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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Duvalier e il voodoo

Ottobre 2023


Può sembrare strano che Haiti, oggi lo Stato più arretrato dell’occidente, abbia conosciuto in passato momenti di elevata civiltà.
Grandissimo produttore di zucchero, caffè, cotone e cacao, fu la seconda nazione americana ad ottenere l’indipendenza (dopo gli USA), in virtù del concorso tra l’azione di una classe dirigente colta e benestante ed un rapido susseguirsi di eventi, in un certo modo, fatali.
Al tramonto del diciottesimo secolo, sull’isola, i principali proprietari di piantagioni erano bianchi, ma ce n’erano anche di colore; il che faceva apparire ancora più ingiusto che la massa dei lavoratori fosse assoggettata al sistema della schiavitù.
Ben presto, l’esigenza che i diritti dei neri venissero riconosciuti divenne una condicio sine qua non dell’ordine sociale, condivisa sia dai poveri che dai ricchi.
Dopo la Rivoluzione Francese, i rappresentanti haitiani a Parigi si affrettarono a chiedere che la schiavitù venisse abolita; però la sordità e la lentezza che vennero opposte alle loro rivendicazioni determinò un rapido gonfiarsi del malcontento, destinato a sfociare - a partire dal 1791 - nella Grande Ribellione degli Schiavi.
Ho citato, in Magia voodoo - prima parte, il leggendario Rituale di Bois Caiman, che segnò l’atto di inizio della rivolta - unico caso, che io sappia, di sommovimento politico dichiaratamente avviato con un atto di magia.
Della Grande Ribellione degli Schiavi manca un’analisi che spieghi in che modo una rivolta in una colonia - importante, sì, sul piano economico, ma decisamente secondaria sullo scacchiere internazionale - si sia trasformata in un processo coinvolgente potenze del calibro degli imperi britannico e spagnolo, ed abbia accelerato la storia fino a condurre alla nascita di una repubblica nera, circa un secolo e mezzo prima che potesse accadere di nuovo.
L’indipendenza fu proclamata nel 1804, e nei primi tempi il rapporto tra voodoo e Stato haitiano si delineò alla stregua di una liaison clandestina: le grandi associazioni voodoo, quelle note come le sette rosse (ed ancora di più di loro, la Società degli Aun-thom-Bha, alla quale ho accennato in La dottrina segreta del voodoo haitiano) lavoravano dietro le quinte, secondo modalità analoghe a quelle della Massoneria italiana di fine ottocento.
Va detto che, però, una certa spinta all’esteriorizzazione esisteva dal basso. Difatti nei villaggi più isolati, come le mafie nel meridione italiano, le autorità del voodoo occupavano il posto lasciato vuoto dallo Stato, con l’hungan e le sue mambo che svolgevano funzioni analoghe a quelle del sindaco e del consiglio comunale; ed a un livello ancora inferiore, ogni famiglia poteva contare sui suoi loa amici, che si davano da fare per aiutarla nella sopravvivenza.
Non mancavano quindi, se vogliamo, le condizioni perché ai primi due livelli del voodoo, familiare e locale, potesse sovrapporsene un terzo più mondialista: ciò che faceva difetto era quel minimo di cultura di base per cui l’individuo inizia a concepire lo Stato come una sorta di famiglia estesa, e la cultura locale come una forma di condivisione identitaria (cosa che oggi è presente: mi sembra di avere già scritto da qualche parte, nei miei articoli, che nelle cerimonie di iniziazione del voodoo dominicano viene esposta la bandiera nazionale).

Nel periodo della Restaurazione, l’unanime ostilità delle potenze coloniali nei confronti di Haiti creò una situazione che ha punti di contatto con gli attacchi condotti dopo il 1917 contro l’Unione Sovietica, o con l’embargo contro Cuba.
Proprio come in quei casi, l’effetto di annientare il nemico non venne ottenuto; ma gli vennero creati danni dai quali non si sarebbe ripreso.
Nell’arco dei primi decenni dopo l’indipendenza, il disordine interno trovò sfogo nel razzismo contro i bianchi, che vennero massacrati o fuggirono. Le piantagioni decaddero, l’economia andò in caduta libera, ed in assenza dei bianchi la colpa venne data ai mulatti, che erano diventati la nuova classe dirigente.
Gli sforzi dei primi governi furono tesi soprattutto a rianimare l’agricoltura, che - pur non potendo più essere una risorsa commerciale come prima - bastava tuttavia, in quei tempi di popolazione relativamente contenuta, a soddisfare le esigenze del consumo interno.
Fu soprattutto al fine di scaricare le tensioni sociali, e nella speranza di risollevare la situazione economica, che si tentò di riportare sotto il dominio haitiano la parte orientale dell’isola, caduta in mano spagnola - e l’insuccesso di questi tentativi è oggi attestato dall’esistenza della Repubblica Dominicana, la cui distanza culturale dalla Haiti francofona è, nell’arco di più di due secoli, diventato abissale (anche nel campo della pratica voodoo, come sa chi ha letto i miei articoli).
Il malcontento trovò invece sfogo in varie guerre civili (1867-69, 1881-1883, 1887, 1902), che avrebbero danneggiato l’economia definitivamente.
Fu in questo periodo che si cominciò a collegare, nell’immaginario collettivo, le tormentate vicende della nazione al dominio dei loa.
Quest’idea avrebbe gradualmente contribuito ad aumentare il livello di identificazione tra politica e voodoo; anche se, considerando il problema più razionalmente, la colpa delle disgrazie di Haiti avrebbe potuto piuttosto essere attribuita all’eccessivo ricorso ai crediti internazionali, che generava spirali incontrollabili di inflazione, corruzione e disservizi.
Gli Stati Uniti non avevano mai avuto molta voglia di immischiarsi nelle faccende haitiane, perché il dominio su quella nazione povera e isolata non gli sembrava funzionale al loro progetto di colonizzazione mascherata del Centro e Sud America (che era, a quei tempi, incentrato soprattutto sull’acquisizione del pieno controllo sul Canale di Panama); però nel 1915, per iniziativa di Woodrow Wilson, occuparono l’isola, per scongiurare il timore che l’instabilità del sistema politico potesse farne una sede di attività a loro ostili.
In quel periodo, vennero avviati anche ad Haiti gli stessi progetti standard che consentivano agli USA di avere voce in capitolo nelle altre repubbliche centroamericane: infiltrazione di uomini di fiducia nelle dogane, nelle pubbliche amministrazioni e nelle banche, foraggiamento di politici che si impegnavano in favore della democrazia liberale e delle aperture internazionali nel commercio, apporto di tecnici per potenziare le infrastrutture che stavano loro a cuore, come i porti, le comunicazioni ed il settore sanitario.
E tuttavia l’occupazione statunitense, che si prolungò fino al 1934, non lasciò un buon ricordo - soprattutto perché, nell’opinione degli Haitiani, gli Stati Uniti si identificarono con il Paese dei capitalisti arroganti, che percorrevano le strade dell’isola in automobile a grande velocità, senza neanche fermarsi se gli capitava di investire qualcuno; dopodiché, nel secondo dopoguerra, le notizie dall’America sulla repressione dei diritti dei neri non avrebbero di certo contribuito a migliorare questa immagine.
Una nuova intensificazione dei rapporti USA-Haiti ebbe luogo con la guerra fredda; ma, sulle prime, piuttosto limitato dal fatto che la situazione haitiana rendeva improbabile la formazione di quel milieu terzomondista costituente il presupposto necessario all’influenza sovietica.
Vennero peraltro incrementati gli aiuti economici, in cambio della non interferenza con gli interessi americani nel Paese.
Poi, negli anni cinquanta, la lezione della Corea indusse l’amministrazione Eisenhower ad avviare un programma di penetrazione ai vertici degli eserciti del terzo mondo, accompagnata da investimenti nella modernizzazione delle forze armate che si sarebbero rivelati ben più vincenti del ricorso all’ideologia; e sarebbe stato lo choc - ancora più forte - della rivoluzione cubana, a designare nei Caraibi uno dei campi d’azione più importanti di questa svolta.
Fu quella la congiuntura che avrebbe spinto François Duvalier (1907-1971) - fino ad allora uno sconosciuto capo di stato del Terzo Mondo, come ce n’erano tanti - al centro della scena.
Era stato eletto alla presidenza nel 1957, dopo essersi creato una buona nomea come medico, da cui gli era venuto il soprannome di Papa Doc; e, sebbene i suoi studi di medicina si fossero svolti negli Stati Uniti, la sua politica era stata caratterizzata fino a quel momento da una connotazione anti-USA che riprendeva l’avversione dell’haitiano della strada nei loro confronti.
Ma, per pagarsi l’ascesa al potere, Duvalier si era circondato di finanziatori talmente avidi che dopo la sua elezione l’economia conobbe quasi subito un nuovo tracollo.
Dapprima egli cercò di rimediare facendo il contrario di ciò che aveva promesso, ovvero nuovi espropri, a scapito dei piccoli proprietari ed a vantaggio delle multinazionali; poi, quando Castro prese Cuba, vide in questo la sua grande possibilità, e decise di proporsi agli USA come il campione dell’anticomunismo nei Caraibi.
A questo avrebbe fatto seguito il varo di numerosi provvedimenti, che svuotavano la parola democrazia di ogni significato.
Inaspettatamente, ed a dispetto del conclamato disinteresse degli Haitiani verso la politica, l’opposizione a questa svolta si rivelarono piuttosto consistenti; ma, già nel 1958, l’esercito contava nelle sue schiere un numero sufficiente di ufficiali duvalieristi da consentire a Papa Doc di affogare ogni protesta nel sangue.
A mano a mano che passavano gli anni, spinse sempre più a fondo sull’acceleratore, autonominandosi nel 1964 Presidente a Vita e Padre della Nazione.
Il suo modello di dittatura era in parte caratterizzato da elementi comuni ad altri regimi totalitari - così il razzismo, il nazionalismo, le adunate di massa, la violenza, i campi di concentramento, l’idea di Stato-espressione dei cittadini sostituita dallo Stato-espressione di un gruppo elitario, l’assenza di politiche in favore delle classi deboli attribuita al sabotaggio da parte di fantomatici nemici; ma c’erano anche elementi originali, che attirano l’attenzione come frutti di una inquietante creatività del male - primo fra tutti, senza dubbio, il ricorso al voodoo.
Da giovane, Papa Doc aveva avuto occasione di studiare il voodoo nel periodo della sua adesione al movimento noirista, che valorizzava le tradizioni dei neri haitiani; ed aveva anche raggiunto la dignità di hungan, che si era rivelata utile negli anni in cui percorreva i villaggi in qualità di medico - infatti, nella forzata scarsità di medicine e di mezzi, l’offerta ad un loa poteva suggestionare beneficamente il malato, integrare le cure e qualche volta sostituirle.
Non aveva, tuttavia, mai pensato a dare pubblicità alla cosa, perché dai tempi dell’indipendenza il rapporto tra voodoo e cultura ufficiale non era cambiato di molto - pesava contro il voodoo soprattutto la contrarietà delle élite haitiane, che non stimavano opportuno aggiungere ulteriori problematiche alle difficoltà loro riservate perché erano neri.
Non erano mancati, in verità, intellettuali che si erano mossi in senso contrario, battendosi per la promozione del voodoo in quanto carattere culturale del Paese - così Milo Rigaud e lo scrittore noto come Her-ra-ma-el, dei quali più volte ho parlato; ma i loro tentativi di inquadrare il voodoo nella rivalutazione della negritudine non erano stati un successo.
E tuttavia, nel secondo dopoguerra e nel pieno della decolonizzazione, le cose stavano lentamente cambiando; e Papa Doc comprese di avere nelle proprie mani abbastanza potere per provare a cavalcare la tigre, associando nel modo più stretto la mitologia del voodoo e quella dello Stato.
Fu senza dubbio rilevante la sua capacità di creare e consolidare quel troisième niveau de vaudou che era mancato ai tempi dell’indipendenza: il voodoo come espressione della grande famiglia-Stato, con la foto del Presidente contornata dalle immagini dei loa sull’altare di casa.
Non era neanche questa una stretta peculiarità del duvalierismo - basti pensare al culto della personalità nei Paesi del socialismo reale - ci sono ancora oggi, in Cina, gli altari domestici con la foto del Presidente Mao; però i caratteri specifici del voodoo consentono di migliorare questo schema di parecchio, con l’installare a capo dello Stato non un uomo, ma un dio.
Come ben sanno gli esoteristi tradizionali, non è una differenza da poco: se al governo c’è un dio, la presunta legittimità del suo potere metafisico giustifica ogni arbitrio, blindando il concetto di autoreferenzialità del potere.
Sembrò che il destino congiurasse in favore dei progetti di Papa Doc, anche se in un modo che doveva rivelarsi per lui spiacevole: il 24 maggio 1959 ebbe un grave malore, rimase in coma per nove ore, e quando riaprì gli occhi tutti restarono sconcertati dal cambiamento che in lui era avvenuto, perché sembrava essere diventato un’altra persona.
Aveva anche cambiato voce, e prese ad esprimersi nel tono afono e roco del Baron Samedi, il loa associato alla morte, il cui culto è contrassegnato da pratiche violente.
Molti haitiani si convinsero allora che il loa avesse approfittato della sua temporanea assenza di consapevolezza per invasarlo; e dopo quel giorno, il terrore che la sua persona era in grado di suscitare crebbe ancora più.
Da allora, Papa Doc cominciò a mostrarsi in pubblico acconciato come il Baron - cappello a cilindro, occhiali scuri, un grosso sigaro in bocca.
Il passo successivo consistette nell’adozione della terminologia del voodoo nei suoi discorsi; e, come ai tempi in cui abbinava le cure mediche al ricorso ai loa, immenso si rivelò per lui il vantaggio di potersi esprimere in un codice che ad Haiti veniva compreso da tutti, anche dai più incolti, cosa che non si poteva certo dire del linguaggio della politica.
Come il Ra-Osiride degli Egizi (dal quale discende attraverso la Società degli Aun-Thom-Bha), anche il Baron ha il potere di scegliere chi entra nel mondo dei morti, valendosi di un esercito di loa minori dall’aspetto simile al suo.
Papa Doc reclutò il primo nucleo dei suoi famosi Tonton Macoutes nelle prigioni, offrendo ai delinquenti più sanguinari la grazia in cambio della fedeltà; e quando il popolo vide che i militanti di quel gruppo sembravano misteriosamente immuni dalle attenzioni della polizia, le sue file si gonfiarono enormemente, grazie all’apporto di molti giovani contadini.
Così, il numero dei Tonton (il cui nome ufficiale era Volontari per la Sicurezza Nazionale - VSA) toccò i trentamila: molti di più dei militari, i quali non solo non avevano alcuna possibilità di controllarli, ma erano spesso essi stessi vittime delle loro malversazioni.
Il nome che Papa Doc aveva dato alla sua polizia personale non era scevro da un certo senso dell’umorismo: Tonton Macoute (Tio Macuto nel voodoo dominicano) è infatti il nome di un loa minore, un piccolo orco che vive in un cesto di giunchi intrecciati, e … somministra memorabili sculacciate ai bambini che si comportano male.
La cosa più spaventosa dei Tonton era che riproducevano il Baron Samedi nella mimica dei volti, indossando grandi occhiali neri che ricreavano l’effetto delle orbite di un teschio, atteggiando la bocca ad un perenne ghigno con i denti in fuori; e sarebbe stata proprio questa nota spettacolare a fare delle loro imprese la gioia dei giornalisti americani.
Il più grande segreto di Duvalier - per cui molti giurano che egli sia stato il più grande bokor (hungan specializzato nelle pratiche di magia nera) di tutti i tempi, sono i rituali per la zombificazione della società, che ancora oggi vengono tramandati entro cerchie ristrette.

Lo zombi, come è noto, è un defunto che torna vivo grazie all’opera di un bokor; la sua rianimazione però, come abbiamo visto nell’articolo Metafisica dello zombi, non può essere considerata alla stregua di una completa resurrezione anima-corpo, bensì di una specifica parte dell’essere post mortem, il cosiddetto Respiro delle Ossa.
Caratteristica dello zombi è la sua completa possibilità di manipolazione da parte del bokor che l’ha resuscitato; dopo che egli ha ottenuto dallo zombi ciò che voleva, lo abbandona alla putrefazione.
Ora, la scommessa di Papa Doc fu di trasporre la pratica di rianimazione del singolo individuo alla coscienza collettiva del popolo haitiano. Lo uccise dapprima con il terrore, con la sensazione che ogni forma di opposizione al governo dei loa fosse una lotta contro gli dei dalla quale non si poteva uscire vincitori; lo uccise poi con il soffocamento di ogni attività ed iniziativa, con la manodopera a basso costo, con l’estrema povertà, fino al triste punto in cui l’esistenza individuale dell’Haitiano si poteva identificare con quella di un cadavere vivente, completamente asservito ad una sorta di cimitero-famiglia-Stato.
Non era, quest’ultima, soltanto una fantasia: infatti la ritualità per la zombificazione di massa prevedeva la frequente ripetizione dei riti di zombificazione individuale, che vengono da sempre celebrati nei cimiteri, da parte dei Tonton Macoutes, e delle mambo a loro legate.
Stando così le cose, nessun Haitiano poteva giurare che un defunto della sua famiglia non fosse stato risuscitato e trasportato nel palazzo presidenziale, affinché Papa Doc potesse celebrare sul suo cadavere un’operazione di magia nera.
Con il trascorrere degli anni, la zombificazione di massa portò alla paralisi più completa della vita sociale; e - di concerto - al massimo possibile di manipolazione dell’individuo da parte dello Stato, secondo standard che neanche Hitler avrebbe saputo immaginare.
Nel 1962, il presidente Kennedy decretò la sospensione degli aiuti USA al regime, e l’anno dopo fu assassinato, un evento che fu seguito dal tempestivo ripristino dei finanziamenti. Molti Haitiani giuravano che il suo omicidio fosse il frutto di un rituale messo in atto da Papa Doc, e si convincevano sempre più che chiunque lo ostacolasse era destinato a morire.
Terribile fu la sorte dei 13 studenti haitiani che sbarcarono sull’isola, nell’estate del 1964, illudendosi di poter ripetere l’impresa del Granma a Cuba: in undici vennero uccisi, e i due superstiti vennero giustiziati al cospetto dei bambini delle scuole, che Duvalier aveva ordinato fossero portati lì perché imparassero il destino che toccava ai suoi nemici.
Il giorno dell’esecuzione venne proclamato festa nazionale, ed il filmato ritrasmesso ciclicamente alla tv per alcune settimane.
Duvalier scoprì poi che molti tra i ribelli erano originari della cittadina di Jérémie, e diede ordine che una parte dei suoi abitanti fosse massacrata.
Si stima che, nel corso dei quattordici anni da lui trascorsi al potere, le persone assassinate siano state più di trentamila.
Il modo in cui il voodoo venne esercitato ai tempi di Papa Doc influenzò non poco la nomea negativa che accompagna ancora oggi questa bella tradizione iniziatica.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1971, la presidenza passò a suo figlio Jean-Claude, detto Baby Doc; il quale, però, fu costretto a scendere a compromessi con l’esercito e con la élite mulatta.
Questo confermò l’impressione che il suo potere fosse inferiore a quello del padre, e diede a molti hungan il coraggio di defilarsi dal voodoo di Stato.
Baby Doc commise allora l’errore di cercare il sostegno delle chiese cristiane, generando nei voodooisti favorevoli al regime la più viva indignazione; e come se questo non bastasse, al popolo era invisa sua moglie Michéle, ostentante una vita lussuosa che ai poveri sembrava un insulto.
Nel 1986 Baby Doc fu costretto a lasciare il potere, e questo segnò la fine della commistione diretta tra voodoo e politica; tuttavia lo stato di apatia in cui gli haitiani erano precipitati non consentì il ritorno ad un sistema democratico solido, e la conseguenza più rilevante della caduta del duvalierismo fu il progressivo scivolamento verso una situazione di anarchia totale.
È degli anni novanta la costituzione di un nuovo partito duvalierista, con alcuni anziani Tonton Macoutes alla guida.
Il terribile terremoto del 2010, con il suo mezzo milione di morti, ha rafforzato la credenza che il Paese sia vittima della vendetta dei loa, per le cattive azioni commesse nel loro nome.


Daniele Mansuino


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