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Vecchio 03-05-2008, 21.49.05   #1
Socrate78
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La tragedia dell'edonismo

Apro questo thread per iniziare una discussione sulla teoria morale e filosofica dell'edonismo (dal greco "Edhonè, in italiano "Piacere"), che identifica il concetto di bene (fisico e morale ) con quello di "Piacere".
Tale teoria sembra essere molto in voga nel mondo attuale, ma a mio avviso si tratta di un errore logico veramente madornale, quasi "tragico" per le conseguenze etiche a cui può portare.
Infatti non è assolutamente vera l'equazione Bene=Piacere.
Esiste un'infinità di azioni (ingozzarsi di cibo, drogarsi, ubriacarsi, ecc.) che possono far provare un piacere assai intenso, ma sono azioni distruttive ed irrazionali, che a lungo andare portano l'individuo alla rovina;non solo,spesso ciò che causa pesanti sacrifici e persino sofferenze, può servire al contrario a produrre un beneficio finale durevole ed oggettivo.
L'edonismo allora mi sembra essere un sintomo grave di nichilismo, di eclissi della ragione; non è più infatti la pura razionalità a stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma si tira in ballo un principio istintivo ed individualistico, che è quello del piacere soggettivo.
Di conseguenza, l'edonismo può essere persino antisociale, proprio perchè porta l'uomo ad agire senza pensare razionalmente alle conseguenze che un'azione può avere (su se stesso e sugli altri ), spinto solo dalla continua ricerca del piacere soggettivo.
Proprio per questi motivi la visione edonistica fu fortemente criticata da Kant, che invece riaffermò il valore della razionalità nella scelta etica.
Secondo voi, perchè l'edonismo (nonostante la sua evidente falsità ) è un atteggiamento mentale così diffuso?
A mio avviso la colpa è da ravvisare in una forma di estremo relativismo etico che, affermando che non esistono principi morali assoluti, finisce per ricercare nel piacere individuale la fonte della realizzazione dell'uomo.
Socrate78 is offline  
Vecchio 04-05-2008, 12.08.23   #2
VanLag
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Riferimento: La tragedia dell'edonismo

Citazione:
Originalmente inviato da Socrate78
Apro questo thread per iniziare una discussione sulla teoria morale e filosofica dell'edonismo (dal greco "Edhonè, in italiano "Piacere"), che identifica il concetto di bene (fisico e morale ) con quello di "Piacere".
Tale teoria sembra essere molto in voga nel mondo attuale, ma a mio avviso si tratta di un errore logico veramente madornale, quasi "tragico" per le conseguenze etiche a cui può portare.
Infatti non è assolutamente vera l'equazione Bene=Piacere.
Esiste un'infinità di azioni (ingozzarsi di cibo, drogarsi, ubriacarsi, ecc.) che possono far provare un piacere assai intenso, ma sono azioni distruttive ed irrazionali, che a lungo andare portano l'individuo alla rovina;non solo,spesso ciò che causa pesanti sacrifici e persino sofferenze, può servire al contrario a produrre un beneficio finale durevole ed oggettivo.
L'edonismo allora mi sembra essere un sintomo grave di nichilismo, di eclissi della ragione; non è più infatti la pura razionalità a stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma si tira in ballo un principio istintivo ed individualistico, che è quello del piacere soggettivo.
Di conseguenza, l'edonismo può essere persino antisociale, proprio perchè porta l'uomo ad agire senza pensare razionalmente alle conseguenze che un'azione può avere (su se stesso e sugli altri ), spinto solo dalla continua ricerca del piacere soggettivo.
Proprio per questi motivi la visione edonistica fu fortemente criticata da Kant, che invece riaffermò il valore della razionalità nella scelta etica.
Secondo voi, perchè l'edonismo (nonostante la sua evidente falsità ) è un atteggiamento mentale così diffuso?
A mio avviso la colpa è da ravvisare in una forma di estremo relativismo etico che, affermando che non esistono principi morali assoluti, finisce per ricercare nel piacere individuale la fonte della realizzazione dell'uomo.
Trovo oltre modo sbagliato non avere il culto del piacere e questo non perché si debba vivere una vita di dissolutezze e di lassismo, (che sarebbe comunque meglio della vita di violenza e di prevaricazione che viviamo), ma perché il piacere è il “sapore” della vita, in un certo modo ne è il senso. Ti lascio il brano di Gibran sul piacere che come sempre è molto illuminato.

Allora un eremita, che si recava in città una volta all'anno, si fece avanti e disse: Parlaci del Piacere.

Ed egli rispose: Il piacere è un canto di libertà, Ma non è la libertà.
È la fioritUra dei vostri desideri, Ma non è il loro frutto.
È un abisso che invoca un'altura, Ma non è né la profondità né l'altezza.
È un uccello in gabbia che spicca il volo, Ma non è lo spazio conquistato.
Sì, in verità il piacere è un canto di libertà.
E vorrei tanto che voi lo intonaste con tutto il cuore, ma temo che a cantarlo perdereste il cuore.

Alcuni dei vostri giovani ricercano il piacere come se questo fosse tutto e vengono giudicati e biasimati.
lo non li giudicherei, né li biasimerei. Li lascerei liberi di cercare.
Infatti troverebbero il piacere, ma non da solo, Sette sono i suoi fratelli ed il minore è più bello del piacere.
Non avete mai sentito narrare di quell'uomo che stava scavando la terra in cerca di radici e vi trovò un tesoro?

Ed alcuni dei vostri anziani ricordano il piacere con rimpianto come un peccato commesso a causa dell'ebbrezza. Ma il rimpianto è l'offuscamento della mente non il suo castIgo.
Dovrebbero ricordare il piacere con gratitudine come farebbero ricordando il raccolto di un'estate.
Tuttavia se il rimpianto li conforta, che si confortino.
E tra di voi vi sono alcuni che non sono più giovani per ricercare né anziani per ricordare;
E nella paura di ricercare o di ricordare, rifuggono da tutti i piaceri, temendo di trascurare o di offendere lo spirito. Ma proprio in questo sta il loro piacere.
E così anche loro trovano un tesoro benché stiano scavando con mani tremanti in cerca di radici.
Ma ditemi chi può offendere lo spirito?
Forse che l'usignolo offende la quiete della notte o la lucciola il chiarore delle stelle?
Forse che la vostra fiamma od il vostro fumo appesantiscono il vento?
Pensate forse che lo spirito sia come uno stagno tranquillo da poter agitare con un bastone?

Spesso privandovi del piacere non fate altro che accumulare il desiderio nei recessi del vostro essere.
Chi può sapere se ciò che sembra tralasciato oggi, aspetterà il domani?
Anche il vostro corpo conosce la sua eredità ed il suo legittimo bisogno e non sarà ingannato.
Ed il corpo è l'arpa della vostra anima, E sta a voi arricchirlo di dolci melodie o di suoni confusi.
Ed ora chiedetevi: "Come faremo nel piacere a distinguere il bene dal male?" Tornate ai vostri campi ed ai vostri giardini ed imparerete che il piacere dell'ape sta nel cogliere il nettare dal fiore, Ma pure per il fiore è un piacere concedere il proprio nettare all'ape.
Infatti per l'ape il fiore è sorgente di vita, E per il fiore l'ape è un messaggero d'amore, E per entrambi, l'ape ed il fiore, il dare ed il ricevere piacere è una necessità ed un' estasi.

Popolo di Orphalese, siate dunque nel piacere simili all'ape ed al fiore.

tratto da "IL PROFETA" - Kahil Gibran

VanLag is offline  
Vecchio 04-05-2008, 13.19.31   #3
Socrate78
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Riferimento: La tragedia dell'edonismo

Originariamente inviato da Van Lag:Trovo oltre modo sbagliato non avere il culto del piacere e questo non perché si debba vivere una vita di dissolutezze e di lassismo, (che sarebbe comunque meglio della vita di violenza e di prevaricazione che viviamo), ma perché il piacere è il “sapore” della vita, in un certo modo ne è il senso....

Guarda che se non si stabilisce un criterio morale esterno a quello del piacere soggettivo, allora è possibile tutto. Un individuo può provare ad esempio piacere nel commettere azioni a danno degli altri, nel prevaricare sugli altri oppure, come ho detto prima, nel vivere un'esistenza di eccessi e di "sballo" dannoso per se stesso e anche per gli altri.
In una prospettiva edonistica, tutto diviene lecito, perchè se è vero che il piacere è il senso della vita, allora qualsiasi azione che procura godimento va compiuta, perchè è un bene.
E' necessario allora mettere da parte l'equazione Bene=Piacere e stabilire altri criteri, ad esempio "E' giusto ciò che è utile alla società, sbagliato ciò che la danneggia", oppure "E' giusto ciò che la coscienza morale ordina", ecc., indipendentemente dal grado di soddisfazione che si ricava agendo in un certo modo.
Socrate78 is offline  
Vecchio 04-05-2008, 13.46.40   #4
Noor
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Riferimento: La tragedia dell'edonismo

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
il piacere è il “sapore” della vita, in un certo modo ne è il senso.
Io direi che il piacere è il sapore del corpo.
L'edonismo è sentirsi narcisisticamente solo corpo:è diverso del servirsi,gustare, del piacere del corpo.
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Vecchio 04-05-2008, 15.29.07   #5
S.B.
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Riferimento: La tragedia dell'edonismo

Citazione:
Originalmente inviato da Socrate78
Apro questo thread per iniziare una discussione sulla teoria morale e filosofica dell'edonismo (dal greco "Edhonè, in italiano "Piacere"), che identifica il concetto di bene (fisico e morale ) con quello di "Piacere".
Tale teoria sembra essere molto in voga nel mondo attuale, ma a mio avviso si tratta di un errore logico veramente madornale, quasi "tragico" per le conseguenze etiche a cui può portare.
Infatti non è assolutamente vera l'equazione Bene=Piacere.
Esiste un'infinità di azioni (ingozzarsi di cibo, drogarsi, ubriacarsi, ecc.) che possono far provare un piacere assai intenso, ma sono azioni distruttive ed irrazionali, che a lungo andare portano l'individuo alla rovina;non solo,spesso ciò che causa pesanti sacrifici e persino sofferenze, può servire al contrario a produrre un beneficio finale durevole ed oggettivo.
L'edonismo allora mi sembra essere un sintomo grave di nichilismo, di eclissi della ragione; non è più infatti la pura razionalità a stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma si tira in ballo un principio istintivo ed individualistico, che è quello del piacere soggettivo.
Di conseguenza, l'edonismo può essere persino antisociale, proprio perchè porta l'uomo ad agire senza pensare razionalmente alle conseguenze che un'azione può avere (su se stesso e sugli altri ), spinto solo dalla continua ricerca del piacere soggettivo.
Proprio per questi motivi la visione edonistica fu fortemente criticata da Kant, che invece riaffermò il valore della razionalità nella scelta etica.
Secondo voi, perchè l'edonismo (nonostante la sua evidente falsità ) è un atteggiamento mentale così diffuso?
A mio avviso la colpa è da ravvisare in una forma di estremo relativismo etico che, affermando che non esistono principi morali assoluti, finisce per ricercare nel piacere individuale la fonte della realizzazione dell'uomo.

L'edonismo è una delle possibili soluzioni etiche, è da sempre inscritta nella natura umana. Consiste nel risolvere il bene nel piacere,magari inteso, come per gli epicurei, quale privazione dai dolori, o atarassia.

La sua diffusione è, mi sembra, a livello pratico più che a livello teorico, non mi sembra che sia una posizione strenuamente difesa oggigiorno.

Il problema fondamentale è sempre quello del rapporto felicità/piacere - bene/virtù.
Com'è possibile unire questi due gruppi di valori in questa vita? Gli antichi greci hanno per lo più provato a risolvere la felicità nella virtù o la virtù nel piacere.
Kant ha sacrificato il piacere, subordinandolo alla virtù, razionale; per questo ha poi dovuto ammettere la possibilità dei postulati come l'immortalità dell'anima e l'esistenza di Dio.
Come il cristinesimo, Kant non crede nella possibilità di una riunificazione, in questa vita, di virtù e felicità. In questa vita dobbiamo seguire la virtù e possiamo sperare di raggiungere la felicità solo in un'altra vita, speranza questa che diventa promessa/rivelazione nel messaggio cristiano.

Tu dici:
"Infatti non è assolutamente vera l'equazione Bene=Piacere.
Esiste un'infinità di azioni (ingozzarsi di cibo, drogarsi, ubriacarsi, ecc.) che possono far provare un piacere assai intenso, ma sono azioni distruttive ed irrazionali, che a lungo andare portano l'individuo alla rovina;"

Ma quest'analisi è una banalizzazione erronea. Nell'equazione Bene= Piacere la variabile da definire è il Bene, il Piacere sappiamo benissimo che cos'è.
La tua obiezione circa le azioni che danno solo un apparente piacere non mi sembra reggere, infatti l'edonismo non è per forza privo di ragione, il piacere che cerca non è quello di uno stato di animalità, l'edonista astuto utilizza la ragione per ottenere il massimo piacere. Sa valutare i pro e i contro di ogni cosa e può evitare la droga preferendole il teatro, se pensa che questo sia un piacere migliore.

Il fatto saliente è che le sue valutazioni riguardano questa vita, lui ha già risolto il conflitto bene/piacere, non ha bisogno di postulare altre vite per ottenere la felicità (magari ne ha bisogno per ottenere altro, che so, la verità!).

Il punto su cui concordo è che l'edonismo ha una possibile valenza anti-sociale, infatti se un edonista con la sua ragione pensa che uccidere un uomo gli darà molto piacere (e ciò può essere vero), se è coerente con la sua teoria, dovrà uccidere quell'uomo e ciò sarà oltretutto un bene.

La miglior difesa contro l'edonismo secondo me sta in due posizioni: 1) nel contrattualismo e simili, infatti si può mostrare all'edonista che se tutti fossero edonisti ( in un senso primitivo e non sofistica come quello epicureo, che è solo parzialmente un edonismo) a lui stesso sarebbe difficile trovare il piacere, comunemente inteso, in un mondo in cui tutti lo cercano parimente, senza preoccuparsi molto del danno che provocano al prossimo.
2) L'intuizionismo etico, cioè la presenza di un senso etico, una "prospettiva etica" vissuta nel "faccia a faccia", a priori. Questa dottrina evita di fare del Bene la variabile da definire nell'equazione di prima, anzi, più probabilmente (a meno di non voler rendere il piacere la variabile da definire) spezza completamente quell'equazione, asserendo che noi tutti conosciamo (anche se vagamente) cosa sia il bene (la giustizia) a priori fino ad un certo punto.
In pratica si afferma che il sentimento di colpa, meglio di ingiustizia, che provi ad uccidere un uomo (innocente magari), è tanto evidente ed a priori quanto il piacere che proviamo mangiando cibi gustosi, facendo l'amore, etc.

S.B. is offline  
Vecchio 04-05-2008, 17.05.49   #6
VanLag
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Riferimento: La tragedia dell'edonismo

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Originalmente inviato da Socrate78
Guarda che se non si stabilisce un criterio morale esterno a quello del piacere soggettivo, allora è possibile tutto. Un individuo può provare ad esempio piacere nel commettere azioni a danno degli altri, nel prevaricare sugli altri oppure, come ho detto prima, nel vivere un'esistenza di eccessi e di "sballo" dannoso per se stesso e anche per gli altri. In una prospettiva edonistica, tutto diviene lecito, perchè se è vero che il piacere è il senso della vita, allora qualsiasi azione che procura godimento va compiuta, perchè è un bene.
Gli eccessi che tu denunci non nascono dalla naturale propensione al piacere ma dall’educazione alla negazione del piacere che ormai accompagna l’uomo da millenni, al punto che ci sembra persino naturale. Quello che non vediamo è che più invochiamo una regolazione esterna sui nostri piaceri e più stringiamo il nodo che ci strangola e che ci spinge alla ricerca degli eccessi. E’ un po’ come se ormai fossimo ridotti ad amare la prigione per l’ora d’aria di cui godiamo ed invece la libertà potremmo averla tutta intera.
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Originalmente inviato da Socrate78
E' necessario allora mettere da parte l'equazione Bene=Piacere e stabilire altri criteri, ad esempio "E' giusto ciò che è utile alla società, sbagliato ciò che la danneggia", oppure "E' giusto ciò che la coscienza morale ordina", ecc., indipendentemente dal grado di soddisfazione che si ricava agendo in un certo modo.
Se adesso anche il piacere diventa un fatto politico siamo davvero messi male, cioè siamo alla frutta. Sono d’accordo che gli eccessi di cui sopra potrebbero a volte trascendere ed indurre ad atti che vanno puniti dalla legge, ma da li a a stabilire una legislatore che regoli il piacere io ci starei davvero attento anche perché il piacere è per lo più un fatto privato.

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Vecchio 05-05-2008, 10.16.29   #7
emmeci
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Riferimento: La tragedia dell'edonismo

Ci sono parole che portano con sé, piuttosto che un’ambiguità aperta a una ricchezza di significati, un solo significato, ma carico di un peso tale di giudizi, di assensi o di critiche da renderla quasi inservibile per una analisi spassionata e condivisibile. Mi pare che questo sia il caso della parola in questione - venuta notoriamente dal greco hedoné = piacere - che si è caricata, attraverso l’intervento di religiosi e moralisti, di un’aureola negativa tale da assimilarla a una parola cattiva. Chi può dire bene, oggi, dell’edonismo, come vedo anche dalle vostre risposte? Chi potrebbe difenderlo se non qualche raffinato intellettuale o qualche ideologo di piaceri proibiti, se non chi voglia assumere la posa del ribelle o del libertino? La tragedia dell'edonismo, come dice socrate78?
Forse è solo una questione semantica, perché se appena sostituisco a piacere qualche altro termine, per esempio il termine “gioia”, ecco che non sono più messo al bando, non si sentono più sibilare i diavoli ma cantare gli angeli intorno a me.
Credo che, come sempre, l’assolutismo non paga: è meglio considerare le parole, anche quelle usurate o mummificate nelle enciclopedie filosofiche, come bisognose d’aria, quasi come vagiti in attesa di acquistare una vita vera, magari anche solo una vita poetica….Certo, è corretto dire che l’edonismo non regge, che non si può ridurre la vita a piacere, ma chi vorrebbe veramente cancellarlo dalla sua vita? Chi può negare di aver avuto principio da una stilla di piacere più che da un grido di dolore? E non dimostrano i filosofi che il piacere poteva essere vissuto in Grecia come anelito alla bellezza intellettuale, e comunque inteso più come virtù che come grezzo e immediato sollazzo? E, venendo a tempi più recenti, non hanno detto gli psicologi che il piacere è necessario per un armonico sviluppo dell’essere uomo?
Comunque, visto che è anche una questione di semantica, ben venga un altro termine che possa sostituire piacere senza attirare recriminazioni dai moralisti e senza obbligare ad ammettere dei limiti che rendano quel termine degno della filosofia, come hanno dovuto fare gli edonisti greci, dagli epigoni socratici di Cirene agli intruppati nel gregge di Epicuro. Dunque il termine gioia.
Che non è solo piacere (ma in parte sì) e può addirittura essere considerata come la suprema aspirazione o il fine ultimo della vita, tanto da essere santificata dalle religioni come premio per il credente o come olezzo di un riacquistato Eden.
Gioia ha uno spettro semantico veramente cospicuo, visto che può designare lo stato infimo e supremo dell’uomo, come ha espresso Schiller nel suo inno alla gioia che è divenuto l’inno d’Europa. Gioia di aver colto la verità, gioia di poter essere arrivati ad amare milioni di esseri….ed è così vasto il senso di questa parola, che possiamo includere in esso anche la gioia maligna, cioè la gioia di aver compiuto non il bene ma il male. Gioia di Dio e di Satana, d’inferno e di paradiso.
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Vecchio 05-05-2008, 20.29.40   #8
S.B.
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Riferimento: La tragedia dell'edonismo

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Originalmente inviato da VanLag
Gli eccessi che tu denunci non nascono dalla naturale propensione al piacere ma dall’educazione alla negazione del piacere che ormai accompagna l’uomo da millenni, al punto che ci sembra persino naturale. Quello che non vediamo è che più invochiamo una regolazione esterna sui nostri piaceri e più stringiamo il nodo che ci strangola e che ci spinge alla ricerca degli eccessi. E’ un po’ come se ormai fossimo ridotti ad amare la prigione per l’ora d’aria di cui godiamo ed invece la libertà potremmo averla tutta intera.

Se adesso anche il piacere diventa un fatto politico siamo davvero messi male, cioè siamo alla frutta. Sono d’accordo che gli eccessi di cui sopra potrebbero a volte trascendere ed indurre ad atti che vanno puniti dalla legge, ma da li a a stabilire una legislatore che regoli il piacere io ci starei davvero attento anche perché il piacere è per lo più un fatto privato.



La regolazione esterna ( legge o costume) è una necessaria formalità in un mondo fatto d'individui che non sanno trovare un giusto mezzo nel perseguire i propri piaceri. Ma non regola il piacere, bensì l'azione, non mira a proibire il piacere, ma il danno all'altro.
Circa gli eccessi che viviamo non saprei se siano interpretabili come uno sfogo dopo secoli di repressione della carne, certo questo fatto può essere importante.

Ciò non giustifica comunque l'edonismo (declinato tradizionalmente come primato del piacere, se gli diamo un altro significato parliamo d'altro).

Per l'edonista il piacere, soggettivo, è criterio di giudizio del bene e del male.
Condannando questa posizione non si condanna l'uomo a una vita senza piaceri, ma a ricercare il proprio piacere senza contrastare il Bene, la giustizia e la libertà del prossimo.
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Vecchio 08-05-2008, 20.53.05   #9
Emanuelevero
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Il Bene è l'essere il piacere l'esistere. Quando è piacere.
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Vecchio 09-05-2008, 13.14.01   #10
Catone
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Secondo voi, perchè l'edonismo (nonostante la sua evidente falsità ) è un atteggiamento mentale così diffuso?
Per rispondere si deve passare dalla filosofia all'economia. Viviamo in un sistema che pone al centro il denaro e la sua crescita. L'edonismo è la giustificazione etica del consumismo, a sua volta funzionale alla dinamica del denaro e alla sua necessità di crescita.
Ciao
Catone is offline  

 



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