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Riflessioni sulla Psicologia Transpersonale

Riflessioni sulla Psicologia Transpersonale

di Diego Pignatelli Spinazzola     indice articoli

 

Fenomeni Transpersonali: un nuovo modello comprensivo della psiche.

Da Psiche primordiale. Il misterioso richiamo dell'anima degli antenati. Visioni transpersonali e mitiche sul mondo. & MyBook, 2010

 

I ricercatori del transpersonale esplorano in profondità quei fenomeni che sono relegati ad un quadro clinico di psicosi o di psicosi schizofreniche.
Essi si distinguono dai loro colleghi junghiani, per il fatto che non fanno derivare tutto dall’inconscio o dallo psichismo collettivo.
I transpersonalisti sembrano più essere interessati alla trascendenza e tutto ciò che trascende la psiche e la coscienza. Mentre gli junghiani sostengono che si possa avere visioni archetipiche ed immagini mitiche, ma senza un pieno contatto reale con l’oggetto archetipico in questione, i transpersonalisti ritengono che si possa fare effettivamente esperienza di quelle visioni a livello più che ontologico ed esplorarne le varie dimensioni ad un livello ancora più profondo.
Gli junghiani sostengono che la coscienza sia un derivato dell’inconscio (Neumann 1946, 1956). Al contrario i teorici del transpersonale ritengono che la coscienza sia la causa prima dell’esistenza come il Brahman/Atman delle religioni indù e non un semplice surrogato dell’inconscio o epifenomeno della materia. (Grof 1998).
Uno junghiano potrebbe essere anche ateo poiché questi crede fermamente nello psichismo collettivo non causato da necessità od emergenze spirituali, mentre un transpersonalista è più rivolto alla trascendenza, alle peack experiences ed alla piena identificazione con il cosmo. Si parla perciò di coscienza cosmica o planetaria, o di identificazione con animali, totem, spiriti guida, piante, minerali, oppure identificazione in esperienze filogenetiche, cosmogenetiche, karmiche e così via.
Nel frame work transpersonale è anche possibile avere un piena identificazione archetipica all’interno dell’utero nel canale del parto e rivivere tali episodi in età matura attraverso auto-esplorazione sistematica, come esperienze di trauma della nascita e perinatale. (Grof 1975, 1985, 1988, 2009).
Tra le esperienze transpersonali che forniscono un ampio spettro di comprensione in alternativa alla psicosi vi sono incontri in mondi ultraterreni e mitologici, visitazione tra simboli di varie culture, riti di iniziazione, esperienze fuori dal corpo (OBE) e fenomeni di pre-morte (NDE), esperienze all’interno di un tunnel attraverso una luce bianca ed esplorazione della dimensione intermedia alla nascita nel bardo thodol (Evans-Wentz 1968). Crisi mistiche come la malattia creativa che portò Jung ad un esperienza personale di esplorazione psicotica dell’inconscio, sono inquadrate in una perfetta diagnosi transpersonale come vera e propria malattia sciamanica. I ricercatori del transpersonale sono gli esponenti di quelle idee che vengono tacciate di infantilismi regressivi della psiche proprio dal mainstream accademico della scienza che fondata sul paradigma monistico materialista, non considera possibili tali esperienze di elevazione spirituale della psiche e di sconfinamento della coscienza. La scienza transpersonale cerca di minare proprio il modello cartesiano con le sue ipotesi alternative ad hoc che costituiscono una visione del tutto nuova ed all’avanguardia del vecchio modello scientifico di riferimento.
Tra le figure di punta della teoria transpersonale, tra quelle che hanno sempre tentato l’assalto al paradigma newtoniano-cartesiano e quindi alla visione meccanicistica e materialistica della realtà, vi sono Stanislav Grof e Ken Wilber, ma anche l’antiscettico parapsicologo e mitologo americano Stanley Krippner seguito da Rick Tarnas, professore di Storia della cultura e filosofia al California Institute of Integral Studies (CIIS) e profondo conoscitore dell’ astrologia archetipica (Tarnas 2006).
La visione transpersonale è una forza prospettica e rivoluzionaria che ancora viene guardata con diffidenza dalla scienza tradizionale, ma che sta raccogliendo consensi dalla comunità scientifica meno ortodossa. Uno di questi tentativi teoretici per colmare il gap con la scienza più tradizionalista che si sposa allo scientismo, fa capo alla geniale e brillante teoria di un fisico dei sistemi, Ervin Laszlo. Le fondamenta ontologiche del suo psi-campo Akashico o magazzino della memoria collettiva, non fa rimpiangere l’inconscio collettivo teorizzato da Carl Gustav Jung. (Laszlo, E. (2004). Science and the Akashic field: An integral theory of everything. Rochester, VT: Inner Traditions.160). Anche il modello olografico del cervello ipotizzato dal famoso neuroscienziato di Stanford, Karl Pribram è tenuto in gran rispetto dai teorici del transpersonale. Ad avanzare teorie che si fondano sulla ricerca sciamanica, antenata dei moderni studi sulla coscienza ci sono lo psichiatra naturalizzato statunitense Stanislav Grof con il suo modello comprensivo olotropico della psiche e lo psicologo Stanley Krippner che ha elencato una vasta raccolta di sogni straordinari di chiaroveggenza, precognitivi e di guarigione riportati statisticamente tra le tribù sciamaniche del Brasile, ma anche da un ampia popolazione di cittadini tra cui quelli in Argentina, Russia, Giappone e Stati Uniti  (Krippner & Faith, Exotic dreams: A cross-cultural survay, Dreaming  11-2001, p.73, 82 in Extraordinary Dreams, Krippner, Bogzaran, Carvalho SUNY press 2002). La scienza, la fisica, la religione, la psicologia e la filosofia non hanno visto più tale rivoluzione dai tempi di Galileo Galilei o dal cataclisma concettuale della vecchia fisica di stampo newtoniano al subentrare dell’antimateria nei primi decenni del Ventesimo secolo.
I visionari del transpersonale sono i precursori di una scienza che riecheggia al mito ed alla sacralità dell’universo con l’apporto determinante della grande spiritualità delle filosofie orientali e dei tantra di derivazione metafisica. Optando per un monismo della coscienza la psicologia transpersonale estende la psiche ed il suo mistero oltre i suoi reali confini. L’uomo disincantato da questa sacralità non riesce più a cogliere e ad abbracciare la manifestazione numinosa di tutti questi eventi co-creativi che sono sempre stati patrimonio delle civiltà antiche, così come è stato per i nostri antenati primitivi. Basti pensare che la mente primitiva le cui reviviscenze vivono nell’odierna psicosi, può secondo i transpersonalisti, essere riattivata attraverso modalità psicotrope, quali catalizzatori non specifici che amplificano la coscienza e facilitano l’auto-esplorazione sistematica dell’inconscio all’emergere di contenuti transpersonali. (Grof 1975, 1988). Uno di questi metodi transpersonali di riattivazione dell’inconscio è l’Holotropic Breathwork (Respirazione Olotropica), metodo omeopatico non farmacologico creato da Stanislav Grof con la complicità della moglie Christina. (Grof 1975, 1985, 1988, 2000, Grof & Grof 1989, 2009 SUNY press). Il metodo olotropico accoglie e supporta tutti quei fenomeni che vengono relegati allo stato di patologie e che vengono seriamente diagnosticati dalla psichiatria ufficiale come psicosi o psicosi schizofreniche di natura endogena. Al contrario se selettivamente riattivati dal ricco materiale visivo-esperienziale ed olotropico costituito da categorie di esperienza anomale e perinatali e se compresi nonché riconosciuti, dalle nuove tecnologie della coscienza (Grof 1988, 2000), essi divengono importanti strumenti di amplificazione, di trasformazione e di guarigione euristica della psiche. Tutti quei fenomeni che la moderna psichiatria relega in un quadro clinico da disturbo psicotico oppure da psicosi endogena e quindi di natura non specifica, vengono esplorati a livello olotropico quali dinamiche intrinseche della psiche. Tendendo così ad una piena amplificazione olistica e non ad un identificazione con un suo particolare frammento essi ritornano parte costitutiva della psiche e vengono così re-integrati nella coscienza. Attivato lo stato non ordinario di coscienza il potente materiale archetipico emerge e viene intensificato nel processo di respirazione iperventilata che con ausilio ed assistenza del sitter supporterà il processo fino all’avvenuto rilascio della tensione e della diminuzione della carica energetica archetipica che ne aveva precedentemente configurato la costellazione dinamica complessuale. Gli episodi transitori di natura psicotica o le psicosi più gravi vengono così supportati quali esperienze anomale in cui il soggetto ha piena identificazione con l’oggetto da esplorare, che sia un archetipo, un demone da possessione, un essere mitologico, un fenomeno parapsicologico, energetico, da kundalini, sciamanico non ordinario o di natura sconosciuta. Chiaramente questa identificazione esperienziale con l’oggetto che Grof ritiene essere una fusione mistica (Grof  1975, 1985, 1988, 2000, 2006), potrebbe avere una sua tradizionale diagnosi differenziale nell’identificazione proiettiva psicotica. Ma il transpersonale non la mette in questi termini. Ritenendo che le esperienze transpersonali siano una legittima auto-manifestazione della psiche ma anche un trascendimento dei normali confini di spazio, tempo e linearità casuale, queste esperienze si rivolgono ad un mainstream alternativo che riconosca la piena potenzialità euristica e trasformativa della psiche all’attivarsi dell’inner healer (guaritore interiore) già pienamente riconosciuto dagli antichi ed moderni sciamani. Resta il fatto che la Psicologia Transpersonale si propugna quale moderno sciamanesimo legittimando e rivendicando tutte quelle esperienze anomale che non hanno solo un orientamento emotivo, psico-somatico o psico-spirituale ma abbracciano un più ampio modello di esperienze transpersonali nel loro più largo spettro.

 

Conclusione:
In questa sintesi ho voluto delineare un quadro della psicologia transpersonale ponendo in analisi le differenze con la psicologia junghiana e con il suo modello di riferimento terapeutico (analisi dei sogni, mandala, immaginazione attiva). Per i transpersonalisti i fenomeni archetipici possono essere ampiamente esperiti nella coscienza ed esplorati anziché essere evocati esclusivamente come immagini-visioni archetipiche a livello immaginale. (Diego Pignatelli 2010).
A questo proposito l’indagine transpersonale differisce dalla psicologia analitica per essere uno studio sulla coscienza anziché uno studio esclusivo dell’inconscio.
Assimilando le tecnologie della coscienza, con l’ausilio di terapie indigene, sciamaniche, e risultanti psico-fisiche degli stati non ordinari di coscienza (NOSC- non-ordinary states of consciousness) il transpersonale si serve dell’apporto antropologico e dello studio sulle religioni, sulla psicologia analitica e sulla mitologia personale (David Feinstein & Stanley Krippner 2006) ma in alternativa completa il quadro con la ricerca sciamanica, la moderna ricerca sulla coscienza includendo la ricerca tanatologica e quella parapsicologica e separando così quel confine tra la psicologia tradizionale ed il misticismo, tra il personale ed il transpersonale (Grof, 1985, 1988, Ring & Cooper 2009). Questa connessione risulta essere di basilare importanza nella comprensione dei fenomeni transpersonali soprattutto ad orientamento olotropico (Grof 1985, 1988, 2000, 2006, Grof & Grof 1989, 2009).
Lo studio sistematico di Grof & Grof mette l’accento sul potenziale euristico, guaritivo e trasformativo della psiche (Grof, 1988, 2000 Grof & Grof 1989, 2009). Queste manifestazioni neglette dalla moderna psichiatria ci dicono che se adeguatamente comprese, supportate e riconosciute queste esplorazioni a livello regressivo, perinatale ed olotropico possono essere ampie radiografie dell’inconscio capaci di favorire un diverso modello comprensivo che si apra alla più vasta multidimensionalità della psiche.

 

      Diego Pignatelli Spinazzola

 

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