Testi per Riflettere
L'enigma di questo mondo
- Sri Aurobindo
Da: Sri Aurobindo - Lettere sullo Yoga vol.I, Edizioni Arka 1988
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In tale visione, ciascuno stadio dell'evoluzione sembra il risultato della discesa di un Potere sempre più alto di coscienza, che solleva il livello terrestre e crea un nuovo strato; ma i Poteri supremi devono ancora discendere e sarà con la loro discesa che l'enigma dell'esistenza terrestre verrà risolto, e allora non solo l'anima ma la Natura stessa troverà la sua liberazione. È questa la Verità che fu vista a lampi, in modo sempre più completo, da quella linea di veggenti che i Tantra chiamavano i ricercatori-eroi, i ricercatori-divini; tale verità è forse ora quasi pronta ad essere pienamente rivelata e sperimentata. Allora, per quanto sia duro il peso della lotta, della sofferenza e dell'oscurità nel mondo, se è tuttavia questo l'alto risultato che ci attende, tutto ciò che è avvenuto prima non può essere considerato dai forti e dagli avventurosi un prezzo troppo alto per lo splendore a venire. Ad ogni modo l'ombra si dissolve; c'è una Luce divina che si protende sul mondo, ed essa non è solo un remoto Splendore incomunicabile.
È vero che rimane ancora il problema: perché è stato necessario tutto ciò, questi rozzi inizi, questo lungo e tempestoso passaggio? Perché è stato richiesto un prezzo così gravoso e pesante? Perché sono sempre esistiti il male e la sofferenza? Riguardo al come (e non al perché) della caduta nell'Ignoranza, alla sua causa effettiva, c'è un sostanziale accordo in tutte le esperienze spirituali: l'ha prodotta la divisione, la separazione, il principio d'isolamento dal Permanente e dall'Uno; è perché l'ego ha preso una posizione indipendente nel mondo, preferendo affermare il proprio desiderio e la propria importanza invece della propria unità col Divino e della propria identità con il tutto; è perché, invece di lasciare l'unica Forza, Saggezza e Luce suprema a determinare l'armonia di tutte le forze, fu permesso a ciascuna Idea, Forza e Forma delle cose di svilupparsi fin dove poteva nella massa delle infinite possibilità, mediante la propria volontà separata e inevitabilmente, alla fine, mediante il conflitto con le altre. La divisione, l'ego, la coscienza imperfetta, il brancolamento e la lotta di un'affermazione di sé separata sono la causa effettiva della sofferenza e dell'ignoranza di questo mondo. Non appena le coscienze si separarono dalla coscienza unica, caddero inevitabilmente nell'Ignoranza, e l'ultimo risultato dell'Ignoranza fu l'Incoscienza. Da un immenso oscuro Incosciente è sorto questo mondo materiale, e da esso sorge un'anima che, attraverso l'evoluzione, cerca di farsi strada per entrare nella coscienza, attirata dalla Luce nascosta, e ascende, sebbene ancora ciecamente, verso la Divinità perduta da cui venne.
Ma perché questo doveva accadere? Un modo comune di porre la domanda e di rispondervi dovrebbe essere fin dall'inizio eliminato, ossia il modo umano con la sua ribellione e riprovazione etiche e la sua protesta emotiva. Perché non è, come alcune religioni suppongono, una Divinità personale, sovracosmica e arbitraria, di per sé non coinvolta assolutamente nella caduta, ad aver imposto il male e la sofferenza a creature prodotte dal capriccio del suo fiat. Il Divino che noi conosciamo è un Essere infinito nella cui infinita manifestazione sono venute queste cose; è il Divino stesso che è qui, dietro a noi, a pervadere la manifestazione, a reggere il mondo con la sua unità; è il Divino stesso a sostenere in noi il fardello della caduta e delle sue oscure conseguenze. Se, lassù, Egli sta in eterno nella sua Luce, Beatitudine e Pace perfette, Egli è anche quaggiù; la sua Luce, la sua Beatitudine e la sua Pace sono segretamente qui e sostengono tutto; in noi stessi esiste uno spirito, una presenza centrale più grande delle tante personalità di superficie, e che, come il Divino supremo stesso, non è dominata dal fato che quelle subiscono. Se scopriamo questo Divino in noi, se conosciamo noi stessi come questo spirito che è uno in essenza e in essere con il Divino, questa è la porta della nostra liberazione, e vi possiamo rimanere anche in mezzo alle disarmonie di questo mondo, luminosi, beati e liberi. Questa è la testimonianza, antica quanto il mondo, dell'esperienza spirituale.
Ma ancora, qual è lo scopo e l'origine della disarmonia? Perché questa divisione e quest'ego, questo mondo con un'evoluzione così penosa? Perché il male e il dolore devono insinuarsi nel Bene, nella Beatitudine e nella Pace divini? È difficile rispondere all'intelligenza umana rimanendo al suo stesso livello, perché la coscienza cui appartiene l'origine di questo fenomeno e per la quale esso è in qualche modo automaticamente giustificato in una conoscenza superintellettuale, è un'intelligenza cosmica e non un'intelligenza umana individualizzata; essa vede spazi più vasti, ha un'altra visione e cognizione e stati di coscienza, diversi dalla ragione e dal sentimento umani. Alla mente umana si potrebbe rispondere che mentre in sé l'Infinito può essere libero da queste perturbazioni, tuttavia, una volta iniziata la manifestazione, sono iniziate anche infinite possibilità, e fra le infinite possibilità che la manifestazione universale ha la funzione di elaborare, una di queste è stata ovviamente la negazione, l'apparente negazione effettiva (con tutte le sue conseguenze) del Potere, della Luce, della Pace e della Beatitudine. Se si chiede perché tale negazione, anche se era solo una possibilità, sia stata accettata, la risposta più vicina alla Verità cosmica che l'intelligenza umana possa formulare è che nelle relazioni o nel passaggio dal Divino nell'Unità al Divino nel Molteplice, quest'infausta possibilità è divenuta a un certo punto inevitabile.
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