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10 F.A.Q in Filosofia della Mente

Il dottor Andrea Gualtiero risponde ad alcune interessanti domande.

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6) L’istinto animale appartiene alla mente?
L’
istinto animale, secondo le considerazioni precedenti, appartiene senz’altro alla mente, sebbene si ponga in antitesi netta con la consapevolezza. Nel pensiero di Bergson l’istanza creatrice dell’evoluzione raggiunge il punto limite dell’occupazione verticale (nel tempo) di uno spazio abitativo lungo la dimensione istintuale dell’istinto esprimendosi nel mondo degli insetti. Orientata a creare una seconda dimensione spaziale, essa giunge, con l’uomo, ad un secondo punto conclusivo ed estremo attraverso la duttilità adattativa orizzontale dell’intelligenza libera, che consente ad un’unica specie l’occupazione di ogni habitat ecologico del pianeta. La consapevolezza, da questo punto di vista, non è che una collateralità individuale di un moto finalistico del succedere biologico nel mondo.

7) Esiste davvero una facoltà individuale dell’intelligenza?
L’intelligenza è la facoltà di organizzare in un compositum coordinato e conoscibile gli elementi che costituiscono l’accadere di un evento. Come tale essa è, non sostanzialmente, ma necessariamente individuale. Ciò significa che la cooperazione, nell’agire collettivo, è di fatto collaterale all’intelligenza, mentre è finalistica e intrinseca all’istinto. Secondo la psicologia esistono molte forme di intelligenza, che si applicano a condizioni e circostanze differenti del vivere sociale. Tali modalità, però, riflettono essenzialmente il sussistere di differenti prerogative, culturali e biologiche, tra gli individui che compongono la nostra specie e le conseguenti difficoltà di misurare una facoltà di base sulla scorta dei risultati ottenuti di fronte a problemi generali.

8) Esistono valori morali condivisi da tutti gli esseri intelligenti?
Poiché l’intelligenza è individuale, ossia caratterizza il sussistere di un soggetto all’accadere di un evento, la condivisione collettiva di norme etiche non può essere fondata su di essa. E’ più ragionevole indirizzare la ricerca delle condizioni normative della convivenza verso gli ambiti dell’affettività e dell’istintualità.

9) La mente e l’anima…
Nessun orientamento della filosofia della mente, se non sostenuto da un solido impianto metafisico, possiede i criteri per oltrepassare il margine della psiche in quanto interazione tra mondo e corpo. L’orizzonte contemporaneo del sapere non ci offre l’appoggio teorico per una metafisica che si voglia presentare come scienza.

10) La mente e un dio...
Non è possibile collegare la genesi della mente, in quanto espressione di una consapevolezza solo possibile, con l’immediato intervento di un ente esterno alle dinamiche con cui essa si diffonde nell’agone del mondo. L’ipotesi di una “guida” estrinseca a tali disposizioni eventuali deve necessariamente riferirsi ad una progettualità mediata e atemporale dell’una e dell’altro. Naturalmente, come in Anselmo, un atto di fede deve essere presunto alla radice stessa della possibilità dell’impressione di ogni evidenza.

Dr. A. Gualtiero
fonte: www.cidimu.it

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