Le Finestre dell'Anima
di Guido Brunetti indice articoli
Dio come terapeuta
Febbraio 2019
In questi ultimi anni, le neuroscienze stanno cercando di comprendere, tra l’altro, gli effetti neurologici, mentali e affettivi dell’idea di Dio, del sacro e del trascendente. Le tecniche di brain imaging mostrano che la fede in Dio modifica il funzionamento del cervello, i circuiti emotivi si attivano, mutando i legami di attaccamento, la resilienza e le interazioni sociali, creando valori etici, culturali e sociali, e aiutandoci ad affrontare le ansie e le difficoltà dell’esistenza. Le ricerche poi indicano che il bisogno di Dio è un fenomeno mentale che “caratterizza - afferma Boris Cyrulnik in “Psicoterapia di Dio” (Bollati Boringhieri, Torino 2018) - la condizione umana in ogni cultura”. Da sempre, il bisogno di Dio è “tipico” dell’esistenza umana, dunque è un sentimento universale, un istinto primordiale.
La nascita della spiritualità e delle divinità emerge “ancor prima della civiltà”, come mostrano gli studi di archeologia e antropologia. La risposta poi al problema di che cosa facesse Dio prima di creare l’universo viene fornita dal grande pensatore cristiano Agostino. Il tempo - egli afferma - è stato creato quando Dio ha costruito l’universo. Pertanto, la domanda è “priva di significato”: prima della creazione del cosmo il tempo semplicemente non esisteva, con ciò concordando con le idee fornite dai fisici di oggi (Hawking).
La riflessione sull’idea della spiritualità e del divino si è sviluppata a partire dai primi filosofi. Il punto più forte di riferimento in materia resta Platone considerato l’“inventore” dell’anima, una sostanza spirituale indipendente dal corpo e immortale, ritenuta, similmente al suo maestro Socrate, una essenza universale, l’archetipo di tutte le cose esistenti. L’artefice divino di tutte le cose è il Demiurgo, il Dio del Cristianesimo. Per il filosofo greco, la dimensione divina è l’esigenza più profonda di ogni uomo.
Il bisogno della spiritualità si manifesta fin dai primi anni di vita del bambino, quando il suo cervello - come concorda Cyrulnik - “stabilisce con Dio un rapporto affettivo” acquisito per imprinting sulla base di modelli genitoriali e di codici ambientali, sociali ed etici. Nel fanciullo, lo sviluppo del sentimento religioso è dunque legato agli scambi che intervengono tra dimensione neurobiologica e dimensione socio-culturale. Un ambiente familiare modellato da istanze affettive di attaccamento e da istanze spirituali e religiose “si imprime biologicamente nel nostro cervello”. La spiritualità diventa inoltre un prezioso fattore di resilienza” (Manciaux).
“Credere in Dio genera un insieme di benefici effetti sul corpo e sulla mente” (Beauregard, O’Leary), modificazioni neurologiche, uno stato di calma e di sedazione, allevia l’ansia e le inquietudini della vita, vantaggi nel processo di socializzazione. L’apprendimento del senso del divino consolida inoltre il gruppo e crea in ogni membro della comunità un “forte collante familiare, costituendo un forte elemento di integrazione, autostima e trasmissione di principi e valori morali. La spiritualità assume in sostanza il carattere di un fenomeno “biologico, affettivo, culturale e sociale”.
Dio assume così la figura di terapeuta, una figura di attaccamento, che gratifica, rassicura, incoraggia, pacifica e protegge, attenuando la percezione della sofferenza. Per questo effetto protettivo, rassicurante e calmante, nella vecchiaia si verifica un autentico ritorno a Dio, come mostrano alcune ricerche.
Il senso del sacro e del trascendente “appaga” infine molteplici bisogni: cognitivi, emotivi, relazionali e morali, divenendo un fattore di elevazione etica.
Concludendo, diciamo che sia la scienza che la spiritualità sono alla ricerca di capire le grandi questioni dell’esistenza, la natura e il posto nel mondo, il problema delle origini e del senso della vita, l’esistenza di Dio. Per noi, la vecchia narrazione del conflitto tra scienza e spiritualità deve essere definitivamente superata, in quanto espressione di ispirazione ideologica (McGrath). Scienza e credenze rappresentano due forme dell’esperienza umana. Sono entrambe manifestazioni del pensiero.
Guido Brunetti
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