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Riflessioni sulla Mente

Riflessioni sulla Mente

di Luciano Peccarisi -  indice articoli

 

Tutto cambia, anche il cervello

Marzo 2017

 

Noi siamo animati, come lo sono anche gli animali, in più abbiamo lo spirito, cioè la libertà di immaginare. La base materiale è sempre il corpo. Siamo effimeri e continuamente ricostruiti. Le nostre cellule vivono poco, la maggior parte non più di un anno. Le eccezioni sono i preziosi neuroni del cervello, non sempre però e non in ogni luogo; poi le cellule muscolari del cuore e quelle del cristallino. Ci deterioriamo e ci riformiamo in continuazione, cicli continui di morti e di rinascite. Portiamo con noi circa un milione di miliardi di batteri, tenuti a bada dal sistema immunitario. Che siamo fatti da di cellule lo sappiamo da poco, dalla fine del ‘600, quando Robert Hooke osservò al microscopio il sughero e vide tanti buchi vuoti. Pensò fossero stati lasciati dai mattoni di cui era fatto il legno, e siccome somigliavano alle celle dei monaci, le chiamò appunto celle e in seguito cellule. Duecento anni dopo si scoprì che da ogni cellula derivava un’altra cellula. Prima si pensava che l’organismo crescesse di volume. Invece le cellule nascono, si riproducono e muoiono. Produciamo venticinque milioni di cellule il secondo. Centomila miliardi di cellule sono il numero del nostro organismo. Ci portiamo con noi all’incirca due chili di batteri, il cosiddetto microbiota, e sono più numerosi delle cellule. La maggior parte sono ‘buoni’ come i fermenti lattici. Ci portiamo l’ambiente dentro. Il sistema rigenerativo cellulare rimpiazza continuamente le cellule danneggiate. Cambiamo completamente pelle una volta al mese e, ogni tre mesi, cambiamo lo scheletro, ogni dieci anni perfino tutti gli atomi del corpo. Oggi abbiamo per la maggior parte cellule e tessuti diversi di quando eravamo ragazzi. Ciò che sembra identico per la maggior parte è lo spirito, il progetto, la forma. Questo dà continuità a quell’insieme di tratti che sono l'identità e la personalità. È il cervello che costruisce il senso di sé e la sua psicologia, e momento per momento edifica quello che chiamiamo Io. Un collasso tuttavia può avvenire in ogni momento, nel caso che il processo di ricostruzione e rinnovamento s’interrompa, è può far regredire tutto alle semplici funzioni cerebrali.

 

Cultura e cervello

L’immaginazione è il motore della cultura, e la cultura cambia il cervello, le reti neurali dedicate alla comprensione. Finora la sua dinamica è stata un tipo di cumulativo e lineare. Un libro è ordinato in capitoli, come il giornale in pagine; seguiamo una logica quando guardiamo la Tv, all’opera, al cinema, a teatro, seguiamo il senso, la trama, la storia. Oggi però ognuno si costruisce la sua scaletta personale. Si legge solo quel capitolo, quel post su Facebook, quel tweet, quella pagina del giornale. Ogni smartphone ha un suo l’ordine personalizzato di icone, e ognuno ha anche il suo ordine nella testa. Ascolta le notizie on-line che preferisce e crede a quello che vuole, sceglie senza filtri di autorità. Appare tutto questo come un aumento delle libertà, di intelligenza e autonomia. Invece sembra portare di più a chiusure. Ognuno infatti si rinchiude nella propria cerchia di affinità, amici, tifosi, specialisti, amatori, collezionisti, categorie politiche. Individui che vivono in migliaia in ambienti informazionali protetti e slegati dalla realtà. Il pensiero diventa circolare e si rafforza patologicamente. Un mega Io in una grande stanza, e il resto è spazzatura; tra gli stanzoni affollati si parlano lingue diverse. La conoscenza perde il suo fondamento collettivo. La frammentazione è la regola. Occorrerebbe passare dalla ricerca della sicurezza ossessiva al dubbio. Pensiamo invece, forse illudendoci, che il passaggio sia dall’ignoranza all’informazione. Il digitale ci sta insomma trasformando il cervello?

 

      Luciano Peccarisi

 

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