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Realismo in arte e letteratura

 

Realismo (arte e letteratura)

In arte e letteratura, il tentativo di descrivere il comportamento dell'uomo e il contesto in cui vive o di rappresentare figure e oggetti come appaiono nella realtà. In molti periodi storici, in diversi paesi e in differenti ambiti artistici tendenze alla rappresentazione realista si sono alternate ad altre concezioni; il termine "realismo", tuttavia, è propriamente attribuito al movimento artistico iniziato intorno alla metà del XIX secolo, in reazione all'approccio fortemente soggettivo del Romanticismo.

 

Arte

In ambito artistico, il termine "realista", utilizzato per descrivere un'opera d'arte, ha indicato spesso la rappresentazione di oggetti o figure così fedele da poter anche risultare "sgradevole", specie se contrapposta a canoni di bellezza classica. Frequentemente utilizzato per descrivere scene di vita umile, il termine può anche implicare una critica delle condizioni sociali, presente del resto negli intenti del movimento che, in contrasto con la pittura idealista, esordì all'Esposizione di Parigi del 1855. Tra i suoi promotori furono i pittori francesi Gustave Courbet (Gli spaccapietre, 1850), Honoré Daumier e Jean-François Millet, le cui opere sono considerate rappresentative del realismo sociale. Il realismo ebbe largo seguito in tutti i paesi europei a partire dal 1860; in Italia vanno ricordati, tra gli artisti della prima generazione realista, Giovanni Fattori, pittore del gruppo dei macchiaioli, Antonio Fontanesi e gli scultori Adriano Cecioni e Vincenzo Gemito.
Le tendenze realiste nella storia dell'arte sono state rintracciate, dagli studiosi, nelle opere di artisti diversissimi tra loro. La lunga lista, talvolta discutibile, comprende Giotto, Caravaggio, Jan Vermeer, Jean-Baptiste-Siméon Chardin, per arrivare nel Novecento a Otto Dix e Georg Grosz, ai murales dei messicani Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros, fino a Renato Guttuso e agli artisti di Corrente che, sottolineando il rapporto tra arte e società, diedero valore alla realtà del contenuto.

 

Letteratura

Il realismo si affermò in letteratura nel XIX secolo, a partire dal 1840 ca. fino agli anni Novanta del secolo. Se già Hippolyte Taine aveva parlato di naturalismo a proposito di Balzac, i protagonisti della svolta realista furono in Francia Gustave Flaubert e Guy de Maupassant. All'origine di tale "riscoperta della realtà" in letteratura sta certamente l'approccio positivista sia nel campo della speculazione metafisica sia nei settori di una ricerca scientifica sempre più ottimista circa le proprie possibilità. È in tale contesto culturale che si impose la teoria flaubertiana dell'impersonalità come tecnica rappresentativa.
Il manifesto del realismo francese si può considerare il volume a più mani Les soirées de Médan (1880) i cui racconti si devono a Emile Zola, Joris-Karl Huysmans, Henri Céard, Léon Henrique, Paul Alexis e Guy de Maupassant, che vi concorse con la novella Boule de suif. Il realismo italiano espresse i risultati più alti nell'opera di Giovanni Verga, caposcuola del verismo, che a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso radicalizzò con esiti di potente originalità la poetica realista ispirandosi alla produzione di Zola. All'elaborazione di una poetica verista concorsero tanto a livello teorico quanto con le loro opere Luigi Capuana e Federico De Roberto, mentre influenzati dal realismo furono autori fra loro eterogenei come Mastriani, Rovetta, Matilde Serao, Emilio de Marchi, Edmondo de Amicis.
In Francia il nuovo romanzo "clinico" si imponeva anche nell'opera di Jules e Edmond Goncourt. In Germania, accanto alla produzione di molti narratori palesemente influenzati da Maupassant spiccano i drammi di Gerhart Hauptmann. In Russia, il realismo raggiunse vette insuperabili con i racconti e le opere teatrali di Anton Cechov. L'iniziatore del realismo inglese fu la scrittrice George Eliot, mentre i primi realisti americani furono Mark Twain e William Dean Howells. Henry James sviluppò il genere del romanzo psicologico.
Così come la scienza va in cerca dei fatti, gli scrittori realisti sono accomunati dalla volontà di descrivere in modo imparziale e oggettivo, o addirittura "scientifico", l'ambiente, le azioni e i caratteri senza operare scelte basate su criteri morali o estetici tradizionali. Una delle principali conseguenze del movimento realista nella storia del romanzo fu la perdita di importanza della trama, così come l'abbandono dei soggetti drammatici cari alla tradizione romantica, sacrificati in favore della descrizione della vita e delle tragedie quotidiane della piccola borghesia e del proletariato, le classi sociali più ampie e meno privilegiate nella società industriale.

 

Vedi anche dizionario Filosofico:

realismo filosofia

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