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Riflessioni Filosofiche

Riflessioni Filosofiche   a cura di Carlo Vespa   Indice

I punti del pensiero razionale

di Alfredo Canovi   febbraio 2011

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6)  IO INTERPRETO

La situazione viene contestualizzata nel mio vissuto.
E’ il momento in cui  valuto se la mia scelta è stata corretta oppure no, integrandola nel mio vivere quotidiano, rapportandola al grado dell’aspettativa che mi ero creato.
In pratica è la valutazione del grado di soddisfazione che ricavo dall’aver metabolizzato una speranza oppure una convinzione o ancora un’ideologia.
La fase della cementificazione, della definitiva implementazione è prossima, come la fase di un’eventuale delusione, se l’aspettativa di qualcosa viene disattesa nel modo più becero, la reazione del soggetto, come dicevamo prima, può essere diversa da persona a persona, comunque mai sarà costruttiva.
La rabbia, la delusione della mancata soddisfazione di  qualcosa che “ci avevano promesso” e che invece non arriva è, pesante soprattutto per le menti giovani, deboli poiché senza gli effettivi anticorpi della vita sono le più colpite, è come se la bevanda che usiamo come esempio, ci fosse stata proposta come un elisir per avere successo con l’altro sesso, per socializzare meglio ed invece (come è ovvio che sia)  da quando l’assumiamo non cambia niente, anzi…
Il passaggio propagandistico-pubblicitario da interdire è quello causa-effetto appena dimostrato, insegnare ai ragazzi la consapevolezza che la pubblicità, come tutto quello che scorre in televisione NON E’ LA REALTA’, è solo un sistema per costringerti a comprare qualcosa che NON TI SERVE, facendo leva sulle tue debolezze, in un inverecondo sistema di convincimento.

 

7)  IO ESPELLO

Altro punto fermo, altra conclusione di una serie di passaggi.
Diversamente dal precedente questo è positivo, in quanto si arriva alla convinzione che tutto quello passato finora non ci ha portato nessun miglioramento oggettivo, questo comunque dopo averlo attentamente valutato.
E’ però questo un punto in cui è molto difficile arrivare, anche quando ci si è resi conto che la bevanda non ha mantenuto le promesse.
Perché??
Perché il cervello è un organo “pigro”.
Una volta che ha assorbito, anche parzialmente, alcune idee, alcuni dati, alcune sensazioni o percezioni, se ne separa molto difficoltosamente, riavviare percorsi sinaptici alternativi  ad altri si dimostra sempre complesso, soprattutto quando si va avanti con l’età.
Quindi disfarsi completamente di un concetto valutato ed in parte implementato fino a questo punto diviene difficoltoso, e molte volte la matrice stessa di un’idea non viene cancellata completamente, rimane quella sensazione di “sospeso” che a volte ci capita di provare.
Questa è l’insoddisfazione, completa o parziale, di un nostro “progetto mentale”, del quale teniamo qualcosa, e questa cosa è possibile che un domani si risvegli …come un discorso lasciato in sospeso…e possa di nuovo ordire trame nel nostro inconscio, ecco perchè tutte le situazioni negative vanno risolte definitivamente prima di cominciarne delle nuove.
Come scritto in precedenza, la dissoluzione di idee espulse raramente è definitiva…devono entrare in ballo forze potenti…ciò che rimane è la matrice prima di un’idea, una lente cromatica attraverso la quale vediamo il mondo sfumato dal suo colore.

 

8)  IO TRATTENGO

Valutati in modo completo i contenuti  decido di avvalermi dell’utilità che mi può dare il nuovo pensiero…praticamente … mi piace la bevanda e quindi penso che la consumerò anche in futuro.
Quanto di questo pensiero sia razionale e quanto indotto dipende dal mio “grado di difesa” mentale, avendo appieno riconosciuto e valutato tutti i gradini che mi hanno condotto a questa convinzione.
Comunque la fase di sedimentazione è cominciata, dato che ora, per il momento, quelle che erano le mie aspettative si sono realizzate in tutto o in quella parte che io ritengo comunque soddisfacente.
Capirete anche voi che, come scritto inizialmente la prima fase della pubblicità/propaganda ha sortito il suo effetto, accompagnando il soggetto in ciascuna della fasi precedenti con variazioni mirate dell’arte del convincimento... ora però dovranno cambiare la strategia, da “attacco” a “difesa”, utilizzando criteri non più  per convincere ma per mantenere.
Ora comincia la fase più importante per il libero pensiero…
Non è che l’inizio…infatti…

 

9)  IO CRITICO

“Ogni epoca, all’infuori della nostra, ha avuto un proprio modello, un proprio ideale. La nostra  cultura li ha scartati tutti: il santo, il profeta, l’eroe, il cavaliere, il mistico… E quasi tutto ciò che ci è rimasto altro non è se non l’uomo bene adattato e privo di problemi, in realtà un surrogato estremamente pallido e dubbio della vera umanità. Saremo forse presto in grado di impiegare, a nostra guida e modello, l’essere umano che pienamente si sviluppa e realizza se stesso, quello nel quale tutte le potenzialità giungono alla totale pienezza, quello la cui natura interiore si esprime liberamente, anziché venire deformata, repressa o negata.”  (Motivazione e personalità di A. Maslow)

 

La capacità critica, nei confronti di ciò che si para davanti a noi, sia esso messaggio, idea oppure prodotto è una cosa dalla quale non bisogna separarsi mai, la diffidenza è quel processo difensivo che ci ha seguito, a volte non visto, ma presente, lungo tutto il nostro percorso di assunzione di un pensiero razionale, cioè ragionato, e che in questa fase assume una importante valenza critica.

 

É evidente la mancanza di validi «modelli» nella società contemporanea. Rimane l’individuo di successo, indipendentemente dal motivo per cui ha ottenuto il successo e la fama. Oggi si ricerca solo la visibilità, il riconoscimento della massa, mascherando la paura di riconoscere che non sappiamo chi siamo veramente e che cosa vogliamo veramente. In questo modo esorcizziamo lo spettro del fallimento e della solitudine
(da Trasforma te stesso di Fabio Guidi su Riflessioni.it)

 

Io critico… Cioè metto costantemente alla prova le mie convinzioni, non le lascio sedimentare mai perché le persuasioni troppo calcificate  diventano estremizzazioni, le quali portano ad estremismi, sul piano sociale o personale.
E’ un aspetto importante per la propria crescita psicologica il non dare mai nulla per scontato, in questo come in tutti gli altri fatti contingenti che popolano la nostra vita, rileggere sempre le proprie idee, confrontarle, limare loro gli spigoli, non rigettare aprioristicamente convinzioni, anche se diametralmente opposte alle nostre, prima di averci pensato un poco su, avendo provato almeno per una volta a metterti al posto di chi ti sta di fronte, dicendo quelle cose… non dico fisicamente, non solo, anche perché oggi molti scambi di discussioni o progetti avviene tramite internet, quindi tu non conosci chi ti si raffronta se non attraverso le sue idee, ma anche le sue menzogne oppure le sue false verità.
E qui il processo di analisi che sto portando avanti in questo scritto diventa indispensabile.
La critica è un processo necessario alla crescita, sia quella personale che quella esterna, si dovranno sempre scomporre le frasi e le idee proprie ed altrui in concetti semplici, in apparati in grado di giungerci alla cognizione con maggiore incisività, sintetizzarne le “singole proteine” che la compongono, trattenere le buone e scartare il resto, quello che salviamo diverrà un ottimo sostrato su cui germoglieranno nuove idee e convinzioni.
Come ho già scritto in precedenza, anche se pensiamo di scartare qualcuna delle nostre idee, ben difficilmente lo faremo totalmente, normalmente si tende a conservarne sempre la matrice, cambiando via via solo alcuni aspetti superficiali, ciò avviene per due motivi, orgoglio e pigrizia.
L’orgoglio tende a non permettere la sostituzione “in toto” perché non siamo mai pronti psicologicamente a scartare le nostre idee metabolizzate con quelle di qualcun altro…(questo può avvenire unicamente quando si esercitano pressioni psicologiche fortissime)…perchè comunque il nostro Ego lo vieta.
E’ una potente misura di sicurezza che attua il nostro cervello per impedire che nozioni totalmente nuove possano metterci alla mercé di qualcun altro, alla quale si aggiunge la “pigrizia” di dover nuovamente e faticosamente metabolizzare ex novo un intero, magari vasto ed importante, gruppo ci concetti intimamente legati a quello inizialmente concepito..
Ora arriva il difficile.
Definire un criterio che divida il grano dalla crusca, qualcosa che ci insegni a distinguere quello che si può conservare da quello che invece va eliminato.
Va da sé che una buona educazione a valori seri sia il primo passo, e qui si deve attivare la famiglia, come primo nucleo formativo, seguito subito dopo dalla scuola ed infine dalla società… ma se mai come oggi l’educazione dei genitori latita, succube di un sistema di lavoro sempre più pressante ed opprimente; dove la scuola in questi anni (volontariamente?) ha visto perdere la possibilità di fornire informazioni corrette e dopo la società, formata in primis dalla “compagnie” (dove per entrare devi essere vestito uguale agli altri, pensare come loro, sballare come rito ripetitivo), dal mondo del lavoro, sempre più snaturato, dove ormai sei solo un numero, e da una classe politica che ormai è divenuta unicamente protettorato di un potentato, allora socialmente ottieni valori completamente sballati.
Provo ora a dare un debole antibiotico a questa situazione malandata, è giusto chiedere…anzi pretendere dai familiari chiarimenti ed attenzioni, è bene sempre rimanere connessi a quel nucleo, che normalmente è la prima ed a volte unica egida che vi può proteggere dal mondo esterno.
Poi, coi piedi ben saldi nelle proprie radici, nell’affrontare il mondo esterno, valutate sempre ciò che vi si dice.
Analizzate bene i contenuti, confrontateli col vostro vissuto,e se vi rendete conto che può danneggiarvi, risolvete tutto, allontanando da voi le persone che possono nuocervi.
Da qui in avanti la strada del pensiero razionale è terminata, e comincia quella del pensiero ragionato, del “revisionismo” relativo alle proprie convinzioni.
Sta a voi valutare se la bevanda continuerete a berla oppure no.

 

10)  IO CAMBIO

Nulla dura per sempre. Ed ora un poco di sana retorica
L’intelligenza, per me, non è solo essere in grado di risolvere i problemi che si pongono di fronte a noi, quanto essere in grado di usare soluzioni diverse, via via più efficaci, per farlo.
La nostra natura è questa, da migliaia di anni cerchiamo soluzioni sempre migliori, che ci hanno portati, ahinoi, nell’ambito della guerra dalla clava al missile balistico intercontinentale, ma anche in quello della medicina dallo stregone all’antibiotico.
E’ nella nostra natura cercare sistemi più vantaggiosi,  paradossalmente per pigrizia, cioè l’uso del cervello per evitare di usare le braccia, il senso è questo, fare meglio col minor sforzo possibile.
Ora siamo in un momento, a mio avviso atipico nella nostra evoluzione.
L’uso della forza fisica ha raggiunto il minor punto possibile e con l’entrata in campo massiccia dei mezzi di comunicazione di massa, anche l’uso personale della propria capacità di scelta dovrebbe essere delegata a qualcun altro, così i nostri cervelli diventano il campo di una nuova battaglia per “addormentarli” così da poterli controllare meglio.
E’ necessario usare la propria intelligenza per migliorare anche se stessi, oltre all’ambiente che ci circonda, e quindi discutere con altri, leggere molto, documentarsi, farsi un’idea di come le cose succedono.
La base della nostra civiltà occidentale, il suo “momento aereo” fu quando prese il via la singolarità della cultura della Grecia antica, i cui filosofi per primi definirono i dogmi della conoscenza, con tanto acume e precisione fenomenale che le loro risposte sono ancora attive come criteri costitutivi in quasi tutte le branche della scienza e della filosofia.
A cosa fu dovuta questa nascita singolare della sapienza?
Dallo scambio di informazioni; gli allievi di un maestro non si limitavano a leggere i testi, ma interloquivano con esso, c’era uno scambio di idee, di pensieri, e quello che  egli dava  ai suoi scolari non era inferiore a quelli che loro davano a lui. Notate lo scambio di pensieri ed idee, cose che la nostra nozionistica scuola non comprende, non esiste nella scuola odierna, nemmeno in quella universitaria un professore disposto a cedere un poco del suo tempo, del suo “potere di induzione” per imparare dai propri allievi qualcosa.

 

Un vecchio adagio dalle mie parti recita “Sanno di più due stolti messi assieme che il Papa da solo” proprio per sottolineare questa natura prettamente umana che ha nel condividere, nello scambiarsi idee e progetti una sorta di accrescimento personale.
Si crea quel fenomeno chiamato Olismo, dal greco olos ("tutto, intero"). L'olismo è la teoria secondo cui l'intero è un tutto superiore rispetto alla somma delle sue parti. L'intero riveste quindi un significato diverso o superiore rispetto a quello delle singole parti  (in questo caso due o più persone che interagiscono consapevolmente) prese autonomamente.  (da Dizionario filosofico di Riflessioni.it)

 

E’ una perfetta sinergia che si crea quando due menti si fondono, si aiutano a risolvere problemi teorici anche vasti.

 

11)  IO TRATTENGO

Questo gradino, a questo punto della discussione non significa “trattenere in pieno una ideologia”,  oppure antiteticamente rigettarla completamente.
Significa semplicemente innestare una talea ricavata dalla scomposizione del messaggio appena arrivato nel fusto del vecchio pensiero mondato dai rami superflui.
Si cambia idea, ci si evolve e questo è il momento del pensiero in cui i produttori della bevanda che ci ha accompagnato finora, decidono di aggiungere un altro gusto ad essa, forti che ormai, arrivati fin qui, basta il "nome"…"Basta la parola" diceva una volta un noto spot della televisione degli albori, il nome è stato cioè impiantato nell’inconscio del soggetto…Facilitazione…che, appena ha sete pensa subito ad essa.
Capirete che non è una buona cosa, perché così siamo già stati soggiogati dal messaggio pubblicitario (o propagandistico, quando cioè si tende ad associare al nome di un partito, di un movimento o quant’altro unicamente la figura di un solo leader… la democrazia è pluralista per necessità, specie in queste pericolose degenerazioni).
L’unico modo per non arrivare a questo è un semplice esercizio di forza di volontà:

 

1) Quando la pubblicità di un prodotto diventa assillante automaticamente dirigersi verso un suo concorrente meno pubblicizzato… (questo riguarda anche la politica…)
2) quando si ha la voglia di acquistare qualcosa pubblicizzato bisogna chiedersi: “Ma mi serve davvero?”
3) almeno un paio di volte a settimana saper rinunciare a qualcosa che ci si era prefissi di comprare, automaticamente scarteremo quello meno interessante.
Risparmieremo soldi ed acquisiremo una mentalità meno egocentrica.
4) Saper guardarsi indietro.
E’ la peggior paura di chi pubblicizza prodotti, quelli chi ci spingono sempre avanti, ci bombardano di messaggi che ci dicono come vestirci, cosa mangiare, come pensare.
Invece, almeno un paio di minuti al giorno bisognerebbe fermarsi e guardare a chi sta peggio di noi, conoscere come vivono la loro vita le persone meno fortunate può essere in grado di farci vedere la nostra per quello che veramente è …in un mondo come questo, un vero colpo di fortuna!!!

 

12)  IO NON TRATTENGO
A questo punto il pensiero iniziale, dopo aver subito una serie di controlli, dopo essere stato sviscerato in ogni sua piccola parte e poi assorbito, dopo essere stato svalutato in una serie di “controlli di qualità” viene espulso per l’ultima volta.
Fine del viaggio

 

   Alfredo Canovi

 

Sempre di Alfredo Canovi consigliamo: L'utilizzo del cervello come arma di salvaguardia personale

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