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Riflessioni sulla Mente

Riflessioni sulla Mente

di Luciano Peccarisi -  indice articoli

 

I pensieri notturni della mente

maggio 2013

  • Senza pensieri

  • Pensieri potenziali

  • Pensieri notturni

 

Ogni uomo è un artista quando sogna. Il sogno è più che un ripasso del passato. E' anche un modo per precorrere il futuro: ma non una profezia che compie un particolare destino, bensì un'esortazione a riconoscere e a esprimere la nostra creatività”.

(J. Allan Hobson ed Hellmut Wohl, Dagli angeli ai neuroni, Ed. Mattioli, 2007)

 

Senza pensieri

Il cervello, come il cuore che batte sempre, produce sempre pensieri. E continua a pensare per tutta la vita. Tuttavia i suoi pensieri sono diversi e non sono fatti della stessa stoffa. Possono essere lucidi e concentrati, divagare e fluttuare. Quasi del tutto nulli, come nel coma. Possono vagare nell'immaginazione e nella fantasia, essere strani e assurdi come nei pensieri del sonno. Si tratta tuttavia sempre di pensieri, che in fondo non sono altro che scariche elettrochimiche. All'inizio non c'erano cervelli e nemmeno pensieri. Virus, batteri, piante, vermi, e molti altri esseri viventi, non necessitano di un meccanismo centralizzato per esistere. E’ sufficiente un sistema rodato di azioni e reazioni. Quando però diventa più complesso e ricerca da solo il cibo, il partner, si costruisce il rifugio, allora deve essere presente, vigile, capace di vivere in gruppo, di progettare, andare a caccia, nascondersi. Il cervello deve rendersi conto di molte cose, troppo per essere tutto automatico. Una sintesi di se stesso, e dell'ambiente in cui si muove, deve governare le sue azioni. Il mondo deve essere coerente e privo di lacune, altrimenti commetterebbe errori e non sopravvivrebbe. I pensieri del giorno creano questa coerenza quotidiana. Una coerenza radicata, che anche in gravi patologie tende a conservarsi. Un paziente con’amnesia anterograda', ad esempio, è incapace di memorizzare nuovi dati. Se gli si chiede però cosa ha fatto il giorno prima, egli benché non conservi alcuna memoria, in molti casi creerà una spiegazione, da frammenti di memoria anteriori, collegandoli per costruire una storia dettagliata e con un nesso logico. Questo processo chiamato 'confabulazione' non è solo uno stratagemma per salvarsi la faccia: giurerebbero sulla loro verità. Lo stesso vale per i soggetti con cervello diviso; in cui l'emisfero destro e sinistro non comunica, i cosiddetti 'split-brain'. Se l'emisfero destro (muto) ad esempio riceve un'istruzione: come “Va a fare una passeggiata”, il paziente si alzerà e comincerà a prepararsi. Se a quel punto si chiede all'emisfero sinistro: “Che cosa stai facendo?”, esso fabbricherà una risposta per dare un senso: “Avevo un crampo alla gamba e volevo sgranchirmi o avevo sete e ho deciso di andare a prendere qualcosa da bere”. Non dirà mai invece: “Guarda che non ho la più pallida idea del perché mi sono alzato dalla sedia”.

 

Pensieri potenziali

Anche di notte il cervello crea una storia, ma non da percezioni esterne ma interne. Abbiamo detto che il cervello non tace mai. Il nostro pianeta è stato abitato per milioni di anni da esseri provvisti solo di schemi predeterminati. Tutte le complesse strutture dei cromosomi sono un meccanismo che acquisisce e conserva informazioni, e i geni sono stati felicemente descritti dai genetisti come 'informazioni in codice'. Il ragno saltatore nasce informato, non può confondere nel periodo degli amori la femmina, né sbagliare la danza di corteggiamento: in caso contrario sarebbe immediatamente divorato. E il rondone cresciuto in una cavità buia senza mai distendere le ali, appena si butta nel vuoto vola facilmente, resiste alle correnti, risolve i problemi di aerodinamica, riconosce e afferra la preda, atterra nei luoghi adatti. Le informazioni contenute nel suo cervello sono di una vastità incredibile. Un animale nascendo è ricco d’informazioni, alcune delle quali solo potenziali; se manca il giusto grilletto per farle scattare, rimangono latenti. Un giorno ho visto il mio cane, tenuto sempre in casa perfettamente pulito ed educato, rotolarsi col dorso su certe sostanze in via di putrefazione. Questo incredibile comportamento mi fu chiaro quando in un documentario vidi fare la stessa cosa al lupo, che si strofinava su di una carogna per impregnarsi dell'odore e meglio avvicinarsi alla preda. Nel mio cane era scattato alla presenza di quegli odori quello schema atavico, a sua insaputa, quella scarica d’impulsi elettrici, quei pensieri potenziali (1). L'esperienza crea invece ‘pensieri acquisiti’. La costruzione del nido da parte degli uccelli è programmata geneticamente: ogni specie fa un nido diverso. Tuttavia gli uccelli tessitori giovani costruiscono nidi sommari e irregolari, migliorano se osservano nidi fatti da maschi esperti. Pertanto nella costruzione di strutture relativamente complesse il maschio usufruisce dell'osservazione del comportamento dei maschi più anziani. “Mentre lo schema generale del nido di un uccello tessitore è relativamente costante, ogni maschio adegua i propri sforzi costruttivi alla situazione immediata, e soprattutto alla forma e alla posizione dei ramoscelli a cui attacca la sua costruzione” (2). Il cervello umano oltre a produrre pensieri, forse per un exadattamento (un adattamento non voluto e non per quello scopo) produce, a differenza degli altri animali, un linguaggio articolato verbale. L'etichettatura e il disassemblaggio del mondo diventa così molto più facile. Il mondo che ci circonda ha così nomi e un intero vocabolario per definirlo: ora la memoria può diventare grande e alimentare l'immaginazione e con essa le alternative ai fatti e alle situazioni che abbiamo davanti: 'e se fosse andata così' ...'e se invece...allora forse'...insieme alla nascita delle domande e dei dubbi. Ciò aumenta grandemente la produzione dei pensieri acquisiti.

 

Pensieri notturni

I pensieri, sia di giorno sia di notte, provengono da quasi tutte le zone cerebrali. Le impressioni visive, termiche, tattili, olfattive, gustative, dolorifiche e gli input della memoria, di giorno guidano la nostra mente; di notte creano storie. Le ricerche di laboratorio dimostrano che anche i ciechi totali fin dalla nascita possiedono immagini mentali, ricordano e sognano, a conferma che non bisogna confondere assolutamente le immagini mentali con le immagini visive. Mentre la comunicazione verbale si serve di segni-parole “astratte”, il linguaggio onirico utilizza i colori, le forme, i silenzi, i rumori, le sensazioni corporee, legate a emozioni e a sentimenti. Secondo Hobson gli input provengono soprattutto dalla parte più bassa e più antica del cervello, il tronco. I circuiti del tronco encefalico risultano attivi durante la fase REM del sonno. Da lì parte il segnale che attiva a sua volta le aeree del sistema limbico, coinvolto nelle emozioni, nel recupero delle sensazioni e dei ricordi, tra le quali l'amigdala e l'ippocampo. Il cervello interpreta e sintetizza quest’attività interna nel tentativo di creare significati per quei segnali: il risultato è il sogno così come lo percepiamo, e qualche volta ricordiamo, noi esseri umani, ma anche gli animali (3). Dalle parti basse del cervello salgono impulsi elettrici (pensieri) antichi; quelli che abbiamo chiamato potenziali. Anche Freud si era posto il problema della trasmissione ereditaria del patrimonio psichico della specie umana e il tramandarsi di processi psichici attraverso le generazioni, espressi come disposizione psichica inconscia, in "Totem e tabù". Freud parla poi ancora di fantasie primarie, primitive, eredità arcaica di cui l'Es è depositario e che abbraccia (...) anche contenuti, tracce mnestiche di ciò che fu realmente vissuto (...) da generazioni precedenti". Rappresentando in qualche modo la capacità umana di dialogo con le esperienze degli avi. Solms, lavorando nel reparto di neurochirurgia, aveva accesso a pazienti con i vari danni al cervello. Interrogando i pazienti sui loro sogni scoprì che coloro con danni al tronco, la parte bassa del cervello, avevano smesso di sognare, ma anche quelli con danno al lobo parietale non sognavano. Questa conclusione forzò la teoria prevalente di Hobson secondo la quale il tronco è la fonte dei segnali che sono interpretati come sogni. Solms formulò l'idea del sogno come una funzione di molteplici e complesse strutture cerebrali, confermando quanto presupposto dalla teoria freudiana dei sogni, idea questa che aveva incontrato le critiche di Hobson: “I sogni richiedono il superamento di una soglia di attivazione dei processi di base della coscienza nucleare. Spesso, l'attivazione sufficiente viene raggiunta semplicemente dai residui dei pensieri della veglia, ancora presenti durante le fasi discendenti verso il sonno” (4). In ogni caso il’generatore di coerenza' lega tra loro scene, immagini, sensazioni, emozioni tra loro a volte improponibili. Riflettono sempre i pensieri potenziali, angosce e speranze comprese, e i pensieri acquisiti dell’individuo sognatore: in una miscela a volte esplosiva. I sogni degli animali forse sono più semplici, come più semplice è la loro vita da svegli. E' probabile che sogni di essere inseguito, di mordere, di brucare e cose del genere. Scene isolate, sequenze episodiche, flash di memoria più o meno recente, legate forse a emozioni e a piaceri. “Io stesso ignoro che cosa sognano gli animali. Ma un proverbio, indicatomi da un mio studente, riferisce Freud nell'Interpretazione dei sogni, pretende di saperlo. 'Che cosa sognano le oche?', domanda il proverbio. E risponde: 'Il granturco'. Tutta la teoria del sogno come soddisfazione di desideri è contenuta in queste frasi” (5).

 

     Luciano Peccarisi

 

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NOTE

1) K. Lorenz, Evoluzione e modificazione del comportamento, Boringhieri, Torino, 1982, 45-46.

2) D. R. Griffin, Menti Animali, Boringhieri, 1999, Torino, p.110.

3) J. A. Hobson, la sostanza dei sogni, in Mente & Cervello, n.101, maggio 2013, Le Scienze, Roma.

4) M. Solms e O. Turnbull, Il cervello e il mondo interno, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2004.

5) S. Freud (1900) L'interpretazione dei sogni, trad. it. G.T. E. Newton, 1988, p. 41-42.


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