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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 29-07-2005, 19.39.26   #1
Michele
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Lightbulb Ricambio generazionale

La politica: ipocrisia...
E' vero ma non possiamo rimanere inermi davanti a quello che sta succedendo alla nostra Italia...recessione e scompiglio provocando anarchia....
Di recente entrando all'interno della politica che comanda, la mia Regione...ho notato ed appreso con molto sconforto che i "vecchi politici" non fanno altro che portare avanti la teoria dell'individualismo sia egli di destra, centro o sinistra...mandando la collettività alla deriva economica e non solo;
Ecco perchè rammento un ricambio generazionale....volto alla collettività ed al patriottismo come lo vivono certe nazioni a noi ben note...e ciò può avvenire solo in un modo unendo le nostre forze perchè il futuro ...è dei giovani...

Uniamoci, Uniamoci, Uniamoci, Uniamoci e Uniamoci
fratelli d'Italia

Ultima modifica di Michele : 29-07-2005 alle ore 19.52.34.
Michele is offline  
Vecchio 29-07-2005, 19.44.31   #2
Michele
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Ricambio generazionale

La politica: di recente e con molto sconforto ho notato che i "vecchi" politici hanno un motto: accaparrare quanto è più possibile prima di .............. questo non crea altro che uno svantaggio in termini economici alla collettività e cioè, usando un rafforzativo "a noi"...
La soluzione c'è...ed è molto semplice usando la logica delle cose
...................
Michele is offline  
Vecchio 29-07-2005, 21.37.55   #3
kraMer
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L'avatar di kraMer
 
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Sempre a meno giovani interessa la Politica. Un pò per come essa si autodipinge ai nostri occhi (uno schifo..), un pò per una sorta di menefreghismo insito in molti giovani del giorno d'oggi.

Almeno così sembra agli occhi di un giovane che osserva i suoi coetanei, e se ne rammarica..
kraMer is offline  
Vecchio 30-07-2005, 09.19.37   #4
SebastianoTV83
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Chi dice che la politica è ipocrisia conosce poco della politica e non ha mai letto "il Principe" di Machiavelli. I politici sono ipocriti, i vescovi possono essere corrotti ma la politica e il cristianesimo rimangono modelli ideali intoccabili. Sta all'individuo realizzarli in sé.
Il disinteresse politico di molti giovani, la tendenza rinunciataria di molti anziani dimostra solamente che loro per primi non hanno il coraggio o non sono capaci di avvicinarsi come individui all'ideale di politica. Ricordo che se si è vittime di un sopruso e non si è colpevoli si è nel giusto. Altrimenti, nel torto. Meglio essere nel giusto o nel torto?
SebastianoTV83 is offline  
Vecchio 30-07-2005, 10.58.20   #5
antonio greco
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PROBLEMA GIGANTE

Cari Amici,

mi fa piacere leggere le vs valutazioni, che girano attorno alla "politica=ipocrisia".

Sono dieci anni che io, emigrato, lo dico, anche se in modo un po' diverso. Lo sapete che non puo' essere altrimenti, in Italia ?

Alla scoperta di Tangentopoli , TIME scrisse: "Gli Italiani sorpresi, scoprono Tanget. e sono incavolati contro i farabutti del centrosinist., che hanno introdotto la corruzione. NOn sanno che la combutta di Tangentopoli é perfettamente rappresentativa della mentalità italiana oggi".

Io, emigrato, confermo e vi dico: puo' sparire la corruzione in un Paese che, pur avendo il primato in U.E. della corruzione, ha eliminato i Bastoni e le Carote ? In un Paese che continua a dare numerose prove di non sapersi gestire, che gestisce la giustizia, in modo da arrivare a questi risultati: col premier d'Alema la % di delitti impuniti era 70 %. Col premier Berluca essa é salita a 82 % ? Un Paese che non si chiede come combattere la CORRUZIONE ?


Voi avete un prblema gigante: quello dei N.C.I. (nuovi comport .ital.), per sparizione dei VALORI, dei Bastoni e delle Carote... !


Vi propong di seguito alcuna valutazioni in merito;

Antonio Greco
antonio greco is offline  
Vecchio 30-07-2005, 11.05.42   #6
antonio greco
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UN MONTE DI COCCI

LETTERA DALL' EUROPA

A Roma c' é il monte dei cocci. Cocci accumulati dagli antichi Romani. Cocci di costruzioni diroccate, di manufatti invecchiati. Cocci.

Anche nello Stivale c' é una montagna di cocci. Cocci accumulati dagli Italiani, nei decenni, con leggerezza. Una buona parte é stata buttata alla fine del secolo XX. Cocci di tutti i tipi e colori.

Cocci da occasioni perdute, da promesse non mantenute, da fatue illusioni poi smontate, da programmi iniziati ma poi falliti, o dimenticati, da successi mancati. Cocci. Per incapacità, per incoscienza, per insipienza, per incoerenza o leggerezza. Cocci generati da panzane, chiacchiere fatue, vendute al pubblico da pacchiani oratori. E accettate spesso da una cultura mediocre, la quale privilegia il football di serie A e le soubrettes svestite di serie B. E ammanta talvolta la furberia di un aspetto intelligente.

Molti cocci sono dovuti ai cinque spettri che aleggiano sul Bel Paese: superficialità, rassegnazione, irresponsabilità, comparaggio, allegra gestione. Altri cocci dovuti alle distruzioni di un sistema, che non sa sciegliere le persone giuste al posto giusto, ma sceglie invece le persone più spinte al posto più remunerato. In Europa si chiamerebbe la "selezione negativa", in Italia si chiama "il sistema".

Cocci incoscienti, gettati da chi ha creduto, ideologie complici, a programmi politici. I quali si sono poi rivelati mezzucci per andare al potere, poi dimenticati nella confusione creata dal sistema Italia di fine secolo XX. Confusione di proposte non studiate, di problemi non chiariti, di trovate non ragionate.

Ma sempre cocci. Cocci che si son trovati sul percorso del treno Italia. Treno programmato negli anni '60 come treno ad alta velocità. Con gli anni divenuto un accelerato, che si ferma a tutte le stazioni, anche quelle impreviste. I ferrovieri non sono stati formati infatti all' organizzazione, alle segnalazioni ed alla manutenzione. Per cui sono essi stessi sorpresi di tante fermate. E chiedono lumi al capotreno.

Ma che puo' fare un capotreno, che non ha gli strumenti per l' alta velocità ? Che non sa neanche quali leghe, olii e motori sono necessari per permettere al treno gli attesi 300 km/h ?

La quantità di cocci sembra aumentare. Rischia di espandersi in ogni regione, in ogni fabbrica, in ogni impresa. Mentre che associazioni di imprenditori, di lavoratori, di professionisti, di categorie, discutono e si beccano. Senza capirsi talvolta, senza grandi risultati talaltra. Non pensano che forse non li vedranno mai, i risultati. Per mancanza di realismo, di capacità, di metodo, di formazione seria, di apertura, di VALORI. E per la diffusione di due elementi negativi: le CHIACCHIERE VAGHE, le OPINIONI EQUIVOCHE.

Ma restano i cocci. Oltre i cocci, si notano anche i buchi nell' acqua. Soprattutto quelli fatti in Italia da tante persone, dotate di ingegno e capacità. Fra i quali molti sono poi andati in Europa, in USA, in Australia, ove si rivelano spesso più brillanti e capaci dei colleghi locali.

Cocci e cervelli. I primi restano, i secondi se ne vanno. Speranze perdute, futuri negati, in Italia.

E' lo Stivale oggi.

Apriamo gli occhi.....guardiamo la situazione reale: non c' é ne la cultura, ne la stoffa, ne la chiarezza mentale per fare la competizione nel villaggio globale. L' abbiamo persa, con leggerezza, e con un po' di incoscienza.


L' Emigrato
Antonio Greco (disponibile a presentare le CAUSE del degrado socio-economico)
angrema@wanadoo.fr

P.S. Il testo é un tentativo, semplicistico, di risposta alle domande: Quale la Deriva italiana ? Perché il sistema Italia, che raggiunse quaranta anni fa le vette della competitività, vede la sua competitività calare decisamente ? La mia conclusione: finché gli Italiani non fanno una riflessione seria sulle CAUSE DEL CALO DI COMPETITIVITA' , la società italiana continuerà, con ignavia e leggera incoscienza, la sua marcia forzata verso il Terzo Mondo. La riflessione urgente dovrebbe avvenire fuori di ogni contesto politico (il quale imbroglierebbe solo le acque).
antonio greco is offline  
Vecchio 30-07-2005, 11.09.01   #7
antonio greco
L' Emigrato
 
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L’ ITALIA DESNUDA

(LA PROSPETTIVA (1) SUDAMERICANA DELLO STIVALE)


Siamo entrati nella U.E. coll ‘intenzione di metterci alla pari con gli altri Paesi membri della comunità. Dopo più di un decennio, si ha l’ impressione che, fra i Paesi che han fatto progressi, l’ Italia non ci sia.

Se guardiamo le evoluzioni italiane, in questi anni di Unione, ci accorgiamo che ce ne sono parecchie negative.

Si puo’ anzi dire che non mostriamo agli altri Paesi di saperci gestire ad un livello europeo. Se facciamo una valutazione dei problemi risolti in Italia, in questi anni di comunità, la lista sembra proprio corta. E la lista dei problemi irrisolti ? Essa é, ahimé, lunga assai. Concisamente, penso che il segno più visibile sia: la costituzione e le leggi non sono applicate né in modo soddisfacente, né nei confronti di tutti.

Questo, nella comunità, sembra succeda solo in Italia. Cerchiamone le ragioni. Osservando dall’ estero la società, appare che i motivi primari del degrado sono un po’una sorpresa: gli Italiani stessi sono la causa del degrado della società. Degrado che peggiora la qualità di vita, la sicurezza, la realizzazione dei diritti di tantissimi cittadini.

La degradazione del sistema Italia, tanto evidente nel confronto cogli altri Paesi dell’U.E., appare a molti inspiegabile. Agli osservatori dall’estero essa appare una ovvia fatalità.

Impossibile tracciare una linea per capire chi é colpevole del degrado e chi non lo é. Molti sono colpevoli in un certo momento o situazione, non lo sono in un altro momento.

Cerchiamo le cause primarie del degrado, seguendo una conversazione. Non fra due cittadini (non sappiamo infatti chi dei due é colpevole e chi non lo é), ma fra un emigrato (E) e la cultura esistente oggi nello Stivale (C). Cultura, che rappresenta una buona parte dei cittadini. E che é molto cambiata dall’ inizio della U.E. In senso negativo.

- Inizio del dialogo -

E. Vedo spesso, nelle mie visite nello Stivale, nuovi peggioramenti. Talvolta invece vedo problemi irrisolti da molti anni. Senza traccia di tentativi seri per risolverli. Ma con molte tracce di litigi, per di più talvolta su argomenti o fatti distorti. Ti chiedo: sono i cittadini coscienti di cio’ ? Sono essi indifferenti, o insoddisfatti, che gravi problemi non vengano risolti ?

C. Molti dei problemi, é vero, sono irrisolti. Non si capisce bene, sarà forse dovuto all’ opposizione che fa troppa cagnara ? O sarà perché lo stato é vecchio e bisogna cambiare tutto ? O sarà perché le regole sono antiquate ? O perché gli imprenditori tiranno troppo le bretelle, per cercare di non farsi cadere i pantaloni ? Difficile dire, non é chiaro. Ma forse tu, emigrato, confrontando con altri Paesi della U.E., ci puoi aiutare a capire.

E. Prima di dire che abbiamo delle regole, dimostrami che esse non stanno solo sulla carta, ma sono applicate”. Come in genere é nei Paesi della U.E.

Il dialogo allora si sposta: “Cerchiamo di capire perché gli Italiani sono l’ eccezione della U.E.. Seguono le regole quando ...... il tempo é buono. Ma, se il tempo cambia......”.
------------------
(1) non lontana

C. Non capisco dove stai andando ...... col tempo che cambia.

E. Ho girato per tanti anni quasi tutti i Paesi della U.E. Mi sembra che le regole siano generalmente seguite sempre. Forse da tutti , forse da tanti, non so, ma sta di fatto che é difficile trovare in U.E. un altro Paese che sia a livello italiano per tanti problemi a lungo irrisolti e per tante regole ignorate. Ti daro’ anche un’ impressione. Mi sembra che nei Paesi U.E. , quando c’ é un problema nazionale si discuta molto meno che in Italia, ma si risolva di più.

C. Hai parlato di problemi irrisolti. Mi puoi fare qualche esempio, per capire a cosa alludi ?

E. Fare un esempio non basta. Per poter dire che un Paese ha grossi problemi, io farei una lista. Eccola qui, é nel testo “E la Barca va....” (1). Secondo me tale lettera mostra che gli Italiani dello Stivale sono tanto peggiorati che non sanno più gestire il Paese.

C. La lista non dovrebbe sorprendermi, certe cose le so anche io. Ma se me le metti tutte insieme cosi, che figura ci facciamo ? tanto più che non ho ancora capito quali sono le cause.

E. Fra i vari fattori che hanno un impatto sulla società e sull’ economia, ce n’ é uno di cui non si parla quasi mai: il quadro culturale e comportamentale, che é ovviamente diverso nei vari Paesi. Cultura, comportamento e formazione sono la piattaforma di base su cui si costruisce l’ economia di un Paese. Alain Peyrefitte, rinomato studioso delle economie, dice nella sua analisi storica “La Società della Fiducia”: “ Non c’è lo sviluppo e il sottosviluppo. Ci sono dei meccanismi mentali, generatori o inibitori di sviluppo, inegualmente presenti in ogni società della nostra epoca”.

Se facciamo il confronto fra l’Italia e gli altri Paesi della U.E., latini e non, le conclusioni sono deludenti per l’Italia. I comportamenti diffusi e il quadro sociale degli altri Paesi della U.E. sono essenzialmente basati sui seguenti valori: serietà, correttezza, responsabilità, eguaglianza dei diritti dei cittadini, una buona dose di trasparenza, selezione per merito. Chiamiamolo patto sociale. La situazione sociale italiana di fine secolo è invece frutto di passate deficienze, caratteristiche del nostro Paese, e di recenti degradazioni. Di fatto la qualità e l’efficienza del sistema sociale italiano sono ben lontane da quelle medie europee. Un patto sociale non esiste più, in realtà. Qualche Italiano, poco realista, dice: “Il patto sociale c’ é, la Costituzione e le leggi”. Ma, essendo poco realista, trascura di verificare se essi sono realmente applicati nei riguardi di tutti.....

Il mondo economico sia europeo che mondiale è in rapida evoluzione, non solo come tipo e qualità dei prodotti, ma anche come complessità dei quadri operativi di molti settori. L’aumento di complessità per molte attività economiche agisce da discriminante, nel senso di privilegiare nei risultati i sistemi e i Paesi ben strutturati e organizzati, ma anche nel colpire duramente le entità e i Paesi che difettano di affidabilità e organizzazione, e sono invece abituati a improvvisare.

La competizione nel villaggio globale avviene oggi a ritmi ben superiori a quelli esistenti all’ apertura della U.E. Se venti anni fa un Paese mancante di capacità organizzative e di programmazione poteva ancora, in certi casi, reggere la competizione, oggi questo non é più possibile. Ne sei d’ accordo ?

C. Parla chiaro, vuoi dire che non siamo, noi Italiani, i campioni dell’ organizzazione e della programmazione ?

E. Hai capito, mia cara, ma non é l’ unico fattore, ce ne sono altri, mi sembra. Vogliamo tornare alle regole ?

C. Ogni tanto la stampa straniera osserva che le regole da noi non sempre sono rispettate. Ma perché si impicciano tanto ?

E. Perché, se alla non osservanza delle regole, ci aggiungi qualche altra cosetta (vorrei fare un elenchino conciso), si puo’ capire che tanti fattori insieme spostano lo Stivale dalla posizione degli anni ’60 (ottima competitività) alla posizione di oggi (competitività al livello del Burundi).

C. Fammi capire che ci ha fatto il Burundi, per spostarci nella classifica. E come mai un Paese africano possa fare un elenchino dei fattori italiani, non capisco. Anzi, mi stai confondendo...

E. Guardiamo la situazione di oggi, con un esempio. Prendi una riunione di cinquanta, cento o duecento persone. Un condominio o un parlamento, o un ‘assemblea di un partito. Se questa riunione avviene in un Paese della U.E., ci sarà una buona probabilità che, in una sola seduta, i problemi sul tappeto siano dibattuti pienamente, dopo riflessione, pacatamente, rigorosamente, con metodo, e portati a soluzione. Se la riunione si svolge fra Italiani, cio’ é molto meno sicuro....... Forse, a giudicare dal disordine molto probabile della discussione (ad es., in Italia é frequente uscire fuori tema) e dai facili litigi (i quali comportano anche difficoltà, per chi vuole, di esprimersi), si potrà dire che l’ unica cosa dibattuta a sufficienza sarà il tappeto. E dubbio quindi che ci siano conclusioni positive e chiare su tutti i punti dell’ agenda.

C. Stai girando a vuoto, coi tuoi tappeti. Andiamo al pratico e dammi l’ elenchino conciso di cui parlavi.

E. Cerchero’ di elencare i punti basilari. Le istituzioni italiane da un pezzo, non funzionano. Ne deriva la necessità di superare ostacoli e strozzature di una struttura sociale fatiscente, inaffidabile e inefficiente. Cio’ spinge sempre più cittadini e imprenditori alla conclusione: “la struttura e la istituzione che dovrebbe assistermi non risponde (specialità italiana). Me la cavero’ allora a modo mio, son disposto anche a compromessi per avere cio’ che mi serve o mi spetta”. Sarà costretto a incrementare il sommerso, per non dire la corruzione. In Paesi avanzati si fa invece il contrario: quello che non funziona, lo si mette in grado di funzionare.

Al pratico: l’ europeomedio ha intelligenza sociale diretta; l’ Italianomedio ha intelligenza sociale deviata. Avremmo abbastanza psicologi nello Stivale, per iniziare a curarci, se volessimo ? Dubito, dubito, dubito......
antonio greco is offline  
Vecchio 30-07-2005, 11.11.22   #8
antonio greco
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ITALIA DESNUDA

(CONTINUA)
Facile la previsione: se si continua cosi, con la via traversa, e non si fa niente per cambiare, il sistema rischia l’implosione. A causa di troppe strozzature, che sono frequenti da noi e rare o non esistenti in altri Paesi. A causa soprattutto di sistemi sociali diversi negli altri Paesi della U.E., i quali hanno efficienze sociali molto superiori. Quindi sono più competitivi.

C. Se le istituzioni non funzionano, intendi dire che bisogna cambiarle ?

E. Cambiare le istituzioni potrebbe essere vitale. Ma, prima di cambiarle, é necessario vedere perché non funzionano. Cosi si capirà cosa é da cambiare.

Quali i motivi primari del non funzionamento delle strutture statali e della perdita di competitività, che gli imprenditori lamentano ? A inizio secolo, nel mercato globale, é imprescindibile adottare valori che sono comuni in altri Paesi e che permettono una vita civile semplice, senza scosse. Tali valori, che esistevano in Italia (ma non in misura sufficiente) si sono poi rarefatti, sembrano spariti dalla società di alcune regioni, a causa della nostra recente degradazione. Eccoli: l’organizzazione efficiente, la programmazione, la chiarezza della espressione orale e scritta (da preferire alle scelte intuitive), la logica, l’eguaglianza reale dei diritti dei cittadini, la selezione per merito, il realismo, la precisione, la coerenza tra le azioni e i fatti, l’affidabilità di programmi preparati con rigore. E poi i valori primari che ne permettono la conservazione: la serietà, la riflessione, la correttezza, la responsabilità. Se avessimo tali valori, riusciremmo ad applicare completamente e pienamente la costituzione e le leggi. Per ora non possiamo arrivare a tanto. Proprio perché tutti questi valori sono scomparsi da alcune regioni e tendono a scomparire nel resto dello Stivale.

C. Mi sembra che lo Stivale si sia unificato sotto una cattiva stella, se tanti valori, che prima esistevano più o meno, sono poi scomparsi o si sono rarefatti.

E. In un certo senso c’ é sicuramente una cattiva stella. Ma credo che la verità sia: c’ é colpa di tutta la società, di tutti i cittadini. Si potrebbe sottilizzare (ma non é necessario), per capire se si tratta di colpe coscienti o di derive inconsce. Ma, se volessimo un giorno introdurre tali valori ?..... c’ é da fare attenzione ! Alcuni di questi valori non potrebbero essere introdotti, se prima non si é gettato dalla finestra la demagogia e il doppio linguaggio diffusi.


C. Se tu, da emigrato, credi proprio di aver visto questi valori scomparire o nascondersi, puoi spiegarmi come cio’ sia avvenuto ?

E. Cominciamo da prima dell’ unificazione. Nei secoli, tante invasioni. Gli Italiani furono costretti a cambiare spesso padrone, condizioni di vita, garanzie e diritti. Successe quindi che si adattarono, presero alcuni caratteri, rimasti poi nel DNA. Adattarsi al nuovo padrone, non contrastarlo, evitare conflitti. Gli Italiani di oggi, davanti agli altri Europei, mostrano poca simpatia per la fermezza e la chiarezza. Diciamo che non hanno una spina dorsale strutturata come quella degli altri Europei. In pratica, se gli leviamo la camicia e li guardiamo dalle spalle, gli Italiani sono ben diversi da altri europei. Il problema, mi sembra, é che nessun ministro della della Sanità (o della P.I.) ha mai iniziato una cura........

Sarà per questo che oggi in Europa si riconosce agli Italiani una grande flessibilità. D’altronde,
se non avessimo avuto nel passato lontano spirito di adattamento e flessibilità, avremmo dovuto avere, per esistere, forza, disciplina, solida spina dorsale ed eserciti paragonabili a quelli degli invasori. Non credo abbiamo avuti né gli uni né gli altri.

La flessibilità é certo un vantaggio rispetto agli altri europei, in un mercato competitivo, che evolve rapidamente. Purtroppo la nostra grande flessibilità, unita ad una scarsa coerenza, debole spina dorsale, ha avuto anche conseguenze negative. Negli ultimi quaranta anni ci siamo velocemente adattati a nuovi usi e costumi. Talvolta imposti dai peggiori (quelli arrivati al potere con metodi loschi). Le evoluzioni, viste dall’ Europa, le ho risentite pressappoco cosi.

1. ANNI 60-70. Ancora diffusi i comportamenti abbastanza corretti nella società. La corruzione già esiste, ma non si é ancora diffusa ovunque. Essa é nascosta, ma gira per le stanze del potere, cercando nuovi adepti. La facciata del potere é la gestione del Paese e la lotta contro il comunismo. Dietro la facciata, l’affaripolitismo (=commistione di affarismo privato e politica) si diffonde e contribuisce a sostenere partiti politici e relative correnti.

2. ANNI 80-90. La diffusione a macchia d’olio della corruzione e dell’omertà nelle gestioni del potere nazionale, locale e degli enti di stato continua. Le motivazioni di difesa dal comunismo, di stato di allarme, spariscono. Non solo gli imprenditori si occupano di business (ottima cosa). Anche qualche politico lo fa, ma non allo scoperto (si tratta di percentuali, non dichiarate né tassate). Sempre più ci sono politici che pensano agli affari, sempre meno politici che gestiscono il Paese. Alla fine del secolo non ci sono organi istituzionali indenni dall’inquinamento in espansione. Persino la giustizia é colpita. Qualcuno comincia a dubitare che essa sia super-partes.

3. La larga e rapida diffusione, dappertutto, della corruzione, fa cambiare i comportamenti. Gli Italiani, flessibili, possono cambiare velocemente. La gestione frequentemente scorretta del potere per fini di parte é ormai, negli anni ’90, ben conosciuta dal grande pubblico. I comportamenti scorretti o delittuosi non vengono più nascosti. Si confessa pubblicamente che le tangenti servono al partito o alle sue correnti. Ma l’affaripolitismo per arricchimenti personali é ancora nascosto.

4. Vengono alla luce, sempre più numerosi, i casi di uso del potere per scopi delittuosi. Contemporaneamente, forse a causa della incapacità (o non volontà) della giustizia di perseguire i colpevoli, si diffonde il senso dell’impunità di chi sta al potere. In certi ambienti, essere cooptati dal potere politico comporta l’accettazione dell’affaripolitismo privato. Contemporaneamente diminuisce il numero di cittadini che protestano e si scandalizzano nello scoprire gli usi scorretti del potere. Il che é normale, nello Stivale, per parecchie ragioni. Ma credo che una delle ragioni primarie sia: in un Paese che ha elevato la confusione e i pantani a sistema di vita (per mancanza di coerenza, per il doppio linguaggio, per l’ approssimazione diffusa, per la perdita di motivazione dovuta all’ egualitarismo, etc.), si arriva ad accettare tutto. Si abbassa il livello dei comportamenti accettabili al livello delle suole. Iniziando dai livelli alti, anche perché la classe dirigente pubblica é stata scelta con criteri negativi.

5. Appare chiaro che la % di gestori della cosa pubblica o degli enti statali che svolgono realmente il proprio ruolo diminuisce. Si diffonde l’idea che la carica pubblica o l’elezione non comporta necessariamente impegno né grandi obblighi inerenti al proprio ruolo.

6. La dietrologia, le manovre, i colpi bassi fra clans diversi dei poteri nazionale e locali, divengono comportamenti diffusi. Per i funzionari pubblici di alto calibro gestire l’ente o il servizio di cui si é (nominalmente) responsabile diviene sempre meno importante. Conservare la propria fetta di potere, restare a galla, é la preoccupazione prevalente. Il che sembrerebbe quasi giusto, poiché sbloccare tanti meccanismi grippati lo si puo’ fare solo se si ha potere. Allora perché non cercare di averne di più ?

7. Colla istituzione della Comunità Europea, le merci cominciano a passare le frontiere e nei Paesi della U.E. inizia la competizione. Produttori di beni e servizi devono fare fronte ad una competizione più accanita e difficile. In tale quadro economico divenuto complesso, i sistemi di produzione e vendita più efficienti emergono. Fra i Paesi della U.E., l’Italia si distingue per alcuni fattori particolari del suo quadro sociale, che hanno un impatto negativo sulla competitività.

Eccoli:
- l’assenza di determinazione e di capacità organizzative, la diffusione dell’improvvisazione (causa ed effetto della confusione in aumento) in un mercato sempre più complesso creano difficoltà agli imprenditori.
- la difficoltà di realizzare i programmi pubblici previsti rende incerto il quadro economico e quello pubblico. Si vive sempre di più alla giornata, i programmi divengono solo indicativi. Le promesse non si possono mantenere. Gli obbiettivi dichiarati si dimenticano.
- sparisce il valore “responsabilità del proprio operato”. Si diffonde a macchia d’olio il vecchio (ma una volta nascosto) uso di selezionare la classe dirigente per cooptazione e allacci personali. Il merito e l’esperienza, formalmente in auge, divengono in pratica valori dimenticati. L’unica cosa che conta ormai: conoscere un VIP potente.

C. Se tutte queste evoluzioni si sono realmente verificate (e forse é anche vero), dimmi senza perifrasi: in che situazione sociale si trovano oggi gli abitanti dello Stivale ?

E. In mutande !

Antonio Greco
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Vecchio 30-07-2005, 11.13.53   #9
antonio greco
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LA DIVARICAZIONE SOCIALE CON L’EUROPA

La degradazione del sistema Italia, tanto evidente nel confronto cogli altri Paesi dell’U.E., appare a molti inspiegabile. Agli osservatori dall’estero essa appare una ovvia fatalità.

Non é facile listare i fattori che la determinano, né chiarire i legami tra cause ed effetti, in un modo chiaro. Anche perché i varii fattori negativi della vita sociale italiana, la quale é perdente in Europa, interagiscono l’uno sull’altro in modo evolutivo. Si puo’ pero’ stilare un quadro realistico dei diversi fattori esistenti, che permetta di:

• identificare i tratti più importanti della divaricazione Italia-Europa;
• capire se il disastro sociale italiano (e le sue conseguenze economiche) continuerà o potrà arretrare.

La degenerazione italiana della seconda metà del ‘900 é stata apparentemente accelerata dai seguenti fattori:

• la liberalizzazione dei mercati ha portato alla necessità di essere concorrenziali, cioé efficienti;
• il livello di competitività di merci e servizi, provenienti dai diversi Paesi della U.E., é apparso in molti casi essere notevolmente diverso.

Le persone in grado di risalire alle ragioni primarie delle differenze di competitività tra settori simili di Paesi diversi sono in numero molto limitato, sia perché pochi conoscono un determinato ambiente lavorativo in Paesi diversi, sia perché una valutazione oggettiva e realistica delle differenze richiederebbe molti approfondimenti di dettaglio sulle economie a confronto.

I fattori maggiori che influiscono sulle differenze nella competitività in Paesi diversi della U.E.(ma anche fra l’Italia del Nord e il meridione) sono essenzialmente:
- conoscenze tecniche/operative;
- tradizioni produttive e livello di formazione dei quadri;
- potenziali di creatività e di flessibiltà nelle evoluzioni delle economie;
- eventuale influenza inibitrice di comportamenti/ambienti arretrati.
- gestioni nazionali e locali dei servizi e delle strutture di supporto alla economia.

A loro volta, tali fattori sono legati ad un quadro culturale e comportamentale, che é ovviamente diverso nei varii Paesi. Cultura, comportamento e formazione sono la piattaforma di base su cui si costruisce l’ economia di un Paese. Alain Peyrefitte, rinomato sociologo francese, dice nella sua analisi storica “La Società della Fiducia”: “ Non c’è lo sviluppo e il sottosviluppo. Ci sono dei meccanismi mentali, generatori o inibitori di sviluppo, inegualmente presenti in ogni società della nostra epoca”.

Se facciamo il confronto fra l’Italia e gli altri Paesi della U.E., le conclusioni sono deludenti per l’Italia. Cerchiamo di capirne i motivi.

I comportamenti diffusi e il quadro sociale degli altri Paesi della U.E. sono essenzialmente basati sui seguenti valori: serietà, correttezza, responsabilità, fiducia, eguaglianza dei diritti dei cittadini, selezione per merito. La situazione sociale italiana di fine secolo è invece frutto di passate deficienze, caratteristiche del nostro Paese, e di recenti degradazioni. Di fatto la qualità e l’efficienza del sistema sociale italiano é ben lontano da quello medio europeo.

Il mondo economico sia europeo che mondiale è in rapida evoluzione, non solo come tipo e qualità dei prodotti, ma anche come complessità dei quadri operativi di molti settori. L’aumento di complessità per molte attività economiche agisce da discriminante, nel senso di privilegiare nei risultati i sistemi e i Paesi ben strutturati e organizzati, ma anche nel colpire duramente le entità e i Paesi che difettano di affidabilità e organizzazione, e sono invece abituati a improvvisare.

L’Italia é forse l’unico Paese della U.E. in cui si sono diffusi, in alcune regioni e negli ultimi lustri, sia nelle attività economiche che nella vita pubblica, i seguenti comportamenti:

• poco interesse per la ricerca degli elementi reali ed obiettivi che identificano un problema;
• diffusione nelle attività economiche della comprensione intuitiva e personale e di interpretazioni personali, spesso preferite alla valutazione oggettiva e chiara;
• abitudine a privilegiare, nella vita sociale come nel lavoro, lo scenario apparente rispetto alla realtà oggettiva (costume comune a tanti Paesi latini);
• improvvisazione e approssimazione.

A causa delle abitudini suddette, nella vita sociale italiana esiste una grossa pecca. La mancanza di una organizzazione adeguata alle circostanze, di chiarezza e di precisione sufficienti, fa si’ che l’associazione in un’attività di un gran numero d’Italiani comporta molto spesso:

• la mancata chiarezza iniziale nella definizione delle condizioni in cui l’ attività va inserita, comporta la insorgenza di zone grige, generatrici di difficoltà;
• inefficienze, ritardi, difficoltà impreviste;
• la mancanza di riflessione razionale e analisi serie porta, ad esempio, in presenza di cattivi risultati, a effettuare cambiamenti radicali piuttosto che individuare l’elemento particolare difettoso da correggere.

L’Italia ha in effetti alcuni primati europei poco invidiabili: numero di giornate di scioperi nazionali; numero di incidenti gravi sul lavoro; incapacità del parlamento e degli organi competenti di organizzare una vita sociale a livello europeo; diffusione della criminalità e dell’omertà nel pubblico e nel privato; crisi della giustizia e di molte strutture e servizi pubblici.

Confronti serii con Paesi avanzati dell’Europa mostrerebbero sicuramente che noi Italiani non sappiamo dominare, gestire e organizzare grosse strutture. Valga un' esperienza: assistere ad un’assemblea o a un negoziato fra parti opposte, in un Paese europeo di latitudine più alta. Capiremmo la differenza fra l’organizzaziopne europea e il quadro italiano/sudamericano. E capiremmo l’importanza primaria delle capacità organizzative.

Sappiamo al contrario generalmente primeggiare sugli altri Europei, e siamo percio’ammirati, almeno in due tipi di situazioni:
• ove occorre iniziativa e capacità commerciale;
• quando bisogna creare, inventare.
Ma, per primeggiare, ci é più facile farlo se siamo inseriti in una struttura organizzata da non Italiani. Vedere il successo di tanti Italiani all’estero, e poi scoprire quanti di loro ci avevano provato in Italia, ma non erano riusciti !

Un paragone serio fra l’efficienza di grosse strutture italiane e quella delle corrispondenti in altri Paesi avanzati della U.E. (ad esempio gestioni ministeriali, servizi pubblici, attività e risultati parlamentari) mostrerebbe in filigrana fino a che punto i nostri comportamenti si sono allontanati dall’Europa, per avvicinarsi invece a quelli del Medio Oriente o del Sud-America. La deriva é purtroppo rapida e, vista dall’estero, sembra inarrestabile per un semplice motivo. Non si conoscono sufficientemente le cause maggiori della deriva, né si é iniziata una riflessione seria per analizzarla. Comunque l’Italiano é spesso uso a concentrarsi sul presente, trascurare il futuro e affidarsi alla propria capacità di adattarsi. Anche alle degradazioni.

La maledetta china che percorriamo é molto ripida, e tutta in discesa. Vogliamo cercare, seriamente, le cause della degradazione galoppante ? E discutere la possibilità di correzioni ?
Antonio Greco
(consulente europeo)
ANGREMA@wanadoo.fr

P.S. Le linee direttive del programma necessario e urgente per la società italiana (un nuovo patto sociale da definire), il quale permetta al Paese di divenire una società europea a pieno titolo, capace anche di sviluppare un’ economia fiorente (dopo gli sforzi necessari), sono già pubblicate. Gli interessati me ne chiedano copia o le coordinate Internet.
antonio greco is offline  
Vecchio 30-07-2005, 17.06.14   #10
Michele
Ospite
 
Data registrazione: 29-07-2005
Messaggi: 36
Italia alla deriva...

Ho sempre sostenuto con fervore che il sistema Italia, fermamente basato sulle PMI e non sull'industria, è poco evolutivo per via della mancanza di cultura socio-economica...e ciò, secondo un mio parere personale, è dovuto sempre dalla mancanza di politici adeguati, i quali sotto-valutando l'entrata in Europa non hanno mai creato scuole che si uniformassero almeno dal punto di vista del work-experience, fattore determinante, di largo consumo in Paesi UE ed USA, per la cultura del neo-laureato...
La mia discussione è nata non solo per criticare o meglio far notare la politica obsoleta degli Italiani nel mondo ed alla politica interna (Nord e Sud)...ma per avere una soluzione attraverso il pensiero di tanti amici...E' necessario quanto indispensabile creare un nuovo partito socio-culturale rappresentato soprattutto da noi giovani per far valere le competenze acquisite e dimostrare che l'Italia non è un paese "materasso" ........
Vi aspetto numerosi mandatemi tutto il materiale informativo per creare un nuovo movomento rivolto al
RICAMBIO GENERAZIONALE
Grazie e ancora grazie per gli interventi e l'interessamento
continua..........
mikkings2000@yahoo.it
Michele is offline  

 



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