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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 02-01-2008, 09.50.27   #1
emmeci
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La violenza del pensiero

“Non si può riflettere ed essere modesti. Appena la mente si mette in moto, si sostituisce a Dio e a ogni altra cosa: è indiscrezione, usurpazione, profanazione. Non lavora, sconquassa. La tensione che tradiscono i suoi procedimenti ne rivela il carattere brutale e implacabile. Senza una buona dose di ferocia non si può condurre un pensiero fino in fondo”. Questo è uno dei fulgurei aforismi di Cioran: un’auto-accusa esagerata? O il riconoscimento di una realtà, un’ammissione che tutti possono fare e quindi fondamentalmente esatta?
Lo dovremmo poter riconoscere noi, che ci intrufoliamo in un forum che forse sta navigando in acque tranquille con provocanti, talora irriverenti chiamate di correo od offerte di dialogo che, sotto l’apparenza di aspirare a verità ideali e perfino sublimi, risulteranno provocazioni per coloro che si trovano su una sponda diversa, conquistata magari a fatica dopo ore d’insonnia ed amare esperienze.
E così, anche se qui non si parla quasi mai di politica – il che potrebbe costituire qualche attenuante - le acque non sono meno agitate e le disfide frequenti, facendo pensare che la violenza non sia il privilegio di qualche setta fanatica d’oltre cortina, ma sia nel DNA dell’uomo (una versione aggiornata di quello che si diceva, nelle epoche sensibili alla classicità, la furia delle passioni o l’insorgere – eccezionale e da tenere a bada – del lupus nell’homo). Anche se qualche anima bella e orgogliosa può credere che il fondamentalismo sia un peccato degli altri e sia relegato, per quello che ci riguarda, nelle fondamenta di un edificio che s’innalza in un etere pacifico e luminoso. Certo è difficile in questo nostro contrapporci come eroi della verità - si chiami essa religione scienza o filosofia – trovare il giusto equilibrio tra violenza e dolcezza o tra la nietzschiana superpotenza e il piacere borghese di una storia edulcorata dal suo happy end.
La mia domanda è: credete che sia lecito battersi per le proprie idee pur continuando ad amare, o questo è impossibile e, come succede tra sposi per il resto compiutamente civili, è fatale che venga – in nome di Dio, della Filosofia o della Scienza - il momento dell’incomprensione, della rabbia e del tradimento?
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Vecchio 02-01-2008, 11.58.16   #2
VanLag
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Riferimento: La violenza del pensiero

Una citazione di U.G. Krishnamurti. (Purtroppo non ricordo il testo da cui è presa la citazione).

“So, thought is a fascist in its birth, in its content and in its expression. It is interested only in its own survival.”

Traduzione mia: Il pensiero è fascista nella sua nascita, nei suoi contenuti e nella sua espressione. Esso è interessato solo alla sua propria sopravvivenza.

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Vecchio 02-01-2008, 14.05.36   #3
donella
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Riferimento: La violenza del pensiero

Ciao Emmeci.
Trovo molto "vera" l'analisi di Cioran. La trovo perfettamente descrittiva, infatti.

MA: descrittiva del Pensiero, della sua genesi e struttutra e (addirittura) del suo "dover essere"... e NON affatto descrittiva delle modalità di esternazione del Pensiero in ambito relazionale, come tu mi sembri averla intesa e come (credo) non potesse neanche interessare più di tanto a Cioran.

E' solo la mia idea, ma io arriverei a dire che il fondamentalismo orrido e inutile che tu citi ed anch'io registro... si genera proprio quando... pretendono di confrontarsi pensieri che, a parità di veeemenza individuale, non hanno tutti egualmente rispettato quella ferocia distruttiva e disingannante che è la funzione e il dover essere del Pensiero.

Ciò premesso, e volendo tornare a parlare del solo fondamentalismo come qui convenzionalmente inteso..... credo sinceramente che - se "fondamentalismo" desideriamo appunto convenzionalmente continuare a definire la non volontà o non capacità di accedere alle altrui argomentazioni - in ogni caso resta (secondo me, s'intende) che esprimerlo in un Forum o in qualunque dialogo.... resti sostanziale e tranquillizzante prova provata del vero e profondo desiderio di confronto e comunicazione (mal gestita quanto vogliamo, ma reale ed esistente), comunque espressione di vitale interesse sia verso il Pensiero in sè... e sia anche verso tutti i Pensanti nessuno escluso. E ci vedo solo di bello!

donella is offline  
Vecchio 02-01-2008, 16.09.06   #4
emmeci
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Riferimento: La violenza del pensiero

Per VanLag
La citazione che mi offri di un pensiero di Krishnamurti mi pare risponda senz’altro a quel concetto di “violenza del pensiero” che ho riportato all’inizio dell’argomento, anche se io ho evito per principio qualunque sfondo esoterico e preferisco attenermi a quello che noi abitualmente intendiamo per pensiero, espressione e…..fascismo. In altre parole, se penso a una violenza del pensiero penso a quello sprazzo di orgoglio o soddisfazione personale che esso comporta quando lo concepisco e lo esprimo – a quel bagliore di verità assoluta e che non ammette repliche che esso fatalmente mostra o contiene. Dopo di che si potrà anche discuterne, ma la verità, almeno per un istante, l’ho espressa io.

Per Donella
Sì, Donella, Cioran si poneva evidentemente alle radici di ciò che costituisce la forza del pensiero e che si esplica non solo nelle grandi filosofie ma nelle piccole filosofie che noi stessi cerchiamo di tracciare sui nostri schermi. Anche se Cioran era un solipsista della più bell’acqua e non si preoccupava certo del rapporto con gli altri. Credo che egli non abbia neppure avuto modo di conoscere il fondamentalismo nella sua demonica potenza (è morto nel 1995) e, d’altra parte, era in fondo fondamenntalista lui stesso, anche se armato non di bombe ma di aforismi. E se il contrario del fondamentalismo è il dialogo, come tu dici insieme a fior di filosofi contemporanei, non penso davvero che gliene sarebbe importato granché visto che un’altra volta ha detto: “il pensiero che si affranca da ogni partito preso si disgrega e imita l’incoerenza e la dispersione delle cose che vuole afferrare”. Un altro modo, questo, di esprimere quella che ho chiamato violenza del pensiero, forse un modo più civile e quasi giornalistico. (Leggi qui sopra VanLag: credo che direbbe, sulla scia di Krishnamurti, “un pensiero fascista”.
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Vecchio 02-01-2008, 20.38.30   #5
VanLag
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Riferimento: La violenza del pensiero

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Originalmente inviato da emmeci
La mia domanda è: credete che sia lecito battersi per le proprie idee pur continuando ad amare, o questo è impossibile e, come succede tra sposi per il resto compiutamente civili, è fatale che venga – in nome di Dio, della Filosofia o della Scienza - il momento dell’incomprensione, della rabbia e del tradimento?
Lasciando a parte le affermazioni di U.G. Krishnamurti, (che non sono esoteriche), vorrei invece rispondere alla tua domanda quotata sopra.
- Battersi per le proprie idee non è solo lecito, ma è un atto necessario, un fatto di sopravvivenza di quei pensieri e quindi di quei pensatori, che non siano omologati alla cultura dominante. Il non farlo significherebbe lasciare morire la “diversità” che c’è in noi lasciandoci annullare. – Una volta riconosciuto il diritto all’esistenza delle idee diverse e la loro dignità, allora forse può iniziare l’amore. Proprio come tra sposi che l’amore ci può essere solo se c’è rispetto e non c’è prevaricazione da parte di uno o dell’altro.

VanLag is offline  
Vecchio 02-01-2008, 22.51.34   #6
Giorgiosan
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Riferimento: La violenza del pensiero

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Originalmente inviato da VanLag


- Battersi per le proprie idee non è solo lecito, ma è un atto necessario, un fatto di sopravvivenza di quei pensieri e quindi di quei pensatori, che non siano omologati alla cultura dominante. Il non farlo significherebbe lasciare morire la “diversità” che c’è in noi lasciandoci annullare. – Una volta riconosciuto il diritto all’esistenza delle idee diverse e la loro dignità, allora forse può iniziare l’amore.


Mi piace quello che hai scritto. Bello!
Giorgiosan is offline  
Vecchio 03-01-2008, 09.19.06   #7
emmeci
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Riferimento: La violenza del pensiero

Caro VanLag: a me, dico la verità, questa parola amore sembra alquanto usurata: tutti ne parlano come di uno stato facile da raggiungere o di panacea universale – ma quanti sanno metterla in pratica? E poi, è umanamente possibile farlo? Puoi pensare di amare le stelle, almeno fin quando non minacceranno questa piccola terra, ma se quel famoso asteroide dovesse veramente avvicinarsi a noi, o quella pantera che si dice nascosta nelle boscaglie del Nord si trovasse improvvisamente davanti a te, o magari anche solo un malintenzionato sbucasse dall’ombra mentre torni a casa, ti sentiresti ancora capace di amare? E se ti trovassi in un’emergenza tale da consentirti di salvare una sola vita, sapresti decidere senza problemi? Dico questo non per denigrare i tuoi nobili spiriti ma perché io stesso mi rendo conto di quanto arduo e forse perfino impossibile sia obbedire a pontificali sermoni e tanto più ai discorsi della montagna (pronunciati da questo o quell’altro disponibile Krishnamurti). Sì, forse è più facile amarsi, come dici, tra sposi, per quanto anche qui, con il trasformarsi degli usi e il complicarsi dei rapporti tra codici e religioni, l’amore può apparire veramente simile a quel folletto munito di arco che non sai se sia pronto a scagliare la freccia della passione o dell’odio….D’altra parte penso che, nonostante quello che pensa Severino, noi non nasciamo né viviamo in un paradiso, anzi talvolta ci troviamo perfino in una bolgia infernale – ed è proprio questa incapacità o impossibilità di amare che può dare un senso all’amore, in una specie di lotta contro sé stessi o di fiammeggiante auto-da-fé: un amore che per esistere deve andare contro l’amore. Ciò che richiede, forse, l’intervento non di un filosofo e neppure di questo o quell’altro profeta ma di questo o quell’altro Dio: sperando che, pur rivaleggiando fra loro, non siano, almeno nel pronunciare i loro decaloghi, troppo lontani dai tuoi sentimenti d’amore.
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Vecchio 03-01-2008, 10.35.21   #8
albert
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Riferimento: La violenza del pensiero

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Originalmente inviato da VanLag

- Battersi per le proprie idee non è solo lecito, ma è un atto necessario, un fatto di sopravvivenza di quei pensieri e quindi di quei pensatori, che non siano omologati alla cultura dominante. Il non farlo significherebbe lasciare morire la “diversità” che c’è in noi lasciandoci annullare. –

Completamente d'accordo con VanLag. Se uno non crede e non è disposto a battersi per le proprie idee, queste sono morte. Come se uno non crede in sè e non è disposto a battersi per l'affermazione di sè, non vive una vita piena (e questo è il concetto di autostima).

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Originalmente inviato da VanLag
Una citazione di U.G. Krishnamurti. (Purtroppo non ricordo il testo da cui è presa la citazione).
“So, thought is a fascist in its birth, in its content and in its expression. It is interested only in its own survival"

Non direi che essere interessati solo - o principalmente - alla propria sopravvivenza sia una tratto caratteristico del fascismo. Tutte le ideologie sono principalmente interessate alla propria sopravvivenza. Il tratto caratteristico del fascismo, secondo me, è perseguire questo scopo con la violenza e l'autoritarismo
albert is offline  
Vecchio 03-01-2008, 11.24.54   #9
VanLag
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Riferimento: La violenza del pensiero

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Originalmente inviato da emmeci
Caro VanLag: a me, dico la verità, questa parola amore sembra alquanto usurata: tutti ne parlano come di uno stato facile da raggiungere o di panacea universale –
Da un 3d sulla violenza del pensiero siamo passati ad una disanima sulla parola “amore”. Io ho usato quella parola solo perché nel tuo post di apertura e nella tua domanda l’avevi usata tu. La parola amore perplime anche me, non fosse altro che per l’abuso che se ne fa…..

Su questo o quell’altro Krishnamurti mi sembra di capire che hai un bel po’ di prevenzioni, pensandoli arroccati sulla montagna a fare discorsi. L’altro Krishnamirti non so bene cosa dicesse, in quanto a questo Krishnamurti, (cioè quello di cui parlo io), dell’amore, (love in inglese), dice che è “it is just a four letters word”, cioè che è "giusto una parola di 4 lettere".

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Vecchio 03-01-2008, 15.09.09   #10
donella
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Riferimento: La violenza del pensiero

Carissimo Emmeci,
hai aperto una discussione che mi sembrerebbe stupenda... se solo riuscissimo a restare fedeli al tema: sento che c'è dentro (non solo dentro all'argomento, ma proprio dentro alla tua formulazione) il segreto delle tante incomprensioni e ostilità che vivono in un forum come nella vita privata o pubblica che sia. Non sprechiamolo!

Cioran ha magistralmente descritto il Pensiero Speculativo: che non può esser altro che così, mirando al dis-incanto!

In parallelo - IN PARALLELO - gli corre il Pensiero Contemplativo.
Che contempla un suo Incanto (sia esso una Rivelazione ateronoma oppure una Intuizione autonoma).

Che è ALTRO, e sul quale non esprimiamo alcun giudizio di valore.

Ma sono DIVERSI. Anzi, l'abbiam detto: sono PARALLELI.

La ferocia relazionale patologica (che nulla ha a che vedere con la ferocia fisiologica del pensiero speculativo).......... nasce o no dalla pretesa assurda , da parte delle due modalità di pensiero , di sedersi a giocare allo stesso tavolo

Se interiorizzassimo davvero questa elementarità..... che Pace Viva (e Cordiale, e Solidale) . O no
donella is offline  

 



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