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Sul Sentiero

Anonimo - novembre 2007
capitolo 25 -
Elogio dell’Utopia
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Elogio dell’Utopia

 

Il termine “utopia” (da ou, non e topos, luogo: luogo che non c’è) è stato creato da Tommaso Moro, umanista inglese del Cinquecento, che così denomina l’isola di Utopia, sede della repubblica ideale. Il termine è stato usato, in seguito, spesso con un tono bonariamente ironico, per indicare la concezione di un governo e di una società di perfetti; si dice spesso di una concezione che aspira al Bello e al Vero che è “utopica” e che chi aspira alla fratellanza universale è “un utopista”.
In realtà, se guardiamo al passato, molte delle attuali conquiste scientifiche, sociali, tecniche, sarebbero state considerate dai nostri antenati “irrealizzabili” o “utopiche”: curare malattie prima inguaribili; viaggi fuori dell’atmosfera terrestre, abolizione della schiavitù; suffragio universale, diritto all’istruzione; telefono e televisione…
Dobbiamo tali progressi a pochi uomini che hanno saputo guardare oltre il limite del loro tempo e, con la loro intelligenza, il loro sacrificio e la loro lungimiranza hanno preparato il Bene maggiore per il maggior numero. Più volte, nella Storia, è accaduto che tali uomini, considerati “utopisti”, hanno fatto avanzare l’umanità d’un colpo, o più gradatamente, con una scoperta scientifica, una innovazione tecnica, una riforma sociale o religiosa, una nuova concezione filosofica o psicologica: Volontà di Bene, Intuizione preveggente e lavoro indefesso hanno consentito la concretizzazione sul piano fisico dell’Utopia.
Ad Essi, Fratelli maggiori, va la nostra gratitudine; a noi tutti appartiene l’impegno di fare della nostra Terra il mondo dell’Utopia realizzata.

 

A tali esempi si ispira l’aspirante-ricercatore “di libero pensiero” del nostro tempo; egli sente come desueti  dogmatismi, confessionalismi e gregarismi; è centrato su di sè ed è emotivamente indipendente. Comprende i “segni dei tempi” e ne asseconda creativamente i fattori evolutivi. Potrà raggiungere i suoi fini con maggiore immediatezza poiché ha strutturato potentemente Volontà e Proposito.
Sente di vivere il passaggio tra l’Età dei Pesci e la Nuova Era, o Età dell’Acquario, il ciclo della civiltà umana, oggi agli albori, ai cui principi di innocuità e condivisione si ispireranno le nuove Comunità e i nuovi Gruppi umani.  Essa è caratterizzata dall’emergere di energie più raffinate e dalla manifestazione di più elevati impulsi dell’anima. Questi elementi, se assecondati da anime mature, porteranno l’umanità a vivere il processo evolutivo su di una spirale più alta.

I principali sviluppi, in parte già in atto, sono:

  • il passaggio dell’umanità dal piano emotivo al piano mentale, dove “tutto è più chiaro”;

  • la graduale osservanza, da parte degli uomini, della Legge dei retti rapporti, favorita dallo stabilizzarsi di tale processo;

  • l’assiduo studio scientifico delle Leggi dell’Universo, che sempre più conferma gli antichi principi esoterici. Esso potrà segnare la fine della “fede dogmatica” dei confessionalismi, tipica delle trascorse età;

  • l’empatia e la comprensione amorevole come pratica quotidiana di vita;

  • il sentimento profondo dell’unità del genere umano, che sfocerà nella cittadinanza mondiale;

  • modalità di vita creative, improntate alla Gioia e alla Cooperazione, che sostituiranno il conformismo dell’era appena conclusa;

  • azione di gruppo basata sul senso della Coerenza e della Sintesi.

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