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Vecchio 24-12-2014, 09.07.51   #11
Mariano
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 06-10-2014
Messaggi: 49
Riferimento: La complessità del dialogo

Citazione:
Originalmente inviato da maral
Certamente è utile rendersi conto dei fini che ci si propone dialogando, ma sicuramente questi fini non sono mai nettamente separabili, esiste sempre presentando una tesi una volontà più o meno conscia di convincere pro o contro di essa non è forse così anche con la tesi che tu qui presenti?), dettata dai nostri pregiudizi che vorremmo comunque che fossero condivis.

Anch'io mi sono posto lo stesso interrogativo e sono tornato quindi alla mia tesi che qui riedito:
" il dialogo e' possibile solo condividendo un significato delle parole "

Successivamente ho esplicitato il significato da me dato alla parola "dialogo" e, dall'esame degli ultimi piacevolissimi interventi di donalduk e di maral, mi sembra di essere riuscito non a convincere, ma ad esprimere il mio pensiero e che il discorso si sia spostato sul significata da dare alla parola "dialogo".

Condivido pienamente che per dialogo si possa intendere più genericamente comunicazione verbale e che in tale accezione permette di comprendersi più intimamente.

Il dialogo così inteso però ha bisogno di una onesta' mentale che non sempre si riscontra e che in caso contrario non è più scambio di idee, ma tentativo di prevaricazione.
Mariano is offline  
Vecchio 25-12-2014, 10.55.22   #12
paul11
Ospite abituale
 
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
Riferimento: La complessità del dialogo

Bisognerebbe capire dove sta il rispetto, dove sta l’emotività e dove sta il significato delle parole.
Si può benissimo circuire le persone, plagiarle emotivamente fingendo dialoghi condivisi che non dicono assolutamente nulla sul piano argomentativi e ipocrite sul piano umano.
Il dialogo se è da psicanalisi ha una determinata funzione, se invece è all’interno di uno scambio di idee è del tutto logico che una persona presenti la sua costruzione mentale in cui crede. La prevaricazione è agire con arroganza e senza rispetto per l’intimità emotiva degli altri: un minimo di empatia umana ci vuole sempre.
E’ sacrosanto che dal punto di vista argomentativo vinca la tesi migliore, perché è così che dovrebbe migliorare il mondo umano inteso come comprensione e conoscenza. Il problema non è la competizione se lo scopo è migliorarsi , il nocciolo è la condivisione del rispetto(morale) per l’intimità(emotività) altrui che ne è premessa fondamentale, tanto più in un forum dove non ci si conosce fisicamente. La mediaticità ha questa problematica nuova, il luogo d’incontro per confrontarsi, ma senza una conoscenza fisica. Sta all’educazione e all’intelligenza umana di chi compone una comunità, la qualità di saper porgere agli altri la parola e il modo in cui lo si fa determina la caratteristica di ognuno di noi.

Se un dialogo è nel rispetto, non ha importanza lo scopo di vincere o perdere, vincere che cosa poi, la vita è una guerra fatta da infinite battaglie e si sa come sarà la fine: nessuno vince e nessuno perde.
Fieri e orgogliosi di vincere e umiliati nel perdere? Questo è il vero pregiudizio sbagliato.Chi conosce e si presenta in maniera arrogante è più ignorante di chi non sa.
L’aspetto importante è ascoltare e riflettere, c’è sempre qualcosa da imparare, in pace , in serenità….che la vita è un cammino e siamo tutti compagni di viaggio.

Non è necessario condividere la parola, ma condividere il cammino anche con uno straniero con cui non riusciamo a intenderci, piano piano ci intenderemo se sapremo davvero ascoltarci e allora le parole per conoscere e per conoscersi prima o poi le troveremo.
Quindi l’atteggiamento, le motivazioni, le argomentazioni se sono nel filo della buona armonia producono non solo dialoghi, ma stima, consonanza, seppur nelle diversità: perché ogni cosa ha un nome e anche noi abbiamo un nome .

Buon Natale
paul11 is offline  
Vecchio 26-12-2014, 15.38.07   #13
Mariano
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 06-10-2014
Messaggi: 49
Riferimento: La complessità del dialogo

Mi dispiace di non avere la capacità di esprimere dei concetti così belli come quelli degli altri partecipanti a questa discussione e di insistere con la mia arida tesi che mi può far giudicare pignolo, testardo e bramoso di “vincere”.
Assicuro onestamente che non è così : cerco solo di esprimere un mio modo di vedere e la testardaggine scaturisce dal leggere interventi che si riferiscono ad un diverso significato della parola dialogo (diverso, ma ritengo universalmente accettato, forse ancor più della mia definizione).
Mentre accetto e condivido quanto rappresentato dai piacevolissimi interventi degli altri partecipanti e penso che il dialogo inteso come comunicazione verbale ( e magari coadiuvato dalla presenza fisica ) sia molto più interessante perché ci permette di entrare nel merito dei nostri sentimenti offrendoci la possibilità di scambiare i nostri eterni interrogativi esistenziali, vorrei tanto che anche la mia tesi venisse recepita perché mi sembra banale e non riesco a comprendere come si possa negare che il significato di una frase è funzione del significato dato alle parole.
Mi scuso ancora dell’insistenza e saluto tutti cordialmente.
Mariano is offline  
Vecchio 29-12-2014, 22.15.08   #14
maral
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Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
Riferimento: La complessità del dialogo

Citazione:
Originalmente inviato da Mariano
Condivido quanto rappresentato dai piacevolissimi interventi degli altri partecipanti e penso che il dialogo inteso come comunicazione verbale ( e magari coadiuvato dalla presenza fisica ) sia molto più interessante perché ci permette di entrare nel merito dei nostri sentimenti offrendoci la possibilità di scambiare i nostri eterni interrogativi esistenziali, vorrei tanto che anche la mia tesi venisse recepita perché mi sembra banale e non riesco a comprendere come si possa negare che il significato di una frase è funzione del significato dato alle parole.
Certamente il significato di una frase è funzione del significato dato alle parole e il significato delle parole, se sono parole vere, non è mai arbitrario, ma come lascia intendere paul11 nel suo intervento, il significato della frase è anche nel modo in cui le parole si porgono e soprattutto quando, come nel comune dialogare le parole conservano sempre un'intrinseca ambiguità fatta di duplicità e velamenti e per questo manifestano una simbolicità mai del tutto chiarificabile dall'univocità inequivocabile del puro segno di convenzione.
Il dialogo è incontro con l'altro in cui la parola che nomina è simbolo per entrambi gli interlocutori, un simbolo che esige certamente comprensione, ma dove questa comprensione non può annullare l'espressione di una diversità che la parola deve poter accogliere tra i suoi significati, senza neutralizzarla.
Ciò che siamo chiamati a capire è la sincerità di questa parola che con il suo significare mostra e insieme nasconde, ma per questo il dizionario di per sé non è sufficiente, perché il dizionario ci dà ragione del segno, non del suo farci reciprocamente segno.

Forse la risposta più chiara e appropriata alla questione che qui hai posto sta nelle parole di questa bellissima e famosa poesia (e cos'è il poeta se non un maestro nell'uso della parola, per indicarci, a mezzo delle sue finzioni, la sincera verità):


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
maral is offline  
Vecchio 10-01-2015, 18.31.01   #15
Mariano
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Messaggi: 49
Riferimento: La complessità del dialogo

Nel continuare a meditare sull'argomento e nel ricercare ulteriormente il significato da dare al dialogo, mi sono imbattuto in una definizione di Raimon Pannika che qui riporto:
“Il dialogo dialogico è più – non meno – un dibattito o di una discussione razionale. Nel dialogo dialogico siamo coscienti che i concetti che utilizziamo scaturiscano da una sorgente più profonda. Non solo io lascio che l’altro mi conosca, ma arrivo a conoscere meglio il mio stesso mythos attraverso le critiche e le scoperte del mio interlocutore. Il dialogo dialogico non tende né alla vittoria nel contesto delle idee, né a un accordo che sopprima un’autentica diversità di opinioni. Semmai, il dialogo dialogico cerca di espandere il campo stesso della comprensione, con l’approfondimento da parte di ciascun interlocutore del proprio campo di comprensione e l’apertura di un luogo possibile per il non (ancora?) compreso. Il dialogo dialettico mette tesi contro antitesi e tende a una sintesi. È dualistico. Il dialogo dialogico è un processo che non finisce mai, appartiene alla vita stessa dell’uomo. La relazione rimane costruttivamente aperta, esibendo propriamente una struttura triadica.”
(Incontro indispensabile. Dialogo delle religioni, Jaca Book 2001, p. 52-53, 72).
Per quanto riguarda la mia tesi iniziale ho capito di averla mal posta e desidero modificarla come segue:
Quando durante un dialogo emerge una diversità di opinione è bene verificare che il significato delle parole espresse dai partecipanti sia condiviso prima di confermare la diversità di opinione.
Mariano is offline  
Vecchio 12-01-2015, 20.39.24   #16
paul11
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Riferimento: La complessità del dialogo

Citazione:
Originalmente inviato da Mariano
Nel continuare a meditare sull'argomento e nel ricercare ulteriormente il significato da dare al dialogo, mi sono imbattuto in una definizione di Raimon Pannika che qui riporto:
“Il dialogo dialogico è più – non meno – un dibattito o di una discussione razionale. Nel dialogo dialogico siamo coscienti che i concetti che utilizziamo scaturiscano da una sorgente più profonda. Non solo io lascio che l’altro mi conosca, ma arrivo a conoscere meglio il mio stesso mythos attraverso le critiche e le scoperte del mio interlocutore. Il dialogo dialogico non tende né alla vittoria nel contesto delle idee, né a un accordo che sopprima un’autentica diversità di opinioni. Semmai, il dialogo dialogico cerca di espandere il campo stesso della comprensione, con l’approfondimento da parte di ciascun interlocutore del proprio campo di comprensione e l’apertura di un luogo possibile per il non (ancora?) compreso. Il dialogo dialettico mette tesi contro antitesi e tende a una sintesi. È dualistico. Il dialogo dialogico è un processo che non finisce mai, appartiene alla vita stessa dell’uomo. La relazione rimane costruttivamente aperta, esibendo propriamente una struttura triadica.”
(Incontro indispensabile. Dialogo delle religioni, Jaca Book 2001, p. 52-53, 72).
Per quanto riguarda la mia tesi iniziale ho capito di averla mal posta e desidero modificarla come segue:
Quando durante un dialogo emerge una diversità di opinione è bene verificare che il significato delle parole espresse dai partecipanti sia condiviso prima di confermare la diversità di opinione.

Ciao Mariano.
A mio modesto parere è un eufemismo ritenere che un dialogo sia solo dialogico e non dialettico; nel momento in cui esponiamo un argomento sull'oggetto di una discussione ciascuno espone ciò in cui crede, cioè la sua credenza: c'è insomma qualcosa di noi dentro l'argomentazione. L'importante è capire che non vince proprio nessuno, che non è una gara competitiva la ricerca della verità, perchè c'è sempre un ulteriore gradino alla verità ultima e nessuno ha nel palmo della mano questa verità.L'apertura è proprio in questo, nella sospensione di giudizio che non si chiude con la discussione, per cui quell'oggetto della discussione rimane sempre aperto ad ulteriori approfondimenti e punti di vista. E' un pò come le discussioni in archivio di questo forum che possono essere riaperte dopo anni e in cui gli estensori di vecchi post , oggi potrebbero aver cambiato idea o apportare modifiche ai loro iniziali punti di vista.

La sintassi è il senso di una proposizione, la semantica è il significato della parola, per cui la sintassi è un'insieme di parole sequenziali con relativi connettivi logici, predicati, ecc.. Personalmente ritengo che le regole della logica possano sostanzialmente aiutarci nelle discussioni. Chiedere con il dovuto rispetto un chiarimento poichè un'affermazione ci appare ambigua, come un doppio senso, mi pare doveroso.
Accade che un'affermazione possa essere in antitesi ad un dialogante
e possa essere provocata propri oda una sostanziale difformità sul'interpretazione e sottolineo interpretazione di una definizione semantica di una parola che cambia il senso sintattico.
Non vedo cosa ci sia di male a chiedere ulteriori spiegazioni.

Il problema "psicologico" è che chi chiede spiegazione teme di passare per ignorante e nella dialettica c'è chi ritiene che "vincere" sia un fattore di orgoglio.
La mia risposta è che l'orgoglio acceca obnubilando la conoscenza ed essere consapevoli di limiti ed ignoranza(il non conoscere) è il presupposto dell'intelligenza del curioso che vuole conoscere e migliorare il proprio limite; sempre e comunque con un dialogo nel rispetto, perchè ho se vuoi l'irrazionale o razionale possibilità utopistica che essendo tutti umani ci sia un linguaggio trasversale che attraversa le nostre menti, per cui dò un grande valore pedagogico senza limiti di età al dialogo.
paul11 is offline  
Vecchio 14-01-2015, 16.19.03   #17
Mariano
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Messaggi: 49
Riferimento: La complessità del dialogo

Gentile paul11,
mentre da una sintesi delle discussioni fin qui sviluppate mi sembra di capire che si può essere tutti d'accordo sul fatto che il significato di una frase può generare malintesi a secondo del significato che viene dato alle parole che la compongono e che un pacifico dialogo per comprendersi più profondamente sia molto utile e positivo, ritengo che la discussione si sia spostata piacevolmente su altri temi:

1. da una parte sulla possibilità o meno di condurre un dialogo solo dialogico e non dialettico e
2. dall'altra sulla ricerca della verità vera.

Sul primo interrogativo la mia opinione è che è possibile, anche se molto difficile;
sul secondo concordo che il dialogo:

Citazione:
Originalmente inviato da paul11
non è una gara competitiva alla ricerca della verità, perché c'è sempre un ulteriore gradino alla verità ultima e nessuno ha nel palmo della mano questa verità
,

ma a mio modesto parere la verità ultima è una chimera e non esiste se non per fede indiscussa; esistono solo verità soggettive e mediante il dialogo è possibile comprendere più verità.
Il tema meriterebbe però una discussione separata
Mariano is offline  

 



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