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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 20-11-2008, 12.47.24   #1
arsenio
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l'asino di Buridano

L'asino di Buridano.

Chi ricorda questa teoria medioevale? Forse pochi, nelle sue implicazioni. Eppure per un discorso sulla libertà inizierei proprio da qui.
La libertà, includendo anche il libero arbitrio, ha molteplici significati. Chi è libero? Un individuo? Un'insieme? La libertà di Dio?
Le due grandi suddivisioni sono tra indeterministi e deterministi. Ai primi appunto si fa riferimento con l'asino di Buridano,per dimostrare che non ci sono motivi che spingono a comportarsi in un modo o nell'altro. Si tratta sempre di volontà.
Muore di fame non sapendo scegliere tra due ceste di fieno uguali. E' questa la libertà dell'indifferenza,quando i motivi delle scelte alternative si annullano e la volontà può decidere liberamente: la decisione umana è libera.
Le critiche a tale conclusione sono: Se l'uomo sceglie da razionale e libero, perchè sceglie tra due alternative identiche? Se libertà è indifferenza, sarebbe pura casualità. A parte considero la libertà della psicologia della personalità, dove contano i condizionamenti dell' ambiente e le pulsioni.
Per i deterministi tutto è causale e non c'è libertà. Ci sentiamo liberi semplicemente perchè non siamo consapevoli di tutti i fattori che ci determinano.
Ma,si controbatte, la tesi del determinismo universale è ben lungi dal poter essere dimostrata. Nessuno in fisica,in cui le variabili sembrano sotto controllo,si può vantare una validità assoluta: figuriamoci nell'etica e nella psicologia.

Oggi il libero arbitrio indagato dalla filosofia deve tenere conto dell'apporto delle neuroscienze,come per importanti questioni filosofiche, e anche per certeemozioni che un tempo erano di solo dominio della psicologia (es. l'empatia) . Ho trovato utile la lettura del “Gene agile, la nuova alleanza fra eredità e ambiente”, di Matt Ridley, Biblioteca scientifica Adelphi. Il libero arbitrio, sempre definendo a cosa ci si riferisce, perchè ad esempio in tale campo scientifico non sarebbe opportuno citare Dio, sarebbe compatibile con i geni, in un processo di causa/effetto non, ma circolare. Nel cervello non ci sarebbe uno “Io” ma una configurazione di atti cerebrali in continuo cambiamento. Vi entrano in gioco storia, emozioni, istinto, esperienze e influenze esercitate dagli altri,dal caso,ecc.

In ogni caso nelle concatenazioni di eventi della nostra vita il potere decisionale autonomo dell'Io non ha fondamento né è possibile stabilire per certi episodi una gerarchia di cause-effetti, secondo importanza determinante.
Secondo tutti i grandi filosofi il libero arbitrio non esiste, come per Da Vinci, Hobbes, Spinoza, Hume, Leibniz, Kant, Voltaire, Schopenhauer. Bergson,ecc. Ecc. il libero arbitrio dei cattolici è il poter intervenire nel disegno di Dio.
Siamo tutti dotati di Libero arbitrio, ma in che senso? Si tratta solo di un sentimento della sua esistenza che non ne dimostra quella effettiva. Emotivamente siamo certi di essere liberi nel decidere, ma è impossibile,ad esempio per quanto riguarda il controllare impulsi,necessità,emozioni, desideri, gusti,scelte,determinate dai nostri interessi,ecc. Il libero arbitrio è un sentimento la cui realtà è negata dalla scienza e dalla filosofia, che potrebbero sollevarci da ansie e autocolpevolizzazioni. Ciò che decidiamo di fare o pensiamo è conseguenza di non controllabili necessità neurofisiologiche, di condizionamenti della propria storia biografica, di emozioni, desideri e pulsioni mosse da una causalità inconscia. Non ci resta che dire di sì al nostro destino, come affermò Jung. Ma se si preferisce possiamo anche far finta che tutto dipenda da noi, pur sapendo che non è vero. In un determinato periodo della vita nessuno avrebbe potuto fare scelte diverse da quelle che ha fatto. La frase controfattuale “se invece avessi fatto così ... allora ....” con cui sovente ci si rammarica di non aver imboccato strade alternative è un ipotesi irreale. Può giovare conoscere se stessi e valutare le situazioni che si presentano e che il caso mette sulla nostra via.
Ma “gli uomini si credono liberi soltanto perchè sono consapevoli delle loro azioni e inconsapevoli della cause che le determinano.” E' Spinoza. Chi ha il coraggio di contraddirlo?
arsenio is offline  
Vecchio 02-04-2012, 22.49.44   #2
paul11
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Riferimento: l'asino di Buridano

Gli uomini si sentono imprigionati nel mondo perchè non conoscono l'origine dell'essere e consapevoli dell'esserci nel mondo cercano l'autenticità.
paul11 is offline  
Vecchio 04-04-2012, 00.21.14   #3
paul11
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Riferimento: l'asino di Buridano

Innanzitutto ringrazio coloro o chi mi ha fatto postare precedentemente ( moderatori ,ecc.), perchè mi sono reso conto dopo che era una frase "lapidaria" e non argomentata e semplciemente riferita alla frase di Spinoza.
Arsenio da filosofo argomentativo e fortemente influenzato dall'epistemologia ritiene che gli uomini siano un sistema robotico influenzato da infinite miriadi di biochimismi e impusi elettrici. Rispetto questa visione,ma si tratta di capire se si ritiene che la scienza fisica possa essere capace di arrivare attraverso l'indagine della materia di "trovare" l'uomo nella sua essenza.Onestamente penso di no: non basta.
Infatti le scienze stanno diventando metafisica fra le teorie della relatività, l'entanglement e il principio d'indeterminazione:tutto molto "trascendentale".
Forse potrebbe dispiegarsi una nuova forma di ontologia post-moderna, ma riferita all'essere di Hal, il computer di "2001 odissea nello spazio", credo poco che aiuti le domande esistenziali dell'uomo.
Non penso propria che sarà la biochimica a dirmi il significato della mia esistenza. Ciò non significa disdegnare quello che stanno cercando queste scienze, tutt'altro. Le loro scoperte possono aiutare considerevolmente, come hanno già fatto e stanno facendo.
Chiudo dicendo che il grande Newton, quella della gravità e della mela , aveva un baule...pieno di appunti esoterici. Persino i grandi fisici hanno dovuto cercare i problemi ontologici al di fuori del mondo dell' energia e della materia fisica.
paul11 is offline  
Vecchio 04-04-2012, 01.26.09   #4
Namas
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Riferimento: l'asino di Buridano

Io non sono nessuno, figurarsi se contraddico minimamente Spinoza. Dico solo che alcune cose - anzi, parecchie - non mi tornano in questa definizione del libero arbitrio. Non credo ad esempio che sia un sentimento.
E' vero invece tutte le nostre scelte sono condizionate da un'immensità di fattori, neurofisiologici, ambientali, economici, e chi più ne ha più ne metta. Intanto però dobbiamo distinguere tra scelta e scelta; un conto è rimuginare su quale aperitivo ordinare al bar, un conto è meditare se ci conviene accettare un nuovo posto di lavoro o un trasferimento all'estero, per non parlare poi di scelte molto più elevate in campo etico, come l'eutanasia.

Nelle decisioni più modeste e banali della quotidianità siamo spesso preda delle pure necessità fisiologiche, come la fame, il caldo, la stanchezza o la sete, e lì c'è poco da discutere, a meno che non si voglia fare la fine del povero asinello (ed è davvero difficile che succeda, al di fuori del puro paradosso).
In altre situazioni, credo invece che si possa parlare di libero arbitrio. Forse non assoluto, ma relativo sì.
Intendo dire che molte volte ci prendiamo la libertà di optare per ciò che reputiamo migliore (o anche peggiore, in certi casi), rifiutando la determinazione di fattori esterni, che pure esistono e influiscono su di noi in maniera notevole.
Siamo solo noi, con il nostro arbitrio, a stabilire quali di questi fattori merita di essere preso in considerazione e quale invece dovrà essere ignorato. E non sono sicura che sia un processo emotivo.
Più la nostra scelta obbedisce a criteri razionali, più si avvicina al libero arbitrio. Del resto si è sempre detto, anche in base alla saggezza popolare, che le decisioni non vanno prese a caldo (nemmeno a pancia vuota...).
Non so, forse sarà un'illusione; forse siamo solo predeterminati in tutto e non ce ne rendiamo conto. Però penso che tutte le nostre azioni siano un po' come le mosse sulla scacchiera. Il giocatore è soggetto a regole e impedimenti, eppure ogni volta sceglie come muovere la sua pedina; talvolta non ha alternativa, ma quasi sempre sì, ed allora esercita la sua facoltà.
Potrà sembrare poco, eppure gli esperti sanno che esistono moltissime combinazioni.
Cosa spinge il giocatore a sceglierne una in particolare, se non la singola valutazione personale? C'è forse qualcosa o qualcuno che spinge la sua mano?
Immaginare un mondo popolato da marionette o avatar mossi da un fantomatico destino che regge i fili (chi se non il Creatore), non soltanto mi sembra uno scenario penoso, ma lo trovo pure molto poco verosimile.
La visione di esseri viventi schiavi di pregiudizi, inclinazioni e umori di cui non sono neppure coscienti è raccapricciante. Almeno per me.
A parte il fatto che ciò mette in discussione tutti i nostri comuni valori morali, perché rende in pratica impossibile attribuire la piena responsabilità di qualsiasi gesto. Scompare o si stempera il significato di colpa e merito, e si annulla la necessità di un giudizio - umano o divino che sia, al di là della fede.
Namas is offline  
Vecchio 04-04-2012, 10.21.34   #5
Aggressor
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Riferimento: l'asino di Buridano

Hanno il coraggio di contraddirlo gli scienziati che credono all'indeterminismo quantico e che voltano le spalle ad Heistain (che era spinoziano).

Guarda, oramai mi conoscerai come determinista per quello che dico in questo forum di solito, però ultimamente mi sto chiedendo se sia pensabile la non uniformità della natura senza un qualcosa come la libertà.
E mi sto anche chiedendo che tipo di relazione possa instaurarsi tra il fine della natura e la libertà. Credo di essere in grado di dimostrare che v'è almeno un fine nella natura, cioè tutti gli oggetti naturali, se la dottrina della necessità è vera, devono esistere perché il mondo abbia senso (per la necessità). Allora si può dire che ogni cosa è in un certo modo al fine di un esistenza possibile o di una non paradossalità.
Cioè semplicemente voglio dire che secondo me non si può scartare a-priori un discorso teleologico/naturale (cioè un discorso sui fini della natura) come vorrebbero i darwinisti a volte (per esempio), forse per cercare di contrastare più voracemente la chiesa (e chi non lo farebbe...) credendo che la teleologia sia solo materia sua; e forse un tale aspetto della natura (il fine ultimo/ causa prima...) potrebbe portare con sé una sorta di libertà o volontà libera.


Era tanto per dare uno spunto, io non me la riesco proprio a immaginare questa libertà se non nel modo spinoziano, ma non voglio mettermi troppi para-occhi.
Aggressor is offline  
Vecchio 04-04-2012, 14.37.53   #6
Il_Dubbio
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Originalmente inviato da arsenio
“gli uomini si credono liberi soltanto perchè sono consapevoli delle loro azioni e inconsapevoli della cause che le determinano.” E' Spinoza. Chi ha il coraggio di contraddirlo?

Non ci vuole coraggio e nemmeno c'è bisogno di contraddirlo. Basterebbe spostare la questione: non sulla consapevolezza delle azioni, ma sulla consapevolezza che l'inconsapevolezza delle cause che determinano le nostre azioni possano essere conosciute e così controllate.

Ci troviamo con una pistola in mano, possiamo sparare ad un altro uomo oppure no. Se ciò fosse per noi indifferente, l'azione che ne seguirà sarà casuale. Siccome siamo consapevoli che le nostre azioni non sono mai indifferenti, ci prendiamo la responsabilità di quell'azione. Se avessimo il dubbio di non possedere sufficienti conoscenze per prendere decisioni ma fossimo obbligati comunque a prenderle, allora le nostre scelte non risulteranno libere. Alcune volte il dubbio non può essere dipanato, quindi la scelta sarà sicuramente non del tutto libera. Ma il solo fatto di aver preso coscienza che un'azione può essere giusta o meno rispetto ad una conoscenza più alta, ci fa fare le scelte consapevoli che si può sbagliare.

Quindi la libertà si misura in potenza e non nell'atto di esplicare l'azione.

Un lupo tutte queste argomentazioni in testa non ce li ha, quindi se deve attaccare un agnello o una pecora, sarà per lui indifferente...sempre. Per un uomo non deve esserlo mai.
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 04-04-2012, 19.38.52   #7
Eretiko
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Riferimento: l'asino di Buridano

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Originalmente inviato da Namas
...Immaginare un mondo popolato da marionette o avatar mossi da un fantomatico destino che regge i fili (chi se non il Creatore), non soltanto mi sembra uno scenario penoso, ma lo trovo pure molto poco verosimile.
La visione di esseri viventi schiavi di pregiudizi, inclinazioni e umori di cui non sono neppure coscienti è raccapricciante. Almeno per me.

Eppure, che ci piaccia o meno, sembra proprio che le nostre azioni siano essenzialmente guidate dalla nostra parte "incosciente": per ogni azione "cosciente" ce ne sarebbero miliardi "non-coscienti". Probabilmente non è necessario invocare il destino o un creatore: semplicemente, in millenni di evoluzione, la nostra parte istintuale ha imparato molto bene a fare il suo mestiere, e ci guida nelle nostre azioni; e noi continuiamo ad attribuire, illusoriamente, un ruolo privilegiato e primario alla nostra coscienza.
Un famoso scienziato, negli anni '30, teorizzò addirittura che l'uomo avrebbe raggiunto il punto evolutivo più alto proprio nel momento in cui le sue azioni fossero state completamente incoscienti.
Eretiko is offline  
Vecchio 04-04-2012, 21.18.46   #8
arsenio
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Riferimento: l'asino di Buridano

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Originalmente inviato da paul11
Innanzitutto ringrazio coloro o chi mi ha fatto postare precedentemente ( moderatori ,ecc.), perchè mi sono reso conto dopo che era una frase "lapidaria" e non argomentata e semplciemente riferita alla frase di Spinoza.
Arsenio da filosofo argomentativo e fortemente influenzato dall'epistemologia ritiene che gli uomini siano un sistema robotico influenzato da infinite miriadi di biochimismi e impusi elettrici. Rispetto questa visione,ma si tratta di capire se si ritiene che la scienza fisica possa essere capace di arrivare attraverso l'indagine della materia di "trovare" l'uomo nella sua essenza.Onestamente penso di no: non basta.
Infatti le scienze stanno diventando metafisica fra le teorie della relatività, l'entanglement e il principio d'indeterminazione:tutto molto "trascendentale".
Forse potrebbe dispiegarsi una nuova forma di ontologia post-moderna, ma riferita all'essere di Hal, il computer di "2001 odissea nello spazio", credo poco che aiuti le domande esistenziali dell'uomo.
Non penso propria che sarà la biochimica a dirmi il significato della mia esistenza. Ciò non significa disdegnare quello che stanno cercando queste scienze, tutt'altro. Le loro scoperte possono aiutare considerevolmente, come hanno già fatto e stanno facendo.
Chiudo dicendo che il grande Newton, quella della gravità e della mela , aveva un baule...pieno di appunti esoterici. Persino i grandi fisici hanno dovuto cercare i problemi ontologici al di fuori del mondo dell' energia e della materia fisica.


Grazie per aver dissepolto un mio 3d che allora era andato a zero post. Ma a differenza di soli quattro anni è già superato, a fronte di numerosi saggi autorevoli di noti scienziati italiani e stranieri, che danno una svolta anche alla questione del libero arbitrio, avvisando che tuttavia non tutto è stato ancora scoperto.

Secondo la ricerca neurobiologica siamo consapevoli delle intenzioni di agire dopo il comando cerebrale del movimento già partito: scelte previste prima che le compiamo: l'illusione di libertà, responsabilità morale, illusioni: scetticismo sul libero arbitrio ( visualizzazione mediante risonanza magnetica, ecc.).
Tutte le attività cerebrali sono organizzazione di cellule nervose, prodotti fisici del cervello e sistema nervoso da imprinting.
Da cui un interrogativo etico : sono meritate le punizioni ? La Visione scientifica del mondo non lascia spazio a azioni libere; fattori fuori controllo, non c'è determinismo: lo hanno scoperto le neuroscienze assieme alle scienze cognitive. Posso prevedere ciò che farai .. il cervello decide,appena dopo ne siamo consapevoli. E la giustizia? Il progresso renderà possibile quantificare il libero arbitrio da misura empirica?

Constatiamo che anche il progresso tecnologico ci ha fatto scoprire processi inimmaginabili fino a poco tempo fa. Ad esempio i neuroni specchio,come detto, che fanno ricadere nella scienza qualcosa che prima apparteneva alle scienze dello spirito e non alle scienze naturali universali.
Ad esempio la visualizzazione dei circuiti cerebrali per cui sono visibili i circuiti neuronali e il loro trasformarsi plastico (neurogenesi), sottoposto il cervello allo stimolo della parola: per cui uno psicofarmaco equivale in efficacia a una psicoterapia.

Tuttavia, per quanto mi riguarda, non sono così riduttivo da considerare l'uomo un robot privo di coscienza ,quello che ancora gli spiritualisti chiamano “anima”,nonostante certe ricerche anche in tale campo e l'unanimità scientifica sull'equivalenza “mente cervello”, rettificando l'errore del dualismo cartesiano. Tengo conto anche della sovrastruttura culturale, educativa,psicologica e se vogliamo pure letteraria e poetica. L'amore stesso, l'emozione più complessa, ha come sostrato processi ormonali ( ossitocina, dopamina, serotonina, ecc.). Eppure non è solo questo.
Così ormai, a chi piace la fantascienza ( futuribile) anche secondo il parere degli scienziati sarà possibile costruire “macchine coscienti” pari al cervello umano. E' questione di un richiesto numero enorme di connessioni e di … tempo. Ma anche allora ci sarà qualcuno che difenderà a spada tratta il creazionismo di Adamo e della donna originata da una sua costola. Rimuovendo il fatto che dalle scimmie ci differenzia un gene solo.

A parer mio è' difficile, se non impossibile, interagire con certi filosofi naif ancora condizionati da certa religiosità neo - spiritualistica, tao e affini, volgarizzata nell'Occidente dalle diramazioni new age, psicologie transpersonali, ecc. dove si nega la razionalità occidentale e lo stesso Io che è solo la parte di un tutto illuminante che si unificherà nel Tutto, ecc. ecc. Oggi la superstizione, la teologia e varie credenze non hanno alcun punto di contatto con la filosofia.

Saluti

arsenio
arsenio is offline  
Vecchio 05-04-2012, 01.24.17   #9
Somma sui cammini
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Riferimento: l'asino di Buridano

L'ambiente nel quale si colloca l'asino di Buridano e' evidentemente quello della logica formale, e di cio' va tenuto conto. La singolarita' della questione risiede nel fatto di operare una ''scelta'' (arbitraria o indotta) nell'ambito di una scelta forzata. La costrizione non e' nella scelta al bivio ma nel bivio stesso che ci costringe ad una scelta. Il bivio per sua natura e' scelta , il bivio no, poiche' e' imposto in se'. Sicche' a mio avviso la questione si pone prima della presunta scelta piu' o meno libera : costretti ad una scelta libera.
Se poi, potessi esercitare il libero arbitrio, al bivio (imposto) tale arbitrio perderebbe la sua valenza. Non scegliere di scegliere fra A e B e' scegliere?
Ritengo piu ''significativa'' la condizione del bivio piuttosto che la sua estrinsecazione nella scelta. Le sole considerazioni e analisi sulle scelte di A e B e dei loro meccanismi, mi sembrano piuttosto anguste e riduttive.
Somma sui cammini is offline  
Vecchio 05-04-2012, 09.26.12   #10
Aggressor
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Riferimento: l'asino di Buridano

Signori io vorrei commentare ciò che chiamate libertà.

Voi dite che esiste una cosa tipo l'istinto, per cui animali (tra l'altro molto evoluti) come i lupi soggiacciono al gioco di un destino pre-programmato dalle informazioni genetiche istintuali.
L'uomo, invece, per la complessità delle situazioni in cui si immerge (avete fatto esempi di questioni morali, decisioni lavorative) e dei suoi apparati mentali con cui si destreggia in questi "ambienti" è capace di scegliere liberamente, e con ciò non avete descritto cosa sia questa libertà, ma avete solo detto che noi la possediamo e che porta dietro di se cose tipo il merito e la morale in generale...

Ora, direi che siamo tutti daccordo nel dire che non esistono 2 realtà tipo le anime e i corpi... ma che esiste qualcosa che può essere rappresentato in certa misura nel modo dei fisici, nel modo degli psicologi ecc, cioè siamo fatti della stessa sostanza degli animali e non abbiamo uno spirito divino a portarci poteri che questi esseri inferiori (gli animali), essendo fatti solo di materia, non possiedono.

Dico tutto questo per far presente una cosa, che se la libertà esiste deve essere una proprietà delle cose e ad un livello intimo della natura. Cioè si stà parlando dell'approccio tramite cui gli oggetti cambiano nel tempo: possono farlo in modo totalmente determinato, o in qualche modo sfuggire a questo determinismo.

Credere che il libero arbitrio sia solo dell'uomo vorrebbe dire ammettere che l'unierso è deterministico, e che poi se la materia si muove in modo incasinatissimo (magari proprio nel nostro cervello, perché il nostro cervello è complesso) allora si ingarbuglia e perde il suo determinismo, cosa che non ha veramente alcun senso, cioè razionalmente questo è un processo che nessuno potrebbe descrivere allora dovrei crederci per fede.

Scusate ma i poveri animali mi stanno simpatici, se io sono libero vorrei lo fossero anche loro e tutte le cose della natura, le piante i mari ecc, anche se meno di noi.



Ma quello che mi interessa di più è questo: voi ammettete di valutare se fare una cosa o meno, e che ci sono dei fattori che influenzano certamente il ragionamento che porterà alla scelta, ma che ci sono delle cose che voi non scegliete per dei motivi, delle influenze, ma le scegliete. La mia domanda è: come le scegliete queste cose senza influenze o motivazioni? Siamo capaci di muovere senza essere mossi? Ha un qualche senzo, ma anche qualche valore dire che io scelgo non in base a ciò che sono, ma alla "libertà" (oggetto non meglio identificato, anche perché indescrivibile).

Voi credete che a un certo punto l'uomo si possa trovare a un 50 e 50 e tramite questa libertà possa gettarsi da una parte o dall'altra, ma se non mi getto da una parte per delle cose reali, fisiche, che ho in testa che mi indirizzano (e io non credo nelle particelle, io sono un idealista, ma la materia deve essere una rappresentazione dell'intelligibilità o dell'energia, della sostanza qualunque cosa essa sia), che formano la mia soggettività, tramite cosa scelgo? A caso... e a me questo fa molto più schifo del determinismo...

Il fatto di sentire di avere una pistola in mano, di sentire i propri stati interiori, le emozioni ad esempio, la paura di sbagliare ci rende liberi? Io non vedo questo nesso sinceramente caro Il_Dubbio, e voglio dirvi un'ultima cosa, che la morale non è una cosa da indeterministi, cioè in filosofia è dai tempi dei greci che si fa morale senza il concetto di libertà e a mio parere è anche una morale molto più bella.
Se ammettessi l'esistenza del libero arbitrio potrei dire: voi avete scelto liberamente di schierarvi contro di me in questa discussione, vuol dire che non capite quello che dico (ammettiamo che io abbia davvero ragione) cioè che siete stupidi, ma soprattutto nessuno vi ha costretto ad essere stupidi nella vita, allora vi posso biasimare e screziare per il fatto in sé che siete stupidi.
Mentre constatando che quello che le persone fanno dipende dal contesto (in un senso ampio da tutta la natura) e che non fanno cose cattive (o "sbagliate") perché la loro "volontà libera" è malvagia, allora posso anche pormi in un modo molto più comprensivo verso gli altri, cercare di capire fino in fondo, perdonare, porgere l'altra guancia, avere pazienza fino a che i nervi me lo consentono.

E ancora voglio dire un'ultima cosa importantissima sempre nell'ambito della morale, perché tutti pensano che il determinismo porti al nichilismo e la dottrina della libertà no; le cose non stanno così. Il nichilimo è il prodotto di credere nella morte, cioè credere che dopo questa vita non ce ne sia un'altra; anche se esistesse la libertà potrei fare questo discorso "sai che c'è, si vive una volta sola, il paradiso e l'inferno non esistono, l'universo è solo questa grande ruota della fortuna, per cui io vivo la mia esistenza al meglio, anche a danno degli altri perché alla fine non me ne verrà alcun danno; potrà anche essere che ho scelto liberamente questa posizione etica e allora? tanto non cambia nulla all'universo".
Anche io da determinista potrei fare lo stesso discorso, qui la questione del nichilismo è diversa, per quanto mi riguarda, personalmente, la risolvo al modo di Emanuele Severino (è un filosofo italiano contemporaneo) il quale non crede, per delle motivazioni metafisiche (dunque logiche e non di fede) alla morte come a un "cadere nel nulla". Il nulla non esiste, non c'è, dunque noi non diventiamo nulla, ma questo è un'altro discorso che era importante introdurre per la questione morale del libero arbitrio, perché a parlare con la gente sembra che sono con quello si possa fare morale, ma non è così a mio parere.

Ho scritto molto, mi piacerebbe leggere dei commenti, mi dispiace se il tono può sembrare attaccabrighe ma è solo che mi sono sbrigato a scrivere, scusate se è così, mi piace rispettare tutti proprio perché so che anche se la vostra posizione non è la stessa mia non lo avete fatto a posta
Aggressor is offline  

 



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