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Spiritualità del Mondo di Vincenzo Tartaglia

Spiritualità del Mondo

Massoneria teosofica. Simbolismo, Sacralità, Esoterismo, Reminiscenza, Profanità.
di Vincenzo Tartaglia   indice articoli

 

Il paradiso terrestre, immagine del Paradiso celeste

Prima - Seconda - Terza parte
Marzo 2017

 

L’Iniziazione trasforma potenziali diavoli, in benevoli dèi. Per l’iniziando si tratta d’invertire il cammino interiore; di eliminare cioè i difetti, accendendo le virtù: tale passaggio, dal male al bene, è da lui percepito come un ribaltamento. Similmente deve ribaltarsi ed essere iniziata quella entità, collettiva e pluriforme, che chiamiamo satana: i suoi Istruttori e Guide sono le potentissime Entità d’AMORE, oltremodo infuocate e luminose. Illuminandosi e girando su se stesso dal basso verso l’alto, l’iniziando satana via via conosce l’occulta sua parte divina e prende coscienza della nuova vita: la sua testa era rivolta alla Terra, verso il basso; ora comincia a guardare verso il Cielo.
In tal modo inizia per satana l’inversione del cammino. Ma è appunto soltanto l’inizio, una percezione lieve ma sufficiente per apprendere che la nuova condizione è quella naturale…; che l’odio e il male sono contro natura; che gli odiati nemici sono fratelli cari, aventi però la testa nel Cielo e i piedi sulla Terra…
Ciò che satana apprende è quanto dall’Alto fu trasmesso nella preistoria ai Grandi Iniziati, e che da quel tempo, attraverso molteplici vie, è stato ed è ancora partecipato agli eletti delle varie Razze. E’ una specie di tesoro, nascosto e custodito: è una perla? una fiamma? una chiave? un filo? un passo? un’alba? una Luce Tri-una? un oggetto dorato…? E’ certamente la risposta a chi voglia conoscere chi siamo; da dove veniamo; chi eravamo e con chi, prima di formare il Genere umano sulla Terra.
Ebbene la figura a testa in giù, capovolta, allude ad una “caduta” dal Cielo sulla Terra. In realtà riguarda la materializzazione di determinate entità celesti (Spiriti), in seguito alla quale è sulla Terra apparso l’uomo duplice: votato cioè alla conoscenza delle cose celesti, spirituali (testa); oppure delle cose terrene, materiali (piedi). Nella duplice natura umana sono dunque nascosti i semi della discordia; sono già pronte, nell’attesa, le armi per la battaglia estrema: si lotta per la vita. Con i belligeranti non è il divino AMORE, che ama il Cielo e la Terra e tutte le cose: è l’UNO assoluto, al di sopra di dualità e controversie.
Chi è chiamato alla battaglia è invece l’Artefice. Essendo duale, si ritrova a combattere da una parte e da quella opposta, nello stesso tempo: è Due in Uno! Una parte dei combattenti è a testa in su; l’altra è a testa in giù. Spiritualmente, l’Artefice è indissolubilmente legato a DIO. In tale condizione è l’Uno, nell’UNO: dunque non combatte, anzi ama indiscriminatamente i belligeranti delle due parti. Materialmente Egli ha però in sé lo spirito del male, satana: l’inverso e l’avversario dell’Artefice, mai di DIO.
Nella condizione duale e contrastata dell’Artefice-Creatore, sono necessariamente le creature (a Sua immagine): nel Cielo gli dèi; sulla Terra gli uomini. L’uomo terreno in carne, ossa e sangue, è nel contempo se stesso e l’inverso di se stesso: ha la testa sia in giù, che in su!
La testa evoca il mondo dello Spirito; la libertà; la leggerezza del Trascendente; il Pensiero rivolto all’Eternità e al Vero; la Mente superiore, attratta dal Divino. I piedi evocano la Terra; il mondo materiale; la pesantezza dell’immanenza; la sottomissione alla casualità, alla temporaneità e all’illusione. Collochiamo, idealmente, il Bene sopra e il male sotto: in Alto il Paradiso; sulla Terra l’inferno.
… La testa capovolta prende dunque il posto dei piedi, e indica il degenerare del divino-spirituale nell’umano-materiale. Tutto questo dice che la “caduta” e la “cacciata dal Paradiso” sono causate dalla superbia eccessivamente “terrosa” e pesante dell’intelletto, che si ribella vanamente all’onnipotenza dell’AMORE. Significa che l’intelligenza umana può e deve arrivare fino ad un certo punto… Al di là è il BUIO divino, che toglie alla bocca le parole e alla mente il pensiero.
Esprimendomi diversamente: dove la Luce si oscura e perde vigore, lì si manifesta il FUOCO, Essenza di DIO…

 

L’eletto porta nello spirito le tracce del Paradiso: da esse è ammaestrato, spronato verso l’ignoto per abbracciare la parte migliore di sé: l’Ego, l’invisibile Gemello divino, più anziano, più saggio, suo primo salvatore. Vorrebbe conoscerlo per imparare ad amare il prossimo come ama se stesso, poiché l’Ego è sia all’interno sia all’esterno di ogni individuo: è individuale e collettivo. Appunto tale duplicità spinge l’uomo all’egoismo oppure all’altruismo, alla solitudine o all’unione.
Ne sia o no consapevole, l’individuo spirituale cerca l’unione: lo spirito stesso sprigiona simile forza unitiva. Egli abbraccia gli affini, uno dopo l’altro, volta a volta ricreando la Dualità positiva, benigna, fertile e procreativa: la vita inizia da un abbraccio e si perpetua tramite abbracci, accoppiamenti. Dico che il Due, se non è negativo, non satanico e divisorio, diventa sulla Terra la prima scintilla della felicità e la prima forma di vita paradisiaca: ogni volta che incontri qualcuno o trovi qualcosa, i divini arcani della Vita e della tua vita si manifestano al tuo spirito, se pronto ad accoglierli.
Negli incontri allarghi allora te stesso; moltiplichi e ricrei te stesso; cogli la tua immensità; percepisci la sacralità, in te, rivivendo così la spiritualità del Paradiso.
La grandiosa catena che chiamiamo “Genere umano”, inizia da due anelli: da una coppia di esseri affini che si abbracciano e si uniscono fisicamente, ma solo nell’apparenza. Se infatti il tuo abbraccio prende invece vita nella radice del tuo essere, allora non stringi il mio corpo, dico la persona illusoria che ti appare, bensì la mia entità invisibile: l’entità che stringi a te nell’impalpabile abbraccio, è invero quella costituita dai miei sentimenti e pensieri. Nel senso spirituale, il vero abbraccio non è dunque circoscritto nel tempo e nello spazio: è un evento cosmico di natura incorporea;… un gesto paradisiaco.
Orbene l’entità che ti è dato abbracciare prima di ogni altra, è quella a te più affine; ad essa sei interiormente anche più vicino: è infatti il tuo Gemello, l’altro “te stesso”, il divino individuo che chiamiamo Ego. Per entrare dunque nella Catena beata del Paradiso, è necessario che un uomo cerchi e trovi anzitutto il suo “doppio”: tramite questo, egli ha la possibilità di legarsi alla catena divina.
Da solo e staccato dal celeste Gemello saresti spacciato se tu non avvertissi nel cuore, prima che nella mente, una presenza: l’AMORE che abbraccia unitamente gli esseri, amando in ognuno le imperfezioni detestate da tutti gli altri! L’Artefice Creatore invece, essendo imperfetto, ama come può: secondo i suoi limiti. Beati allora coloro che si abbandonano in DIO innocentemente e fedelmente, senza porsi domande: le risposte sono nel loro abbandono! Se respingo le tue imperfezioni è perché in me il pensare è confuso, condizionato e non libero; inoltre il cuore, distaccato e come indurito, si rifiuta di migliorare i miei pensieri: incapace di amare, sono dunque “infernale” e vedo te nell’inferno! Ti vedrei in Paradiso se il mio Spirito leggesse nel BUIO, LIBRO sigillato, e comprendesse l’AMORE che la mia mente ignora ed il cuore non prova!
Ma non sono solo, in simile penosa condizione: appena può, satana infatti irrompe in noi proprio gonfiando le menti, irrigidendo i cuori! Ci caccia spavaldamente da noi stessi, convinto di farla franca…

 

Il debole ondeggiare delle acque turba oppure asseconda la pace e la serenità di una pietra, profondamente addormentata presso il fiume? Essa è meno cosciente e sensibile, meno sveglia ed espressiva, più impenetrabile e meno leggibile di un fiore. E’ come un essere misterioso; una figura che esprime tutto e niente, alla quale l’individuo stesso dà il volto che rispecchia il momentaneo suo stato interiore. Sicché la pietra appare triste alla tua tristezza, ma gioiosa alla tua gioia. Anche l’apparenza dei fiori dipende dallo stato di chi, non sbadatamente, li osserva; dobbiamo tuttavia riconoscere che un fiore agonizzante appare, indipendentemente dall’osservatore, oggettivamente diverso da un fiore ben vitale e colorito!
Quanto più una creatura è incosciente, tanto meno avverte la presenza del mondo circostante e ne sente la necessità. Nella sua incoscienza la pietra può starsene quindi immobile e sola: l’indifferenza verso altre creature attesta la sua autosufficienza, indice di perfezione. Al contrario l’imperfezione non deve cedere alla pigrizia, all’immobilità e alla solitudine, ma attivarsi e cercare i giusti compagni al fine di colmare i vuoti e di rimediare alle insufficienze.
La pietra immobile, sola e autosufficiente, ha qualcosa di divino: evoca la condizione dei perfetti e dei beati, nel Cielo! L’occhio spirituale coglie non poche similitudini tra la coscienza minerale, la più bassa, e la divina Supercoscienza; esso vede la pietra come l’espressione della massima perfezione, quaggiù: è a tal punto perfetta in se stessa, che non desidera altre presenze. Perché dovrebbe cercare un compagno, e procreare?
Poiché la capacità senziente e procreativa è invece sufficientemente sviluppata nel regno vegetale, un fiore solitario non può che essere triste: “vegetalmente”, in forma estremamente vaga esso sente di non poter onorare la vita attraverso l’accoppiamento e la procreazione, e di non poter perciò contribuire ad allargare la catena nella CATENA. Dal punto di vista spirituale, la solitudine e l’immobilità contrastano dunque con l’istinto procreativo degli esseri senzienti: per quanto isolato, futile ed impercettibile, ogni movimento ha come finalità l’unione di due creature affini e compatibili, desiderose di accoppiarsi e procreare. Piuttosto che della solitudine, un fiore ha quindi desiderio e necessità almeno di un compagno, per creare discendenti vegetali.
I fiori spiccatamente vitali sembrano addirittura prepararsi all’incontro; si attivano; si prendono cura della loro figura, dell’apparenza! Sono vanitosi? Si cercano; si attraggono (e ci attraggono) tramite il colore, l’odore, le movenze sensuali, effetto della leggerezza. Sono anche ballerini; ottimisti e sorridenti: vedono, forse, ciò che agli occhi umani sfugge?
Il compagno ideale di un fiore è, oltre che il suo simile, il venticello: mossi ed avvicinati da questa energia inebriante, due fiori che si sfiorano sono allora in Paradiso? Non necessariamente: il toccamento implica infatti uno scambio di vitalità, un passaggio della duplice forza, amore-odio, alla quale ogni creatura senziente deve sottostare. Il fiore deve muoversi: il movimento è un dubbio; un rischio… E’ pensabile che un fiore appassito, agonizzante, sia stato già sfiorato dalla tristezza e dal dubbio, e sia ancora alla ricerca del compagno ideale!
Ancora più sociali dei fiori sono gli uccelli: vivono in Paradiso quando, raggruppati almeno in tre, cantano armoniosamente e trasmettono con allegria le loro sensazioni tutt’intorno. Anche gli uccelli sono però suscettibili di stonare, e di tormentare gli uomini! I quali sono a loro volta paradisiaci se volontariamente e consapevolmente si raggruppano, almeno in quattro, per formare una catena spiritualmente affine: tutti appagati, divinamente affratellati in un’unica condizione, gli uomini di quel gruppetto si sentono allora come immobili in un solo Punto (Spirito Universale).

 

Siamo generati da paradisiaci, caduti sulla Terra. A sua volta, ogni generato è il potenziale seme di un futuro dio celeste: se d’altronde un dio è stato o sarà uomo sulla Terra, è perché l’uomo preesiste nel Paradiso celeste; e se un terrestre è suscettibile d’essere divinizzato e di rientrare nel Paradiso, è perché nella Terra è custodito lo Spirito, il seme del Divino. Nel Paradiso preesiste la Terra, come Inferno; sulla Terra preesiste il Cielo, come Paradiso: gli estremi si toccano, si abbracciano fraternamente. Tra le due condizioni è il Purgatorio. A qualsiasi livello la vita è triplice: Paradiso, Purgatorio, Inferno. Ossia: Spirito; anima; corpo.
Il vero Paradiso è nel mondo spirituale (Sole); il vero Purgatorio, nel mondo dell’Anima (Luna); il vero Inferno, nel mondo materiale (Terra).
… Ma in ogni forma di vita è lo SPIRITO divino: il PARADISO; soltanto ESSO.

 

   Vincenzo Tartaglia

 

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