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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 28-03-2010, 09.33.32   #11
Noor
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo

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Originalmente inviato da arsenio
La consapevolezza è la conoscenza interiore e la realizzazione di sé, senza avvalersi di risposte preconfezionate o ideologiche, rinunciando all'indossare maschere,corazze. Assumiamo alcune idee di noi stessi, schemi assorbiti da famiglia, scuola, chiesa, mass media, ma sappiano veramente tutto di noi? Dobbiamo ritornare a noi stessi, fuori da distorsioni culturali, timore di non essere accettati; occorre sforzarsi di capire i nostri giochi e autoinganni,spesso giacenti sotto soglia di coscienza. Essere coscienti di tutto ciò che riguarda le nostre azioni, scopi, valori e obiettivi al meglio delle nostre capacità, indipendenti da occulti condizionamenti.
Assolutamente d'accordo.
Citazione:
Il filosofo non può ignorare il già detto, il già scritto, il già riflettuto, fidandosi di esperti, filosofi, scrittori, giornalisti, scienziati, studiosi di assodate competenze. E' ingenua la pretesa di autoreferenzialità che porta alle sciocchezze e incompiutezze. E' vero che le letture vanno assimilate con criticismo, con analisi testuali , confronti,connessioni, sintesi. Strada per un'eventuale nostra idea inedita che non sia qualcosa di strampalato e campato in aria. Ogni fatto corrisponde a una teoria ed è inutile sapere tante cose che non stanno esattamente così
Va bene..anche se qui siamo già al limite dell'intellettualismo,questo è ormai la filosofia,dunque prendere o lasciare:sembra ne nascano uno ogni secolo di filosofi che testimoniano se stessi :nell'ottocento Nietzsche,nel novecento Wittgenstein..adesso vedremo tra questo mare di intellettuali nati nel frattempo..
Citazione:
E' strano che i nemici della “cultura libresca” (non esiste se non come invenzione dei frustrati delle propria incultura, costretti a svalutare i libri) preferiscano “vivere piuttosto che leggere”, imparare dalla natura piuttosto che dalla carta, e se io invito loro a confrontarsi con me su vissuti fuori rete su ricerche sul campo, ecc. tacciono. Spesso sono tra quei nick che non hanno esperienze dirette della vita perchè troppo immersi nel mondo virtuale, nei frenetici rimandi delle chat. Così sfuggono al mondo reale e la vita sfugge loro dalle mani.
Qui non ti seguo più arsenio..non è la prima volta,da che ti conosco,che parti per la tangente con giudizi generalizzanti che poca attinenza hanno con la realta sottomano..ti esorto ad osservare più a fondo questa dinamica.. .
Qui non vi sono nemici di nulla..figurati dei libri..e per il confronto son sempre qui come vedi..
Se vuoi,apri un thread apposito,visto che siamo OT e parliamo di quello che ti pare,inteso per ciò,di esperienze dirette della vita.
Lo so..di presenza è ancora meglio..non ci possono più essere parole che nascondono il se stessi..ma accontentiamoci di questo,adesso..

Un cordiale saluto.
Noor is offline  
Vecchio 29-03-2010, 12.58.56   #12
arsenio
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo

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Originalmente inviato da Noor
Assolutamente d'accordo.

Va bene..anche se qui siamo già al limite dell'intellettualismo,questo è ormai la filosofia,dunque prendere o lasciare:sembra ne nascano uno ogni secolo di filosofi che testimoniano se stessi :nell'ottocento Nietzsche,nel novecento Wittgenstein..adesso vedremo tra questo mare di intellettuali nati nel frattempo..

Qui non ti seguo più arsenio..non è la prima volta,da che ti conosco,che parti per la tangente con giudizi generalizzanti che poca attinenza hanno con la realta sottomano..ti esorto ad osservare più a fondo questa dinamica.. .
Qui non vi sono nemici di nulla..figurati dei libri..e per il confronto son sempre qui come vedi..
Se vuoi,apri un thread apposito,visto che siamo OT e parliamo di quello che ti pare,inteso per ciò,di esperienze dirette della vita.
Lo so..di presenza è ancora meglio..non ci possono più essere parole che nascondono il se stessi..ma accontentiamoci di questo,adesso..

Un cordiale saluto.

E' molto diffuso, e ben comprensibile, nei forum virtuali il rifiuto di testimonianze inferite per ragionamento e argomentate, desunte da testi scritti pertinenti al tema in oggetto. Non si ammette che sia un necessario supporto autorevole per difendere una propria tesi, che avvalora la verosimiglianza di ciò che si discute.
Cosa si contrappone? L'esperienza filosofica diretta, da percezione o osservazione personale. A tal proposito ricordo la metaforica storia di Talete che sollevò gli occhi da terra e meditabondo li volse al cielo, cadendo in un fosso e suscitando il riso della serva trace. Si può oggi filosofare solo guardando il firmamento, o che altro, purchè in diretta? Dove sta scritto?

Usare la mente per ragionare senza l'intento di imbrogliare o di avviluppare la mancanza di contenuti con un'oscurità, non è “intellettualismo”, così come la scienza che non si erge a religione o pseudomisticismo, ma riconosce i suoi limiti, non è “scientismo”; la sociologia che non include tutto impropriamente sotto tale disciplina, non è “sociologismo”, il "filosofese" è ormai superato tra gli stessi filosofi per professione, spesso agili opinionisti nei quotidiani, anche se trovi qualcuno che ancora lo imita, ecc. altrimenti sì che si rischia di perdere la capacità di discernimento e si scade nelle generalizzazioni senza accorgersene.
E' sbagliato pure credere che i grandi filosofi (ma anche i pittori, i romanzieri, gli scienziati) abbiano ignorato le esperienze, le scoperte, la creatività altrui; l'origine storica di una scuola, di un'idea o di una teoria fondamentale a cui eventualmente apportare modifiche e revisioni.
Nietzsche stesso iniziò come studioso di filologia classica e non temette di indicare molte altre esperienze non dirette ma importanti per la sua formazione. Ad esempio la lettura delle opere di Schopenhauer , suo ammesso maestro, presente nei termini assunti, nella sua “Nascita della tragedia”. Determinante fu pure lo studio della Grecia presocratica. E' vero che rivalutò il “sì alla vita” rispetto all'intelligenza astratta e improduttiva: E' nota la sua critica a Hegel “storico” ( dopo averlo letto). Da cui vide il nichilismo in chi svaluta la vita terrena, in chi ricerca un mondo dietro il mondo, l'erudizione sterile perchè non rielaborata, da enciclopedia ambulante ( oggi sarebbero le wikipedie e i passivi taglia e incolla dominanti in molti forum?).Ma non credo che ciò c'entri con il non riconoscere l'indispensabilità testuale.
Anch'io privilegio la filosofia della vita quotidiana a volte arricchita da miei vissuti off line solo se pertinenti al tema, e non sciupo il tempo nell' arrovellarmi ozioso sul perchè una sedia ha quattro gambe e non tre. Osservo il mondo anche attraverso gli occhi altrui e il dialogo con interlocutori che non sono solo nick, perchè per me filosofia è strumento per spiegarsi i miti di oggi. Per i miei fondamenti mi avvalgo sempre di maestri in carne ed ossa e non solo di meditare su quelli cartacei. Son un lettore moderato e la mia biblioteca si forma per eliminazione e non per accumulo: ora ho consevato circa 200 libri. Privilegio la corrispondenza digitale privata e confidenziale perchè quella pubblica per sua natura reca tracce di artificio, di saccenteria,pur di ottenere ragione ad ogni costo, anche su ciò che le autentiche esperienze di vita disconfermano. Nei forum si tende ad assimilarsi a un pensiero di gruppo che con il tempo diventa monotono e poco flessibile, poco vitale, appunto.

Contraccambiati saluti
arsenio is offline  
Vecchio 03-04-2010, 14.37.25   #13
emmeci
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo

Quale è il senso del mondo? Credo che dobbiamo innanzi tutto operare una distinzione fra religiosi e filosofi: per i religiosi (veri religiosi) il senso del mondo certamente c’è e non può che essere fatto risalire a chi l’ha creato, cioè a Dio – con tutto quello che ne può discendere riguardo a regole della conoscenza e della morale.
Successivamente si può effettuare un’altra distinzione, tra scienziati e filosofi: per gli scienziati (veri scienziati) il senso del mondo non può che stare nel mondo stesso: considerato il modello di un universo nato da un big bang e quindi caratterizzato da un’espansione regolata dalla relatività einstaniana, tutto è contenuto lì dentro, spazio e tempo sono proprietà dell’universo fino all’orizzonte degli eventi, cioè nascono con esso e muoiono con esso (i due estremi dove la logica scientifica non ha più valore e quindi non può dare risposte). Allora, chi può intraprendere una discussione su questo problema del senso del mondo se non la sola filosofia?
Qui si potrebbe dire: avanti filosofi, sfruttiamo questo onore: anche se dobbiamo essere consci che esso non ha condotto finora – lo dimostrano migliaia di anni di filosofia – a nessuna certezza. Ma neppure alla certezza, dopo tutto, che un senso non c'è.
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Vecchio 04-04-2010, 22.41.41   #14
arsenio
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo

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Quale è il senso del mondo? Credo che dobbiamo innanzi tutto operare una distinzione fra religiosi e filosofi: per i religiosi (veri religiosi) il senso del mondo certamente c’è e non può che essere fatto risalire a chi l’ha creato, cioè a Dio – con tutto quello che ne può discendere riguardo a regole della conoscenza e della morale.
Successivamente si può effettuare un’altra distinzione, tra scienziati e filosofi: per gli scienziati (veri scienziati) il senso del mondo non può che stare nel mondo stesso: considerato il modello di un universo nato da un big bang e quindi caratterizzato da un’espansione regolata dalla relatività einstaniana, tutto è contenuto lì dentro, spazio e tempo sono proprietà dell’universo fino all’orizzonte degli eventi, cioè nascono con esso e muoiono con esso (i due estremi dove la logica scientifica non ha più valore e quindi non può dare risposte). Allora, chi può intraprendere una discussione su questo problema del senso del mondo se non la sola filosofia?
Qui si potrebbe dire: avanti filosofi, sfruttiamo questo onore: anche se dobbiamo essere consci che esso non ha condotto finora – lo dimostrano migliaia di anni di filosofia – a nessuna certezza. Ma neppure alla certezza, dopo tutto, che un senso non c'è.

Trovare il senso del mondo è un po' impegnativo: va bene se per ora iniziamo con il senso della vita?
La vita è scandita da giornate, storie, voglie, situazioni, condizioni a cui noi assegniamo un senso. Con riempitivi interrompiamo il male di vivere: questi coincidono con le varie strategie che ognuno adotta, tra caso e scelte a propria misura, per un'ingannevole felicità terrena. Tra assenza di dolore e ricerca di gratificazioni materiali o spirituali. A meno che non si svaluti tutto e s'intraveda lo scopo nella conquista della salvezza religiosa. Se una qualsiasi meta in questa terra, una volta raggiunta ci delude, il vero senso sarà stato il tragitto intrapreso per raggiungerla.

Il senso della “Vita”, e del mondo, lo può indicare solo la religione, per chi accetta le sue spiegazioni. Filosofare significa essere logici, ragionare, analizzare situazioni per vivere nel miglior modo bene giudicando le cose. Come ognuno in effetti si propone con i propri comportamenti. Questo sarebbe il senso della “vita” esistenziale.
Vivere in vista dell'immortalità dell'anima , il Senso di tutti i sensi, è un problema religioso o filosofico? Qual'è la differenza in tale campo tra filosofia e teologia? Già nell'altro secolo si concluse che la filosofia non è più l'ancella della religione che ha natura dogmatica. Considero utile porsi le domande di Kant: cosa posso conoscere, cosa devo fare, cosa posso sperare, e non accettare uno scopo che mi viene imposto e che mette a tacere ogni interrogativo. Fedele alla terra, come esortò Nietzsche.
Compito del filosofo è verificare il cammino della scienza, della tecnica, della tecnologia,la correttezza dei loro linguaggi, e dove ci potrebbero portare.
Il senso del mondo per uno scienziato? Basta chederglielo, ad esempio all'astrofisica Margherita Haack, ai filosofi della scienza a cui diamo maggior credito, ecc.
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Vecchio 05-04-2010, 00.17.12   #15
Noor
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo

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Originalmente inviato da arsenio
Trovare il senso del mondo è un po' impegnativo: va bene se per ora iniziamo con il senso della vita?
La vita è scandita da giornate, storie, voglie, situazioni, condizioni a cui noi assegniamo un senso. Con riempitivi interrompiamo il male di vivere: questi coincidono con le varie strategie che ognuno adotta, tra caso e scelte a propria misura, per un'ingannevole felicità terrena. Tra assenza di dolore e ricerca di gratificazioni materiali o spirituali. A meno che non si svaluti tutto e s'intraveda lo scopo nella conquista della salvezza religiosa. Se una qualsiasi meta in questa terra, una volta raggiunta ci delude, il vero senso sarà stato il tragitto intrapreso per raggiungerla.
Son d'accordo che si inizi sul senso della vita.
E la vita ha il senso del suo stesso incarnarsi ogni momento nel presente che si vive.
Tutti lo abbiamo e a cui non poter sfuggire e d' affrontare.
E' come un servizio che si assolve secondo un destino che ci compenetra:
potrà essere il corrispondere alla famiglia,il lavoro,una comunità..
Accettando pienamente questo presente che siamo senza fuggirlo,si spalanca una pienezza che può investirci come una cascata,e pronta a dissetare ogni cellula dentro un'onda che ancora qualcuno chiama Amore.

Che altro sarebbe la religiosità della vita d'altronde, se non la gratitudine verso questa sua pienezza ove tutto è regalo,persone e cose comprese ma a cui non possiamo attaccarci,non avendo che questo momento che ci è concesso?

Ultima modifica di Noor : 05-04-2010 alle ore 10.26.06.
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Vecchio 05-04-2010, 09.18.13   #16
emmeci
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo

Caro Arsenio, noi ci siamo messi un po’ su un piedestallo – dico noi filosofi o quasi-filosofi - perché l’uomo comune non si affatica tanto a cercare il senso del mondo e neppure quello della vita. Eppure…sì, ci può essere un momento per tutti in cui ci si chiede che senso può avere la vita, quando magari uno è colpito dalla morte di una persona amata o ha visto la grande ombra avanzare verso di lei. Troppo fuori luogo parlare così nei giorni di Pasqua? Però prima di Pasqua viene il venerdì santo e non è detto che tutti credano nella resurrezione. A meno di affidarsi al "senso comune", da cui d’altra parte ha preso il nome – guarda come si abbarbica dappertutto questa gramigna - anche una scuola di filosofia….
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Vecchio 05-04-2010, 11.21.54   #17
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo

Citazione Arsenio

Trovare il senso del mondo è un po' impegnativo: va bene se per ora iniziamo con il senso della vita?
La vita è scandita da giornate, storie, voglie, situazioni, condizioni a cui noi assegniamo un senso. Con riempitivi interrompiamo il male di vivere: questi coincidono con le varie strategie che ognuno adotta, tra caso e scelte a propria misura, per un'ingannevole felicità terrena. Tra assenza di dolore e ricerca di gratificazioni materiali o spirituali. A meno che non si svaluti tutto e s'intraveda lo scopo nella conquista della salvezza religiosa. Se una qualsiasi meta in questa terra, una volta raggiunta ci delude, il vero senso sarà stato il tragitto intrapreso per raggiungerla.

Carissimo Arsenio; Condivido solo in parte ciò che tu esprimi; Io non credo molto alla salvezza religiosa.Per me il senso della vita è declinabile nel procurarsi il maggior grado di felicità al fine di goderci il paradiso terrestre quì in questa nostra breve parentesi di esistenza terrena. e per procurarsela al meglio si deve maturare la voglia e capacità di vivere in amore con il proprio prossimo,perchè dentro di lui staziona il nostro Dio,quindi è la migliore fonte alla quale attingere felicità. Amando l'amico si ottiene un grado di felicità, ma riuscire ad amare un nemico il grado di felicità ottenibile è senz'altro molto maggiore. in base alla legge della relatività,che nella soluzione della maggior difficoltà sta la maggior soddisfazione.
L'esempio del Cristo che è riuscito a donare la vita per salvare coloro che lo stavano uccidendo,non è stato scritto dall'ultimo arrivato,a mio perere.

Se non esistesse il mio prossimo e fossi l'unico essere al mondo,padrone di tutti i beni materiali, ho la ferma convinzione che sarei un povero uomo.
Questo è il mio semplice pensiero. Un saluto amichevole espert37
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Vecchio 05-04-2010, 22.25.12   #18
arsenio
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo

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Originalmente inviato da Noor
Son d'accordo che si inizi sul senso della vita.
E la vita ha il senso del suo stesso incarnarsi ogni momento nel presente che si vive.
Tutti lo abbiamo e a cui non poter sfuggire e d' affrontare.
E' come un servizio che si assolve secondo un destino che ci compenetra:
potrà essere il corrispondere alla famiglia,il lavoro,una comunità..
Accettando pienamente questo presente che siamo senza fuggirlo,si spalanca una pienezza che può investirci come una cascata,e pronta a dissetare ogni cellula dentro un'onda che ancora qualcuno chiama Amore.

Che altro sarebbe la religiosità della vita d'altronde, se non la gratitudine verso questa sua pienezza ove tutto è regalo,persone e cose comprese ma a cui non possiamo attaccarci,non avendo che questo momento che ci è concesso?

C'è una crescente richiesta di senso all'esistenza dovuta a momenti di consapevole sfiducia riguardo a un futuro percepito incerto nel terzo millennio: tutto è diventato effimero e precario e c'è sconcerto per il rovesciamento di riferimenti passati. Dalle apparenze ora ai più consapevoli traspare la verità e si è sfiduciati rispetto alle sicurezze che ci dovrebbero assicurare la famiglia, il lavoro, la vita nella comunità. Tra i rimedi adottati per stordirsi si trovano quelli che già Freud indicò nel “disagio della civiltà”: alcol, droghe, manie,dipendenze, diversivi vari.
Il deserto dei sentimenti caratterizza l'epoca della tecnologia e dei consumi e lo stesso termine “amore” ha assunto un significato ambiguo, se pronunciato con superficialità dai leader politici litigiosi e dalle gerarchie clericali che disattendono i valori evangelici.
La religione non coincide con la religiosità se intesa come intuizione di un mistero insolubile e la condivisa compassione per un destino che tutti ci accomuna.
L'unica salvezza è un amore non frainteso per l'”altro”.Anche una sola relazione significativa e intima che ci arricchisca nel parlare di noi in reciprocità. Ma solo con il diverso da noi possiamo esplorare territori sconosciuti. Per l'uomo è la donna in carne ed ossa, per la donna l'alterità di un uomo. Rimane da solo chi è incapace di stabilire rapporti positivi e coinvolgenti con l'altro. Ma prima bisogna accertarsi di aver sviluppato le potenzialità della nostra personalità. L'amore deve essere attivo e integrare il nostro io individuale, senza annullarsi con passività nel collettivo. Il riscatto passa attraverso la parola e il gioco come elementi per un possibile cambiamento, e mezzo per uscire dalla monotonia della quotidianità. Vanno rivalutati pure alcuni inevitabili stati di solitudine come soste meditative che riempiano la vita con scoperte, conoscenze, autonomia e riflessione sui vissuti sottesi alle nostre esperienze. Nel rapporto con l'altro si può imparare la premura, la responsabilità, il rispetto per la persona. Nell'amore per una donna convive l'eros, la dimensione ludica e l'amicizia.
Ma quanto è realistica l'aspettativa che l'altro chiuda in noi il cerchio della sofferenza e delle delusioni? L'amore si può anche apprendere, ma non è controllabile. Il primo attaccamento d'amore avviene tra il bambino e la madre, ed è predittivo per gli esiti di una relazione affettiva adulta. Assieme al latte assumiamo anche quelle capacità relazionali che restituiremo in coppia. E forse ancora non basta, tanto imprevedibili sono certe dinamiche, esigenze, indecifrabilità delle nostre emozioni.
arsenio is offline  
Vecchio 05-04-2010, 22.27.49   #19
arsenio
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Originalmente inviato da emmeci
Caro Arsenio, noi ci siamo messi un po’ su un piedestallo – dico noi filosofi o quasi-filosofi - perché l’uomo comune non si affatica tanto a cercare il senso del mondo e neppure quello della vita. Eppure…sì, ci può essere un momento per tutti in cui ci si chiede che senso può avere la vita, quando magari uno è colpito dalla morte di una persona amata o ha visto la grande ombra avanzare verso di lei. Troppo fuori luogo parlare così nei giorni di Pasqua? Però prima di Pasqua viene il venerdì santo e non è detto che tutti credano nella resurrezione. A meno di affidarsi al "senso comune", da cui d’altra parte ha preso il nome – guarda come si abbarbica dappertutto questa gramigna - anche una scuola di filosofia….

caro emmeci
L'uomo comune a cui anche noi “filosofanti” apparteniamo,(perchè tutti siamo filosofi, se per illustri pensatori smettere di filosofare sarebbe la migliore filosofia), in caso di sventure si chiede: perchè proprio a me?” o in caso di una grazia miracolosa (es. a Lourdes): “perchè a me sì e non agli altri? Quale senso ha questo implicito messaggio divino, per chi è credente?
Il senso comune spesso ha origine da pregiudizi, tradizioni,da”si dice”, da insegnamenti appresi in famiglia spesso superficiali o distorti. Non si esclude che rechino anche tracce di verità, ma andrebbero verificati caso per caso senza generalizzare.
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Vecchio 05-04-2010, 22.29.30   #20
arsenio
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Originalmente inviato da espert37
Citazione Arsenio

Trovare il senso del mondo è un po' impegnativo: va bene se per ora iniziamo con il senso della vita?
La vita è scandita da giornate, storie, voglie, situazioni, condizioni a cui noi assegniamo un senso. Con riempitivi interrompiamo il male di vivere: questi coincidono con le varie strategie che ognuno adotta, tra caso e scelte a propria misura, per un'ingannevole felicità terrena. Tra assenza di dolore e ricerca di gratificazioni materiali o spirituali. A meno che non si svaluti tutto e s'intraveda lo scopo nella conquista della salvezza religiosa. Se una qualsiasi meta in questa terra, una volta raggiunta ci delude, il vero senso sarà stato il tragitto intrapreso per raggiungerla.

Carissimo Arsenio; Condivido solo in parte ciò che tu esprimi; Io non credo molto alla salvezza religiosa.Per me il senso della vita è declinabile nel procurarsi il maggior grado di felicità al fine di goderci il paradiso terrestre quì in questa nostra breve parentesi di esistenza terrena. e per procurarsela al meglio si deve maturare la voglia e capacità di vivere in amore con il proprio prossimo,perchè dentro di lui staziona il nostro Dio,quindi è la migliore fonte alla quale attingere felicità. Amando l'amico si ottiene un grado di felicità, ma riuscire ad amare un nemico il grado di felicità ottenibile è senz'altro molto maggiore. in base alla legge della relatività,che nella soluzione della maggior difficoltà sta la maggior soddisfazione.
L'esempio del Cristo che è riuscito a donare la vita per salvare coloro che lo stavano uccidendo,non è stato scritto dall'ultimo arrivato,a mio perere.

Se non esistesse il mio prossimo e fossi l'unico essere al mondo,padrone di tutti i beni materiali, ho la ferma convinzione che sarei un povero uomo.
Questo è il mio semplice pensiero. Un saluto amichevole espert37

caro espert
L'onesta mentale è chiedersi: “credo veramente a ciò dico o altri dicono? O mi adatto?
Sono d'accordo che indicare il senso della vita nella salvezza religiosa sarebbe in contrasto con il comportamento di vari credenti, allora è meglio ammettere che il senso lo si trova più nelle azioni quotidiane, lecite o illecite. Per la felicità possibile amando qui in questa terra sono pure d'accordo e ho meglio chiarito il tema con Noor.
L'amore per un amico, come per un nemico non è così spontaneo come si crede e anche il perdono può essere solo un atto di superbia di chi si sente “migliore” rispetto a chi l'ha ferito.
Cristo ci salvò dal peccato dei nostri progenitori Adamo ed Eva di cui abbiamo ereditato la colpa del peccato originale: concetto difficile da giustificare anche per alcuni teologi. Eva fu soggiogata dal serpente e ciò in parte spiega anche l'inferiorità della donna sempre ammessa dalla Chiesa. Questa avventura nel lussureggiante Paradiso terrestre, dove abitava un serpente alquanto seduttivo e insidioso, è l'origine di tutto il Cristianesimo. Per me è un bel mito, ma se per te è una realtà e non solo una verità rivelata, non sarò io a levarti tale illusione e la credenza di essere stato salvato, che ti può recare il senso della vita
Si può essere felici stando soli? Gli altri sono l'inferno,affermò Sartre, e non mi sento di disconfermarlo Ma è anche vero che sono un'ineliminabile fonte di gratificazione. Sfuggi ai primi e accostati agli altri.
arsenio is offline  

 



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