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Riflessioni sulla Mente

Riflessioni sulla Mente

di Luciano Peccarisi -  indice articoli

 

La paura “perturbante” del virus

Aprile 2020

 

Quando eravamo animali come gli altri, avevamo lo stesso apparato cognitivo ed emotivo. Le emozioni di base sono cinque: paura, sorpresa, rabbia, disgusto, gioia e tristezza. Sono espresse anche dallo scimpanzé, lupo, leone, elefante, iena e negli altri animali più simili a noi. Noi comprendiamo quando un cane o un gatto manifesta un’emozione e distinguiamo la paura dalla rabbia o la sorpresa dalla gioia. Le emozioni hanno una loro espressione visibile e un correlato interno invisibile (neurofisiologico, endocrino, ormonale) ma che “proviamo” come sensazione. L’emozione è un sentire qualitativo e soggettivo, il disgusto non è lontanamente paragonabile alla tristezza. Le espressioni gestuali e mimiche delle emozioni di base, sono le stesse in tutti gli individui, sia del mondo occidentale avanzato sia tra le sperdute capanne africane. Perché hanno una base genetica comune. L’evoluzione culturale umana ha condizionato però la coscienza, il senso e la percezione delle emozioni, che sono aumentate di numero e raffinate per qualità. Le nuove connessioni tra la parte recente e quella antica del cervello cambiano i vecchi equilibri tra ragione ed emozione. Lo testimoniano alcune patologie neurologiche. Quando in America si stavano costruendo le ferrovie, per spianare le rocce si usava la dinamite. In una squadra di operai, l’addetto a questo delicato compito era Phineas Gage, un giovane calmo e tranquillo, socievole e educato. Era il 1948 e un giorno, per una sfortunata distrazione, la dinamite scoppiò e la barra di ferro, che serviva per chiudere il buco nel terreno, volò via trapassandogli il cranio. Il foro nel suo cervello aveva coinvolto la corteccia prefrontale ventromediale e il cingolo anteriore, zone da cui passano fibre neurali che raggiungono l’area delle emozioni (il sistema limbico). Saltato l’equilibrio tra ragione ed emozione, nulla il lui fu come prima. Cambiò come personalità e carattere, e visse isolato e abbandonato da tutti.


Intelligenza collettiva

L’accumulo delle conoscenze e gli scambi di invenzioni e scoperte, ha aumentato l’intelligenza collettiva. L’essere umano ha assoggettando il resto del mondo. Il suo apparato emotivo è rimasto però fragile, essendo stato per milioni di anni un animale predato, possiede sensibili meccanismi di allerta e di difesa. Simile a quella degli erbivori, e non certo il coraggio dei leoni. La vita era molto pericolosa e l’età massima, che si poteva sperare di raggiungere, era sui quarant’anni. L’emozione che più di tutte ha condizionato l’evoluzione umana è stata la paura, il vero motore della sua produzione mentale. Gli animali hanno un tipo di paura profondamente diversa, perché è evidente solo nel momento del pericolo, quando lo vedono, lo sentono, lo annusano. Ma lontano dal vedere, sentire o annusare, la loro mente è sgombra e tranquilla. Lo ricordava bene Giacomo Leopardi, riflettendo sulla sua mente erudita e sapiente ma inquieta, e quella della bestia al pascolo invece priva di angosce. Il pericolo oggi non è più rappresentato dagli animali feroci, la paura sono gli altri uomini, le malattie e la morte. Per questo l’umanità ha costruito formidabili barriere, sistemi di polizia, sistemi sanitari e religioni. L’emozione animale appare come un’unica manifestazione psichica e comportamentale. Noi invece le possiamo tenerle distinte. Possiamo far finta di essere allegri, mentre in realtà siamo tristi, calmi quando invece siamo arrabbiati. Abbiamo controllato meglio le regioni del cervello degli istinti e delle emozioni, regolate dalla ragione e dal calcolo. Le nuove connessioni hanno aumentato la varietà degli stati emotivi con l’amore, l’invidia, la menzogna, la gelosia, l’eroismo, la lealtà, il disprezzo, l’orgoglio, la gloria e moltissime altre. Abbiamo creato ex-novo perfino il riso e il pianto, che si possono manifestare anche per situazioni solo immaginate leggendo un libro, o non reali guardando un film. La paura ha cambiato la vita mentale dell’"homo sapiens".


Le tante facce della paura

Vi sono molte sfumature della paura, nella sua evoluzione nel tempo. Timore, trepidazione, turbamento, tremarella, fifa, terrore, sgomento, spavento, panico, sospetto, apprensione, preoccupazione, ansia, angoscia. Le ultime quattro possono esercitare i loro effetti anche quando nulla nell’ambiente circostante lo farebbe supporre. La nostra mente è in grado di immaginare il futuro e subirne le conseguenze. Anche lo stato attuale, la paura del Covid-19, è un’altra faccia dell’antica emozione. Una situazione paragonabile ai periodi di coprifuoco degli stati di polizia, totalitari e dittatoriali. In quelle occasioni vivevamo reclusi aspettando che passasse il peggio. In uno stato di apprensione, attesa e paura che però aveva una causa “umana”. Nel caso delle epidemie non c’è un pericolo visibile, e quindi senza nemmeno possibilità di scarico. Non sappiamo chi è il dittatore, il nemico, l’avversario. Non solo gli estranei possono contagiarci, ma anche amici e parenti e noi possiamo contagiare i nostri cari. L’antica emozione paura è ora una miscela di rabbia e impotenza. Storditi e disorientati, pendiamo dalle labbra degli esperti e dalle loro contraddizioni. Rimasti chiusi, sfoghiamo il rancore su coloro che invece sono fuori, liberi. Ci sentiamo minacciati, ma gli antichi meccanismi di difesa non servono più e nemmeno quelli che abbiamo creato. Polizia ed esercito sembrano schierati contro i poveri cristi, gli scemi, i superficiali. La medicina si è trovata in ritardo e impreparata, la religione balbetta senza la potenza di una volta. Siamo rimasti soli, sgomenti e perplessi. Dopo avere creduto all’enorme potenza del genere umano, sembriamo inermi. Il sentimento ora non ha nulla a che vedere con l’originale paura proveniente dall’esterno, è uno stato d’inquietudine interiore. Forse è un sentimento nuovo simile a quello che Sigmund Freud cercava di intercettare, definendolo, in un libro strano e difficile, dal titolo appunto “Il Perturbante”.


Luciano Peccarisi


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