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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 05-11-2002, 22.43.52   #11
r.rubin
può anche essere...
 
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ciao a tutti, vedo che la discussione continua..
Purtroppo però non sono riuscito a capire i due interventi di Firenze (sono un pò di coccio!)..
Ti chiedo, se vuoi, se puoi, Firenze, di spiegarmeli:
L'umiltà consapevole...cosa vuol dire?
Essere consapevoli di essere umili? non credo
Umiltà e consapevolezza..? nemmeno, credo, proprio non capisco!
Il valore dell'umiltà? Altrettanto, non vi seguo più!
Scusate

Invece VanLag l'ho capito, ma, non ho cpito in che modo vorresti accendere una sfida simile (se poi è possibile)

r.rubin is offline  
Vecchio 05-11-2002, 23.07.26   #12
VanLag
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r.rubin

L’uomo sa molte cose ma la conoscenza più elementare, quella di se stesso, quella riguardante ciò che è realmente, al centro della sua esperienza, gli sfugge sempre. Quella conoscenza è la sfida che mi piacerebbe accendere.
Se ti interessa l’argomento e ti ritrovi con la mia metrica di esposizione, prova anche a dare un occhio al mio post che ho scritto nel topic “delle 3 cose malvagie” in filosofia.
E' una sintesi estrema del problema tra “io individuale” ed “io sociale” ed ho proposto un’ipotesi di conoscenza di se stessi come possibile soluzione a questo problema.
E’ uno scritto molto sintetico e forse un po’ ermetico e mi rendo conto che forse alza più dubbi di quelli che risolve ma il dubbio è la molla che spinge alla scoperta.

P.S. Se non ti trovi col mio pensiero non volermene, siamo qui per confrontarci e vedere se quello che leggiamo o scriviamo ci può servire (a noi o agli altri), per crescere, per evolvere….
VanLag is offline  
Vecchio 07-11-2002, 09.23.43   #13
firenze
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per VanLag

Tu dici: L’uomo sa molte cose ma la conoscenza più elementare, quella di se stesso...
Io credo invece che sia più facile per l'uomo andare sulla Luna o sconfiggere una terribile malattia che non conoscere se stesso. E' senz'altro più semplice usare la mente razionale nella ricerca scientifica che non quella irrazionale nella ricerca del proprio io nascosto.
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Vecchio 07-11-2002, 13.19.54   #14
r.rubin
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ok VanLag, andrò a leggere il tuo post.
Sono perfettamente d'accordo, anche con Firenze: conoscere se stesso è la conoscenza più elementare perchè il primo vero passo verso quello che veramente dobbiamo conoscere. Ed è il primo passo talmente ostico che già la maggiorparte degli uomini non vuole/riesce a fare. Perchè impegnativo, perchè può far crollare molte artificiose certezze, perchè può trasformarsi in una catastrofe...

io ho la seria intenzione di provarci, nella convinzione che senza la conoscenza di se stessi possa esistere una conoscenza, ed una libertà di fronte alla vita: la libertà di essere e di non-essere.
La conoscenza delle potenzialità e dei limiti.
Di io e degli altri.
r.rubin is offline  
Vecchio 09-11-2002, 00.37.41   #15
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
VanLag

Ok, posso dire che con la tua "metrica di esposizione" mi ci ritrovo.
Ho letto il forum "delle tre cose malvagie" (tra l'altro mi è molto piaciuto), e ho letto il tuo post.

Sì, la tua è una possibile soluzione a questa, diciamo, incompatibilità tra -io individuale- ed -io sociale-

L'uomo dunque sente "la paura a spiccare un volo che sappia librarsi oltre i confini dell’umiltà e dell’arroganza".
Senza dubbio la tua proposta si libra oltre...
voglio riportarla qui:

-(...e scoprite che) invece di essere un corpo-mente che inizia dalla punta dei vostri capelli e finisce alle unghie dei piedi, scoprite che iniziate nel centro dove inizia la percezione e finite dove finisce la vostra percezione –
Se scopriste che invece di essere un ometto piccolo, siete un omone grande che include le cose e persone che lo circondano, certamente crescerebbe anche il vostro egoismo e voi curereste con reale amore tutto ciò che vi circonda come prima curavate voi stessi. Ed ecco che il problema dell’egoismo si risolverebbe da se.-

VanLag
Leggendo la tua proposta ho avuto un sussulto.

Un sussulto, perchè mi sembra tu stia parlando di uno stato di indefferenziazione, in cui non esiste più un soggetto ed un oggetto; per cui dovrei prima cancellare le ultime righe del mio ultimo post.
Bene, facciamolo.
Sembra che io e l'altro da me, non esistano; che io sia tu, l'altro, quella cosa che vedo, quell'uomo che ora mi appare, che mi cammina davanti: sono io.
Già, quello cade, non posso lasciarmi lì a terra, vado a rialzarmi.

Sì, credo di aver capito quello di cui tu parli, ma razionalmente, e anche, un pò, emotivamente.

Ad ogni problema esiste sempre una risposta.
Il problema resta, però sempre quello, come vorresti accendere questa sfida?
E' una nostra sfida, ed è complessa.
Pur essendo quello che desidero, non ne sono ancora in grado.
In questo stato di indifferenziazione rischio di perdermi; il problema è proprio che, per evitare di perdermi, di rimanerne lacerato, di impazzire, dovrei sapere chi sono, averlo chiaro; ma se questo di cui si parla è il modo per scoprire se stessi, il circolo è vizioso.
E irresolvibile, per ora, per me.
Perchè, vedi, a me manca proprio il vecchio saggio, la guida interna. So che c'è, ma dev'essersi perso.
E se prima non lo ritrovo, non posso far molto.
E se per ritrovarlo dovessi prima scendere, scendere giù?
Se veramente dovessi solo rischiare?
Il rischio non conosce certezze, ed io, in fondo, ne ho bisogno;
in fondo, ho paura.
r.rubin is offline  
Vecchio 09-11-2002, 15.41.41   #16
Ygramul
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Re: Valori e gommoni.....

Citazione:
Messaggio originale inviato da VanLag
Un gommone è un “valore” durante un naufragio mentre è un “ostacolo “ se stai scalando una montagna.
Io non credo nei valori statici. Come essere umano non sei, ne umile, ne arrogante “sei e basta”. Fa comodo ad altri appiccicarti delle etichette ma se ci pensi bene quelle etichette sono un loro problema non tuo….. oh no?

Non posso che quotare VanLag. Non è facile dare una risposta all'interrogativo "Umiltà, valore o ostacolo?" Intanto perchè non credo che possa esistere una risposta valida in ogni momento, in tutte le situazioni. Secondariamente perchè va un pò cercato il significato della parola "umiltà". Molti sono i significati che possono essere attribuiti a questo termine, dai più dequalificanti a quelli più "mistici". Un mio piccolo parere: se diamo a questa parola il significato per cui chi ha questa caratteristica è capace di relativizzare il proprio io confrontandolo con quello degli altri, senza abbattere la propria autostima nè esaltare il proprio io, allora senz'altro è un valore. In nessun altro caso, a mio parere, lo è.
Ygramul is offline  
Vecchio 09-11-2002, 19.35.00   #17
firenze
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per Ygramul

Condivido ciò che dice, infatti nello stato di umiltà vi è la capacità di eludere il proprio ego e di rapportarsi agli altri in modo più dinamico e disidentificato, tanto che il giudizio che si da a se stessi e si ha degli altri resterà sempre il più obbiettivo possibile.
firenze is offline  
Vecchio 10-11-2002, 21.15.43   #18
VanLag
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Ciao r.rubin,
ho letto la tua risposta:

In questo stato di indifferenziazione rischio di perdermi; il problema è proprio che, per evitare di perdermi, di rimanerne lacerato, di impazzire, dovrei sapere chi sono, averlo chiaro; ma se questo di cui si parla è il modo per scoprire se stessi, il circolo è vizioso.

Capisco la paura di perdere la propria identità individuale, (come non condividerla?), ma non necessariamente “il modo di percepire espanso” porta alla fine dell’identità”.
Magari assottigliando la tua identità individuale e trovandoti sempre più identificato in ciò che ti circonda scopri che non ti sei affatto perso e lacerato ma anzi ti sei espanso!
Oppure scopri che la pazzia era una cosa che poteva toccare solo quell’io piccolo individuale, perché, un “io reale”, cioè che ha le sue radici nell’essenza fisica delle cose non può traballare!

La scoperta però è tua e solo tua! Solo tu puoi dire cosa sei li al centro della tua percezione e se la conoscenza che hai ora ti soddisfa o l’idea di abbandonare quella conoscenza ti da fastidio sono il primo a suggerirti di non cercare altro.

Ultima modifica di VanLag : 10-11-2002 alle ore 21.19.47.
VanLag is offline  
Vecchio 12-11-2002, 12.26.00   #19
r.rubin
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Beh, VanLag, non posso fare a meno che ringraziarti; desidero continuare questo scambio, ma prima ho bisogno di riflettere un pò...qui l'argomento non è nozionistico, ma molto di più...quindi mi farò risentire, magari aprendo un forum particolare su questo.

Per Ygramul e Firenze: ma quella di cui parlate non si chiama Empatia? Che certo è collegata, ma credo non equivalga all'umiltà.

Rubin
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Vecchio 12-11-2002, 16.31.58   #20
Ygramul
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Empatia o Umiltà?

Citazione:
Messaggio originale inviato da r.rubin
Beh, VanLag, non posso fare a meno che ringraziarti; desidero continuare questo scambio, ma prima ho bisogno di riflettere un pò...qui l'argomento non è nozionistico, ma molto di più...quindi mi farò risentire, magari aprendo un forum particolare su questo.

Per Ygramul e Firenze: ma quella di cui parlate non si chiama Empatia? Che certo è collegata, ma credo non equivalga all'umiltà.

Rubin

No, non è questo il significato della parola empatia. Empatia è un termine che ha a che vedere con la capacità di condividere sentimenti e "pathos", sofferenza, con gli altri. E' la capacità di comprendere (prendere-con...) l'altro nella sua interezza. Si tratta di un movimento che va da fuori (l'altro) a dentro (sé). Indubbiamente senza umiltà non ci può essere empatia, ma questo è un altro discorso.
Io mi riferisco ad un'altra cosa quando parlo di umiltà come l'ho definita nel mio post. Parlo della capacità di "sgonfiare" l'ipertrofia del proprio io, sgonfiarla magari dolorosamente, attraverso il fuoco dell'esperienza vissuta in modo pieno e vero. E dopo, solo dopo (movimento da dentro a fuori) confrontare il proprio essere con gli altri, tutti, non uno in particolare, Nel senso che il confronto avviene a livello di "umanità" non di singolo. Cioè: io sono indubbiamente una persona unica ed irripetibile, ma questo non fa di me un essere fuori dal comune, nè un genio, nè una persona particolarmente dotata. Perchè è proprio della natura umana creare dei "pezzi unici", ed io sono un pezzo unico, ma lo sono in mezzo ai tanti. Rendersi conto di questo relativizza il senso di onnipotenza e ci permette di guardare fuori (ora si) ed apprezzare l'altro che la vita ci mette davanti per quello che è, non in modo strumentale al nostro bisogno d'onnipotenza. A questo punto si, nasce l'empatia.... Non prima. Spero di essere riuscita a spiegare quello che intendevo.
Un grosso Rubin
Ygramul is offline  

 



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