Troppo ascoltata, poco sentita?
Potrebbe essere come per l'arte visiva, un'inflazione di immagini e suoni?

Questa cosa la si vive a livello personale, il sentire dentro intendo.

Per me no, non c'è crisi artistica musicale: vedo che i ragazzi continuano ad appassionarsi, a formare dei gruppi in cui cercano di suonare, che conoscono e cercano gruppi sconosciuti, che sono attenti alle novità.

Non importa se poi la qualità da un punto di vista "estetico" risulta ad altri pessima.

Poi per noi puristi rimane sempre il ritorno ai nostri archivi personali, magari un po' impolverati... ma che musica Maestro!

Daccordo, però noterai anche tu la differenza che i gruppi emergenti hanno rispetto a quelli affermati; nel senso che quelli di giovani emergenti esprimono ancora la musica come arte perchè la loro passione è pura non ancora contaminata dalla necessità di guadagno o dal comporre musica per arricchirsi, oppure i loro testi fanno ancora scandalo sensa seguire una corrente magari giàù affermata per tenersi, per modo di dire, a "galla" e non affondare nell'abisso dei dimenticati.
Se anche i Grandi di adesso si comportassero così... ...parleremmo meno di musica-spazatura e più di musica-arte.

Si', troppo ascoltata, poco sentita.

Per questo, secondo me si riesce a vendere anche cio' che non trasmette nulla in termini emotivi, perche' la gente spesso non ascolta.
Ed acco allora la strada spianata per chi commercia.

Se l' Arte e' trasmissione di emozioni attraverso una tecnica precisa, al momento la musica e' una forma d'arte in difficolta'.
Io l'adoro, adoro l'opera, il blues, adoro la potenza e lo struggimento, l'allegria e il trasporto, ma e' vero che a volte sento come un sorta di "ripetizione" all'interno della musica stessa, e allora mi lancio alla ricerca, musica araba, indiana, aborigena, medioevale...ma alla fine, mi sembra che ci debba essere un "esaurimento".
E' una sensazione orribile.

Eppure, per ora, l'emozione la provo ancora.

Già la musica come ogni forma d'arte, in mancanza di nuova linfa viatale, tende a consumarsi e a perdere di significato.

Ho sempre visto la musica,(soprattutto da quando è diventata leggera),come un potentissimo stetoscopio, in grado di far emergere il pathos, inteso come passione-sofferenza, di un determinata epoca, di determinati movimenti culturali.

Negli anni 60 esprimeva il dionisiaco di quei tempi, poi con l'avvento del consumismo, sottolineo avvento, nascono personaggi come Morrison, dediti alla morte, la presumono, la sentono, nasce la corrente pessimistica della musica.
Nel 91 muore Cobain, la sua voce, l'ultimo urlo straziato di una musica che non ha più niente da esprimere, e poi il vuoto.
La musica dal 91 in poi, è puro diletto commerciale, perchè il consumismo si è radicato, i musicisti suonano un mondo grigio, o meglio incolore.
Ma non disperate, la musica( quella da me e da molti considerata tale) tornerà, quando le cose andranno peggio, quando l'espressione sarà di Nuovo una necessità, e non un diletto economico.Tra poco...

Caspita.. Ed i Sigur Ròs ??
O la voce-esperimento della Bjork??

La musica come reale espressione artistica non morirà mai, penso..
essendo un'esigenza della creatività umana
del più semplice respiro..


Gyta

Lo spero.
Spero davvero che le cose non andranno peggio senza almeno una colonna sonora.

Speriamo, ma il denaro è talmente corrosivo e persistente che ci vorrà del tempo prima che la buona musica ritorni e sostituisca l'attuale musica-danarosa nata al solo scopo di produrre soldi e di non trasmettere nulla (oltre che avere un basso contenuto musicale in quanto qualità dell'esecuzione); andando però ad ascoltare i concerti delle band emergenti però si nota che una qualche speranza forse c'è, di gente che fa musica perchè gli piace farlo e non per i soldi.

Non so se è il denaro la causa di un impoverimento artistico.
La musica commerciale in fondo è sempre esistita: quando i Grandi componevano opere esistevano anche musicanti che accontentavano orecchi meno esigenti con canzonette di facile ascolto.

Ogni cosa ha la propria funzione, è giusto che esista anche la musica usa e getta, se accontenta un mercato.

Credo che ora a differenza di un recente passato sia molto piu' semplice produrre musica: ci sono anche software appositi che simulano di tutto.

E' anche piu' facile farla ascoltare: basta un sito con i propri pezzi.

Quindi numericamente la musica si è moltiplicata, e i canali anche.

Tutto a disposizioni di tutti, non era in fondo il grido degli anni '60: "la creatività al potere"? Ovvero l'arte fatta da chiunque, non solo da chi dispone di mezzi o tecniche.

Lo svantaggio forse è proprio il danno alla qualità: se qualche decennio fa per produrre un'opera erano necessari studi di conservatorio, ora non piu'.

Basta l'idea, a volte nemmeno quella: basta proporre qualcosa di cui far parlare i giornali, anche se di basso livello, anzi meglio.

Questo è il mercato piu' odioso, quello che instaura un giro vizioso di idee malate sul fare musica.

Ma cio' non toglie che esistano ancora persone che hanno capacità e creatività autentiche.

Piu' difficile scovare le perle in mezzo al marasma, questo sì.

E' più facile che il marasma inghiotti le perle pittosto che il marasma produca perle, non intendo dire che non esitono più artisti, ma c'è una sorta di "qualunquismo musicale" per cui gli artisti sembrano essere tutti uguali a scapito della creatività, per il fatto che un moso o uno stile musicale permettano di guadagnare soldi più facilmete.
Quesyo è nocivo alla musica intesa come arte e al suo senso di creatività.