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Riflessioni sul Senso della Vita

Riflessioni sul Senso della Vita

di Ivo Nardi

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Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista a Daniele Mansuino

Giugno 2009

 

Negli anni settanta Daniele Mansuino ha partecipato attivamente all'esperienza della controcultura italiana.  Autore di racconti e romanzi di fantasy, ha collaborato all'indimenticabile rivista "Sf..ere" e pubblicato per Fanucci "Atlantide" (1988 - in collaborazione con Gianni Pilo).
Appassionato cultore di esoterismo, ha pubblicato online numerosi saggi sui suoi aspetti più disparati.
Dal dicembre 2006 collabora con Riflessioni.it come autore della rubrica "Riflessioni sull'Esoterismo".

1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per te la felicità?

Sono felice quando ho la sensazione di non essere un burattino in balia di forze incontrollabili, ma di poter influire positivamente sul corso della mia vita e di quella degli altri.
Esiste anche una felicità indotta dal piacere fisico o affettivo, non bisogna sottovalutarla o scartarla, è felicità eccome - però è vero che dura poco, quindi è una grande insidia pensare che quella sia l’unica forma di felicità possibile e continuare a cercarla spasmodicamente. Ciò crea una dipendenza che col passare del tempo non può più essere soddisfatta, e va a finire che siamo costretti a dare ragione ai mistici con le loro ammonizioni apocalittiche sulla vanità dei piaceri del mondo – vogliamo dar ragione ai mistici? Io no – cerchiamo quindi di trovarci per tempo forme di felicità più intelligenti.

 

2) Cos’è per te l’amore?

Esiste effettivamente uno stato mentale di intenso piacere e forte sintonia con gli altri (o con un’altra persona in particolare) al quale, sebbene di rado, ciascun essere umano può accedere. La spinta a cercarlo è una delle nostre ossessioni principali, e la gestione di questa spinta – vuoi facilitandola, vuoi ostacolandola - è uno dei mezzi più efficaci per influenzare gli altri e/o guadagnare denaro. Per questo il 99%  delle cose che si sentono dire sull’amore, dagli spot pubblicitari alle sue definizioni filosofiche o religiose, è completamente inattendibile!

 

3) Come spieghi l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

Secondo me non ha senso cercare una spiegazione alle cose esistenti, esistono e basta. Assurdo, per esempio, pensare alla sofferenza come a una forma di espiazione delle colpe, o peggio ancora come un mezzo di evoluzione interiore…  giusto per fare un esempio: provate a andarlo a dire a quei ragazzi di vent’anni che Mussolini mandò a combattere in Russia, e che dovettero tornare a piedi senza mangiare e senza scarpe… le loro inutili sofferenze ci insegnano pure che l’esperienza del dolore è individuale e non si può trasmettere alle generazioni successive, visto che oggigiorno c’è chi torna a blaterare di eroi.
E’ vero tuttavia che la sofferenza, se presa in piccole dosi, può svolgere anche una funzione positiva: quella di ricordarci che non abbiamo un corpo, che siamo un corpo.

Questo non implica che siamo soltanto un corpo – è possibile, anzi probabile, che esistano anche altre dimensioni dell’essere; ma è sempre dal nostro corpo che dobbiamo partire per trovarle, quindi tutti i sistemi che non pongono al centro la dimensione materiale dell’uomo sono viziati da un errore di fondo, e non è nostro interesse adottarli.

 

4) Cos’è per te la morte?

E’ la fine del corpo e della consapevolezza individuale. Il solo modo per evitarla è insegnare alla nostra mente a muoversi fuori dalla dimensione tempo: lungo questi sentieri alternativi, la morte non c’è. Esistono tecniche molto antiche per addestrare la mente in tal senso, ma sono molto difficili da imparare. Un aiuto inatteso può venire dalla morte stessa, che non è un’entità malvagia né ostile all’uomo: con lei si può diventare amici e scendere a patti.

 

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i tuoi obiettivi nella vita e cosa fai per concretizzarli?

I miei obbiettivi, come penso quelli di tutti, si accendono e si spengono in modo spontaneo e casuale. Certo è una bella soddisfazione coltivare testardamente un progetto magari per venti o trent’anni finché riesci ad attuarlo; ma è facile trarne conclusioni sbagliate del tipo “ci sono riuscito grazie alla mia forza di volontà”… non è per niente così! Credici pure se ti aiuta a vivere, ma la verità è che ci sei riuscito per puro caso. La tua vera vittoria sta nel fatto che, per arrivare fino in fondo, hai dovuto assoggettare la tua mente a un’utile disciplina.

 

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

Se intendi nel senso che ci sia un piano concepito dal Grande Architetto dell’Universo nel quale ognuno di noi è un operaio con un compito specifico, direi di no – si tratta di una allegoria spesso usata in Massoneria, il cui vero significato però – come per tutte le allegorie esoteriche – è molto diverso dal senso letterale.
Ma è vero che la razza umana ha una meravigliosa capacità di lavorare in gruppo e di proporsi piani nobili e audaci, anche a lunghissima scadenza. Molti di questi progetti soccombono alle difficoltà della vita, vengono deviati, diventano col tempo cose orribili; qualcuno invece funziona, e tanto dagli uni quanto dagli altri la persona intelligente ha una marea di cose da imparare.

 

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensi?

Sul ciclo breve, quello che vediamo verificarsi é senz’altro sconfortante – l’individualismo sfrenato non può portare che grossi guai. D’altra parte, all’angosciata domanda di Freddy Mercury  is this the world we created? la risposta è sì: siamo stati noi a porre le condizioni perché ciò avvenisse, niente della recente storia ci autorizzava a pensare che le cose potessero andare diversamente.
La risposta viene dai REM: It’s the end of the world as we know it, and I feel fine. In una visione più ampia, l’umanità non ha ancora capito di star vivendo un’epoca caratterizzata dalla progressiva emersione dell’inconscio collettivo: se questo ci fosse chiaro, capiremmo che all’accrescimento di certi difetti umani fanno da corrispettivo altrettante qualità, e saremmo in grado di gestire positivamente il fenomeno.

 

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Secondo me, ogni giudizio morale su un dato evento è un’interpretazione fondata sui pochi elementi che siamo riusciti a mettere insieme, basandoci su casi analoghi che abbiamo incontrato in passato o su cose che qualcuno ci ha fatto credere. E’ troppo poco per ricondurlo a regole generali: in realtà, nessuno può disporre di abbastanza dati per classificare con certezza un evento come un bene o un male. Faremmo meglio a non fidarci di chi lo fa, e attenerci piuttosto a principi empirici del tipo: ciò che mi causa sofferenza, o la causa a qualcuno che amo, o la causa a un gran numero di persone deve essere fermato.

 

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato te?

Io non credo molto nel processo che tu descrivi – l’uomo primitivo angosciato che cerca aiuto prima nei cieli e poi in sé stesso: la vedo come una deriva originata da potenti forze che hanno modificato poco alla volta la sua mente e il suo modo di percepire la realtà. E’ ancora in atto e ci sta ancora portando altrove. Mi aiuta molto cercare di comprenderla e controllarla.

 

10) Qual è per te il senso della vita?

Sarebbe troppo bello scoprire che la mia vita è servita a qualcosa … se riuscissi ad averne la certezza sarei davvero felice!


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