Riflessioni sulla Massoneria
di Luca Fucini indice articoli
Mafia e Massoneria italiana: l'infamante deriva
Maggio 2019
Il giudice Giovanni Falcone, con grande acume, così commentava l’iniziazione dei mafiosi a ‘cosa nostra’ evidenziando l’estrema pericolosità ed efficacia delle forme ritualistiche utilizzate dalla criminalità organizzata per arruolare i suoi accoliti: “Si può sorridere all’idea di un criminale, dal volto duro come la pietra, già macchiatosi di numerosi delitti, che prende in mano un’immagine sacra, giura solennemente su di essa di difendere i deboli e di non desiderare la donna altrui. Si può sorriderne, come di un cerimoniale arcaico, o considerarla una vera e propria presa in giro. Si tratta invece di un fatto estremamente serio, che impegna quell’individuo per tutta la vita. Entrare a far parte della mafia equivale a convertirsi a una religione. Non si cessa mai di essere preti. Né mafiosi.” (G. Falcone, Cose di Cosa Nostra, ed. Rizzoli, Milano,1991, pag.97; citato in L’inganno della Mafia di Nicola Gratteri-Antonio Nicaso, ed. Rai Eri, Roma, 2017).
Il magistrato siciliano, geniale e coraggioso giudice istruttore del maxi-processo di Palermo, vero e attuale martire hiramitico, avvertiva come l’aspetto rituale dell’affiliazione alla criminalità organizzata rivesta un ruolo focale costitutivo della stessa esistenza e struttura mafiosa, e pur non essendo un esperto occultista, Falcone da fine investigatore aveva compreso che l’apparato esoterico-ritualistico portava a un vero e proprio cambiamento di status, di nuova nascita del delinquente nella più ampia e potente eggregore psichica criminale.
Dal punto di vista storico, il fenomeno della pratica di specifiche forme ritualistiche per entrare a far parte di un gruppo di persone dedite al crimine si verifica già nelle cosiddette societas sceleris dell’antica Roma, dove gli appartenenti offrivano sacrifici a Mercurio, dio dei ladri, e praticavano varie prove d’ingresso per testare i nuovi soci, oltre ad altre forme cerimoniali.
La mafia siciliana e la ‘ndrangheta calabrese ricalcano questa tradizione, perché comprendono inconsciamente l’importanza di costituire insieme non solo una sommatoria di individui, ma di creare un vero e proprio Ente a sé stante formato dalle energie e dalle volontà dei singoli dirette verso uno scopo comune, in questo caso la creazione di un potere anti-statale volto esclusivamente all’arricchimento del gruppo e dei singoli, commettendo delitti e nefandezze.
E’ il concetto occultista dell’Eggregore, termine apparso nel 1857 negli scritti di Victor Hugo ed utilizzato in ambito ermetico-esoterico nel senso di forma-pensiero collettiva da Eliphas Lévi, concetto ripreso da Annie Besant secondo cui si tratterebbe di una sorta di vibrazione emanata da un individuo o da un gruppo, che continua a vivere di vita propria, alimentandosi dello stesso tipo di pensieri da cui è stato generato, inducendo perciò le persone con cui entrano in contatto a continuare a svilupparli.
In sintesi, nella fattispecie dell’eggregore mafiosa, si tratta di un’entità psichica che ha il Male come oggetto della propria attività, dove i suoi adepti sono caduti nelle tenebre più profonde per ottenere potere e vantaggi materiali, il tutto camuffato da principi e da regole dal sapore tutto tribale dove bene e male si confondono, invertendo subdolamente i punti cardinali dell’anima.
La Massoneria che cosa c’entra in tutto questo?
Il 22 dicembre 2017 la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (DNAA) afferma per la prima volta l'enorme interessi di cosa nostra e 'ndrangheta per la massoneria deviata, indicando ben 193 soggetti affiliati alla criminalità organizzata e nel contempo membri delle più importanti obbedienze massoniche italiane, di cui 122 iscritti al Grande Oriente d'Italia, 58 alla Gran Loggia Regolare d’Italia, 9 alla Gran Loggia d’Italia di Palazzo Vitelleschi e 4 alla Serenissima Gran Loggia.
Oltremodo inquietanti risultano le dichiarazioni dell’ex Gran Maestro del Grande Oriented’Italia, Giuliano Di Bernardo, il quale ha svelato alla magistratura che una compenetrazione tra massoneria e la ‘ndrangheta ci sarebbe sempre stata, precisando, nel corso di un interrogatorio, che ciò che accomuna l’appartenenza massonica e quella mafiosa risiederebbe, come vero e proprio punto di giuntura, nel ‘rituale’ poiché in entrambe le cerimonie iniziatiche si usano forme rituali che hanno lo scopo di vincolare l’adepto ad un segreto, e ciò avrebbe facilitato proprio la fusione in Calabria e in Sicilia tra Mafia e Massoneria.
L’affermazione dell’ex G.M. Di Bernardo appare troppo semplicistica e non aiuta sino in fondo gli investigatori, perché, il mafioso è attirato sia dalla riservatezza che la massoneria può garantire che dal legame ‘fraterno’ che si crea in loggia ed inconsciamente anche dalla componente che investe i cosiddetti campi sottili energetici sviluppati dall’eggregore latomistico.
Dal punto di vista iniziatico, perché questo è il piano sottile d’azione, non bisogna fare confusione sul concetto e funzione del silenzio, infatti, nelle forme rituali massoniche ci si riferisce esclusivamente al silenzio iniziatico, al divieto di svelare rituali allo scopo di preservare e proteggere l’eggregore, come ha ben evidenziato Fernando Pessoa nel suo libro “Pagine Esoteriche”, mentre il silenzio mafioso è diretto alla conservazione del gruppo criminale per commettere i vari crimini e arricchirsi, tutelandosi così nei confronti delle forze dell’ordine e della magistratura per non essere scoperti.
Il massone al contrario, come Landmark costitutivo, deve rispettare le leggi dello stato a cui appartiene, essere un buon cittadino e portare avanti con la propria condotta principi di correttezza e, soprattutto, di legalità.
Certamente, il mafioso cerca ambienti riservati dove poter venire a contatto e conoscere persone influenti che possano servire per avere i più svariati favori, ad esempio, nel campo dei lavori pubblici o, come espressamente evidenziato dalla Commissione parlamentare antimafia, in ambito giudiziario.
Pertanto, colui che è indirettamente coinvolto con gli ambienti mafiosi si iscriverà con le proprie generalità all’obbedienza massonica e farà da trait d’union con le cellule ‘ndranghetiste, altrimenti, il personaggio direttamente implicato, l’uomo cosiddetto d’onore, si farà iniziare con tutte le cerimonie previste dal rituale nell’atelier massonico ma senza figurare negli elenchi, oppure fornendo una falsa generalità, peraltro, non verificata, pretendendo, grazie all’ingresso in loggia, un automatico aiuto solidale per il fatto di essere un ‘fratello’.
È vero che la Libera Muratoria utilizza cerimonie rituali per iniziare i fratelli massoni e creare così l’eggregore latomistico che deve costruire, però, il Bene dell’Umanità e, come recitano le formule ritualistiche, ‘scavare oscure e profonde prigioni al vizio’, aprendo i lavori di loggia alla pagina del Vangelo di San Giovanni, là dove recita: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”.
Con l’iniziazione massonica, l’adepto riceve la luce, quella sorgente luminosa che viene evocata nel vangelo di San Giovanni, la luce divina del Figlio dell’Uomo che è sostanza di vita e, pertanto, solo al bene devono essere rivolti i pensieri e le azioni del fratello massone; è indubbia la natura ‘cristica’ dell’investitura se viene utilizzato il Vangelo! È intuitivo rendersi conto che nella societas sceleris mafiosa si riceve una luce di segno opposto o meglio la parte degradata della luce astrale che sfocia nelle tenebre.
Per comprenderne il significato esoterico ci sono d’aiuto le riflessioni di Eliphas Levi, il quale identifica la Luce Astrale proprio con Lucifero; simbolicamente il Drago è l'antico glifo della Luce Astrale che parte dal più puro piano spirituale per scendere gradualmente fino a divenire grossolana e, sul nostro piano, diventare il Serpente tentatore ed ingannatore.
Lucifero, identificato simbolicamente nella Luce Astrale, è una forza intermediaria esistente in tutto il creato, serve a creare ed a distruggere, così come la natura del fuoco: l’uso corretto ed equilibrato riscalda e vivifica, l'eccesso sconvolge e distrugge, infatti, come agente negativo e disequilibrante, essa è il Fuoco dell'Inferno.
Ora, alla luce della devastante penetrazione mafiosa accertata dalla Commissione Antimafia, il ‘fuoco dell’inferno’ è penetrato nelle logge delle varie obbedienze massoniche italiane, secondo le evidenti risultanze investigative, inquinando la struttura non solo da un punto di vista social-giudiziario ma infettando e alterando l’intero eggregore latomistico anche sotto l’aspetto occulto più profondo, fenomeno questo ancora peggiore per quanto riguarda il piano esoterico-iniziatico.
Se, infatti, secondo quanto dichiarato correttamente dal Gran Maestro del GOI la massoneria è una società iniziatica non settaria, dal punto di vista tecnico-occultista saremmo di fronte a un vero e proprio fenomeno di contro-iniziazione dell’intero eggregore latomistico.
Secondo quanto emerso dalle indagini effettuate sia in Calabria che nel nord Italia, sfociate in varie sentenze che hanno compiutamente affrontato il tema dell’“associazione segreta” e i rapporti tra massoneria e ‘ndrangheta, la criminalità calabrese sarebbe composta da due entità, la prima costituita da ciò che viene appellata ’ngrangheta (sotto la protezione dell’arcangelo Michele...sic!), mentre la seconda da un altro gruppo criminale denominato la Santa.
Quest’ultima costituirebbe il ‘varco’, ossia lo strumento attraverso cui i suoi accoliti avrebbero sia il compito di trait d’union con il mondo liberomuratorio, sia quello d’infiltrarsi all’interno delle logge massoniche e di costituire a loro volta gruppi segreti, con lo scopo di penetrare maggiormente nel tessuto economico-sociale.
Infatti, questo ‘varco’ coprirebbe la necessità della struttura criminale di avere relazioni, contatti personali, di creare quel traffico d’influenze con persone del mondo politico-economico al fine di possedere sicuri canali operativi, sia nel mondo della politica e della pubblica amministrazione che in quello finanziario, per poter interferire nel campo degli appalti pubblici, nonché per trovare appoggi per poter riciclare a getto continuo l’immenso gettito di denaro proveniente dal traffico di droga.
Pertanto, non saremmo di fronte a una semplice associazione criminale ma, per quanto riguarda la mafia calabrese, si tratterebbe di una vera e propria società segreta i cui vincoli di appartenenza vengono dettati da regole settarie ben precise, che affondano le proprie radici nella più profonda conoscenza dell’occultismo magico e nelle più fini capacità di utilizzare simboli e rituali per fondare, alimentare e preservare il proprio eggregore criminale rivolto al Male contro l’autorità statuale costituita, minando così alle fondamenta la società civile.
Risulta, quindi, incomprensibile, sia dal punto di vista morale che iniziatico, il comportamento tenuto dal Grande Oriente d’Italia nel momento in cui il suo rappresentante si è rifiutato di consegnare i nominativi richiesti dalla Commissione Antimafia - subendo poi una conseguente umiliante perquisizione e sequestro delle liste richieste – giacché in questo modo si è violato un Landmark essenziale che deve permeare la condotta massonica e, precisamente, la regola che i liberi muratori devono obbedire e rispettare le leggi dello stato a cui appartengono, non valendo in alcun modo il movente di dover preservare la privacy degli iscritti.
Di conseguenza, non ha torto l’onorevole Bindi, presidente della suddetta commissione, quando rileva che: “da parte delle associazioni massoniche si è registrata una sorta di arrendevolezza nei confronti della mafia. Sono i casi, certamente i più ricorrenti, in cui si riscontra una forma di mera tolleranza che si rivelano i più preoccupanti".
Infatti, non si comprende la motivazione di tale condotta, se non constatando una perdita inesorabile delle tradizioni esoteriche che sarebbero professate, attraverso la ripetizione delle ritualità, dalle obbedienze italiane, solo per abitudine ma non per vera e cosciente conoscenza, poiché non solo da queste non vengono applicati gli strumenti tecnico-normativi per proteggersi dalle infiltrazioni mafiose, ma ormai le associazioni iniziatiche liberomuratorie non sarebbero in grado di reagire utilizzando le tecniche rituali che dovrebbero proteggere e conservare l’eggregore spirituale iniziatico degli adepti, il cui scopo è il Bene e il Progresso dell’Umanità.
Speriamo che la tradizione degli ordini iniziatici non venga travolta da questa infamante deriva, in aiuto soccorrono le parole del poeta portoghese Fernando Pessoa, scritte nel 1936, da adattare alla concreta e attuale minaccia mafiosa: “Il piccone del Duce può distruggere l’edificio del comunismo italiano, ma non è abbastanza potente per abbattere colonne simboliche, fuse in un metallo che proviene dall’Alchimia.”
Luca Fucini
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