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Vecchio 04-02-2009, 17.00.18   #71
arsenio
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chi ha paura della verità?

chi ha paura della verità?




Nel postmoderno non esistono verità né leggi che emancipano l'umanità, agglomerato di miseri singoli.
La ragione è debole, i fondamenti decostruiti, la storia enigma, la scienza aleatoria; i giudizi morali ideologie con scopi persuasori. La parola delle istituzioni è quella di Humpty Dumpty; “Quando IO uso una parola significa esattamente ciò che ho deciso che essa significhi, né più, né meno. La parola poetica non illumina più con il discorso ma giustappone parole oggettive per artifici.
Il senso comune non discerne tra fenomenologia percettiva, sperimentazione scientifica, Assoluto divino, Matrix e affini. L'uomo in tale caos ha sempre bisogno di creare simulacri di dei e finti miti che trionfano sull'evidenza.
I grandi demistificatori della realtà effettuale privata dopo quella politica di Machiavelli sono Schopenhauer e Leopardi. Il primo definisce le accademie e cattedre di filosofia maschere della saggezza. Scampanii, paramenti, devozioni, rituali, smancerie e tutto il mondo sono “gusci di noce vuoti anche se dorati”. Amicizia, amore, matrimonio sono legami, ma si è onesti solo con se stessi, o così si chiamano i propri autoinganni. La cortesia cela un mostruoso egoismo. La verità di un'amicizia è ciò che che si dice in nostra assenza. O tacitamente si pensa. Nessuno vede al di là di se stesso e si pavoneggia in virtù non possedute rendendo palese l'esserne privo.
Per Leopardi di odia chi chiama le cose con i loro nomi e si contrasta comunque chi rettifica una nostra opinione.
La vita è scena dove si parla come non si agisce, ma chi non simula non va lontano. Il vero senza l'orpello dell'impostura non ha potere. Quando negli stati decrescono le virtù salde di tanto crescono quelle apparenti.
Inganno anche nelle perfidie mercantili, e nell'amore ha fortuna con le donne chi l'amore sa fingerlo.
Nell'impero dell'impostura si regna con “l'ardir protervo, frode e mediocrità”, sgraditi pure i discorsi sulla verità della verità.
arsenio is offline  
Vecchio 04-02-2009, 19.12.21   #72
Gaffiere
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Riferimento: Verità... inutile

Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
di fronte a qualunque certezza (che sia o meno logica od ontologica, adombrata o evidente) il nostro pensiero può esprimere o sottintendere un dubbio

Ma questa tua affermazione (così posta) è già una certezza che hai la pretesa di allontanare dal dubbio, se fosse avvolta anch'essa dal dubbio allora che si possa dubitare di tutto sarebbe a sua volta dubitabile.
Gaffiere is offline  
Vecchio 06-02-2009, 17.32.17   #73
arsenio
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Riferimento: Verità... inutile

Perchè parlare di verità non tenendo conto che sono state tutte negate?



Le verità innegabili sono ormai un mito: comprese quelle matematiche o scientifiche, condizionate e negabili.
Ad esempio la verità della somma degli angoli interni del triangolo, dopo le geometrie non euclidee, è relativa. (fisica relativistica e quantistica) e tali verità non valgono più. Si esclude il sapere che riguarda l'intero, dai teoremi limitativi dei sistemi formali, in particolare di Godel
Cade l'indiscutibilità di qualunque sapere teorico che può rovesciarsi in un disvalore.
Perchè allora trascurare l'esistenza umana in nome di astratte non – verità teoriche? In particolare vanno rivalutati gli elementi soggettivi, esistenziali, affettivi: la dimensione antropologico-esistenziale dell'esperienza.
Ad esempio la verità dell'elemento autobiografico viene discussa nelle università di Venezia e Milano. Per una comprensione integra della realtà e dell'esistenza: soddisfazione, autorelizzazione, compiutezza, sensatezza, invece di frammenti arbitrari e insensati.
Si ricupera l'antichità classica e la natura umana per leggere dialogare, vivere, morire: eventi ancora attuali. Oggi riproposti, essendo consapevoli della mutabilità dei dogmi e dell'autorità di certi riferimenti e individui.
Irrompe la soggettività individuale, imprescindibile per ogni sapienza presente. Comprese le psicoterapie e la psicoanalisi per considerare l'integrità umana nella sua totalità,e per considerare il malato e non la malattia.
La spiritualità va bene, ma se intesa come meditate riflessioni, lentezza del pensiero e silenzio, pure alla corporeità va posta attenzione. Il pensiero teorico- concettuale va assieme a quello narrativo-figurale. Che è quel linguaggio peculiare delle donne perchè in tale linguaggio hanno trovato una modalità preferenziale di rapportarsi alla realtà. Per un orizzonte integrato e non astrattamente teorico. La parola deve essere incarnata in persone e situazioni spazio-temporali determinate. Senza per questo rinnegare la teoria: non si vuole scindere il sapere teorico e la vita umana., ma connettere teoria e esistenza antropologica.
Ma oggi le pratiche filosofiche integrate sono rivolte solo a persone con preparazione e sensibilità di tipo umanistico: un unico tipo antropologico, ed è un grave problema. Non s'invera la tensione verso l'integrità dell'esperienza umana: teoria, scienza, tecnica ,istituzione, ecc.
E' di enorme importanza unire il contenuto al conteso per un rapporto umano. Che valore antropologico ha l'astratto isolato? Deve sempre entrare in gioco lo stile delle relazioni umane. Se non si è d'accordo su tale punto, non so che discorso filosofico si possa oggi fare.
Nessuna speranza, se pure le donne oscillano tra l'ordine della monca realtà maschile e problematica autoaffermazione della soggettività femminile. Nel terzo millennio il problema più rilavante è la reciprocità. Superando il conformismo da contesto gregario per una personale individualità e integrata compiutezza.
arsenio is offline  
Vecchio 06-02-2009, 20.19.24   #74
Giorgiosan
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Citazione:
Originalmente inviato da arsenio
Perchè parlare di verità non tenendo conto che sono state tutte negate?

Che valore antropologico ha l'astratto isolato? Deve sempre entrare in gioco lo stile delle relazioni umane. Se non si è d'accordo su tale punto, non so che discorso filosofico si possa oggi fare.

Mi trova in sintonia questa tua affermazione.
Partire dal'essere umano e parlare dell'essere umano, aggiungo perchè ciò che vogliamo sapere e che possiamo sapere e ciò che ci interessa è in lui.
Giorgiosan is offline  
Vecchio 12-02-2009, 18.32.09   #75
arsenio
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Originalmente inviato da Giorgiosan
Mi trova in sintonia questa tua affermazione.
Partire dal'essere umano e parlare dell'essere umano, aggiungo perchè ciò che vogliamo sapere e che possiamo sapere e ciò che ci interessa è in lui.

a che serve la “verità” senza virgolette?

“P” è vero solo se P è vero; “Piove” è vero se e solo se Piove.
Solo fuori virgolette la verità ha senso? Ma anche la massima evidenza rimane un’interpretazione!
E non abbiamo bisogno di immaginare un fatto che sia fuori da ogni lettura umana. A che serve togliere le virgolette alla “verità”, per sottomettere la vita alla Vita, mettendo in discussione l’ordine esistente? La Chiesa coerentemente osteggiò il soggettivismo di Kant perché unica depositaria della verità senza virgolette, o addirittura della Verità.
La tesi di Tarski serve a chi impone la propria unica vera verità posseduta? Ma viceversa il pragmatismo critico fuori dalla disputa su realismo e antirealismo afferma che una “verità” così tra virgolette ci fa liberi perché fuori da Verità Vera Vita.
Noi certo vediamo secondo pregiudizi, interessi, e per accordo, con l’etica di non pretendere verità definitive, ma necessarie per la carità solidarietà, compassione. Bisogno umano, troppo umano, ma necessario per tentare di vivere in accordo.
Ma l’amore come P, senza virgolette, esiste? Crediamo che non lo sosterebbe nemmeno Tarski. Per chi vuole approfondire tale tema:

A cosa serve la verità’ , di Rorty

Per la verità, di Diego Marcon

saluti
arsenio is offline  
Vecchio 12-02-2009, 20.52.11   #76
Giorgiosan
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Originalmente inviato da arsenio
a che serve la “verità” senza virgolette?

“P” è vero solo se P è vero; “Piove” è vero se e solo se Piove.
Solo fuori virgolette la verità ha senso? Ma anche la massima evidenza rimane un’interpretazione!
E non abbiamo bisogno di immaginare un fatto che sia fuori da ogni lettura umana. A che serve togliere le virgolette alla “verità”, per sottomettere la vita alla Vita, mettendo in discussione l’ordine esistente? La Chiesa coerentemente osteggiò il soggettivismo di Kant perché unica depositaria della verità senza virgolette, o addirittura della Verità.
La tesi di Tarski serve a chi impone la propria unica vera verità posseduta? Ma viceversa il pragmatismo critico fuori dalla disputa su realismo e antirealismo afferma che una “verità” così tra virgolette ci fa liberi perché fuori da Verità Vera Vita.
Noi certo vediamo secondo pregiudizi, interessi, e per accordo, con l’etica di non pretendere verità definitive, ma necessarie per la carità solidarietà, compassione. Bisogno umano, troppo umano, ma necessario per tentare di vivere in accordo.
Ma l’amore come P, senza virgolette, esiste? Crediamo che non lo sosterebbe nemmeno Tarski. Per chi vuole approfondire tale tema:

A cosa serve la verità’ , di Rorty

Per la verità, di Diego Marcon

saluti

Tarski ha fatto una costruzione magistrale, ma non ha dato una definizione di verità.

Il fatto è che non si può dare una definizione di verità.

La verità non può essere una proposizione-sintesi, né un numero infinito di proposizioni, la verità non si puo dire perchè non è un oggetto del pensiero e non può esserlo, la verità non si può "cosificare".

La verità non può essere la descrizione di ciò che esiste.

La verità non è un pensiero fissato una volta per sempre, e perciò neanche un libro, qualsiasi libro.

La verità deve essere necessariamente viva, se verità è anche giustizia.
E se è giustizia, deve essere anche giudice.
Giustizia non può essere un codice.
Deve essere viva per giudicare ogni circostanza, ogni situazione, ogni intenzione, ogni pensiero di ogni essere umano nella sua distinzione da tutti.
gli altri esseri viventi.

Verità deve necessariamente essere un vivente.

Un po' troppo apodittico, direbbe Naxus.

Un saluto amichevole
Giorgiosan is offline  
Vecchio 16-02-2009, 16.50.18   #77
arsenio
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Citazione:
Originalmente inviato da Giorgiosan
Tarski ha fatto una costruzione magistrale, ma non ha dato una definizione di verità.

Il fatto è che non si può dare una definizione di verità.

La verità non può essere una proposizione-sintesi, né un numero infinito di proposizioni, la verità non si puo dire perchè non è un oggetto del pensiero e non può esserlo, la verità non si può "cosificare".

La verità non può essere la descrizione di ciò che esiste.

La verità non è un pensiero fissato una volta per sempre, e perciò neanche un libro, qualsiasi libro.

La verità deve essere necessariamente viva, se verità è anche giustizia.
E se è giustizia, deve essere anche giudice.
Giustizia non può essere un codice.
Deve essere viva per giudicare ogni circostanza, ogni situazione, ogni intenzione, ogni pensiero di ogni essere umano nella sua distinzione da tutti.
gli altri esseri viventi.

Verità deve necessariamente essere un vivente.

Un po' troppo apodittico, direbbe Naxus.

Un saluto amichevole

La verità “sottostante” è immaginazione e ipotesi e la sua percezione è opinione. Lasciamo stare le trappole della mente alle astrattezze neospiritualistiche. Ragionamenti legittimi sono quelli di chi è capace a determinare i mezzi per conseguire verità per fini desiderati.
Verità sono quelle plurime come le contrastanti dei tre testimoni oculari di uno stesso fatto, di Rashomon, e dei 3 ciechi che toccano un elefante ricavandone inferenze diverse. Citati anche dagli stessi scienziati. Nel '900 si considera la meccanica quantistica, La Teoria dell'Informazione, la pseudoteoria della complessità, il modo di porre domande più che rispondere ad esse.
E se per “terza ipotesi” la verità fosse un processo senso-motorio per l'unico sistema mente-corpo analogo a un computer? Il percettore è inseparabile dal mondo percepito.

Cogito, empirismo, metafisica hanno vacillato. Nessun punto è indubitabile, sostenendosi su basi di proposizioni libere dal dubbio in quel momento. Tutto si trasforma, ma biologia e fisica rendono più razionale la filosofia, che non è a priori.
ciao
arsenio is offline  
Vecchio 23-02-2009, 07.22.26   #78
espert37
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Riferimento: Verità... inutile

La Verità assoluta è trascendentale,irraggiungibile dall'uomo, albergante solo in Dio,l'eventuale raggiungimento dall'umano di tale verità porterebbe alla fine
dell'essere perchè parificatrice universale toglierebbe all'umano ogni stimolo a proseguire. La verità ricercabile dall'uomo è quella relativa a se stesso ed è declinabile in quelle tante verità atte ad indirizzare l'uomo sulla giusta via per raggiungere la meta,quella meta da tutta l'umanità sempre agognata e cioè
il paradiso,la felicità,la beatitudine o come meglio la si voglia chiamare.
Un amichevole saluto espert37
espert37 is offline  
Vecchio 28-02-2009, 23.45.08   #79
Koli
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Messaggi: 405
Riferimento: Verità... inutile

Chiedo scusa per il ritardo alla risposta: ho cercato di riordinare un po' le idee.

Citazione:
Originalmente inviato da epicurus
Che la nostra descrizione del mondo non è una copia totalmente neutrale ... lo si può dedurre dalle tesi che ... la conoscenza dei fatti presuppone la conoscenza delle teoria, e, viceversa, la conoscenza delle teoria presuppone la conoscenza dei fatti; la conscenza dei fatti presuppone la conoscenza dei valori, e, viceversa,... non esiste il "fatto bruto" a cui far corrispondere una "descrizione bruta". (ecco che finalmente mi sono liberato totalmente dalla verità come corrispondenza
Se "neutrale" lo intendiamo in modo rigido, ovvero se lo intendiamo come descrizione di uno stato di cose senza un particolare schema concettuale, potrei essere d'accordo che non ci può essere un fatto neutrale. (Fermo restando che considero i fatti esistenti al di là di una mente che li percepisce) Ammettere però, come mi sembra che tu stia faccendo, che adoperando una teoria per descrivere un fatto, si inficia la possibilità di avere un fatto brutto mi sembra non corretto. Se non ho capito male, dici che possiamo solo avere dei criteri oggettivi. Alla fine non ci vedo una grande differenza se questo criteri descrivessero in modo omonimo al nome dell'aggettivo che portano, una descrizione.
Comunque io parlavo di fatti oggettivi anche in ambito scientifico (teoria della tettonica a zolle, processo della fotosintesi) per controbattere a chi esludeva che si potesse parlare di fatti oggettivi anche in quel campo.
Citazione:
Originalmente inviato da epicurus
Io scelgo di descrivere la configurazione dei sassolini seguendo qualche criterio per adiacenza (magari andrò da sinistra a destra, e dall'alto verso il basso, come a leggere un teso, perchè non avevo nessuno scopo specifico; o magari, essendo un esperimento di qualche genere, sceglierò un ordinamento per peso). Bene, ora il mio amico mi dice "va bene, tu mi hai dato una descrizione della disposizione dei sassolini che riflette i tuoi schemi concettuali (hai adoperato uno schema di ordinamento), ma non hai dato una descrizione di come i sassolini sono disposti in sé, in realtà non so come essi sono disposti!". Ma ha veramente senso l'obbiezione rivoltami dal mio amico? non credo proprio, infatti perchè mai ciò che dico dovrebbe essere in qualche modo parziale (nel senso di 'mancante di qualcosa')? Perchè mai il mio amico dovrebbe sentire che nella mia opera di descrizione manca qualcosa?
D'accordo, noi sceglieremo un modo per descrivere la disposizione dei sassolini secondo i nostri interessi ma questo non significa che non possiamo descrivere oggettivamente, cioè in maniera esatta o in esatta corrispondenza alla particolare caratteristica dei sassolini che ci interesssa (peso, colore ecc.) una certa disposizione. Se tu descrivessi correttamente la disposizione dei sassolini secondo il peso (dal più leggero al più pesante) avresti ad esempio un fatto brutto. Se non ho capito male è quello che sostieni con:
Citazione:
Originalmente inviato da epicurus
Il pluralismo ammette diversi punti di vista (i modi di catalogare i sassolini), tutti ugualmente leciti, (e in questo è simile al relativismo anarchico), ma ammette che, scelto un punto di vista (catalogare per adiacenza) vi siano descrizioni migliori di altre, cioè vi siano criteri di oggettività (e in questo è simile all'assolutismo).
sebbene non parli di fatti brutti ma di criteri di oggettività.

Citazione:
Originalmente inviato da epicurus
Da questo esempio ci è chiaro che:
1) le nostre descrizioni sono modellate dai nostri schemi concettuali (e questi, a loro valta, dai nostri interessi e scopi, generali e locali);
Citazione:
2) che non c'è niente di male, né di misterioso nel punto (1), anzi non si capisce proprio che significato abbia pretendere una descrizione priva di concettualizzazione.
Ovviamente non ci può essere descrizione senza uno schema. Io obiettavo che non si può ridurre tutto al linguaggio (oltre a criticare quello che mi era sembrato uno scetticismo rampante); si parte sempre dal linguaggio ma la realtà non si esaurisce con esso.

(Devo ripensare invece a quanto detto da me circa l'esistenza di verità in un mondo senza menti).

Ciao.
Koli is offline  

 



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