Riflessioni sull'Ottava
di Michele Proclamato - indice articoli
La storia Millenaria dei Cerchi nel Grano
(Parte Quarta)
aprile 2010
Speciale dedicato ai cerchi nel grano apparso nell'agosto 2009 sul mensile Hera – ACACIA Edizioni
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Le 24 BRACCIA creative
Guardate le Braccia di quei giganti egizi, esaminatele, analizzatele, pesatele, perché di quelle braccia, senza saperlo, tutti gli Acceleratori di Particelle del Mondo si stanno occupando, nella speranza di giungere, finalmente, al segreto della Materia e svelare così, il senso delle nostre 4 principali leggi fisiche.
Perchè vi dico questo?
Per un motivo molto semplice: mentre i nostri Telescopi vedono, a livello celeste, tutto ciò che si trova all’interno del ciclopico abbraccio, anzi molto, molto di più, assolutamente non vedono quegli immensi ESSERI egizi, né tantomeno le loro BRACCIA CREATIVE. E’ giusto, quindi, che sappiate che quelle Braccia sono l’ultimo passaggio, direi l’unica strada, per giungere alla nostra Realtà.
Quelle 24 Braccia sono la rappresentazione antropomorfa delle TRE OTTAVE di Collemaggio. L’ultima testimonianza di una realtà energetica sfiorata, ultimamente, da una scienza a volte testardamente ottusa.
Dopo di loro?
Dopo di loro l’Universo, il mondo, i cieli, fatti di stelle e pianeti come splendidamente gli egizi ci hanno consegnato attraverso il loro Zodiaco. Una visione della macro realtà dotata però di caratteristiche piuttosto impreviste per l’odierno sapere.
La sfera zodiacale contiene solo 72 corpi celesti, suddivisi in stelle e pianeti, facendo intendere come essi, numericamente e bonariamente, siano gli indubbi figli di una colossale matrice dodecafonica di 36 unità.
Ciò che a Larsa era solo Tempo, a Dendera diventa Materia Celeste.
A questo punto, fui costretto, nuovamente, a chiedermi che cosa stessi cercando di così sfuggente e complesso, viste le enormi implicazioni in esso esistenti.
Certamente, molto tempo prima del nostro sapere, la materia ricevette spiegazioni potenzialmente diverse dalle nostre, ma altrettanto certa era la mia convinzione, quando il “caso” mi sottoponeva dei Cerchi fatti da 72 “Petali” o “Porzioni” come Leonardo da Vinci era solito chiamarle.
I Crop appartengono alla storia dell’umanità come l’uomo appartiene ad essi.
Tornate allo zodiaco ed osservate come tutti i suoi componenti, tranne alcune eccezioni, abbiano lo sguardo rivolto verso sinistra, tanto da creare una vera e propria Spirale sinistrorsa, coincidente con una polarità stellare costituita da una particolare “Coscia”, posta al centro di quel movimento universale.
Ebbene, vorrei sapeste che, secondo la scienza, solo il mondo biologico è atomicamente (SPIN), in grado di girare verso sinistra. Teoricamente, pianeti e stelle dovrebbero essere esclusi da tale caratteristica estremamente “vitale”.
Invece, voi sapete che in un “luogo” posto a monte della “materia”, esiste un’altra spirale, temporale, in grado di giustificare il movimento celeste in esame.
Dovremo, quindi, pensare che ciò che si trova all’interno dello Zodiaco è, in qualche modo, speculare rispetto a ciò che si trova all’esterno e dovremo, inoltre, apprezzare il modo, non solo egizio, di rappresentare stelle e pianeti.
Per “noi” sono numeri, per loro sono esseri viventi, di conseguenza possiamo intuire, mentalmente, in che tipo di Universo gli egizi “credevano“ di vivere, nella speranza di poter anche noi capire a cosa abbiamo rinunciato in questi 2000 anni.
Decisi, quindi, di considerare Dendera come la naturale evoluzione della Lista Sumera dei RE e decisi di integrarle, memore di come un’immagine sia più utile di mille parole.
Pochi minuti e mi resi conto che gli Esseri, a Dendera, sono i 12 figli dodecafonici di OTTO ERE ben precise, ma soprattutto, di come il loro regalo materiale sia inserito all’interno di un sistema sinistrorso, reso compiuto da soli 5 passaggi spiralici. Le implicazioni di tale visione erano tali da dover presumere che non fossero le leggi gravitazionali a dettare i rapporti universali, bensì quelle CIMATICHE a sfondo PLATONICO. Stavo ricodificando una vera e propria SCIENZA, che a distanza di tanto, tantissimo tempo, era ancora in grado di darci un‘idea di ciò che noi oggi definiamo: TEORIA del TUTTO. In quel momento, in quel preciso istante dei miei studi, entrai per la prima volta, in contatto con l’immagine di un Cerchio e vi assicuro che l’effetto fu, a dir poco, elettrizzante.
Un labirinto fatto di rondini
Mio padre non sa quale sia il mio “mestiere” in questo momento della mia vita e, a dire il vero, ho smesso anch’io di chiedermelo. Semplicemente, ad un certo punto, ho smesso di fare ciò che gli altri mi dicevano ed ho promesso a me stesso che, dal quel momento, avrei “fatto” solo ciò che “io” desideravo realizzare, fra il panico incontrollato di tutta la mia famiglia. Ed io, senza la minima presunzione dico, conscio di quanto tale terreno conoscitivo sia estremamente scivoloso ed irto di ostacoli, che non smetterò più di cercare, pensare, intuire, perché è l’unica cosa che mi fa sentire vivo, senziente, forse utile a qualcuno. Io, ora, sono mio e, mai come adesso, di tutti.
Immaginate, ora, un pomeriggio fra tanti, durante il quale le esigenze del vivere ci spingono quotidianamente a ripetere gli stessi movimenti, agli stessi orari, con le stesse persone, negli stessi luoghi. E, mentre credete che la vostra “mente” sia completamente presa da quell’assoluto nulla giornaliero, questa sfugge al vostro controllo e, veloce come solo lei sa fare, vi blocca su un’immagine, una piccola immagine che, solinga, fa capolino sotto una pila enorme di riviste di ogni genere.
Vi sforzate di non farci caso, ma qualcosa vi dice di fermarvi ad osservare ciò che la vostra attenzione ritiene stranamente importante. E voi lo fate. Siete in ritardo, vi aspettano, ma lo fate, alzate quella pila informe di carta ormai da buttare e prendete una rivista, della quale da lì a poco diventerete “collaboratore”.
La rigirate fra le mani, ne ricordate i contenuti, ma, con sorpresa, osservate quella piccolissima immagine con altri occhi, come se solo allora la vedeste per la prima volta. Leggete una didascalia e venite a sapere che quello è uno dei tanti esempi di Cerchi del 2006, di cui nulla sapete, ma improvvisamente sentite che lì c’è quella parte integrante dei vostri studi, incapaci, in quel momento di procedere verso una direzione ben precisa. Quindi, malvolentieri, riponete quella rivista dandogli un appuntamento sicuro al ritorno dal “vostro” lavoro, dove già sapete, che arriverete in ritardo fra il dissapore di chi aspetta il vostro sopraggiungere.
Avete immaginato tutto: ecco, così ho fatto io, quel giorno, quando, per la prima volta, vidi ciò che gli esperti del settore chiamavano le: Rondini Dimensionali.
Chiaramente, trascorsi molto del mio tempo libero ad osservare il delinearsi dello spazio posto “dietro” le ali di quei TRE ESSERI volanti, disposti progressivamente secondo le loro dimensioni. Vedevo qualcosa difficilmente delineabile in quel momento, posto subito dietro le ali di quei meravigliosi esseri volanti. Ma, incline ai numeri come sono, ciò che quelle rondini trascinavano nei prati inglesi mi indusse a soffermarmi definitivamente nel mondo dei Cerchi.
Specularmente, apparivano infatti, dietro gli apici delle code, una serie di cerchi la cui sequenza numerica può essere riassunta in questo modo: 6-4-2-6-2-4-6.
Quindi, 30 cerchi facevano capolino dietro quelle code e, seguendo la sequenza, era possibile suddividerli ulteriormente in: 18 cerchi, in gruppi di 6, e 12 cerchi, in gruppi di 2 e 4. Inoltre, partendo dal fondo, era possibile “moltiplicarli”, ottenendo dei riferimenti che, in quel momento potevano commentarsi da soli.
In pratica avevo: 6x4x2x6 = 288, risultato ottenibile anche dal lato opposto.
Quelle Rondini stavano trascinando, in terra inglese, il sistema numerico del Labirinto di Collemaggio, o il giorno dell’investitura papale di Celestino, o i periodi regnanti dei re Sumeri.
Vi sto dicendo che quel pomeriggio scoprii che tutti i misteri che circondano l’uomo, non sono altro che un insieme di “tessere” appartenenti ad un unico “evento”, legato ai primi vagiti della storia umana, ormai quasi dimenticati.
Inevitabilmente, riesaminai quei famosi spazi posti dietro le ALI di Grano e capii l’enorme differenza esistente fra “sentire” e sapere. Completai quelle geometrie sferiche e, settecento anni dopo averle incise a Collemaggio, le TRE OTTAVE riapparvero in Inghilterra. Per la prima volta, senza muovermi dalla mia città, avevo creato un ponte conoscitivo indifferente al tempo, per un Mistero, fatto, paradossalmente, solo di Tempo.
Forse, già allora avrei dovuto ritenermi soddisfatto, ma “LORO” sanno quanto l’uomo sia tenace nel suo voler “capire”.
Michele Proclamato
Su YouTube: IL SAPERE DELL'OTTAVA
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