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Vecchio 03-06-2009, 09.37.52   #1
arsenio
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declino del discorso culturale

Declino del discorso culturale

Ovunque e sempre gli stessi prevedibili temi ma con più malintesi e ambiguità per la presenza di teocons, atei devoti, imbonitori elettorali, intrattenitori di talk show, guru del Tao nostrano, chattatori della ciancia, masticatori d'informatica e filosofi da rete. Tra malafede e insipienza riflettono e diffondono l'attuale calderone culturale.
Vi hanno infine convinto che il relativismo è il dogma di chi assolutizza il “relativo”, escludendo l'Assoluto. Creano pasticci non distinguendo le diverse validazioni di verità scientifiche, religiose, filosofiche.
I nuovi oscurantisti definiscono la scienza “dogmatismo autoreferenziale”. Ma gli scienziati, con tutti i loro limiti, non sostengono nessuna perfetta conoscenza del mondo. Le Trascendenze Universali escludono dal dialogo le forme di rispecchiamento storico, linguistico, umano e manca sempre e comunque un lessico pertinente e comune per quegli argomenti che si pretende di affrontare, per evitare sproloqui.
I vostri pensatori vi diranno che solo l'ispirato divino possiede l'Etica, perchè emanata dalla sacralizzata natura; che la vita bene vissuta è quella imposta dalle interpretate Scritture, non quella che noi per noi vorremmo, che scienza, ragione e fede sono volti di uno stesso Dio, conciliabili per gli uomini di buona volontà, se con à della Fede, e che L'Essere Metafisico è la struttura oggettiva della realtà.
E' giusto ridimensionare certi assoluti terrestri perchè i sensi ingannano, l'intelletto è fallibile, l'evidenza inaffidabile, ma non lo svalutare tout court solo quello con cui non si entra in sintonia. Ciò è estraneo allo stesso concetto di cultura e ha origine da storie personali di modesto spessore.. Ma tutto è rispettabile, fatte le debite distinzioni e campi contestuali. E massima considerazione va alla verità scomparsa della compassionevole carità evangelica verso ogni vivente: uomo o animale che sia.
Nessuno cambia il suo pensiero inserito in un sistema soggettivo, nonostante palesi evidenze. E il dialogo diventa impossibile.
arsenio is offline  
Vecchio 04-06-2009, 16.25.49   #2
Noor
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Riferimento: declino del discorso culturale

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Originalmente inviato da arsenio
Declino del discorso culturale

Ovunque e sempre gli stessi prevedibili temi ma con più malintesi e ambiguità per la presenza di teocons, atei devoti, imbonitori elettorali, intrattenitori di talk show, guru del Tao nostrano, chattatori della ciancia, masticatori d'informatica e filosofi da rete. Tra malafede e insipienza riflettono e diffondono l'attuale calderone culturale.
Vi hanno infine convinto che il relativismo è il dogma di chi assolutizza il “relativo”, escludendo l'Assoluto. Creano pasticci non distinguendo le diverse validazioni di verità scientifiche, religiose, filosofiche.
I nuovi oscurantisti definiscono la scienza “dogmatismo autoreferenziale”. Ma gli scienziati, con tutti i loro limiti, non sostengono nessuna perfetta conoscenza del mondo. Le Trascendenze Universali escludono dal dialogo le forme di rispecchiamento storico, linguistico, umano e manca sempre e comunque un lessico pertinente e comune per quegli argomenti che si pretende di affrontare, per evitare sproloqui.
I vostri pensatori vi diranno che solo l'ispirato divino possiede l'Etica, perchè emanata dalla sacralizzata natura; che la vita bene vissuta è quella imposta dalle interpretate Scritture, non quella che noi per noi vorremmo, che scienza, ragione e fede sono volti di uno stesso Dio, conciliabili per gli uomini di buona volontà, se con à della Fede, e che L'Essere Metafisico è la struttura oggettiva della realtà.
E' giusto ridimensionare certi assoluti terrestri perchè i sensi ingannano, l'intelletto è fallibile, l'evidenza inaffidabile, ma non lo svalutare tout court solo quello con cui non si entra in sintonia. Ciò è estraneo allo stesso concetto di cultura e ha origine da storie personali di modesto spessore.. Ma tutto è rispettabile, fatte le debite distinzioni e campi contestuali. E massima considerazione va alla verità scomparsa della compassionevole carità evangelica verso ogni vivente: uomo o animale che sia.
Nessuno cambia il suo pensiero inserito in un sistema soggettivo, nonostante palesi evidenze. E il dialogo diventa impossibile.
La cultura personale ,sempre rispettabile, va sempre constatata, e non soggetta all'altrui moralismo.
Rispettabile e non moralisticamente attaccabile,significa che ogni giudizio non è mai di valore verso l'altrui portato,ma aperto e chiaro,senza ambiguità.
Non è dunque mai offrire etichette,giudizi generici,prendere distanze.
Ciò che va sempre onestamente mostrato è proprio l'inganno dei sensi,la fallibilità dell'intelletto,l'inaffidabili tà dell'evidenza..ciascuno coi suoi mezzi ed umiltà disponibili e senza la continua ossessione mentale della divisione dei campi e dal'uso del giusto lessico,uscendo dalla quale ci si ritrovi necessariamente in un grande calderone di informazioni non ben assortite..
Se chiarezza vi è interiorirmente ,può solo emergere chiarezza d'intenti e tutto il resto sarà nostro portato interiore che distorcerà in confuso calderone e presunta presunzione.
Tutto ciò va sempre osservato previa onesta analisi interiore.
Grazie sempre per lo scambio arsenio,che offre sempre spunti di chiarimenti mai sufficientemente chiariti in un forum ove si riflette.
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Vecchio 05-06-2009, 14.49.40   #3
Giorgiosan
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Riferimento: declino del discorso culturale

O tempora o mores.

Una esclamazione pronunciata in tutti i tempi, in ogni generazione.

Quando comparvero le prime automobili e poi i primi aereoplani furono in molti a profetizzare la negatività di queste macchine....O tempora o mores.

Poi per la televisione...poi per l'omogenizzazione della cultura ad opera della rete...poi per l'informatica che soppiantava i vecchi e sempre polverosi volumi cartacei, i tomi , l'odore di muffa delle biblioteche....poi per facebook...insomma per qualsiai progresso, qualsiasi cambiamento...
O tempora o mores.


C'è chi teme che la cultura appresa sulle sudate carte accompagnata dal biancore malsano della pelle, per l'assidua frequentazione dei libri nel chiuso dell biblioteche, sia soppiantata dalla fruizione disinvolta delle masse.
Temono che quello che è stato acquisito da loro con una dura fatica lo sia, con molta meno fatica, dalle successive generazioni.

Perché non amano la conoscenza, né quella categoria di ordine inferiore che è la cultura....ma amano il prestigio che può derivare da una citazione che solo loro conoscono e che oggi, con loro dispetto, può essere acquisita velocemente con un clic.

(Anch'essi nel segreto consultano quella biblioteca virtuale che è la rete, ma non lo dicono, parendo loro che sia assai più prestigioso leggere da un libro. )

Confondono la cultura con una logorroica verbosità dove mettono tutto quello che ricordano credendo di impressionare per la quantità, più che per la qualità e la sintesi.
Quando una grande massa di informazioni è a disposizione facilmente di tutti, la loro acquisita furbizia di assemblare proposizioni che hanno l'aria di essere profonde solo per la complicazione dell'intreccio, si rivela essere alla portata di molti (col copia-incolla)...ne soffrono ed umanamente li comprendo.

Soprattutto non amano essere contraddetti, perchè il loro è verbo, come attestato dai diplomi di laurea.

Ma l'amore per la conoscenza, o per quella sottospecie che è la cultura, non presuppone che si sia tanto più contenti quante più persone se ne appropriano?

E poi...quante mistificazioni vendute e propinate con l'etichetta commerciale di "cultura".

Come l'alfabetizzazione cede il passo inesorabilmente all'alfabetizzazione, così l'inculturazione avanza inesorabilmente....grazie a Dio, dico io,....ma si può anche dire, grazie all'evoluzione, grazie al progresso.

ciao arsenio, stai in pace...

Ultima modifica di Giorgiosan : 06-06-2009 alle ore 07.12.23.
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Vecchio 05-06-2009, 17.12.46   #4
arsenio
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Originalmente inviato da Noor
La cultura personale ,sempre rispettabile, va sempre constatata, e non soggetta all'altrui moralismo.
Rispettabile e non moralisticamente attaccabile,significa che ogni giudizio non è mai di valore verso l'altrui portato,ma aperto e chiaro,senza ambiguità.
Non è dunque mai offrire etichette,giudizi generici,prendere distanze.
Ciò che va sempre onestamente mostrato è proprio l'inganno dei sensi,la fallibilità dell'intelletto,l'inaffidabili tà dell'evidenza..ciascuno coi suoi mezzi ed umiltà disponibili e senza la continua ossessione mentale della divisione dei campi e dal'uso del giusto lessico,uscendo dalla quale ci si ritrovi necessariamente in un grande calderone di informazioni non ben assortite..
Se chiarezza vi è interiorirmente ,può solo emergere chiarezza d'intenti e tutto il resto sarà nostro portato interiore che distorcerà in confuso calderone e presunta presunzione.
Tutto ciò va sempre osservato previa onesta analisi interiore.
Grazie sempre per lo scambio arsenio,che offre sempre spunti di chiarimenti mai sufficientemente chiariti in un forum ove si riflette.

ciao noor
mi dai l'occasione di continuare il discorso anche tenendo conto di quanto dici
e ti propongo:

quale verità?

Il discorso postmoderno impone di rivedere i fondamenti delle proprie conoscenze ed etiche.
Non sono più esempi da indicare le chiese despiritualizzate, impoverite nel cuore a vantaggio del potere; né un società sempre più entusiasta per l'istrionismo, l'ostentazione arrogante, il pressapochismo, l'assenza di serietà e responsabilità civile, il disprezzo verso le regole e le istituzioni. Urge non la ricerca di una Verità ma scoprire ciò che più non vi corrisponde. Che è il senso stesso di un argomentare profondo. Oltre al discutere con coerenza sui temi della vita senza egocentrismi intellettuali,in alternativa a scienza, fede, ragione assoluta, acquisizioni consumistiche scriteriate, attese celesti.,chiacchiere sconclusionate. Non abbiamo bisogno di ideologie totalizzanti e di simboli non meditati: sappiamo dove ci possono condurre le cieche adesioni dottrinali e la mistica degli ideali. Nessuno dovrebbe eccitarsi su falsi problemi impossibili da risolvere, se non con forzature arbitrarie. Non ci sono verità immutabili, né modelli universali, tutto scorre. Per ognuno l'immagine sul mondo è diversa e con svariate possibili costellazioni di significato.
I miscugli di credenze fanno comodo perchè possono significare qualsiasi cosa noi si voglia.
La saggezza delle filosofie orientali c'entra poco con i nuovi spiritualismi. L'attenzione buddista insegna la coscienza del pensare, sentire, agire, per liberarsi dalle catene del quotidiano. Il koan zen abitua a prendere coscienza che il mondo è un'immagine nostra della realtà e non la realtà stessa. Tutti conoscono Rashomon o la storia delle 3 verità. Il Tao è armonia anche nel saper essere con le persone che ci sono vicino. Infatti il 70% dei problemi ha origine sociale e interpersonale.
Oggi siamo rintronati da una gran mole d' informazioni e lo strumento del linguaggio diventa ancora più importante: che vale se non riesce a mettere in comune le cose e le conoscenze? E se i sensi ingannano, le intuizioni non bene espresse non entrano in un circolo comunicativo. Ma la qualità del pensiero, sempre che si ambisca a un dialogo di livello un po' elevato, dipende dal numero e dal tipo di una terminologia concettuale posseduta. Per essere capaci di descrivere il mondo e se stessi attraverso un'economia di parole, controllando gli idola delle suggestioni a favore di pensieri chiari, vissuti, fenomenologici.
La realtà non può essere ridotta a sms di cellulari, a comunicazioni mediate dal computer, blog, net worker, ecc. Si finisce per avvizzirsi nelle emozioni e nelle conoscenze nell' adeguarsi senza accorgersene alla povertà del net linguaggio, per consolidare la coscienza di gruppo, perdendo se stessi in un mare verbalistico privo di senso.
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Vecchio 06-06-2009, 09.13.39   #5
Noor
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Originalmente inviato da arsenio
Urge non la ricerca di una Verità ma scoprire ciò che più non vi corrisponde. Che è il senso stesso di un argomentare profondo. Oltre al discutere con coerenza sui temi della vita senza egocentrismi intellettuali,in alternativa a scienza, fede, ragione assoluta, acquisizioni consumistiche scriteriate, attese celesti.,chiacchiere sconclusionate. Non abbiamo bisogno di ideologie totalizzanti e di simboli non meditati: sappiamo dove ci possono condurre le cieche adesioni dottrinali e la mistica degli ideali. Nessuno dovrebbe eccitarsi su falsi problemi impossibili da risolvere, se non con forzature arbitrarie. Non ci sono verità immutabili, né modelli universali, tutto scorre. Per ognuno l'immagine sul mondo è diversa e con svariate possibili costellazioni di significato.
I miscugli di credenze fanno comodo perchè possono significare qualsiasi cosa noi si voglia.
La saggezza delle filosofie orientali c'entra poco con i nuovi spiritualismi
Oggi siamo rintronati da una gran mole d' informazioni e lo strumento del linguaggio diventa ancora più importante: che vale se non riesce a mettere in comune le cose e le conoscenze? E se i sensi ingannano, le intuizioni non bene espresse non entrano in un circolo comunicativo. Ma la qualità del pensiero, sempre che si ambisca a un dialogo di livello un po' elevato, dipende dal numero e dal tipo di una terminologia concettuale posseduta. Per essere capaci di descrivere il mondo e se stessi attraverso un'economia di parole, controllando gli idola delle suggestioni a favore di pensieri chiari, vissuti, fenomenologici.
Non sono pienamente d’accordo arsenio…
I pensieri chiari e vissuti che tu evochi ,hanno solo bisogno di chiarezza,come già detto, e non di una “terminologia concettuale posseduta”.
Non è dei “professori di cattedra” l’evoluzione della conoscenza,ma di chi ci si applica con cuore e sangue..
La visione postmoderna che proponi è comunque una credenza a priori,dici:
”Non ci sono verità immutabili, né modelli universali, tutto scorre.”
Ecco..questo è un bel programma come un altro..Zarathustra infine “trova” :
è tutto nuovo ,ma è comunque tutto vecchio,gia detto..
La confusione del momento è evidente,tanto che è pure difficile coglierlo con senso critico..si finisce sempre per criticare tutto perchè nulla ci va mai bene,confondendo critica con criticismo,problemi personali con osservazione del presente..
Che i miscugli faccian comodo,son d’accordo anch’io,sia nei nuovi spiritualismi ,che in altri campi:
post moderno è invece per me Sintesi,non accozzaglia,ma ciò è è possibile se si comprende ciò che si attraversa,anche tramite gli altri che sono nostro specchio..uno specchio che riflette..o un forum che riflette..
Ben venga dunque un linguaggio semplificato ma non massificante,sintetico e non specializzante,aperto e non dogmatico..
questo dobbiamo ben prevedere,anche se siamo ancora dentro il frullatore culturale..
Adesso conviene fermarsi ed osservare,mantenendo una bussola ed un’ancora di buon senso,sensa farsi prendere dal panico degli eventi:una mente calma è salda,una mente salda è oggettiva e non proiettante.
Una mente calma sa aiutarsi e aiutare.

ciao
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Vecchio 06-06-2009, 09.55.23   #6
arsenio
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Originalmente inviato da Giorgiosan
O tempora o mores.

Una esclamazione pronunciata in tutti i tempi, in ogni generazione.

ciao arsenio, stai in pace...

Ciao giorgiosan, ti ascolto con molta attenzione. Ma se permetti ti restituisco la percezione e l'immagine che hai di me: sono tue. Credo si tratti di un giudizio un po' incauto dovuto solo al fatto che non mi conosci a sufficienza.

Rinuncio all'approvazione dei più e questo mi crea ovunque qualche dissenso ma anche quei selettivi consensi che mi sono sufficienti. Non m'interessa sconfiggere gli altri come oggi usuale via del successo; altro è dimostrare assertività verso ciò che si ritiene non veritiero.

Un filosofo dell'educazione non può allinearsi alle prospettive dominanti, oggi meno che mai in tempi di divorzio della cultura dalla politica e dall'etica. Né esimersi dallo storicizzare una decadenza che non metto in dubbio abbia pure precedenti,ma con le dovute differenze.
Un educatore è l'opposto del propagandista che intrattiene su argomenti incerti e fallaci, svalorizzando così pure se stesso, anche se non se ne rende conto.
Cito, talora, perchè ho subito l'influenza di alcuni grandi pensatori, di cui per onestà non taccio il debito. E non si costruisce nulla sul nulla, anche Einstein tenne conto di quanto già detto: è sempre questo il sostrato della creatività che non sia bizzarria.
Sono con Montaigne quando critica la cultura pedante, priva di contatti con le cose e con gli uomini. Come imparare dai libri e non immersi tra la gente, si tratti di un colloquio intimo e condidenziale con una o più donne, si tratti di un dibattito faccia a faccia su temi impegnativi in cui si ritenga lecito coinvolgersi? La vita è altrove che solo cartacea o da vitreo schermo.
Sono contro la precettistica e la vana loquacità della scuola inerte autoreplicante, stantia. Sono luoghi privi di vitalità creativa. Ciò che ho imparato di più vivo è stato in solitudine, non disconoscendo alcuni ottimi insegnanti che mi hanno fornito spiragli di conoscenza che tuttora non dimentico.
A parer mio oggi non è valorizzata la ragione conoscitiva del cuore (Pascal) Vale ciò che si sente, non ciò che si decide di sentire o ciò che si crede di dover sentire.
Ma m'ispira soprattutto l'homo ludens di Nietzsche. Attualissimo quando c'indica l'agile salto improvviso del poeta filosofo, e aggiungo terapista se sa lenire certe inquietudini sollevandosi sulla pesantezza del mondo. Supera così la grevità rumorosa del mondo. Con sensazioni di segreta leggerezza e pause di distacco.
I mie maestri sono i latini che tralasciano le astratte argomentazioni su assurdi quesiti, a favore di problemi della realtà dei tempi in cui si vive. Docere, movere, delectare, con vigoria di concetti,che per chi oggi detesta la complessità a favore delle ipersemplificazioni, sono solo giri di parole incomprese. Su questo aspetto non posso farci nulla.
Conosco alcuni classici ma non da filologo erudito: contrasto le enfasi retoriche, gli artifici e le frasi fatte, il già pensato che rimbecilliscono i giovani; la Verità come arma di oppressione e violenza.
Non ho convinzioni né certezze, ma solo una molteplicità di contrasti e considero la stupidità, da cui non mi ritengo immune, il credere di aver ragione e non mettere noi stessi in dubbio le nostre convinzioni basate su insufficienti esperienze, senza dimenticare quelle di vita carnali, concrete, vissute , sul campo. Quindi se c'è qualcuno che si propone di criticare in modo costruttivo e non per altre motivazioni, ad esempio perchè si sente inferiore( strano modo di elevare se stessi), è tra i miei interlocutori che preferisco.
Non approvo chi ostenta attestati onorifici di qualsiasi tipo, ma nemmeno chi si vanta, come oggi di moda, della propria ignoranza:affretta la decadenza.
Cultura non è conformismo sociale né appresa manualistica, né Internet, ecc. ma imparare a vivere nella società pur senza ignorare il passato e il presente, scrutando proiettati nel futuro senza illusioni né sconforto. E' una filosofia antiaccademica per poter comprendere la vita, che mette in primo piano gl' incontri faccia a faccia e non nell'anonimato, o i luoghi dove ciascuno dice ciò che vuole. Per inciso Internet per me è oltre che diletto utile studio e riflesso della società attuale.
Valorizzo l'individuo libero e cosciente nella sua finitezza, contro le astrazioni dei sistemi idealistici e gnoseologici dell'”essenza”, a favore dell'esistenza concreta che precede e fa comprendere l'essenza universale. Il linguaggio si usa per costruire significati da cui fare esperienze per poi poterle raccontare. Sono perciò avverso alle antilingue che non sono in rapporto con la vita, come spesso noto nelle comunicazioni mediate dal computer.
Quindi il mio “oggetto” sono la condizione , la personalità, le emozioni dell'uomo individuato, concreto, singolo, irripetibile nella sua esistenza, e un pensiero debole perchè mai totalizzante.
Se vogliamo vivere, a quali condizioni? Cosa si vuole e cosa possiamo dare?
L'uomo di oggi è debole se, non fedele a se stesso, ha bisogno di una maschera.

Sono certo, che ora mi conosci un po' meglio
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Vecchio 06-06-2009, 11.43.39   #7
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Ciao giorgiosan, ti ascolto con molta attenzione. Ma se permetti ti restituisco la percezione e l'immagine che hai di me: sono tue. Credo si tratti di un giudizio un po' incauto dovuto solo al fatto che non mi conosci a sufficienza.

Rinuncio all'approvazione dei più e questo mi crea ovunque qualche dissenso ma anche quei selettivi consensi che mi sono sufficienti. Non m'interessa sconfiggere gli altri come oggi usuale via del successo; altro è dimostrare assertività verso ciò che si ritiene non veritiero.

Un filosofo dell'educazione non può allinearsi alle prospettive dominanti, oggi meno che mai in tempi di divorzio della cultura dalla politica e dall'etica. Né esimersi dallo storicizzare una decadenza che non metto in dubbio abbia pure precedenti,ma con le dovute differenze.
Un educatore è l'opposto del propagandista che intrattiene su argomenti incerti e fallaci, svalorizzando così pure se stesso, anche se non se ne rende conto.
Cito, talora, perchè ho subito l'influenza di alcuni grandi pensatori, di cui per onestà non taccio il debito. E non si costruisce nulla sul nulla, anche Einstein tenne conto di quanto già detto: è sempre questo il sostrato della creatività che non sia bizzarria.
Sono con Montaigne quando critica la cultura pedante, priva di contatti con le cose e con gli uomini. Come imparare dai libri e non immersi tra la gente, si tratti di un colloquio intimo e condidenziale con una o più donne, si tratti di un dibattito faccia a faccia su temi impegnativi in cui si ritenga lecito coinvolgersi? La vita è altrove che solo cartacea o da vitreo schermo.
Sono contro la precettistica e la vana loquacità della scuola inerte autoreplicante, stantia. Sono luoghi privi di vitalità creativa. Ciò che ho imparato di più vivo è stato in solitudine, non disconoscendo alcuni ottimi insegnanti che mi hanno fornito spiragli di conoscenza che tuttora non dimentico.
A parer mio oggi non è valorizzata la ragione conoscitiva del cuore (Pascal) Vale ciò che si sente, non ciò che si decide di sentire o ciò che si crede di dover sentire.
Ma m'ispira soprattutto l'homo ludens di Nietzsche. Attualissimo quando c'indica l'agile salto improvviso del poeta filosofo, e aggiungo terapista se sa lenire certe inquietudini sollevandosi sulla pesantezza del mondo. Supera così la grevità rumorosa del mondo. Con sensazioni di segreta leggerezza e pause di distacco.
I mie maestri sono i latini che tralasciano le astratte argomentazioni su assurdi quesiti, a favore di problemi della realtà dei tempi in cui si vive. Docere, movere, delectare, con vigoria di concetti,che per chi oggi detesta la complessità a favore delle ipersemplificazioni, sono solo giri di parole incomprese. Su questo aspetto non posso farci nulla.
Conosco alcuni classici ma non da filologo erudito: contrasto le enfasi retoriche, gli artifici e le frasi fatte, il già pensato che rimbecilliscono i giovani; la Verità come arma di oppressione e violenza.
Non ho convinzioni né certezze, ma solo una molteplicità di contrasti e considero la stupidità, da cui non mi ritengo immune, il credere di aver ragione e non mettere noi stessi in dubbio le nostre convinzioni basate su insufficienti esperienze, senza dimenticare quelle di vita carnali, concrete, vissute , sul campo. Quindi se c'è qualcuno che si propone di criticare in modo costruttivo e non per altre motivazioni, ad esempio perchè si sente inferiore( strano modo di elevare se stessi), è tra i miei interlocutori che preferisco.
Non approvo chi ostenta attestati onorifici di qualsiasi tipo, ma nemmeno chi si vanta, come oggi di moda, della propria ignoranza:affretta la decadenza.
Cultura non è conformismo sociale né appresa manualistica, né Internet, ecc. ma imparare a vivere nella società pur senza ignorare il passato e il presente, scrutando proiettati nel futuro senza illusioni né sconforto. E' una filosofia antiaccademica per poter comprendere la vita, che mette in primo piano gl' incontri faccia a faccia e non nell'anonimato, o i luoghi dove ciascuno dice ciò che vuole. Per inciso Internet per me è oltre che diletto utile studio e riflesso della società attuale.
Valorizzo l'individuo libero e cosciente nella sua finitezza, contro le astrazioni dei sistemi idealistici e gnoseologici dell'”essenza”, a favore dell'esistenza concreta che precede e fa comprendere l'essenza universale. Il linguaggio si usa per costruire significati da cui fare esperienze per poi poterle raccontare. Sono perciò avverso alle antilingue che non sono in rapporto con la vita, come spesso noto nelle comunicazioni mediate dal computer.
Quindi il mio “oggetto” sono la condizione , la personalità, le emozioni dell'uomo individuato, concreto, singolo, irripetibile nella sua esistenza, e un pensiero debole perchè mai totalizzante.
Se vogliamo vivere, a quali condizioni? Cosa si vuole e cosa possiamo dare?
L'uomo di oggi è debole se, non fedele a se stesso, ha bisogno di una maschera.

Sono certo, che ora mi conosci un po' meglio

Carissimo Arsenio, scuami se arbitrariamente mi intrometto,ma,siccome io ti leggo e ti seguo da molto tempo,perchè mi piace molto come ti esprimi,se pur non condivida in toto le tue idee; Mi permetto di dirti che la maschera che tu hai menzionato in calce al tuo intervento,la sai usare benissimo, perchè l'uomo che tu hai descritto non è l'Arsenio che io conosco dai suoi scritti,ma una artificiosa maschera. La tua personalità in oltre,pretande un pò troppo di essere assecondato e condiviso,altrimenti egoisticamente rifiuti addirittura il contatto, non riesci ad ammettere che il momdo è bello perchè è vario,nel quale esistono tante teste per fortuna tutte differenti una dall'altra. Su tanto ti invito a fare una piccola riflessione.

Con spirito amichevole un caro saluto. espert37
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Vecchio 06-06-2009, 17.33.55   #8
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Originalmente inviato da espert37
Carissimo Arsenio, scuami se arbitrariamente mi intrometto,ma,siccome io ti leggo e ti seguo da molto tempo,perchè mi piace molto come ti esprimi,se pur non condivida in toto le tue idee; Mi permetto di dirti che la maschera che tu hai menzionato in calce al tuo intervento,la sai usare benissimo, perchè l'uomo che tu hai descritto non è l'Arsenio che io conosco dai suoi scritti,ma una artificiosa maschera. La tua personalità in oltre,pretande un pò troppo di essere assecondato e condiviso,altrimenti egoisticamente rifiuti addirittura il contatto, non riesci ad ammettere che il momdo è bello perchè è vario,nel quale esistono tante teste per fortuna tutte differenti una dall'altra. Su tanto ti invito a fare una piccola riflessione.

Con spirito amichevole un caro saluto. espert37

ciao espert mi sarei aspettato il tuo educato dissenso e ne ho piacere. Ti vedo bene integrato nello spirito da gruppo virtuale. I miei orizzonti sono diversi come sai e per me sarebbe una catastrofe se tutti concorderebbero con ciò che dico: avrei perduto la mia individualità e libertà di pensiero. In fondo le menti migliori che qui definite cattivi maestri, come Galimberti, Cacciari, Vattimo, Eco, Boncinelli Giorello, Odifreddi ... devo continuare? Che talora sono presenti per presentare loro volumi nelle piazze turistiche non direi ottengano accoglienze lusinghiere da quel pubblico banale e involgarito. Beh, non ho la presunzione di assomigliare a tali indiscussi studiosi ammirati all'estero più che in Italia, ma sono in buona compagnia.
arsenio is offline  
Vecchio 16-06-2009, 22.21.45   #9
Il_Dubbio
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Ovunque e sempre gli stessi prevedibili temi ma con più malintesi e ambiguità per la presenza di teocons, atei devoti, imbonitori elettorali, intrattenitori di talk show, guru del Tao nostrano, chattatori della ciancia, masticatori d'informatica e filosofi da rete. Tra malafede e insipienza riflettono e diffondono l'attuale calderone culturale.

Ciao, scusa non ti conosco, tu in quale di queste categorie ti senti piu legato?





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Ma gli scienziati, con tutti i loro limiti, non sostengono nessuna perfetta conoscenza del mondo. Le Trascendenze Universali escludono dal dialogo le forme di rispecchiamento storico, linguistico, umano e manca sempre e comunque un lessico pertinente e comune per quegli argomenti che si pretende di affrontare, per evitare sproloqui.

Ahh io di sproloqui ne ho sentiti tanti, ma ho anche letto cose interessantissime scritte da perfetti sconosciuti che con tanto di cappello si scusavano di quello che stavano dicendo, che avrebbero sicuramente meritato maggiore approfondimento, distrutti da una frase del tipo: non capisci niente fatti gli affari tua, o vatti a studiare quello e quell'altro.
Certe prese di posizioni, che sembrano, a quanto pare, anche le tue, assomigliano moltissimo alle ghettizzazioni dei neri d'America. Non credo questa sia la cultura che intendiamo entrambi;per la cultura si potrebbe ridimensionare il proprio lessico, rivederlo e inventarlo ex- nuovo per permettere all'interlocutore di esprimere il suo parere.


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Originalmente inviato da arsenio
E' giusto ridimensionare certi assoluti terrestri perchè i sensi ingannano, l'intelletto è fallibile, l'evidenza inaffidabile, ma non lo svalutare tout court solo quello con cui non si entra in sintonia. Ciò è estraneo allo stesso concetto di cultura e ha origine da storie personali di modesto spessore..

Mha, non so quale sia per te il significato di cultura, comunque il dibattito fra sordi è possibile, ma il dibattito fra un sordo e chi ci sente benissimo è quasi impossibile.
Ma poi, lo spessore di una storia personale poi come fai a valutarla? Con quale criterio giudichi una storia personale di "modesto spessore"?



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Originalmente inviato da arsenio
Nessuno cambia il suo pensiero inserito in un sistema soggettivo, nonostante palesi evidenze. E il dialogo diventa impossibile.

Significato di dialogo? Volevi dire forse compromesso?
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 17-06-2009, 23.02.54   #10
arsenio
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Riferimento: declino del discorso culturale

Citazione:
Originalmente inviato da Il_Dubbio
Ciao, scusa non ti conosco, tu in quale di queste categorie ti senti piu legato?







Ahh io di sproloqui ne ho sentiti tanti, ma ho anche letto cose interessantissime scritte da perfetti sconosciuti che con tanto di cappello si scusavano di quello che stavano dicendo, che avrebbero sicuramente meritato maggiore approfondimento, distrutti da una frase del tipo: non capisci niente fatti gli affari tua, o vatti a studiare quello e quell'altro.
Certe prese di posizioni, che sembrano, a quanto pare, anche le tue, assomigliano moltissimo alle ghettizzazioni dei neri d'America. Non credo questa sia la cultura che intendiamo entrambi;per la cultura si potrebbe ridimensionare il proprio lessico, rivederlo e inventarlo ex- nuovo per permettere all'interlocutore di esprimere il suo parere.




Mha, non so quale sia per te il significato di cultura, comunque il dibattito fra sordi è possibile, ma il dibattito fra un sordo e chi ci sente benissimo è quasi impossibile.
Ma poi, lo spessore di una storia personale poi come fai a valutarla? Con quale criterio giudichi una storia personale di "modesto spessore"?





Significato di dialogo? Volevi dire forse compromesso?

E' difficile pretendere che presentando alcuni tipi di partecipanti di cui mi riprometto di non imitare, ti dica che uno di questi rappresenta pure me stesso. Certamente un tempo ero meno accurato e ritengo sempre possibile una perfettibilità, anche se non si raggiunge mai in nessun campo. Ma dipende anche dei propri riferimenti, più alti o più bassi di ciò che si può aspirare. Non mi conosci , ma a volte basta un post solo per capire chi, culturalmente, è l'interlocutore. Di me come argomentatore non saprei che idea tu ti sia fatta; come persona, l'hai detto, non mi stimi. Ma è molto comprensibile che, oggi particolarmente, chi non esalta l'esistente, non attiri simpatie.
E' vero che se qualcuno non comprende ciò che si dice la responsabilità è sempre di chi scrive, è un assioma della comunicazione pragmatica. Lo scrivente,o parlante,deve intuire il retroterra del pubblico che ha di fronte, ciò che sa già , ciò che gli è noto o meno, cosa può dare pe implicito, quale terminologia usare,anche per non offendere con un linguaggio sciatto, insinuando sulla capacità del pubblico di capire qualche idea un po' complessa, che nel contempo in genere cattura di più l'interesse e l' attenzione. Comunque si dovrebbe intuire il livello di conoscenze del pubblico a cui si rivolge anche idealmente; ciò che può già sapere, ciò che non gli è noto, cosa si può dare per implicito, la terminologia più adatta,ecc. Il contesto è determinante e penso che in un forum di filosofia lo stile, pur senza eccessi di tecnicismi, o glossari troppo gergali di specifica disciplina, possa essere un po' elevato. Diversissima cosa è intrappolare, come anche qui sovente capita di leggere, un semplicissimo concetto, quasi banale, in un intrico di parole per farsi apparire più esperti, colti, preparati, anche ingenuamente. Imitazioni (maldestre !)del “filosofese”. Superate ma ancora usate in vari ambienti, anche ora che certi sottocodici come il burocratese non esibiscono più certi eccessi di un tempo. So bene che nella comunicazione le intenzioni non corrispondono mai alle effetti ottenuti. Può essere che si sia abituati ad altri registri linguistici, ma non solo di forma si tratta, ma anche di contenuti per niente troppo complessi , ma dissonanti con ciò che ci aggrada sentire o in dissintonia con nostre consolidate idee difficili da cambiare. E' una questione di attenzione selettiva e censurante a livello inconscio. E allora sì, il discorso è tra entrambi o uno dei due “sordi”,che non vogliono udire, ascoltare,capire.
La decadenza culturale che si riflette in ormai ogni ambito, è diffusa ma in Italia nessuno se ne ancora accorge. Né mancano partecipazioni velleitarie in ogni sito virtuale, più o meno. Non sono io solo a dirlo, ma molti osservatori di grande competenza linguistica, disciplinare, sociologica, ecc. Io mi limito,alla luce della mia diretta esperienza a confermare un progressivo scadimento, dovuto anche alla maggior affluenza. Ci sono molte “perle” con cui si potrebbe compilare un libro parafrasando: “io speriamo che in filosofia me la cavo”. Lo spessore modesto è correlato.
Il dialogo, come hai capito, è sempre cooperazione che sicuramente richiede un compromesso, una buona disponibilità a valutare prima di dissentire o di essere tout court d'accordo, e spesso anche una negoziazione di compromesso, specie se la posta in gioco non è solo una disputa filosofica.

saluti
arsenio is offline  

 



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