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Vecchio 29-11-2013, 16.40.09   #1
GABRIELE PECCI
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Il falso progresso

Il falso progresso



La società moderna non è più fondata su un principio di valore funzionale (concreto e/o emotivo duraturo nel tempo), ma nella sua universalità dei campi su un lasso di tempo preciso (durata o usura) a breve termine del prodotto. Questo modello operandi ha come suo "fine" solo l'innovazione continua (in realtà un "fine senza fine" quindi, vedi il progresso della tecnica e il "passaggio o ritorno di moda") per incrementare all’infinito il massimo profitto, sull’uso o il riuso, sotto altra veste dello stesso prodotto. Se però viviamo immersi o per meglio dire sotto-messi in un mondo in cui ogni valore duraturo nel tempo, sia esso emotivo come pure materialistico viene meno; per deduzione logica anche noi in fondo stiamo camminando solo verso uno stato di persone e di personalità “usa e getta”, che sono private (dalla società) e si privano quindi (consciamente o inconsciamente ), di certezze e di basi stabili su cui costruirsi. Viviamo cioè la rappresentazione di un mondo dove ormai non è più il nostro valore personale (come persona e come pensiero) a tenere veramente banco, dal momento che questa nostra ”soggettività”, porta inevitabilmente al di fuori, o in contrasto, con quello che la società o “ le mode del momento” richiedono e necessitano.
Questo uniformarsi di e alla massa porta ad una progressiva ma inesorabile perdita sia di coscienza che di conoscenza, non solo di se stessi, ma anche di quello che ci circonda, dove ogni potere decisionale e di controllo della persona non viene e non nasce più dalla persona stessa, ma è indotto, e quindi dettato, direttamente dalla società votata ed alimentata solo ad un consumo sempre più opulento e compulsivo.


Gabriele Pecci
GABRIELE PECCI is offline  
Vecchio 29-11-2013, 20.12.41   #2
ulysse
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Riferimento: Il falso progresso

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Originalmente inviato da GABRIELE PECCI
Il falso progresso
[i]La società moderna non è più fondata su un principio di valore funzionale (concreto e/o emotivo duraturo nel tempo), ma nella sua universalità dei campi su un lasso di tempo preciso (durata o usura) a breve termine del prodotto. Questo modello operandi ha come suo "fine" solo l'innovazione continua (in realtà un "fine senza fine" quindi, vedi il progresso della tecnica e il "passaggio o ritorno di moda") per incrementare all’infinito il massimo profitto, sull’uso o il riuso, sotto altra veste dello stesso prodotto. Se però viviamo immersi o per meglio dire sotto-messi in un mondo in cui ogni valore duraturo nel tempo, sia esso emotivo come pure materialistico viene meno; per deduzione logica anche noi in fondo stiamo camminando solo verso uno stato di persone e di personalità “usa e getta”, che sono private (dalla società) e si privano quindi (consciamente o inconsciamente ), di certezze e di basi stabili su cui costruirsi. Viviamo cioè la rappresentazione di un mondo dove ormai non è più il nostro valore personale (come persona e come pensiero) a tenere veramente banco, dal momento che questa nostra ”soggettività”, porta inevitabilmente al di fuori, o in contrasto, con quello che la società o “ le mode del momento” richiedono e necessitano.
Questo uniformarsi di e alla massa porta ad una progressiva ma inesorabile perdita sia di coscienza che di conoscenza, non solo di se stessi, ma anche di quello che ci circonda, dove ogni potere decisionale e di controllo della persona non viene e non nasce più dalla persona stessa, ma è indotto, e quindi dettato, direttamente dalla società votata ed alimentata solo ad un consumo sempre più opulento e compulsivo.
E' certo interessante questo intervento di G.Pecci: sopratutto perché sembra che così stiano effettivamente le cose al momento...

Manca però un chiedersi il perché...e come sia accaduto, e per quale ragione, che le cose hanno preso la strada che egli descrive...e se una tale strada sia inevitabile data l'esigenza di sfamare un mondo demograficamente in crescita esponenziale...e ancora non ce la facciamo!

O anche se la situazione sociale di oggi (pur in profonda crisi economica) porti un qualche vantaggio rispetto al passato (rispetto ad uno o due o più secoli scorsi) o se il passato in ogni sua epoca abbia comportato vantaggi rispetto ad oggi e in che cosa: pensiamo ad esempio alle guerre europee dei 30 anni, alla rivoluzione francese, alle guerre napoleoniche, al nostro risorgimento, alle migrazioni verso le americhe, alle dittature e guerre della prima metà del novecento, ecc....erano tempi da invidiare.?...erano forse tempi in cui l'individuo era padrone e fautore del proprio destino?...tempi in cui l'individuo interveniva nelle decisioni sociali, ecc...oppure nonostante le limitazioni c'è la possibilità di maggiormente intervenire più oggi sul nostro destino?

Alla fine è vero che il progresso perseguito in ogni campo è solo illusorio?
Il vaccino Salk...con altri infiniti vaccini, la scoperta del DNA, la Relatività, la quantirstica, ecc...non costituiscono progresso?,....certo c'è stato anche l'atomo...con le centrali da cui ricaviamo energia!?!?...energia di cui viviamo!

Direi quindi che l'incipit di Pecci è interessante proprio perchè può aprire un ampio dibattitto sulle condizioni storiche, politiche, scientifiche e sociali del nostro tempo a confronto col passato...e valutarne il progresso o regresso...ammesso che in tali termini si possa parlare.

Magari chiarire anche se, una volta che siamo storicamente posizionati, è proprio vero che siamo in tanto regresso e che niente dell'oggi vale nonostante le tante conquiste sociali, sanitarie, scientifiche e di pensiero empatico verso il prossimo...magari anche se siamo noi i grandi egoisti capitalisti...o lo erano piuttosto i nostri progenitori latifonisti o colonialisti, ecc...
Ho dato solo qualche spunto...altri potranno approfondire...anche senza apparire, spero, laudatores temporis acti!

Ultima modifica di ulysse : 30-11-2013 alle ore 17.32.47.
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Vecchio 29-11-2013, 22.14.08   #3
0xdeadbeef
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Riferimento: Il falso progresso

@ Gabriele
A mio parere, non è il caso di parlare di un falso o di un vero progresso. A mio parere non è il caso di
parlare proprio di progresso, visto che il "progresso" è un concetto metafisico (oppure di parlarne, ma con
la consapevolezza di stare parlando di argomenti metafisici). Che ne pensi?
ciao
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Vecchio 30-11-2013, 14.43.10   #4
maral
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Riferimento: Il falso progresso

La prima cosa che mi verrebbe da dire è che se la società appare oggi votata solo a un consumo sempre più opulento e compulsivo anche gli individui sono destinati a consumarsi l'un l'altro in modo sempre più opulento e compulsivo. Sicuramente è fondamentale chiedersi come ci si è incamminati lungo questo percorso e ravvisarne le origini nelle profonde trasformazioni in termini tecnologico produttivi, sociali ed economici determinati dalla rivoluzione industriale con la sua capacità produttiva massiva da smaltire senza sosta oltre ogni effettivo bisogno, dall'emergere e poi tramontare della classe borghese con i suoi orizzonti etici e sociali fondati sulla capacità di produrre, dall'assunzione della macro economia come scienza basilare (nasce nel 1776 con "La ricchezza della nazioni" di Adam Smith, in piena rivoluzione industriale), dall'affermarsi del controllo procedurale quantificato che esige una sempre maggiore standardizzazione alla macchina per la riduzione dell'impatto delle variabili soggettive statisticamente non valutabili, fino alla riduzione del valore ad adeguamento funzionale misurato in base a un principio di ricchezza del tutto astratto che genera se stesso ed esige una continua alienazione del proprio fare in cambio del miraggio di un soddisfacimento di fatto sempre negato e impone la sostituzione del concetto nobile della propria capacità come capacità di dare con quello miserabile di capacità di prendere, divorare e alla fine distruggere affinché ancora di più possa essere preso e divorato da un ego che altrimenti cadrebbe in depressione avvertendo il proprio essere niente.
E' stato progresso tutto questo oppure si deve considerarlo progresso perché la macchina continui a correre sempre più nella medesima direzione superando sempre nuovi primati? Progresso rispetto a cosa? Su quali parametri possiamo valutarlo? Possiamo dare una definizione assoluta di progresso o dobbiamo limitarci ai nostri gusti e modi di sentire personali? E la stessa parola progresso non è del tutto fuorviante, perché noi siamo i figli di questa epoca e non possiamo astrarci certo da essa, non possiamo minimamente sentire, se non come figli di questa epoca, come ci saremmo sentiti in epoche diverse peraltro sempre immaginate.
Ciò che possiamo davvero sentire è però la nostra evidente alienazione e schiavitù necessaria per poter sopravvivere e possiamo forse anche intendere la ragione per cui a fronte di quella ricchezza incomparabile di cui ci pensiamo oggi fruitori ci sentiamo intimamente ridotti a una miseria altrettanto incomparabile che ricalca la misura della nostra alienazione, intuire come, a fronte della libertà e di una potenza individuale continuamente celebrata avvertiamo evidentissimo anche se tenuto nascosto, il senso della nostra totale irrinunciabile schiavitù, fragilità e dipendenza.
Nel mondo si muore ancora oggi forse ancor più che in passato per fame, guerre, malattie e povertà che imperversano ovunque, ma si producono cibo farmaci e denaro virtuale in quantità smisurata, di gran lunga eccedente il necessario e tutto ciò che si produce diventa subito rifiuto, noi stessi siamo sempre sul pelo per diventarlo, perché tutto deve essere consumato e distrutto per aver motivo continuo di produrre, consumare e consumarci ancora di più.
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Vecchio 30-11-2013, 18.51.57   #5
ulysse
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Riferimento: Il falso progresso

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Originalmente inviato da 0xdeadbeef
@ Gabriele
A mio parere, non è il caso di parlare di un falso o di un vero progresso. A mio parere non è il caso di
parlare proprio di progresso, visto che il "progresso" è un concetto metafisico (oppure di parlarne, ma con la consapevolezza di stare parlando di argomenti metafisici). Che ne pensi?
ciao
Ma non vedo perché non si possa parlare di progresso o regresso o cosa ci sia di metafisico!
Certo occorre definire in quale campo e verso quale scopo: sul piano generale io definirei progresso il procedere verso un bene considerato comune...che tuttavia domani, in diversa epoca, potrebbe mutare...ma non possiamo per questo restare inerti.

Il sapere, il conoscere sempre più, relativamente all'universo, potrebbe, ad esempio, costituire oggetto fondamentale e costante nel perseguire il "progresso"...che comunque è relativo.

Quindi è questo il carattere (relativo e non metafisico) di cui tener conto: il progresso, come tutto del resto, è sempre relativo!

Comunque si tratta sempre di situare la personale o globale situazione sociale, economica, culturale (dell'Italia o dell'Europa...o del mondo, ecc...) relativamente al contesto storico o geografico e valutare se sia meglio, per noi, o per la globalità, l'oggi rispetto a ieri o a uno due o 5 o 10 secoli fa...ecc...

Dire che oggi le condizioni di vita sono buone o cattive...gioire o lamentarsene.... non significa niente: occorre rapportarle ad altri momenti storici ed estrapolare la cause e gli scopi di certe situazioni e perché si siano perseguite e se in tale perseguimento c'è stato un progresso o regresso.

Naturalmente ciò implica anche definire e giustificare cosa sia meglio o cosa sia peggio per il vivere...o se sia il caso di ammettere il prezzo che si deve pagare con relativi effetti collaterali per raggiungere certi scopi...se sia il caso di cambiarli o meno...gli scopi proposti.

Per esempio si è attuato (in occidente) un forte progresso, specie nell'ultimo mezzo secolo, nell'esaltare e perseguire la libertà personale...in specie per le donne: il corpo è mio e lo gestisco come mi pare!

La qualcosa è anche giusta sotto molti aspetti...però dobbiamo anche considerare che la prostituzione diventa così un effetto collaterale molto probabile...persino a livello di minorenni.
Ci si può chiedere se questa sia una buona o una cattiva cosa...d'altra parte non si può, per questo, inibire la libertà personale...si deve cercare altrove la soluzione.

Qualcosa del genere accade per le droghe, ecc...

Il tanto deprecato consumismo, ad es., si poneva lo scopo di vivacizzare i commerci e portare lavoro manifatturiero deprimendo la disoccupazione e alimentare il capitalismo: oggi sembra che da noi non abbia più effetti...vale per la Cina...ove è in forte progresso!

C'è persino chi considera "progresso" inibire certe conoscenze per non trasgredire il comune senso di certa morale (confessionale) corrente!!!

Quindi in definitiva, ripeto, il progresso deve essere definito rispetto allo scopo che si intende raggiungere: buono?...cattivo?... cause?...conseguenze?
Inoltre deve essere storicamente posizionato e rapportato agli scopi che si intende o si intendeva ragiungere.
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Vecchio 03-12-2013, 12.44.51   #6
Lampione
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Originalmente inviato da GABRIELE PECCI
Il falso progresso



Questo modello operandi ha come suo "fine" solo l'innovazione continua (in realtà un "fine senza fine" quindi, vedi il progresso della tecnica e il "passaggio o ritorno di moda") per incrementare all’infinito il massimo profitto, sull’uso o il riuso, sotto altra veste dello stesso prodotto. Se però viviamo immersi o per meglio dire sotto-messi in un mondo in cui ogni valore duraturo nel tempo, sia esso emotivo come pure materialistico viene meno; per deduzione logica anche noi in fondo stiamo camminando solo verso uno stato di persone e di personalità “usa e getta”


Gabriele Pecci

Sono pienamente d'accordo con lei, e quello che mi spaventa di più è che ormai le nuove generazioni crescono con il concetto che tutto va "consumato" che tutto ha una fine e nulla è duraturo.
E' molto difficile parlare di progresso senza collocarlo a partire da un determinato periodo storico e in un determinato ambito, però mi sento di dire che il consumismo è una delle peggiori cause di un progresso ormai inevitabile.
Come dice correttamente lei il consumismo non deve essere inteso solo materialmente ma anche in relazioni ai rapporti umani, alle ideologie, alle proprie convinzioni e si inizia a dare poca importanza ad ogni cosa se si ha la premessa che a breve non ci sarà più.
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Vecchio 06-12-2013, 21.57.41   #7
Roquentin
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Riferimento: Il falso progresso

Il discorso andrebbe circostanziato: é occidentale.

Forse ció che accade, accade nelle medesime modalità nostalgiche attutite, o amplificate, dalla comunicazione continua. Avviene che l'evento non sia più eventuale. É in questa grave mancanza di possibilità che si da il progresso odierno.

Progredire da cosa? Da cosa ci si deve allontanare?

La domanda della domanda richiede una nozione di progresso. Parliamo con le parole, non abbiamo altro. La progressione é un fenomeno inculcato dal consumismo occidentale. L'oriente é facile... Troppo facile.

É sano domandarsi sull'oggi, ma le cose si vedono solo in lontananza. É difficile leggere un libro col naso incollato alla carta. La distanza contiene l'evento, ci rassicura. Non si é mai troppo dopo, si é sempre prima. Inadeguati agli eventi subiamo traumi come la luna i meteoriti, ma sulla faccia invisibile.

Il mondo é soffuso per me. Quando cammino non vedo altro che cose che rimandano a cose. Ma non scomodiamo Pavese (dimenticatissimo). Lo aveva capito molto bene Hegel: il mondo é la rappresentazione di sé. Le derive sono derivate da una dichiarazione d'impotenza. Quando Hegel parlava del reale conteneva la possibilità.

Credo che Hegel possa indicare una soluzione per i contemporanei: nella sua monodia del reale e del razionale avviene ció che oggi si compie in modo quasi innocente.

Da bravi occidentali non siamo più capaci di fuggire alla macchina?
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Vecchio 07-12-2013, 21.36.13   #8
GABRIELE PECCI
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Il falso progresso


La società moderna non è più fondata su un principio di valore funzionale (concreto e/o emotivo duraturo nel tempo), ma sulla sua universalità e uni versatilità di campo, su un lasso di tempo preciso (durata o usura) a breve termine del prodotto.
Questo modello operandi ha come suo "fine" solo la propria innovazione (in realtà un fine senza fine, vedi il progresso della tecnica) per incrementare all’infinito il profitto sull’uso o riuso (sotto nuova veste), dello stesso prodotto. Se però viviamo immersi o per meglio dire “sotto-messi” in un mondo in cui ogni valore duraturo nel tempo, sia esso emotivo come pure materialistico viene meno; per deduzione logica anche noi in fondo stiamo camminando solo verso uno stato di persone e di personalità “usa e getta”, che sono private (dal sistema) e si privano quindi (consciamente o inconsciamente), di certezze o di basi stabili su cui costruirsi. Viviamo in altre parole la rappresentazione di un mondo dove ormai non è più il nostro valore personale (come persona e come pensiero) a tenere veramente banco dal momento che, questa nostra ”soggettività”, porta inevitabilmente al di fuori, o in contrasto con quello che la società o“ le mode del momento” richiedono e necessitano.
Questo uniformarsi di e alla massa porta ad una progressiva, quanto inesorabile perdita di coscienza e conoscenza, non solo di se stessi, ma anche di quello che ci circonda, uno stato dove ogni potere decisionale e di controllo della persona, non viene e non nasce più dalla persona stessa, ma è indotto (dai modelli pubblicitari) e quindi dettato, direttamente dalla società.
Società che ripone le sue fondamenta e il suo evolversi, sull’attuazione e considerazione globale di un solo modello di progresso, dove seppur sia presente, sotto un calcolato esame prettamente tecnico/economico, un indiscutibile e incontrovertibile valore funzionale, è quanto meno ambiguo se non altro, sotto un punto di vista puramente etico/umano.
Il superamento o per lo meno il miglioramento di questo sistema è la sfida che l’uomo è chiamato a porsi nell’immediato futuro; in quanto il problema che abbiamo davanti è un sistema del quale noi tutti siamo partecipi e consumatori, quindi costretti malgrado la cecità di molti, a prenderne prima o poi non solo conoscenza, ma prima di tutto coscienza.
Questo “incedere infinito” è ormai divenuto insostenibile tanto per l’uomo (il benestare di pochi a discapito del degrado di tanti), quanto per le risorse (naturali/climatiche/primarie) del pianeta stesso, essendo questo un modello votato e alimentato, per sua stessa natura, solo da, e per “un uso e consumo di, quando non della stessa, massa” sempre più opulento e compulsivo.



Gabriele Pecci



Prima di leggere i vostri interventi avevo già modificato in parte il testo del mio e volevo riproporlo in maniera più definita sotto alcuni punti che ho notato con piacere che anche voi avete analizzato. Naturalmente non sposta di una virgola il discorso dai vostri commenti che danno parecchi spunti in più per riflettere. grazie.
GABRIELE PECCI is offline  
Vecchio 08-12-2013, 20.41.28   #9
GABRIELE PECCI
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Riferimento: Il falso progresso

Pochi giorni fa ho guardato un film di Béla Tarr le "Le armonie di Werckmeister" che in qualche modo si riconduce a questo argomento.
Il film tratta della comparsa in un villaggio ungherese già al limite del degrado umano/esistenziale di un baraccone composto solo da due attrazioni "la più grande balena del mondo" e "un principe" diabolico oratore e animatore di folle (che non verrà mai mostrato), ma di cui si udiranno molto bene le parole che spingeranno la popolazione oltre al proprio degrado umano/esistenziale diventando degrado concreto sia verso loro stessi che verso il prossimo (tema molto vicino al concetto di olocausto). Tutto questo lo viviamo con gli occhi di Janos, un giovane appassionato di astronomia che nutre ancora una speranza nell'uomo (già l'incipit del film unito alla musica eleva l'arte di questo a qualcosa che và oltre.. così come tutte le altre scene basi del film), e del suo amico compositore.
Quello che voglio dire riferito alla nostra discussione senza rovinarvi troppo la visione del film è solo questa.

L'uomo ha paura, e la paura più grande dell'uomo soprattutto nel nostro tempo è la paura di se stesso, di guardarsi veramente dentro e vedere quello che è, di accettarsi e porsi anche dei limiti per non perdersi, di vedere cioè quello che può fare e quello che non dovrebbe fare nonostante le proprie possibilità, quindi non avere solo una conoscenza di se stesso, ma prima di tutto come ho già detto coscienza.
Il resto è solo paura, solo menzogna (solo un giustificare le proprie azioni aggiungo io) come dice il "principe" nel film, l'uomo è debole (manipolabile) perché ha paura e tutto quello che nasce e si costruisce sulla paura è menzogna e deve essere distrutto, ridotto in macerie (agendo di conseguenza senza rendersene conto distruggeranno loro stessi, e quelle macerie che lascieranno dietro il loro passaggio sono solo le macerie della propria umanità). Quindi tutto, alla fine di questa "favola", si riconduce proprio a quella "grande balena" quel "mostro imbalsamato", che seppur ridotto a un mero spettacolo da circo nessuno dei presenti tranne i due protagonisti ha il coraggio (la presa di conoscienza) per guardare e guardarsi dentro, attraverso quell'occhio aperto, spalancato sulla propria coscienza, per la paura di trovare rinchiuso in esso solo l'immagine passata, presente e futura di se stessi.

Per il resto vi invito a guardare questo film che è più di un film, è una fotografia in bianco e nero che racchiude, senza apparente speranza (vedi la fine di janos) la chiave di lettura della nostra società moderna e questo nostro sentirci e crederci ancora umani nonostante ciò che abbiamo già fatto o ciò che faremo.
GABRIELE PECCI is offline  
Vecchio 11-12-2013, 23.19.54   #10
naruto
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Riferimento: Il falso progresso

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Originalmente inviato da GABRIELE PECCI
Il falso progresso



La società moderna non è più fondata su un principio di valore funzionale (concreto e/o emotivo duraturo nel tempo), ma nella sua universalità dei campi su un lasso di tempo preciso (durata o usura) a breve termine del prodotto. Questo modello operandi ha come suo "fine" solo l'innovazione continua (in realtà un "fine senza fine" quindi, vedi il progresso della tecnica e il "passaggio o ritorno di moda") per incrementare all’infinito il massimo profitto, sull’uso o il riuso, sotto altra veste dello stesso prodotto. Se però viviamo immersi o per meglio dire sotto-messi in un mondo in cui ogni valore duraturo nel tempo, sia esso emotivo come pure materialistico viene meno; per deduzione logica anche noi in fondo stiamo camminando solo verso uno stato di persone e di personalità “usa e getta”, che sono private (dalla società) e si privano quindi (consciamente o inconsciamente ), di certezze e di basi stabili su cui costruirsi. Viviamo cioè la rappresentazione di un mondo dove ormai non è più il nostro valore personale (come persona e come pensiero) a tenere veramente banco, dal momento che questa nostra ”soggettività”, porta inevitabilmente al di fuori, o in contrasto, con quello che la società o “ le mode del momento” richiedono e necessitano.
Questo uniformarsi di e alla massa porta ad una progressiva ma inesorabile perdita sia di coscienza che di conoscenza, non solo di se stessi, ma anche di quello che ci circonda, dove ogni potere decisionale e di controllo della persona non viene e non nasce più dalla persona stessa, ma è indotto, e quindi dettato, direttamente dalla società votata ed alimentata solo ad un consumo sempre più opulento e compulsivo.


Gabriele Pecci

Mi permetto di definire la parola progresso in maniera univoca: l'avanzamento verso la conoscenza. Questa definizione mi è utile ai fini del discorso in quanto il grado di sapienza(considerata in tutte le sue forme) e al contempo lo sviluppo della tecnica ha da sempre determinato gli aspetti sociali,etici,economici e religiosi della società occidentale (secondo me). Oggi viviamo in una società in cui lo sviluppo della conoscenza e delle tecniche riceve un grandissimo supporto dal sistema capitalistico. Le aziende incentivano e finanziano la ricerca scientifica, anche se in quasi tutti i casi questa è opportunamente direzionata al perseguimento dell'utile. E' dunque indubbio che il capitalismo abbia accelerato notevolmente lo sviluppo della tecnica.Oggi attraverso questo sviluppo riusciamo a rispondere a quesiti che non hanno mai ricevuto risposte sicure e soddisfacenti in millenni di ricerche e speculazioni e di esempi se ne possono fare a bizzeffe.Le moderne tecniche di neuroimaging,per fare un esempio, hanno risposto a problemi morali portati avanti da più di 2500 anni e hanno reso possibile un avanzamento verso la comprensione della natura umana,intesa come unità psicofisica,senza precedenti (vi invito caldamente a interessarvi alle neuroscienze). Il capitalismo dunque,e tutto ciò che ne consegue, ha avuto effetti estremamente benefici su questo piano e ha permesso una notevole accelerazione del progresso,inteso come avanzamento verso la conoscenza e,conseguentemente, estendibile anche agli aspetti sociali,etici,economici e politici della società. Pensiamo ad esempio ad internet ed alle figure che ne sono nate,come Julian Assange. Il web si è diffuso così in fretta proprio perché alcuni esseri umani ne hanno intravisto la potenziale redditività economica.Oggi è uno strumento che ha un potere informativo infinito e costituisce concretamente il ponte verso un'umanità più libera,che ha la possibilità di difendersi sia dall'alienazione,attraverso appunto una maggiore informazione e consapevolezza di ciò che accade, sia dalle figure truffaldine(massoni,banchieri, politici ecc.) che influenzano pesantemente le società. Riconosco d'altra parte che un discorso del genere non può reggere:oggi l'uomo,con le conoscenze che ha,dovrebbe puntare a molto di più ed evolversi culturalmente sotto questo punto di vista,riconoscendo nel perseguimento della conoscenza(e il progresso socio-economico-morale che ne deriva) qualcosa di molto più alto del mero ottenimento di un utile elevato,come fanno,nel loro piccolo,molti ricercatori che spendono volentieri gran parte della loro vita per la ricerca. Possiamo dunque riconoscere al capitalismo una forte valenza positiva,ma a mio avviso non ci legittima ad accettare gli aspetti negativi di cui si è parlato sopra come delle inevitabili conseguenze. Il progresso scientifico e tecnologico oggi avanza più veloce che mai, ma il problema che permane è la cultura delle aziende che si cela dietro di esso e che oggi si sta via via cementando.Il progresso,inteso come il perseguimento della conoscenza,dovrebbe essere la linea guida di condotta dell'uomo, il denaro uno dei mezzi per raggiungere questo progresso. Mi auguro che questo discorso,che oggi può sembrare a tratti utopistico,sarà un giorno una concreta possibilità per l'uomo.
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