e  vegetale che ci circonda.
Siamo certamente  più bravi ad "esprimerlo a parole", articolando sofisticati concetti (al posto di divinità plurali) ed elaborando sistemi di raffinati pensieri.
Ma - sinceramente - possiamo davvero credere che tutto ciò regga  il confronto emotivo con...  quelle decine  mani dipinte di bianco su fondo ocra che si sono accalcate le une sulle altre sopra su pareti di caverne, parecchie  migliaia di anni prima dell'ultima glaciazione?
Preferisco tenermi ben aperto il dubbio.
Infatti – e nei fatti ci sono le cose che contano al di la del problema della loro interpretazione – sembra  che la conflittualità umana allora  fosse minore, ma c'erano anche più spazi liberi. Ora  confini del mondo  sono noti soltanto perché sono stati raggiunti,  quindi ci sentiamo strettini e magari incattiviti.
Ricordo vagamente Malinowski che illustrava  le pseudo guerre  fra i guerrieri di opposte tribù che si insultavano e inveivano a vicenda in maniera ritualizzata senza far scorrere il sangue.  Anche Girard, pur professando altro mestiere, ha speso parole a riguardo, ma non ho pretese di averlo ben inteso sfogliacchiandolo.
In conclusione: oggi – con tutto il nostro patrimonio concettuale - non siamo certo più bravi a "concretizzare in  fatti"  questi nostri  grandi presupposti universalistici, visto quel che ci succedete intorno.
A questo punto una citazione  .. profonda ci sta bene : "Se potessi mangiare un'idea avrei fatto la mia rivoluzione" ,
(Se altri non la riconoscono, come usa fare la settimana enigmistica,  alla fine  verrà svelato il riferimento)

A parte il discorso sul merito che a quanto pare ci convince solo per metà, non ho chiaro quale sia la tua visione dell'economia, che -a mio avviso- spalanca enormi opportunità di cooperazione . Infatti  non oso parlare di universalità, io volo basso.
Pochi ricordano la CECA , la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio che nel primo dopoguerra ha spalancato le porte della cooperazione fra ex nemici  e ha permesso  alle nostre generazioni di vivere tranquilli e pasciuti nel nostro orticello "infelice e scontento" per oltre 70 anni. Dalla CECA è nata l'Europa e dal benessere lo scontento (= una  dozzinale e tipica riflessione senile).
Forse questa della cooperazione economica, del commercio internazionale è un via da perseguire con più impegno, una via di interessi (per molti una parolaccia) da percepire noi e far cogliere (agli altri)  nel loro senso di opportunità reciproca.
L'idea di Obama di creare due grandi accordi economici, uno sul versante pacifico e l'altro su quello atlantico è stata subito fatta naufragare da Trump I.
Ora Trump II sta disarticolando le relazioni internazionali che rimangono e che ognuno pensi per sé
Alla faccia delle speranze di universalità (per chi pensa in grande) o di cooperazione per me.

PS 1
Perdonami se abbandono per ora il discorso AI che sennò facciamo notte
PS 2
Giorgio Gaber.
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

daniele22

Citazione di: Adalberto il 08 Ottobre 2025, 17:43:53 PMCiao Daniele, ora va decisamente meglio grazie, ma l'altra sera parlavo per metafora, dovendo digerire in una serata lombidiosa il pensiero di come sia possibile – qui vicino – affrontare temi importanti in presenza di forzate contrapposizioni propagandistiche che impediscono il dialogo pur possibile e fruttifero fra  visioni contrastanti.

Quanto al solipsismo, sono ben convinto (se non costretto dalla contingenza di trovarmi ad essere come sono) di scrivere abitualmente  consultando il mio ombelico come uno oracolo e cercando di interpretare le fumose ispirazioni da la lì mi provengono. Se ho tempo. mi interrogo anche se  proprio lì  ci sia un  qualcosa di puù profondo del  frustrante tentativo di interpretarlo (mi esprimo in forma scherzosa, ma sono serio e consapevole).
Talvolta, con discreta fatica ma scarsi risultati, mi sforzo  anche di capire  il frutto dei pensieri altrui, facendone una interpretazione ahimé inevitabilmente difforme  sia dalla combinazione delle parole lette che dalle intenzioni di chi le ha compilate. Trovo che,  bene o male,  sia questa la normalità delle relazioni umane.

Quindi un dubbio: era questa la frase che attendeva una risposta? 
Allora, un conto è la pretesa di universale espressa ai tempi quando non erano noti i confini del mondo, altro conto è la pretesa di universale che si è espressa ad esempio con la prima Esposizione universale o l'istituzione dell'ONU.
Questo fattore è determinante.
Dobbiamo dunque continuare a sprecare energie inutili per fare sì che ci si possa continuare a guardare in cagnesco?
Pensavo di averti risposto, ma in maniera indiretta e non si capiva un acca, sorry.
In breve non sono convinto che noi umani moderni ora siamo più in grado dei nostri progenitori di concepire "per davvero" un senso di universalità con i nostri simili e nemmeno con  il vasto e asservito mondo animale e  vegetale che ci circonda.
Siamo certamente  più bravi ad "esprimerlo a parole", articolando sofisticati concetti (al posto di divinità plurali) ed elaborando sistemi di raffinati pensieri.
Ma - sinceramente - possiamo davvero credere che tutto ciò regga  il confronto emotivo con...  quelle decine  mani dipinte di bianco su fondo ocra che si sono accalcate le une sulle altre sopra su pareti di caverne, parecchie  migliaia di anni prima dell'ultima glaciazione?
Preferisco tenermi ben aperto il dubbio.
Infatti – e nei fatti ci sono le cose che contano al di la del problema della loro interpretazione – sembra  che la conflittualità umana allora  fosse minore, ma c'erano anche più spazi liberi. Ora  confini del mondo  sono noti soltanto perché sono stati raggiunti,  quindi ci sentiamo strettini e magari incattiviti.
Ricordo vagamente Malinowski che illustrava  le pseudo guerre  fra i guerrieri di opposte tribù che si insultavano e inveivano a vicenda in maniera ritualizzata senza far scorrere il sangue.  Anche Girard, pur professando altro mestiere, ha speso parole a riguardo, ma non ho pretese di averlo ben inteso sfogliacchiandolo.
In conclusione: oggi – con tutto il nostro patrimonio concettuale - non siamo certo più bravi a "concretizzare in  fatti"  questi nostri  grandi presupposti universalistici, visto quel che ci succedete intorno.
A questo punto una citazione  .. profonda ci sta bene : "Se potessi mangiare un'idea avrei fatto la mia rivoluzione" ,
(Se altri non la riconoscono, come usa fare la settimana enigmistica,  alla fine  verrà svelato il riferimento)

A parte il discorso sul merito che a quanto pare ci convince solo per metà, non ho chiaro quale sia la tua visione dell'economia, che -a mio avviso- spalanca enormi opportunità di cooperazione . Infatti  non oso parlare di universalità, io volo basso.
Pochi ricordano la CECA , la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio che nel primo dopoguerra ha spalancato le porte della cooperazione fra ex nemici  e ha permesso  alle nostre generazioni di vivere tranquilli e pasciuti nel nostro orticello "infelice e scontento" per oltre 70 anni. Dalla CECA è nata l'Europa e dal benessere lo scontento (= una  dozzinale e tipica riflessione senile).
Forse questa della cooperazione economica, del commercio internazionale è un via da perseguire con più impegno, una via di interessi (per molti una parolaccia) da percepire noi e far cogliere (agli altri)  nel loro senso di opportunità reciproca.
L'idea di Obama di creare due grandi accordi economici, uno sul versante pacifico e l'altro su quello atlantico è stata subito fatta naufragare da Trump I.
Ora Trump II sta disarticolando le relazioni internazionali che rimangono e che ognuno pensi per sé
Alla faccia delle speranze di universalità (per chi pensa in grande) o di cooperazione per me.

PS 1
Perdonami se abbandono per ora il discorso AI che sennò facciamo notte
PS 2
Giorgio Gaber.
Ciao. Sarà meglio definire uno tra vari modi in cui intendo il solipsismo.
Il solipsista diviene consapevole di esserlo quando si rende conto che la cosa, quella che realizziamo nella nostra mente, non deriva dall'elaborazione di un'immagine immota, bensì da una storia di immagine (soggettività quindi in primo piano).
La storia di un immagine, come unità quantizzata o discreta, significa a noi che il segno (la cosa) non esiste nella nostra mente fintanto che non abbia senso, che in ultima analisi sarebbe dato dalla realizzazione di un'azione che può compiere la cosa. Questa unità discreta formatasi nel legame istantaneo tra segno e senso sarebbe di natura interiore e questa è la cosa più problematica dell'intera faccenda per il solipsista che non sa di esserlo, ma volendo si può percorrere la via. L'esito del percorso dovrebbe mostrare che noi siamo stati costretti a conoscere. L'istinto alla conoscenza non corrisponderebbe pertanto a semplice voglia di sapere, non sarebbe ricerca spassionata e libera, ma costrizione.
Un altro modo per definire il solipsista consapevole è che egli si rende conto che tutti siamo fondamentalmente egoisti. Irride quindi chi pensa di essere altruista e che propugna a vari titoli che ci si debba sforzare per essere altruisti. Personalmente approvo il gesto altruista, sia il mio perché gratifica la mia visione del mondo e al tempo stesso aiuta l'altro, sia quello degli altri che gratifica aiutando comunque me o altri. Per me si tratta di un regalo, non dico disinteressato, ma nella speranza che...
Comunque, allo stato attuale delle cose si può tranquillamente accettare che non debba essere proprio un dono
Saluti
.
.
Ps: buono Gaber, aggiungo Bubola - "Un uomo ridicolo"

Adalberto

#20
Citazione di: daniele22 il 08 Ottobre 2025, 09:30:44 AM
... Se non fosse chiara la nozione di solipsismo (inconsapevole) con conseguenze annesse se ne può parlare. ...
Ciao Daniele, grazie. Adesso che la nozione è abbastanza chiara (mi piace immaginare un istinto che in realtà risulta dettato da costrizione o condizionamento, ma che lascia una via di fuga attraverso l'indifferenza)  se vorrai  proseguire... sarà interessante leggerti.
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

daniele22

Citazione di: Adalberto il 08 Ottobre 2025, 17:43:53 PM....Ma - sinceramente - possiamo davvero credere che tutto ciò regga  il confronto emotivo con...  quelle decine  mani dipinte di bianco su fondo ocra che si sono accalcate le une sulle altre sopra su pareti di caverne, parecchie  migliaia di anni prima dell'ultima glaciazione?
Preferisco tenermi ben aperto il dubbio...
Ciao Adalberto, preferirei la via del dialogo.
Se potessi far mangiare un'idea avrei fatto la mia rivoluzione. Hanno detto pure che la peggior cosa che possa accadere a un rivoluzionario sia quella di vincere la propria rivoluzione. Accetto il rischio.
Non colgo il senso del tuo pensiero che ho evidenziato.
Potrei quindi restringere il campo e dire ugualmente che in campo linguistico non esiste significante fintanto che noi non gli si attribuisca un significato.
¿Se le mani accalcate su pareti di roccia fossero allora un antesignano della scrittura? Se fossero cioè un significante?

Adalberto


Translator



Citazione di: daniele22 il 11 Ottobre 2025, 07:54:50 AM
Ciao Adalberto, preferirei la via del dialogo.
Se potessi far mangiare un'idea avrei fatto la mia rivoluzione. Hanno detto pure che la peggior cosa che possa accadere a un rivoluzionario sia quella di vincere la propria rivoluzione. Accetto il rischio.
Non colgo il senso del tuo pensiero che ho evidenziato.
Potrei quindi restringere il campo e dire ugualmente che in campo linguistico non esiste significante fintanto che noi non gli si attribuisca un significato.
¿Se le mani accalcate su pareti di roccia fossero allora un antesignano della scrittura? Se fossero cioè un significante?
Hai ragione Daniele a non coglierlo :) perchè il senso sottostante alla  frase a cui ti riferisci è +/- questo. Non ho il terreno solido di un pensiero strutturato sotto i piedi del mio corpo e della mia mente, i quali cercano di galleggiare  alla meno peggio: in breve mi muovo disordinatamente seguendo un qualche banale fiuto, da animale qual sono. 

Antesignani della scrittura?
Sì ,  Leroi-Gourhan chiama mitogrammi quelle grafiche paleolitiche prive di un contesto compositivo che faccia emergere un qualche preciso significato come avviene nelle opere più vicine a noi. 
Praticamenete li descrive come simboli (bisonte/femmina/ cerchi , cavallo/maschio/aste) che però avevano bisogno della parola per essere narrati attraverso fili di significato che venivano tessuti da una cultura piuttosto che da quella successiva, la quale aggiungeva magari qualche tratto, qualche segno in accumulazione ai precedenti
Erano primitivi nell'esporre tecnicamente i loro pensieri:  mi viene il dubbio che i loro pensieri non fossero così primitivi come ce li descriviamo. 
Anche la Gimbutas per altre vie scorge una espressione linguistica nei più segni grafici geometrici  (triangoli, zig zag, spirali, semicerchi = luna= corna bovine) che in culture anche successive rappresentano in varie formo il principio femminile della vita e della continuità.
Non ho capacità per giudicare queste letture, ma le trovo interessanti perché ci staccano un po' dal continuare a confondere  il nostro ombelico con il famoso asse del mondo su cui molti si arrampicano dicendo cosa altrettanto stimolanti.

Ma per tornare a bomba sul tema lanciato da Jacopus, ero sincero quando  chiedevo a te uno spunto per proseguire il dialogo perché personalmente sono arenato sul discorso  dell'universalismo. Mi spiego meglio con una domanda.
Non è che appena concepiamo questo universalismo come idea sociale onnicomprensiva,  arriviamo a descriverla ancora una volta come "nostra" antropietica? Ovvero in questa nostra costruzione di una universalità umana, di questo processo di costituzione di una immagine nobile e ideale, non è che alla fine proiettiamo sempre noi stessi con la nostra cultura alla faccia del nobile intento?
Ciao, a presto.
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

daniele22

Citazione di: Adalberto il 11 Ottobre 2025, 13:04:50 PMTranslator


Hai ragione Daniele a non coglierlo :) perchè il senso sottostante alla  frase a cui ti riferisci è +/- questo. Non ho il terreno solido di un pensiero strutturato sotto i piedi del mio corpo e della mia mente, i quali cercano di galleggiare  alla meno peggio: in breve mi muovo disordinatamente seguendo un qualche banale fiuto, da animale qual sono.

Antesignani della scrittura?
Sì ,  Leroi-Gourhan chiama mitogrammi quelle grafiche paleolitiche prive di un contesto compositivo che faccia emergere un qualche preciso significato come avviene nelle opere più vicine a noi. 
Praticamenete li descrive come simboli (bisonte/femmina/ cerchi , cavallo/maschio/aste) che però avevano bisogno della parola per essere narrati attraverso fili di significato che venivano tessuti da una cultura piuttosto che da quella successiva, la quale aggiungeva magari qualche tratto, qualche segno in accumulazione ai precedenti
Erano primitivi nell'esporre tecnicamente i loro pensieri:  mi viene il dubbio che i loro pensieri non fossero così primitivi come ce li descriviamo. 
Anche la Gimbutas per altre vie scorge una espressione linguistica nei più segni grafici geometrici  (triangoli, zig zag, spirali, semicerchi = luna= corna bovine) che in culture anche successive rappresentano in varie formo il principio femminile della vita e della continuità.
Non ho capacità per giudicare queste letture, ma le trovo interessanti perché ci staccano un po' dal continuare a confondere  il nostro ombelico con il famoso asse del mondo su cui molti si arrampicano dicendo cosa altrettanto stimolanti.

Ma per tornare a bomba sul tema lanciato da Jacopus, ero sincero quando  chiedevo a te uno spunto per proseguire il dialogo perché personalmente sono arenato sul discorso  dell'universalismo. Mi spiego meglio con una domanda.
Non è che appena concepiamo questo universalismo come idea sociale onnicomprensiva,  arriviamo a descriverla ancora una volta come "nostra" antropietica? Ovvero in questa nostra costruzione di una universalità umana, di questo processo di costituzione di una immagine nobile e ideale, non è che alla fine proiettiamo sempre noi stessi con la nostra cultura alla faccia del nobile intento?
Ciao, a presto.

Direi che in particolare per quel graffito delle mani, la cosa più sicura che si possa dire sul contenuto di quel segno è: sono ignorante. Naturalmente ci si rende conto di questo, e infatti diamo un'interpretazione sui graffiti antichi come indice di qualche cosa in relazione all'evoluzione umana.
Dato comunque che mi hai fatto una domanda abbastanza precisa ti dirò che non vedo nulla di "nobile" nella mia idea di giungere a un'etica universale.
Essendo tra l'altro un solipsista figurati se non mi rendo conto che la realtà è una costruzione individuale. "L'imperfezione" umana alla fine è solo il risultato di una ricerca filosofica personale e non una cosa campata per aria. Sarebbe in un certo senso oggettiva. Tra l'altro questa pretesa di universalità c'è pure nelle scienze, se non mi sbaglio. Dico, non è che per vivere dobbiamo per forza sapere le leggi della fisica
Saluti

Adalberto

Citazione di: daniele22 il 11 Ottobre 2025, 21:17:08 PM
Direi che in particolare per quel graffito delle mani, la cosa più sicura che si possa dire sul contenuto di quel segno è: sono ignorante. Naturalmente ci si rende conto di questo, e infatti diamo un'interpretazione sui graffiti antichi come indice di qualche cosa in relazione all'evoluzione umana.
Dato comunque che mi hai fatto una domanda abbastanza precisa ti dirò che non vedo nulla di "nobile" nella mia idea di giungere a un'etica universale.
Essendo tra l'altro un solipsista figurati se non mi rendo conto che la realtà è una costruzione individuale. "L'imperfezione" umana alla fine è solo il risultato di una ricerca filosofica personale e non una cosa campata per aria. Sarebbe in un certo senso oggettiva. Tra l'altro questa pretesa di universalità c'è pure nelle scienze, se non mi sbaglio. Dico, non è che per vivere dobbiamo per forza sapere le leggi della fisica
Saluti
Ciao, intravedo una differenza di vedute tra il vivere una tensione verso una disillusa visione universalista – o più semplicemente di comunità estesa -  negoziando patti di reciprocità anche commerciali di convenienza e all'opposto  il cercare di costruire una più solida etica universale tramite concetti filosofici. Sbaglio?
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

daniele22

Citazione di: Adalberto il 12 Ottobre 2025, 19:11:07 PMCiao, intravedo una differenza di vedute tra il vivere una tensione verso una disillusa visione universalista – o più semplicemente di comunità estesa -  negoziando patti di reciprocità anche commerciali di convenienza e all'opposto  il cercare di costruire una più solida etica universale tramite concetti filosofici. Sbaglio?
Non sbagli. Infatti l'universale sta nella teoria, ovvero nel riconoscere di essere solipsisti piuttosto che restare nell'illusione di avere un'intelligenza superiore alle altre specie. Degno di nota sarebbe che, così come avviene per l'idea di possedere "un poco" di libero arbitrio, capiti pure che si dica che la differenza tra la nostra intelligenza e quella degli altri sia di natura quantitativa piuttosto che qualitativa. La maggiore quantità verrebbe spiegata in termini che sono in un certo senso imputabili alla morfologia del nostro sistema nervoso.. questioni genetiche in fondo. Ovvio che non condivido tale idea.
Se l'universale stazionasse quindi nella condivisione della nostra condizione solipsistica si porrebbe certamente la domanda del "che fare" a fronte di tale novità. Allora, dato che soprattutto di questi tempi si invocano paci giuste e durature bisognerebbe rendersi conto innanzitutto se queste aspettative siano veraci o menzognere. Giusto?

Adalberto

Citazione di: daniele22 il 13 Ottobre 2025, 08:59:17 AM
Non sbagli. Infatti l'universale sta nella teoria, ovvero nel riconoscere di essere solipsisti piuttosto che restare nell'illusione di avere un'intelligenza superiore alle altre specie. Degno di nota sarebbe che, così come avviene per l'idea di possedere "un poco" di libero arbitrio, capiti pure che si dica che la differenza tra la nostra intelligenza e quella degli altri sia di natura quantitativa piuttosto che qualitativa. La maggiore quantità verrebbe spiegata in termini che sono in un certo senso imputabili alla morfologia del nostro sistema nervoso.. questioni genetiche in fondo. Ovvio che non condivido tale idea.
Se l'universale stazionasse quindi nella condivisione della nostra condizione solipsistica si porrebbe certamente la domanda del "che fare" a fronte di tale novità. Allora, dato che soprattutto di questi tempi si invocano paci giuste e durature bisognerebbe rendersi conto innanzitutto se queste aspettative siano veraci o menzognere. Giusto?
Volo molto più basso delle teorie, ne ho già fatto scorpacciata prima dei trent'anni.
 Ho pure problema ad abbracciare un qualche concetto di universale, non so se ne ho dato almeno  l'impressione.
 
 Non so di genetica, ma sembra che senza la postura eretta non saremmo stati in grado di comunicare in maniera così articolata da inventar parole  ecc. ecc.  e contemporaneamente non si sarebbe liberato spazio per alloggiare più materia cerebrale.
 
 Capisco la pace come conclusione (temporanea)  dell'esaurirsi di una delle forze  che si guerreggiano  a seguito di un'azione scellerata,  ma quella giusta non so cosa davvero significhi, forse un nobile sogno. Poi, se -a buon diritto- non ti piace il mio uso di quest'ultimo aggettivo, :)  devo amichevolmente chiarire che, appartenendo io al IV stato,  non lo caratterizzo esattamente come un complimento 

Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

daniele22

Citazione di: Adalberto il 13 Ottobre 2025, 16:41:34 PMVolo molto più basso delle teorie, ne ho già fatto scorpacciata prima dei trent'anni.

Ho pure problema ad abbracciare un qualche concetto di universale, non so se ne ho dato almeno  l'impressione.



Non so di genetica, ma sembra che senza la postura eretta non saremmo stati in grado di comunicare in maniera così articolata da inventar parole  ecc. ecc.  e contemporaneamente non si sarebbe liberato spazio per alloggiare più materia cerebrale.



Capisco la pace come conclusione (temporanea)  dell'esaurirsi di una delle forze  che si guerreggiano  a seguito di un'azione scellerata,  ma quella giusta non so cosa davvero significhi, forse un nobile sogno. Poi, se -a buon diritto- non ti piace il mio uso di quest'ultimo aggettivo, :)  devo amichevolmente chiarire che, appartenendo io al IV stato,  non lo caratterizzo esattamente come un complimento

Di recente è stato aperto un thread in cui si chiede cosa sia la pace sollevando dubbi sul concetto di pace e al tempo stesso affermando una certa incomprensione della guerra. Visti pure gli interventi mii chiedo se sia possibile che gente di venti, cinquanta o settant'anni non abbia mai litigato in vita sua onde dedurre eventuali motivi che magari gettino un po' di luce sulla guerra. No, si tira fuori la pace interiore.Ti sembra sensato? A me, con tutta la buona volontà no. Capisco bene quindi che si parli di complessità dei problemi sociali quando ci si diverte a complicarsi la vita.
Un universale, oltre a quello già riferito potrebbe essere che tutti gli esseri umani ridono.
La postura eretta c'entra assai poco con un linguaggio, o meglio, non sarebbe la posizione eretta a giustificare l'esistenza del linguaggio umano.
La pace giusta è una grande stronzata degli ultimi timi tempi.
Spero di avere risposto al tuo intervento
Un saluto

Adalberto

Citazione di: daniele22 il 13 Ottobre 2025, 18:38:39 PM
Di recente è stato aperto un thread in cui si chiede cosa sia la pace sollevando dubbi sul concetto di pace e al tempo stesso affermando una certa incomprensione della guerra. Visti pure gli interventi mii chiedo se sia possibile che gente di venti, cinquanta o settant'anni non abbia mai litigato in vita sua onde dedurre eventuali motivi che magari gettino un po' di luce sulla guerra. No, si tira fuori la pace interiore.Ti sembra sensato? A me, con tutta la buona volontà no. Capisco bene quindi che si parli di complessità dei problemi sociali quando ci si diverte a complicarsi la vita.
Un universale, oltre a quello già riferito potrebbe essere che tutti gli esseri umani ridono.
La postura eretta c'entra assai poco con un linguaggio, o meglio, non sarebbe la posizione eretta a giustificare l'esistenza del linguaggio umano.
La pace giusta è una grande stronzata degli ultimi timi tempi.
Spero di avere risposto al tuo intervento
Un saluto
Avevo buttato un occhio al thread che citi,  ma in genere evito i luoghi dove covano opinioni stizzose.
Quindi evviva chi ride e anche chi gioca, fra cui "anche" l'homo ludens.

Premesso che  non posso avere opinioni nette su cose che conosco ben poco, ma quella sulla posizione eretta non è storia così banale come si può intuire pensando che la bocca non sia  più lo  strumento unico per prendere il cibo e che le terminazioni nervose della lingua abbiano potuto  assolvere anche ad altre funzioni nell'evoluzione degli ominidi. Il punto è che lo spostamento del centro della masticazione e un equilibrio diverso del cranio sembra  aver offerto più spazio  allo sviluppo del cervello. Ma se vorrai approfondire: "il gesto e la parola II del già citato LG". Ma con questo non desidero stressarti oltre nel dialogo. buona notte
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

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