Riflessioni sui Nativi Americani
di Alessandro Martire - indice articoli
La Danza del Sole di Gio
Luglio 2011
Di Giovanna Di Filippo
E' un tumulto di emozioni quello che ti accompagna nei giorni precedenti la Danza del Sole (*). Fai le tue cose, vivi la tua vita, incontri gli amici … ma la tua mente è proiettata solo verso quel momento in cui nel Centro del Cerchio Sacro viene innalzato l’Albero e tutto comincia.
Quando l’Albero viene alzato dai Danzatori preposti, si alza contemporaneamente una grossa ventata di energia che senti salire dalle gambe in su e quando poi lo vedi ergere diritto e maestoso il richiamo è talmente forte che le lacrime ti vengono fuori spontanee.
Finalmente sei pronta ed entri nel Cerchio Sacro insieme a tutti i Danzatori; il battito dei tamburi ti accompagna e sai già che lo farà fino alla fine della giornata e anche dopo.
Appena sei dentro, tutta la tensione e la stanchezza dell’attesa dei giorni precedenti, scompare.
Sei lì, finalmente, è un anno che aspetti, ma all’improvviso ti sembra che non sei mai uscita dal Cerchio Sacro.
Con occhio sempre vigile, segui le indicazioni dei Capi ma non ci vuole molto perché tutto avviene spontaneamente come se non avessi fatto altro per tutto l’anno, per tutti i giorni dell’anno.
Cominci a Danzare e a seguire il ritmo dei tamburi e dei canti ma già non ci pensi più perché il tuo sguardo è completamente rapito dall’Albero Sacro.
La sua generosa presenza è magnetica, le vibrazioni che emana ti arrivano fino alle gambe che ora cominciano a muoversi da sole.
Danzi e cominci a pregare. Non c’è bisogno di parole, le immagini scorrono veloci. Decine, centinaia e centinaia sono le immagini ed ognuna è una preghiera.
Danzi e il cuore diventa sempre più grande, si espande e il calore dell’amore che provi per tutto e per tutti si aggiunge al calore del sole che ti avvolge.
Intanto i battiti del tamburo ormai si confondono con quelli del tuo cuore, non solo, ma dentro di te senti anche quelli del cuore di tutti i Danzatori.
Tanti cuori, un unico cuore che si sovrappone al cuore più grande, quello dell’Albero Sacro che ci attira a se e danza con noi. Ha dato la sua vita per il bene del Popolo perché attraverso di lui le nostre preghiere arrivano a Dio.
Danzi e preghi e il cuore è colmo d’amore per tutti i Danzatori e, quando si apprestano a fare il loro sacrificio, tu lo fai con loro.
Preghi affinché le loro preghiere vengano esaudite e al momento del sacrificio invii la tua energia con tutta la tua forza per aiutarli a sopportare la sofferenza fisica.
Le ore avanzano e il sole si alza sempre più.
Danzi e non ti accorgi del calore intenso perché ti scorrono davanti le immagini e le scene della tua vita. Tutto riemerge come se tutto dovesse tornare all’esterno: le gioie e i dolori sono lì davanti a te. Hanno fatto parte della tua vita ma ora devono andare. Li ringrazi e, sorridendo li lasci andare.
Si avvicina il tramonto e ormai sei parte di un Tutto che vibra e ti avvolge. Sei tu, ma sei anche tutti gli altri, ti senti eterea come il fumo della Salvia che brucia o il fumo del Tabacco delle Sacre Pipe che sale verso il Grande Spirito.
Al tramonto sei ormai all’estremo delle forze fisiche ma hai assorbito in maniera forte tanta di quell’energia sprigionata da tutti per tutti che sei felice.
Sei felice perché hai vissuto intensamente ogni minuto, hai cantato canzoni in Lakota che solo il tuo cuore capisce. Il ritmo dei tamburi ti è entrato nel cuore, nel sangue, nella pelle. Sei entrata nell’Albero che ora fa parte integrante del tuo Essere.
Sei felice perché hai condiviso con tutti i Danzatori la Guarigione perché hai sentito su di te il dolore fisico dello “strappo”, perché hai pianto con il cuore quando attraverso i loro occhi hai visto il dolore per il quale offrono il loro sacrificio.
Sei felice perché sai che se anche deve passare di nuovo un anno prima di tornare, ti riporti a casa tanta forza che ti aiuterà ad affrontare quella che deve essere la tua Danza del Sole quotidiana.
Giovanna Di Filippo
Delegata Responsabile per la Regione Abruzzo dell'Associazione Wambli Gleska
(*) Danza del Sole
Nel pensiero e nella “filosofia” dei Nativi tutto ha aspetto sferico, circolare: tutto si muove seguendo il “naturale movimento del sole e con esso quello del la terra e degli astri”. Anche il luogo dove si svolge la Danza del sole è circolare, costruito con pali in legno tali da formare un perfetto cerchio. Esattamente al centro del cerchio viene scavata una grande buca che rappresenta nostra madre, la terra. All’interno di questa buca verrà successivamente disposto il “Wakachan” cioè il sacro albero di pioppo che rappresenta l’elemento maschile, l’antenna che invierà nell’universo ed al “Grande padre” le nostre sofferenze e le nostre suppliche. Ogni danzatore lega la sua “corda” ai rami alti del pioppo, che rappresenta il cordone ombelicale che un tempo ci legava a nostra madre. Le incisioni che il leader spirituale esegue su ogni danzatore, esattamente all’altezza dei muscoli pettorali, tagliando da una parte all’altra la carne e facendovi scorrere due schegge o in osso o in legno provocano il dolore fisico, accentuato dalla corda che viene fissata a queste schegge. Ogni danzatore con movimenti di tensione cercherà di lacerarsi la carne, liberandosi dalla corda e dalle schegge con enorme dolore fisico. Tale sofferenza è simile a quella che nostra madre un giorno provò per darci il più grande dono: LA VITA.
In questo modo i danzatori restituiscono alla loro madre, la terra, parte di queste sofferenze e del loro sangue, per ringraziare prima di tutto della vita avuta e di tutto ciò che con essa ci è stato e ci sarà dato inoltre il rito intende esprimere l’umiltà che ogni danzatore dimostra, dando in sacrificio ciò che di più prezioso ha: il suo corpo fisico ed il suo sangue, rifacendo in modo simbolico ciò che fu fatto all’inizio della creazione. All’interno del cerchio e per 4 giorni senza mangiare e senza bere. Si danza pregando e sacrificandosi per gli altri, per le sofferenze dei nostri cari, per un mondo migliore.
Questa cerimonia sebbene praticata dalle varie tribù in modo talvolta diverso aveva in comune un significato che deve necessariamente essere capito per non rischiare di fraintendere le singole azioni che si verificano nella cerimonia. Se osserviamo come i Nativi si mettevano e si mettono ancora oggi in rapporto sia con il “grande spirito” (inteso come emanazione di energia positiva che tutto ha creato in perfetta armonia ed equilibrio) sia con tutte le forme del creato, osserviamo che secondo loro l’essere umano, inserito in questa sfera armoniosa anche in relazione all’ambiente circostante, deve sempre ringraziare per tutto ciò che ha a sua disposizione per vivere, per tutti i meravigliosi doni che danno la vita a lui ed ai suoi familiari così come al suo Popolo. Per i Nativi non esiste prendere senza restituire ciò che hanno avuto. Il ringraziare non è solo una frase... “grazie di tutto”, ma deve esternarsi dal soggetto che ringrazia in modo anche materiale, tramite cioè delle azioni concrete. Talvolta agli occhi dello spettatore, azioni anche cruente o violente, che hanno il preciso significato di ridare, tramite la propria sofferenza fisica, solo una parte di tutto ciò che si è ricevuto non solo in termini materiali ma anche come insegnamento di vita,di esperienza, sensazioni, visioni, etc. Senza dubbio durante la Danza del Sole le prime preghiere sono riservate alla “vita” del Popolo (…perché il popolo viva), alla salute dei bimbi malati, degli anziani, delle persone che soffrono o che hanno perso un loro amato, quindi le preghiere scendono ad un livello personale. Il soggetto (che possiamo chiamare “danzatore del sole”) invia le preghiere per la salute dei suoi familiari, di se stesso e così via.
Da: Il concetto del "sacro" nelle culture delle popolazioni aborigene del Nord America di Alessandro Martire.
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