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Consiglio per acquisto Consapevole

Consigli per Acquisti Consapevoli

La missione è quella di offrire consigli per acquisti consapevoli comprensibili a tutti, con un linguaggio semplice ma sempre scientificamente corretto.

di Riccardo Magnani - indice consigli


Riso biologico?


Normalmente, se devo fare la spesa, mi prendo il tempo necessario per dedicarmi ad uno dei miei passatempi preferiti: leggere le etichette dei prodotti esposti, gli ingredienti, i valori nutrizionali, verificare gli additivi ecc. In questa operazione mi aiuta per fortuna una innata curiosità e soprattutto la mia laurea in Scienze Biologiche.

Avevo letto sui giornali che vi erano state alcune truffe riguardanti prodotti Bio che Bio non erano.

Naturalmente è normale che in qualsiasi settore vi siano persone disoneste e dato che i prodotti biologici hanno un costo maggiore rispetto a quelli che non lo sono, la truffa consente facili guadagni. Ma tutto questo gioco a falsare le carte, aveva portato il mio interesse su un prodotto che avevo trovato al supermercato che viene coltivato qui al nord anche vicino a casa mia: il Riso. Ho visto molte volte la preparazione del campo, la semina e poi il raccolto e mi è venuta voglia di conoscere le tecniche che permettono la produzione del Riso certificato BIO.

Prima però di entrare nell'argomento, vi fornisco qualche informazione su questo cereale, nel caso ne foste all'oscuro.

A cosa serve l'acqua che ricopre le risaie? A mantenere una temperatura praticamente costante sulle radici. Anche le variazioni giorno - notte possono danneggiare le piantine.

Quanto rende per ettaro la coltivazione del riso qui in Lombardia e Piemonte? Prima che Cavour introducesse i concimi chimici si producevano 14 quintali per ettaro. Oggi se ne producono 70 quintali sulla medesima superficie. Cinque volte di più.

A quei tempi per ripristinare il contenuto d'azoto nel terreno, e combattere un po' le infestanti, dopo due anni di riso si facevano ruotare altre culture per 4 anni.

Ma veniamo ai problemi che si incontrano nella coltivazione di questo cereale. L'enorme incremento della produzione per ettaro, avvenuto negli ultimi 150 anni in Italia è merito essenzialmente di due fattori importanti: l'uso di concimi chimici e il controllo delle infestanti con gli erbicidi e dei parassiti con anticrittogamici.

Senza scendere nel dettaglio, il vero problema sono le infestanti il cui principale esponente è il Giavone. Mi spiego. Dopo aver ripulito il campo come per qualsiasi altra cultura, si passa alla semina. Purtroppo le infestanti hanno una velocità di crescita maggiore del riso e finiscono quindi col soffocarlo. Da sempre chi coltiva riso si è industriato per inventare macchine che potessero discernere le infestanti, estirpandole, dal riso. Qualcosa è stato fatto ma con scarsi risultati.

Uno dei sistemi più antichi ancora in uso nel sud est asiatico, è quello di seminare in un semenzaio, cioè un piccolo appezzamento di terreno, il riso molto fitto in modo da non lasciare spazio alle infestanti. Raggiunto un certo grado di sviluppo si strappano le piantine e si mettono a dimora in pieno campo opportunamente ripulito. In questo modo il riso, già alto, riesce a competere con un certo successo con le infestanti. Il costo di questa pratica, anche da noi utilizzata finché c'erano le "mondine" oggi sarebbe insostenibile. Vi sono altre tecniche che qui non riporto per non annoiarvi, ma nessuna è risolutiva. Il diserbo chimico, ripetuto più volte, è purtroppo a tuttoggi l'unica soluzione economicamente conveniente. Aggiungiamo il fatto che per selezione, molte infestanti sono diventate resistenti agli erbicidi ed altre lo diventeranno in futuro ponendo così il problema di dover sintetizzare sempre nuovi prodotti.

A questo punto mi sono chiesto: ma il riso "biologico" come lo facciamo? Non ho visto "mondine" a mollo nell'acqua, spaccarsi la schiena come in Vietnam.

Come vi dicevo, per produrre riso BIO i problemi sono due. Il primo l'uso dei concimi chimici. Il concime organico (letame) è una soluzione ma ce ne vuole molto. Si può integrare con la pratica del "sovescio", ovvero alternare la cultura del riso a una leguminosa che non verrà raccolta ma interrata completamente. Questo naturalmente comporta che il campo non può essere utilizzato ogni anno e l'immobilità ha un costo. Il secondo problema sono le infestanti e i parassiti. Pensate che una pianta di Giavone (la principale infestante) può produrre da 10.000 a 20.000 semi che possono mantenere la loro vitalità per anni.  Questo ci dice che è veramente una lotta impari. Ora proviamo a supporre che, accollandoci i costi esorbitanti di una lavorazione manuale aggiunti ad una scarsa produzione volessimo attribuire la patente di BIO a questo riso, bisognerebbe che in tutta la pianura padana si coltivasse solo il BIOLOGICO perché nei corsi d'acqua che vengono usati per l'irrigazione, provenienti dalle parti alte della pianura, si trovano tutti i residui dei fitofarmaci usati per l'agricoltura non BIO oltre a notevoli quantità di scarichi civili e industriali.
Partendo da queste considerazioni, rinunciare alla chimica diventa praticamente impossibile. Se tutte le produzioni agricole fossero bio la produzione mondiale si ridurrebbe di almeno un terzo con le conseguenze che potete immaginare. Capisco che per la maggior parte delle persone la parola CHIMICA evoca scenari poco promettenti, ma come ogni disciplina dipende dall'uso che se ne fa. La ricerca persegue l'individuazione di prodotti chimici efficaci e a bassa tossicità per i consumatori. I miracoli non li fa nessuno ma piccoli passi in avanti si possono fare per goderci con serenità questo cibo squisito.


Riccardo Magnani

Biologo


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